EUROPA, COSA È. Tra Biogenetica e Guerra un Commento alla Lectio di J.Ratzinger sulle Radici Europee

Bandiera-Europea

Per spiegare cosa si intende, quando si parla di Europa, Joseph Ratzinger tenne una Lectio Magistralis al Senato della Repubblica, nel 2004, rintracciando i fondamenti, che ne hanno formato l’identità, i valori, la missione istituzionale.

Evidenziò, innanzitutto, che l’Europa è propriamente un concetto culturale e storico, mentre solo marginalmente è un continente geografico, che ha anche presentato confini molto vari nel tempo.
Ed esaminò la sua evoluzione istituzionale dalle antiche origini, fino ai giorni nostri, per giungere a definire quale sia il fondamento giuridico e l’identità culturale d’Europa.

J.Ratzinger: “L’Europa – Cos’è essa propriamente? Dove comincia, dove finisce l’Europa? E dove si perdono i confini dell’Europa nel sud della comunità di popoli della Russia? Dove corre il suo confine nell’Atlantico? Quali isole sono Europa, e quali invece non lo sono, e perché non lo sono? In questi incontri divenne perfettamente chiaro che Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l’Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico.”
“Chi parla dell’origine dell’Europa, rinvia solitamente ad Erodoto (ca. 484-425 a. C.), il quale certamente è il primo a conoscere l’Europa come concetto geografico. I confini dell’Europa stessa non vengono addotti, ma è chiaro che terre che oggi sono il nucleo dell’Europa odierna giacevano completamente al di fuori del campo visivo dell’antico storico.”

Posto ciò, Joseph Ratzinger espone la sua analisi storico-sociologica dell’istituzione europea, definendo le fondamenta costitutive dell’Europa attuale come “una costruzione di teologia della storia, in collegamento con il libro di Daniele“, avvenuta all’atto dell’istituzione del regno carolingio in Occidente.

J.Ratzinger: “In questo processo di spostamento dei confini la continuità ideale con il precedente continente mediterraneo, misurato geograficamente in termini differenti, venne garantita da una costruzione di teologia della storia: in collegamento con il libro di Daniele, si considerava l’Impero Romano rinnovato e trasformato dalla fede cristiana come l’ultimo e permanente regno della storia del mondo in generale, e si definiva perciò la compagine di popoli e di stati che era in via di formazione come il permanente Sacrum Imperium Romanum.”

Il Libro di Daniele, uno dei libri canonici della Bibbia, analizza l’ultimo scontro istituzionale, che avverrà nella storia, tra il regno terreno dei popoli cristiani e il potere occulto della Bestia anticristica e del suo falso Profeta, “simile a un leopardo”.
Il testo parla dell’operazione di falsificazione dell’istituzione, portata avanti nel corso dei secoli dalle “potenze inique”, per svuotare la struttura sociale delle sue caratteristiche cristiane con il fine di sovvertire le fondamenta dello Stato per depredare i territori e schiavizzare i popoli.

J.Ratzinger: “Questo processo di una nuova identificazione storica e culturale è stato compiuto in maniera del tutto consapevole sotto il regno di Carlo Magno, e qui emerge ora nuovamente anche l’antico nome di Europa, in un significato mutato: questo vocabolo venne ora impiegato addirittura come definizione del regno di Carlo Magno, ed esprimeva al tempo stesso la coscienza della continuità e della novità con cui la nuova compagine di stati si presentava come la forza propriamente carica di futuro.”
“Carica di futuro proprio perché si concepiva in continuità con la storia del mondo fino ad allora e ultimamente ancorata in ciò che permane sempre.”
“Nell’autocomprensione, che andava così formandosi, è espressa parimenti la consapevolezza della definitività, così come al tempo stesso la consapevolezza di una missione.”

Nell’ottica del Libro di Daniele, lo scontro giuridico-istituzionale tra le “potenze inique” anticristiche e il regno salvifico dei popoli abramiti di cultura indo-europea ha come posta in gioco la salvaguardia della Specie umana originale dal piano criminoso di modificarne definitivamente il patrimonio genetico, dopo la caduta della Specie umana nella malattia e nella morte.

La promessa salvifica, invece, fatta alla Stirpe della Donna dell’Eden è la Riparazione del ‘peccatum originis”, in virtù della potenza vivificante della Luce Mitocondriale, con la conseguente Redenzione dei corpi allo stato di salute incorruttibile originale.
San Paolo nella sua Lettera ai Romani richiama alla missione di salvaguardare le caratteristiche umane ed esprime questa stessa denuncia dell’attentato alla salute della Specie umana originale, che “per colpa di qualcuno” ha perduto l’incorruttibilità dei corpi.

È a tale dottrina biblica salvifica dei popoli abramiti indo-europei, che Joseph Ratzinger si riferisce, quando definisce come una “costruzione di teologia della storia” il regno carolingio. Ed è per questa dottrina biblica dello Stato, che la concezione del regno di Carlo Magno “si definiva come il permanente Sacrum Imperium” della missione salvifica, che dalle sue radici veterotestamentarie giungeva alle soglie dell’anno mille, “in continuità con la storia del mondo fino ad allora e ultimamente ancorata in ciò che permane sempre”.

Questa comune teologia biblica è la scienza delle istituzioni storicamente condivisa da Oriente a Occidente, sottesa alle fondamenta della comunità internazionale, che sta all’origine della concezione organica dello Stato, quale istituzione naturale salvifica di diritto positivo, fondata sul dono genetico divino della Luce Mitocondriale, genesi stessa della Specie umana, con la missione di condurre al recupero dell’incorruttibilità originale dei corpi umani.

Perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte. (Bibbia, Libro della Sapienza 1,13)

“Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua Stirpe: questa ti schiaccerà la testa”. (Libro della Genesi 3,15)

“Affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina, sfuggendo alla corruzione” (2 Pietro 1,4)

“E noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità”. (1Corinzi 52)

“Voi tutti, infatti, siete figli della luce.” (1Tessalonicesi 5,5)

Il regno veterotestamentario dell’Oriente persiano e il regno cristiano dell’Occidente hanno potuto trasfondersi uno nell’altro ed evolvere lungo i secoli senza soluzione di continuità, dalle origini della civiltà ai giorni nostri, in un’unica Europa, orientale greco-bizantina e latina occidentale, poiché poggianti su una stessa identità spirituale e su una stessa missione escatologica salvifica, da cui sono state forgiate le tre fedi abramite mediterranee, che si riconoscono nella capitale Gerusalemme.

J.Ratzinger: “Certamente ci sono anche sufficienti elementi unificanti, che possono fare dei due mondi un unico, comune continente: in primo luogo la comune eredità della Bibbia e della Chiesa antica, la quale del resto in entrambi i mondi rinvia aldilà di se stessa verso un’origine che ora giace al di fuori dell’Europa, e cioè in Palestina; inoltre la stessa comune idea di Impero, la comune comprensione di fondo della Chiesa e quindi anche la comunanza delle fondamentali idee del diritto e degli strumenti giuridici; infine io menzionerei anche il monachesimo, che nei grandi sommovimenti della storia è rimasto l’essenziale portatore non solamente della continuità culturale, bensì soprattutto dei fondamentali valori religiosi e morali, degli orientamenti ultimi dell’uomo, e in quanto forza pre-politica e sovra-politica divenne portatore delle sempre nuovamente necessarie rinascite.”

“È vero che il concetto di Europa è pressoché nuovamente scomparso dopo la fine del regno carolingio ed è rimasto solamente conservato nel linguaggio dei dotti.”
“Indipendentemente da questa storia del termine, il costituirsi del regno dei Franchi come l’Impero Romano mai tramontato e ora rinato significa di fatto il passo decisivo verso ciò che noi oggi intendiamo quando parliamo di Europa.”

Dal punto di vista storico e giuridico, il patto fondativo dell’Europa attuale sta nell’Atto costitutivo del regno carolingio, che riedifica l’autorità istituzionale in Occidente e che è stato annotato nei pubblici registri con il titolo di “Feudo Civitaquana di Cleopa”.

In virtù di questa riorganizzazione dei poteri giurisdizionali e di questo “processo di identificazione storica e culturale” si reintroduce “l’antico nome Europa, come definizione del regno di Carlo Magno”, in riferimento al concetto biblico teologico-scientifico, che si trova nei testi originali delle Sacre Scritture espresso dai termini AUOROPHA MASDEVA, “un’onda di Luce sovrasensibile nel flusso solare creò gli elementi della Natura”.
Il nome Europa, tratto direttamente dal testo della Genesi delle Specie nella Sacra Scrittura, dato alla ricostituzione del regno occidentale, riafferma “la consapevolezza di una missione”, di cui l’istituzione è portatrice, con “la coscienza della continuità e della novità”.

Complessivamente, nell’analisi si può osservare come nella variabilità della forma politica ed anche dei confini geografici, permane il concetto culturale e storico, che costituisce il legame stabile tra un territorio, il suo popolo e la sua cultura, formandone l’identità, i valori e la missione.
La genesi antropologica di un popolo precede l’organizzazione sociale e la caratterizza.
La dignità umana e dei diritti fondamentali è intangibile dalle decisioni politiche, quando è definita dall’identità antropologica, che è quella della creazione “ad immagine divina”, mentre soffre violenza, laddove lo Stato è diretto da finalità materialistiche.
Previa allo Stato è l’identità umana, dalla quale discende l’intangibilità dei valori e la legittimità istituzionale.

Secondo questa scienza delle istituzioni di derivazione biblica, fondativa dell’ordinamento sociale dei popoli indo-europei, la nozione biblica teologica e scientifica del FIAT LUX, Luce che nasce come Specie terrestre, è l’identità umana rivelata.
La nozione della AUOROPHA MASDEVA, sui caratteri genetici mitocondriali dell’istituzione della salvezza nella discendenza della Donna dell’Eden, fonda la missione salvifica dell’ordinamento sociale europeo per la riacquisizione della salute incorruttibile dei corpi umani originali.
Perciò, costitutivamente nell’ordinamento internazionale il rispetto dell’identità umana e della missione salvifica, inscritta nel patrimonio genetico mitocondriale umano, sono le condizioni di legittimità dell’esercizio del potere istituzionale.

J.Ratzinger: “È vero che il Sacrum Imperium come realtà politica già a partire dal tardo Medioevo era concepito in dissolvimento ed era divenuto sempre più fragile anche come valida e indiscussa interpretazione della storia, ma soltanto adesso questa cornice spirituale va in frantumi anche formalmente, questa cornice spirituale senza cui l’Europa non avrebbe potuto formarsi.

“E in generale – cos’è la nostra cultura, che è ancora rimasta? La cultura europea è forse la civiltà della tecnica e del commercio diffusa vittoriosamente per il mondo intero? O non è questa forse piuttosto nata in maniera post-europea dalla fine delle antiche culture europee?”

L’Europa, proprio in questa ora del suo massimo successo, sembra diventata vuota dall’interno, paralizzata in un certo qual senso da una crisi del suo sistema circolatorio, una crisi che mette a rischio la sua vita, affidata per così dire a trapianti, che poi però non possono che eliminare la sua identità. A questo interiore venir meno delle forze spirituali portanti corrisponde il fatto che anche etnicamente l’Europa appare sulla via del congedo.”

“La domanda che si pone è: è giusta questa diagnosi? E se sì – è in nostro potere introdurre nuovamente il momento religioso, in una sintesi di cristianesimo residuale ed eredità religiosa dell’umanità?”

“Si impone il compito di interrogarci su che cosa può garantire il futuro, e su che cosa è in grado di continuare a far vivere l’interiore identità dell’Europa attraverso tutte le metamorfosi storiche. O ancora più semplicemente: che cosa anche oggi e domani promette di donare la dignità umana e un’esistenza conforme ad essa.”

“L’apparente scientificità nasconde un dogmatismo intollerante: lo spirito è prodotto della materia; la morale è prodotto delle circostanze e deve venir definita e praticata a seconda degli scopi della società; tutto ciò che serve a favorire l’avvento dello stato finale felice è morale. Qui il capovolgimento dei valori che avevano costruito l’Europa è completo.”

“Ancor più, qui si realizza una frattura nei confronti della complessiva tradizione morale dell’umanità: non ci sono più valori indipendenti dagli scopi del progresso, tutto può, in un dato momento, essere permesso e persino necessario, può essere morale nel senso nuovo del termine. Anche l’uomo può diventare uno strumento; non conta il singolo, ma unicamente il futuro diventa la terribile divinità che dispone sopra tutti e sopra tutto.”

“l dissolversi delle certezze primordiali dell’uomo su Dio, su se stessi e sull’universo – la dissoluzione della coscienza dei valori morali intangibili, è ancora e proprio adesso nuovamente il nostro problema e può condurre all’autodistruzione della coscienza europea, che dobbiamo cominciare a considerare come un reale pericolo.”

“Così ci troviamo davanti alla questione: come devono andare avanti le cose? Nei violenti sconvolgimenti del nostro tempo c’è un’identità dell’Europa, che abbia un futuro e per la quale possiamo impegnarci con tutto noi stessi?”

“Un primo elemento è l'”incondizionatezza” con cui la dignità umana e i diritti umani devono essere presentati come valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale. Questi diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini, ma piuttosto esistono per diritto proprio, sono da sempre da rispettare da parte del legislatore, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore.”

“Questa validità della dignità umana previa ad ogni agire politico e ad ogni decisione politica rinvia ultimamente al Creatore: solamente Egli può stabilire valori che si fondano sull’essenza dell’uomo e che sono intangibili. Che ci siano valori che non sono manipolabili per nessuno è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana; la fede cristiana vede in ciò il mistero del Creatore e della condizione di immagine di Dio che egli ha conferito all’uomo.”

“Ora oggi quasi nessuno negherà direttamente la precedenza della dignità umana e dei diritti umani fondamentali rispetto ad ogni decisione politica; sono ancora troppo recenti gli orrori del nazismo e della sua teoria razzista. Ma nell’ambito concreto del cosiddetto progresso della medicina ci sono minacce molto reali per questi valori: sia che noi pensiamo alla clonazione, sia che pensiamo alla conservazione dei feti umani a scopo di ricerca e di donazione degli organi, sia che pensiamo a tutto quanto l’ambito della manipolazione genetica – la lenta consunzione della dignità umana che qui ci minaccia non può venir misconosciuta da nessuno. A ciò si aggiungono in maniera crescente i traffici di persone umane, le nuove forme di schiavitù, l’affare dei traffici di organi umani a scopo di trapianti. Sempre vengono addotte finalità buone, per giustificare quello che non è giustificabile. In questi settori ci sono nella Carta dei diritti fondamentali alcuni punti fermi di cui rallegrarsi, ma in importanti punti essa rimane troppo vaga, mentre invece proprio qui ne va della serietà del principio che è in gioco.“

“Riassumiamo: la fissazione per iscritto del valore e della dignità dell’uomo, di libertà, eguaglianza e solidarietà con le affermazioni di fondo della democrazia e dello stato di diritto, implica un’immagine dell’uomo, un’opzione morale e un’idea di diritto niente affatto ovvie, ma che sono di fatto fondamentali fattori di identità dell’Europa, che dovrebbero venir garantiti anche nelle loro conseguenze concrete e che certamente possono venir difesi solamente se si forma sempre nuovamente una corrispondente coscienza morale.”

“Un secondo punto in cui appare l’identità europea è il matrimonio e la famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire dalla fede biblica. Esso ha dato all’Europa, a quella occidentale come a quella orientale, il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre nuovamente venir conquistata, con molte fatiche e sofferenze.”

“L’Europa non sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale scomparisse o venisse essenzialmente cambiata. La Carta dei diritti fondamentali parla di diritto al matrimonio, ma non esprime nessuna specifica protezione giuridica e morale per esso e nemmeno lo definisce più precisamente.”

“E tutti sappiamo quanto il matrimonio e la famiglia siano minacciati – da una parte mediante lo svuotamento della loro indissolubilità ad opera di forme sempre più facili di divorzio, dall’altra attraverso un nuovo comportamento che si va diffondendo sempre di più, la convivenza di uomo e donna senza la forma giuridica del matrimonio. In vistoso contrasto con tutto ciò vi è la richiesta di comunione di vita di omosessuali, che ora paradossalmente richiedono una forma giuridica, la quale più o meno deve venir equiparata al matrimonio. Con questa tendenza si esce fuori dal complesso della storia morale dell’umanità, che nonostante ogni diversità di forme giuridiche del matrimonio sapeva tuttavia sempre che questo, secondo la sua essenza, è la particolare comunione di uomo e donna, che si apre ai figli e così alla famiglia. Qui non si tratta di discriminazione, bensì della questione di cos’è la persona umana in quanto uomo e donna e di come l’essere assieme di uomo e donna può ricevere una forma giuridica. Se da una parte il loro stare assieme si distacca sempre più da forme giuridiche, se dall’altra l’unione omosessuale viene vista sempre più come dello stesso rango del matrimonio, siamo allora davanti ad una dissoluzione dell’immagine dell’uomo, le cui conseguenze possono solo essere estremamente gravi.”

“Il mio ultimo punto è la questione religiosa. Non vorrei entrare qui nelle discussioni complesse degli ultimi anni, ma mettere in rilievo solo un aspetto fondamentale per tutte le culture: il rispetto nei confronti di ciò che per l’altro è sacro, e particolarmente il rispetto per il sacro nel senso più alto, per Dio, cosa che è lecito supporre di trovare anche in colui che non è disposto a credere in Dio. Laddove questo rispetto viene infranto, in una società qualcosa di essenziale va perduto.’

“Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo dell’Islam.”

“Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo, limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza e la libertà in generale. La libertà di opinione trova però il suo limite in questo, che essa non può distruggere l’onore e la dignità dell’altro; essa non è libertà di mentire o di distruggere i diritti umani.”

C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro.”

“L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se essa vuole davvero sopravvivere. La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie. Ma la multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento a partire dai valori propri. Essa sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro. Di essa fa parte l’andare incontro con rispetto agli elementi sacri dell’altro, ma questo lo possiamo fare solamente se il sacro, Dio, non è estraneo a noi stessi. Certo, noi possiamo e dobbiamo imparare da ciò che è sacro per gli altri, ma proprio davanti agli altri e per gli altri è nostro dovere nutrire in noi stessi il rispetto davanti a ciò che è sacro e mostrare il volto di Dio che ci è apparso – del Dio che ha compassione dei poveri e dei deboli, delle vedove e degli orfani, dello straniero; del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato un uomo, un uomo sofferente, che soffrendo insieme a noi dà al dolore dignità e speranza.”

“Se non facciamo questo, non solo rinneghiamo l’identità dell’Europa, bensì veniamo meno anche ad un servizio agli altri che essi hanno diritto di avere. Per le culture del mondo la profanità assoluta che si è andata formando in Occidente è qualcosa di profondamente estraneo. Esse sono convinte che un mondo senza Dio non ha futuro. Pertanto proprio la multiculturalità ci chiama a rientrare nuovamente in noi stessi.

“I cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a che l’Europa riacquisti nuovamente il meglio della sua eredità e sia così a servizio dell’intera umanità.” (Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani. Lectio magistralis del cardinale Ratzinger, Senato Italiano, 13 maggio 2004)

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Dottrina dello Stato
Gli Studi per la Questione Europea
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EUROPA, COSA È. Tra Biogenetica e Guerra un Commento alla Lectio di J.Ratzinger sulle Radici Europeeultima modifica: 2024-04-17T10:11:19+02:00da simonettaleopardi
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