Terreno

 Screenshot_20250129_020253

29 Gennaio 2025

MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Che bello un Dio che con la sua parola ci ha dato tutto se stesso e che da noi non pretende, ma aspetta e accetta quello che possiamo fare. Un Dio profondo conoscitore dell’animo umano, ci invita ad ascoltare la sua parola, che come un seme getta in abbondanza ovunque, perchè la sua vita arrivi dappertutto.

Sembra uno spreco seminare anche in una parte di terreno inospitale, eppure il Signore si fida che la vita possa germogliare anche tra i sassi e tra le spine. Questo contadino pare non applichi le conoscenze di agraria, ma sicuramente quelle di una vita che per amore, germoglia dal solco della morte e trasforma il nostro terreno sterile in terra buona, perchè crede che: “Nascosto nel profondo di noi stessi, – sebbene fummo traditori o corruttibili – nascosto nel profondo di noi stessi il seme dell’amore rimane” (Paul Murray).

Il Signore ci chiede di ascoltare la sua parola: quel seme gettato in ciascuno per dare vita, germoglierà, e darà il suo frutto; la tua terra arida diventerà un giardino fertile, lo sguardo di Dio sull’uomo sarà speranza, e tu, ascolterai la vita di Dio che cresce in te.

“Signore,

nel mio cuore

fatto anche di sassi, rovi e spine,

ti affido il mio cammino.

Te lo affido, ma è già tuo,

perché tu mi hai dato la vita.

Guidami a prenderne cura,

così che il terreno buono

ami quello sassoso

e tra i rovi e le spine,

germini quella vita vera: la tua,

che non si arresta dinanzi a niente.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Fratello, sorella, madre

 Screenshot_20250128_015644

martedì 28 Gennaio 2025

SAN TOMMASO D’AQUINO, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Ci sono brani di vangelo che abbiamo sentito tante volte e pensiamo di averli compresi e meditati abbastanza, eppure la parola proprio perchè meditata, ogni giorno ci insegna e ci partecipa qualcosa di nuovo di Dio.

Meditare non è un verbo statico, bensì in continuo movimento, è il verbo che ci permette di camminare con Gesù, di partecipare alla sua volontà di formare un’unica famiglia che vive della sua vita e genera nuova vita. Sediamoci assieme a quella folla che ascoltava Gesù, custodiamo la sua parola come bene prezioso da meditare, per illuminare tutti quegli eventi che facciamo fatica a comprendere.

Maria custodisce nel cuore e medita tutte quelle situazioni paradossali e gli interrogativi di non facile soluzione che si è trovata ad affrontare, come questa parola: “chi è mia madre?”. Risuona qui un disconoscimento, una distanza, ma ciò che unifica tutto è la fiducia nella parola che nel cuore di Maria ha già intessuto vita. Mettiamoci all’ascolto della parola, custodiamo Dio in noi, meditiamola come Maria, perchè davanti alle avversità della vita, non ci scoraggiamo, ma ci stringiamo a formare la nuova famiglia di Dio: “fratello, sorella e madre”.

“Signore,

donami il coraggio di ascoltare

la tua Parola,

sulla scia di quei parenti

che da sempre credono in te.

Aiutami a mettere in pratica

non un verbo,

ma tutto il Tuo Vangelo, lieta notizia

che è anche per me.

Fratello, sorella e madre,

cosa sono io per te?

Mi siedo e ascolto.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Parola

 Screenshot_20250126_020411

26 Gennaio 2025

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Nella sinagoga dopo che Gesù ebbe terminato di leggere, si dice che: “gli occhi di tutti erano fissi su di lui”, e in quel silenzio carico di attenzione Gesù afferma: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Oggi questa parola è attuale, è contemporanea, una parola pronunciata in quel tempo, ma che continua a portare salvezza. Una parola che cattura la nostra attenzione e tocca la nostra vita, perchè è la stessa persona di Gesù, venuto a mostrare l’intimità che vive col Padre e a donarla con le parole e con l’agire a tutti gli uomini.

La sua vita porta a noi la letizia del cuore, la libertà della vita e il senso del nostro andare, quali coordinate per vivere fedelmente la nostra vocazione umana in comunione con Dio.

Fissiamo i nostri occhi su Gesù, sulla sua parola, che oggi si compie per noi proprio nel momento in cui l’ascoltiamo, e come Lui, una volta riavvolto “il rotolo del profeta Isaìa”, cosi anche tramite noi, possano germogliare segni di speranza per i nostri fratelli che vedono più facile disperare che sperare.

“Signore Gesù,

parola viva, abita in me.

Cerco il tuo sguardo

anche solo da lontano,

perché ho bisogno del tuo amore,

ho bisogno di vita.

Guida il mio cuore

così che di Parola in Parola

possa sentire il tuo sguardo,

possa sentire il tuo amore,

possa vivere.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Parola e pane

Screenshot_20250108_012818

mercoledì FERIA PROPRIA DELL’8 GENNAIO

Parola e pane sono i due elementi fondamentali dell’incontro con Gesù, infatti, davanti alla moltitudine di folle che lo cercano, Egli prova compassione, le vede “come pecore senza pastore”, per questo si mette “ad insegnare loro molte cose”, ma la sua parola non si limita ad un aspetto verbale, si fa cibo, perchè chi segue Gesù si possa nutrire e vivere in pienezza della sua stessa vita.

Ai suoi discepoli infatti, insegna a dare la vita per gli altri. In quel: “Voi stessi date loro da mangiare”, è racchiuso il “segreto” della pienezza di vita. Il vero pane non ci cerca lontano, altrove, perchè Gesù è già lì presente, nel poco, nel piccolo, in quello che sei. Il vero pane non si può comprare perchè è dono, è benedizione dal cielo, e nello spezzarsi si moltiplica.

Parola e pane solo la sua vita che sazia la nostra fame di significato e di speranza. Gesù invita a guardare in profondità la propria storia e quella degli altri, per scoprire di essere amati di un amore che non è “contato” è in sovrabbondanza per tutti; ciascuno di quella folla è amato e saziato.

“Signore,

nutri il mio cuore nel profondo,

oltre la delusione,

oltre la fatica,

oltre quel sentirmi così lontano.

Voglio nutrirmi di quel Pane

e trovare pace.

Si corre alla ricerca di un conforto,

ma al termine subentra il vuoto.

Tu sei un pane che rimane

fino alla fine con me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Apri e leggi

 Screenshot_20241129_011303

 29 Novembre 2024

VENERDÌ DELLA XXXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Stiamo preparando il cuore in questi giorni all’avvento, inizio del nuovo anno liturgico. È quasi come un nuovo anno che appare all’orizzonte e oggi il Signore ci dona una bellissima certezza: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”; ecco il punto stabile, fermo, che dobbiamo tenere a mente.

La sua parola non passa. Ascolteremo parole nella vita che passano, promesse non mantenute, parole di bene, ma tutte hanno una fine, la sua no. Questo è confortante, perché abbiamo davvero bisogno della sua parola, a volte per far tacere parole inutili. Affidiamoci a Lui che comincia con noi un nuovo anno con la sua Parola, pronta a correggere, consolare, a volte difficile oppure quella giusta al momento giusto. E quando l’ascolti ricordati: è Dio che la dona a te, perché gli stai a cuore e desidera che tu non ti perda. Se hai bisogno di un confronto, vai da Lui, non è un libro delle risposte, no, è “solo” la storia di un Padre innamorato dei suoi figli, che vuole essi tornino a casa sua, nel suo cuore.

Cos’è il regno di Dio? Apri e leggi. E sin dalla prima pagina sentirai che sei a casa, forse dopo tanto tempo, respira…. perché questo è il regno di Dio.

“Signore,

apri il mio cuore alla tua parola,

poiché mio Dio, voglio incontrarti.

Dove sei?

Ti cerco.

Attendo il tuo lieto avvento,

per dare luce al mio cuore

e sentirmi dire:

apri e leggi, o figlio,

apri poiché è già qui il regno di Dio, anche per te.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, apri e leggi, avvento, regno di Dio, Parola

Beato il grembo

 

Screenshot_20241012_013259

 

12 Ottobre 2024

SABATO DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”.Una donna dalla folla dichiara beata Maria madre di Gesù. Chi meglio di una donna strutturata per generare, poteva pronunciare tali parole? Ma Gesù allarga questa beatitudine: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

Generare prima di tutto è un atto che parte dall’ascolto; non si tratta solo di generare biologicamente, quanto piuttosto a partire dall’amore e con amore. Ascoltare è un atto di vera maternità, perché è la forma fondamentale di accogliere l’altro in sé.

Un orecchio attento alla voce di Dio assimila parole di vita, perché la sua parola crea, il suo amore vivifica. Un inno antico siriaco recita che “Maria era tutta orecchio perché la sua maternità, prima che nel ventre, consiste nell’orecchio”.

Ognuno di noi ponendosi in ascolto della parola di Dio, ha la possibilità di diventare grembo disponibile, affinché questa si incarni e si realizzi, così che anche le nostre parole, possano essere buone, che nutrono il cuore e fanno crescere le persone; parole di amore, parole che diventano luogo di beatitudine e generano frutti di amore, vita di Dio.

“Signore,

rendi il mio orecchio attento,

il cuore desto,

così che la tua parola mi attraversi

e cresca in me.

Un libro aperto dove le pagine

non solo sono scritte,

ma sono vissute,

dove la vita scorre nelle vene

e porta gioia.

Beato il grembo

che per primo ti ha custodito,

è lei che imploro,

affinché il mio cuore

divenga tua dimora.

A lei mi affido, io suo figlio.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

La parte migliore

Screenshot_20241008_020031

08 Ottobre 2024

MARTEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Marta accoglie Gesù nella sua casa ed è il primo gesto che fa anche Gesù con noi, ci accoglie subito, ci fa entrare nella sua intimità. Marta si dà da fare per offrirgli la migliore ospitalità possibile, ma questo ospite straordinario è Lui il primo a donarci se stesso, a insegnarci che quella Marta viva, energica, dal cuore grande deve armonizzarsi con Maria, con il bisogno di scegliere “la parte migliore che non le sarà mai tolta”, ovvero di accogliere Gesù nel cuore, di lasciarsi amare senza dover dimostrare qualcosa prima.

Gesù non vuole che il nostro cuore soffra affanno, vada in confusione, che perda di vista l’essenziale, cioè l’ascolto della sua parola. Quando siamo preoccupati, agitati, perdiamo il senso della realtà e arriviamo a chiedere che il Signore faccia a modo nostro: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù la chiama per nome, vuole riportare pace nel suo cuore, farle comprendere che prima di servire il Signore, è ella stessa ad essere stata servita dal suo amore, perché il suo cuore non si disperda e si ponga ai piedi di Lui ad ascoltare.

“Signore,

Tu sei la parte migliore della mia vita,

il suo senso,

il suo sorgere.

Aiutami a sentirti vivo in me,

così che l’affanno

ceda il passo all’ascolto,

così che tutto di me,

si rivolga a te.

Guarisci il mio cuore,

abbi cura di me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Credere

 Screenshot_20240916_020823

lunedì 16 Settembre 2024

SANTI CORNELIO, PAPA, E CIPRIANO, VESCOVO, MARTIRI – MEMORIA

Credere in Gesù è ricevere vita, dono riversato per tutti dal suo amore, dono ricevuto mediante la fede. Gesù ammira il centurione, perchè neanche in Israele ha trovato una fede cosi grande. La fede non ha colore, razza, posizione sociale, la fede crede sulla parola, infatti Gesù e il centurione non si incontrano, è la parola che viene incontro. La parola crea, agisce, è lei a dare vita, la vita di Cristo risorto.

Per quanto ci possiamo sentire indegni, la parola è un dono che Dio fa a tutti, chiedendo semplicemente di ascoltarla. Non sono i nostri meriti a “guadagnare” l’incontro con il Signore, la sua benevolenza e la sua misericordia; a intercedere per la guarigione del servo malato, è l’amore.

Il centurione viene descritto come un uomo buono, non vanta nulla di sé, è un uomo che sa amare il suo prossimo e crede nella potenza della parola di Gesù: “di’ una parola e il mio servo sarà guarito”.

Il vero miracolo è racchiuso nelle parole di fede del centurione, come una preghiera che gli esce dal cuore per ricevere vita, e così avviene per il suo servo, per lui e per tutti coloro che ascoltano e credono nella parola che salva.

“Signore,

dal profondo del mio cuore

ascolta ogni mio gemito e sussulto.

Fa che da lì

mi accorga della tua presenza

ed allora sarò guarito,

perché non c’è nulla

che possa essere distante

dalla tua mano se tu sei in me.

Guarisci il mio cuore,

rendilo un luogo dove io possa dire:

Dio mi salva.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Parlami

 Screenshot_20240903_013741

martedì 03 Settembre 2024

SAN GREGORIO MAGNO, PAPA E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Lasciarci stupire da una parola non è così scontato, perché questo avvenga è necessario fare esperienza di una parola ascoltata che generi un effetto: la parola di Gesù libera.

Forse, molte volte abbiamo trovato in noi un male che non pensavamo di avere, ma che non siamo noi. Altre volte, il male lo abbiamo fatto per mille motivi: invidia, ripicca, rabbia, malevolenza…. Prendere coscienza delle nostre intenzioni e azioni è il passaggio fondamentale per aprire il cuore alla Parola di verità, che ci libera dalle intenzioni di male e conseguentemente dalle azioni malevoli.

Una parola che ha autorità, quella di Gesù, realizza ciò che esprime, per questo dobbiamo aprire il nostro cuore e chiedergli con forza di custodirci e di liberarci dal male. Nella preghiera del Padre nostro l’ultima invocazione è proprio: “ma liberaci dal male”, ovvero crediamo che solo Lui può liberarci dal male.

Ascoltiamo la sua parola, meditiamola, o ancora sostiamo su di essa, con pazienza per avere il tempo di gustarne il sapore.

La sua parola ci aprirà a un cammino di luce e man mano che penetra in noi svelerà tutti i nostri ribollimenti, farà chiaro in quei tormenti, in quelle tenebre che occupano il cuore.

Dio non vuole dei figli cupi, ma luminosi, splendenti della sua bellezza, in un mondo creato per essere un luogo di vita, di amore, di stupore, di comunione, di dono e di perdono.

“Signore,

dì una parola anche a me,

al mio cuore.

Parlami in quella parte di me

che solo tu conosci

e che ha bisogno di te

per essere libera.

Libera dal male che opprime,

dal dolore che soggiace,

libera per amare e perdonare,

libera perché nella mia anima

abiti tu.

Libera ma mai da te,

libera con te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Molta gente andava ad ascoltarlo

 Screenshot_20240829_015948

giovedì 29 Agosto 2024

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA – MEMORIA

Giovanni Battista viene definito da Gesù «il più grande tra i nati da donna»; molta gente andava ad ascoltarlo, Lui il testimone della verità non tace l’ingiustizia del più potente, per questo viene imprigionato da Erode.

Nel Vangelo di oggi notiamo due dinamiche differenti in chi ascoltava le sue parole. Erode riconosce Giovanni come uomo giusto e saggio, continua ad ascoltarlo anche se le sue parole lo mettono di fronte all’iniquità del suo comportamento; non vuole ucciderlo, ma quando si tratta di compiere una scelta e prendere una posizione importante, non difende il Battista, rimane preso dal soddisfare una truce richiesta.

Erodiare a motivo delle parole di Giovanni, cercava solo l’occasione propizia per farlo uccidere. Le sue parole le toglievano la liberta di continuare a soddisfare le sue passioni illecite, così era meglio eliminarlo.

Le parole di Giovanni qui non trasformano le vite di nessuno, ma fanno pensare, allora chiediamoci: cosa suscita in noi la Parola oggi? Non c’è più solo la sua, ora abbiamo la Parola vivente, Gesù stesso, il verbo fatto carne: come ci accostiamo perché diventi guida, alimento della nostra vita? Quale stile di vita vogliamo seguire?

Chiediamo al Signore l’aiuto perché la sua parola ci apra il cuore a uno stile di amore, di dono, di perdono, di comprensione, di misericordia, di comunione tra noi e con tutti i fratelli.

“Signore,

aiutami a guarire dal non ascolto,

una sordità che non è nell’orecchio, ma nel cuore.

Ti prego liberami da quel sentire sbagliato

che mi allontana da te.

Tu sei Padre ed io per te un figlio,

possa crescere nel mio cuore la consapevolezza,

che la tua Parola

sta germogliando in me,

per essere buono, misericordioso, segno di comunione.”

(Shekinaheart eremo del cuore)