RUOLO E SOVRANITÀ ITALIANA IN EUROPA, La Questione Risorgimentale Irrisolta

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Il posto e il ruolo di uno Stato nell’organigramma dei poteri internazionali dipende dal titolo di giurisdizione sul quale lo Stato stesso è fondato.
La costituzione degli Stati è un processo giuridico millenario, che conferisce identità, caratteri e struttura a ciascuna istituzione e ne determina la posizione nella gerarchia di diritto internazionale.
E spesso accade nella storia, che tale gerarchia dell’ordinamento venga violata da protagonismi politici e colonialismi economici e culturali, che nelle varie epoche pretendono di imporsi sulle regole dell’ordinamento.

La questione della posizione e del ruolo dell’Italia in Europa non è una rivendicazione propagandistica estemporanea e di parte, nella nostra attualità, ma è la questione istituzionale europea irrisolta, che dovette essere affrontata in epoca risorgimentale per dare fondamento giuridico alla costituzione dell’Unità d’Italia.
La sistemazione giuridica della posizione italiana rimase, però, incompiuta in Europa per il rifiuto di alcuni Stati di rispettare il superiore grado di giurisdizione italiana nella gerarchia istituzionale europea.

L’IDENTITÀ ITALIANA NEGATA

La storiografia dominante disquisisce tutt’ora, se fosse realmente esistente e fondato quel concetto di identità e sovranità nazionale italiana, su cui poggiava il progetto risorgimentale dell’unità territoriale d’Italia e ne contesta i presupposti.

Si dice, che l’identità italiana fosse sostanzialmente sconosciuta, prima del Risorgimento, alla maggioranza del popolo italiano e venisse introdotta nell’immaginario collettivo, soltanto quando gli intellettuali risorgimentali, vollero tentare di costruire e diffondere miti e narrazioni, relativi ad una idea di nazione.

La verità è che l’identità nazionale italiana, cui fecero riferimento gli intellettuali risorgimentali, che rivendicarono l’unità territoriale d’Italia, era sconosciuta, ma era esistente ed antichissima.
Era l’identità italica delle popolazioni dell’Aplogruppo filogenetico dell’Adamo Ancestrale e dell’Eva Mitocondriale, stanziate originariamente nella penisola e giuridicamente appartenenti ad una istituzione sociale unitaria, con capitale in un primo nucleo, che le fonti bibliche indicano con il nome PHOEN YAWESTIN, poi tradotto in latino con Pinna Vestinorum.

LA GIURISDIZIONE ITALIANA IN EUROPA

Era questa la cittadinanza nazionale italica dei popoli Vestini indoeuropei, che era stata istituita nei territori euroasiatici da essi abitati e che aveva dato luogo al primo concetto di imperium giurisdizionale della storia. Nell’ambito di questo diritto di cittadinanza furono organizzati i poteri e le gerarchie istituzionali territoriali.
Da questa cittadinanza italica internazionale e nella evoluzione della sua struttura sorse l’organizzazione dell’impero persiano, i cui apparati furono poi translati nelle istituzioni dell’impero romano, che dopo l’epoca delle devastazioni dei clan barbarici, poterono essere restaurate in Occidente come Sacro Impero carolingio della Corona Ferrea d’Italia. Ciò poté avvenire in forza di quell’originario e fondativo titolo di Auctoritas giurisdizionale europea appartenente all’Italia, con cui si poté così far rifiorire il diritto, l’economia e la cultura europee, mediante l’istituzione feudale e cristiana in Occidente.

J.Ratzinger: “Questo processo di una nuova identificazione storica e culturale è stato compiuto in maniera del tutto consapevole sotto il regno di Carlo Magno, e qui emerge ora nuovamente anche l’antico nome di Europa, in un significato mutato: questo vocabolo venne ora impiegato addirittura come definizione del regno di Carlo Magno, ed esprimeva al tempo stesso la coscienza della continuità e della novità con cui la nuova compagine di stati si presentava come la forza propriamente carica di futuro. Carica di futuro proprio perché si concepiva in continuità con la storia del mondo fino ad allora e ultimamente ancorata in ciò che permane sempre.
Nell’autocomprensione, che andava così formandosi, è espressa parimenti la consapevolezza della definitività, così come al tempo stesso la consapevolezza di una missione.
È vero che il concetto di Europa è pressoché nuovamente scomparso dopo la fine del regno carolingio ed è rimasto solamente conservato nel linguaggio dei dotti.
Indipendentemente da questa storia del termine, il costituirsi del regno dei Franchi come l’Impero Romano mai tramontato e ora rinato significa di fatto il passo decisivo verso ciò che noi oggi intendiamo quando parliamo di Europa.” (Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani. Lectio magistralis del cardinale Ratzinger, Senato Italiano, 13 maggio 2004)

LA CRISI ISTITUZIONALE EUROPEA

Dopo la fase storica della riedificazione carolingia dell’Europa occidentale ad opera dell’Auctoritas della Corona Ferrea d’Italia, giunta fino alla rinascita dell’impero in Spagna per l’opera della regina Isabella di Castiglia, la giurisdizione italiana in Europa subì un nuovo attacco storico dalle forze antistatuali, alla data di apertura della successione al trono del Sacro Romano Impero nel 1558 per la morte dell’imperatore d’Occidente Carlo V d’Asburgo, che deteneva la Corona Ferrea d’Italia in casa di Spagna.

Non si volle riconoscere il titolo di giurisdizione italiana, che incoronava gli imperatori d’Occidente, alla figlia dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, Donna Margherita, residente in Italia nell’antica Pinna Vestinorum e si aprì un’epoca di instabilità politica, guerre, carestie e pestilenze, violenze e abusi, che si protrassero ininterrottamente fino al ‘700, quando ancora la situazione non dava segni di poter migliorare.

Per l’assenza del vertice dell’autorità statuale, l’Italia e l’Europa erano rimaste preda, da circa due secoli, delle scorribande di eserciti mercenari dei signorotti locali, prive di giurisdizione statuale unitaria.
La stessa conoscenza dell’identità filogenetica e culturale italiana e dei fondamenti della dottrina delle istituzioni, era sprofondata nell’oblio e rimasta occultata nei rivolgimenti storici.
Gli intellettuali del ‘700 si erano trovati a dover fare i conti con i dissesti economici, politici e sanitari, che avevano preceduto e che ancora seguivano il debole e illegittimo Trattato di Utrecht del 1713.
Gli accordi preliminari di pace di Westfalia, alla base del trattato di Utrecht, avevano infatti riconosciuto, che la continuità istituzionale dell’Auctoritas internazionale e delle Potestas amministrative nazionali in Europa risiedesse in una donna di stirpe italiana vestina e che, dunque, si potessero legittimamente esercitare in Occidente i poteri statuali della Corona d’Italia, soltanto mediante il di lei matrimonio reale in casa moresca di Spagna.
Tuttavia, pur riconoscendo l’Auctoritas italiana in Europa, con il Trattato di Utrecht si tentava l’operazione antistatuale di istituzionalizzare la frantumazione e la separazione dell’unità statuale occidentale in territori autonomi e contrapposti.

Tale è storicamente la questione dell’identità nazionale e della giurisdizione italiana nell’Ordinamento istituzionale internazionale, che gli intellettuali risorgimentali vollero far valere per restituire unità e sovranità all’Italia, elaborando le istanze storiche e giuridiche, che poi portarono all’Unità d’Italia, per porre rimedio al baratro di una terra calpestata e divisa.

LA POSIZIONE ANTISTATUALE DEL VATICANO

L’originario nucleo fondativo del concetto di Stato e del suo apparato istituzionale è, dunque, secondo le fonti del diritto, quello dello Stato italico vestino. Esso è trapassato nell’impero romano e nel Sacro Romano Impero d’Occidente, riedificato poi attorno all’istituzione carolingia del Feudo Civitaquana di Cleopa, che costituisce il titolo di sovranità, di giurisdizione e di potestà amministrativa italiano europeo, storicamente fissato nell’insegna romana dell’Aquila di Vesta, in quella dei due leopardi del Pardès persiano e nella Corona Ferrea d’Italia, che i patrioti del Risorgimento presentarono nel consesso delle cancellerie europee per chiedere il rispetto dei diritti del popolo italiano.

Risultò, dunque, a tal punto, chiaro e incontestabile per il diritto internazionale dei popoli l’appartenenza delle regioni italiane e dei territori europei occidentali alla comune maternità originaria italiana.
La cruciale questione, che allora gli intellettuali si trovarono davanti fu il fatto, che il Vaticano si rifiutasse di riconoscere l’unità territoriale italiana e la titolarità italiana della giurisdizione occidentale, pretendendo di continuare a calpestare l’identità etnoterritoriale d’Italia, a deridere le sue aspettative di sovranità sul proprio territorio nazionale e di continuare a contrapporre tra loro gli interessi dei popoli europei, sulla base della millantata “Falsa donazione di Costantino”, della quale non è mai esistita alcuna traccia.

La “Presa di Roma” con le armi da parte degli italiani del Risorgimento, si fondò, appunto, sullo scontro tra la pretesa vaticana di continuare ad esercitare il potere sui cittadini italiani e sulla capitale d’Italia e la consapevolezza nel nascente Stato d’Italia della inesistenza di titoli fondanti tale pretesa.

Dopo la “breccia di Porta Pia” dei bersaglieri italiani, che riconquistavano la capitale, il vescovo di Roma, con la curia diocesana romana, si rinchiuse nelle mura vaticane, in permanente ostilità con la riunificazione d’Italia. Ed in questo modo, rappresentò un problema ostativo per l’esercizio di sovranità e giurisdizione dello Stato italiano sul proprio territorio, nonché in Europa, fino a quando, con una logica apertamente contraria a quella risorgimentale, sono stati stipulati da rappresentanti dello Stato Italiano con rappresentanti della Città del Vaticano Patti Lateranensi e Concordato, per regolare rapporti giuridici e competenze di giurisdizione sui cittadini italiani, riconoscendo l’esistenza di un cosiddetto “Stato Pontificio, Stato Ecclesiastico, Stato della Chiesa o Patrimonio di San Pietro”, sulla base dell’antica pretesa di potere senza titolo, basata sulla cosiddetta “Falsa Donazione di Costantino”.

L’infondatezza giuridica di questo riconoscimento rappresenta un tradimento del Risorgimento italiano ed una ferita ancora aperta nell’esercizio della piena titolarità del potere sovrano degli italiani sul proprio territorio e in ambito europeo.

La pretesa di potere senza titolo, basata sulla millantata “Falsa Donazione di Costantino”, che aveva interrotto la continuità storica dell’Aquila imperiale italiana ed aveva frantumato il territorio italiano ed europeo, fu così istituzionalizzata, posta alla base dell’esistenza dello Stato Città del Vaticano e rilanciata, fino ai giorni nostri.

LA FRANTUMAZIONE DELL’UNITÀ ISTITUZIONALE EUROPEA

Il Trattato di Utrecht e i Patti Lateranensi avevano così formalizzato ed imposto sul piano internazionale il pactum sceleris tra quelle forze antistatuali, che avevano voluto la dissoluzione dell’unità istituzionale europea, storicamente e giuridicamente fondata sulla Corona d’Italia, per smembrare e dividersi il territorio occidentale, a beneficio degli interessi di pochi e a danno dei popoli.

Nel 1713, soltanto a queste condizioni, si era potuto addivenire alla cessazione dei conflitti armati. Soltanto a prezzo del sopruso perdurante sul popolo italiano, cui rimaneva denegato l’esercizio della propria sovranità nazionale e internazionale, i territori europei occidentali poterono riprendere ad esercitare la loro giurisdizione statuale, grazie al fatto, che l’Auctoritas istituzionale italiana era stata reinsediata in casa di Spagna.
L’Europa ebbe così un secolo di ripresa economica e culturale, fino ai moti rivoluzionari del ’48, con cui si destabilizzarono le nascenti monarchie costituzionali ed a cui si poté porre fine soltanto alle stesse condizioni del pactum sceleris tra le medesime forze antistatuali.

Le disquisizioni accademiche, che negano l’esistenza di una identità nazionale italiana, sono scientificamente risibili e giuridicamente illecite.
Sono disquisizioni, che negano e occultano dati storici e filogenetici, riguardanti le origini e le caratteristiche dei popoli e delle loro istituzioni.
Non soltanto esiste, una naturale forma di organizzazione statuale italiana europea, dalle caratteristiche unitarie, reali e popolari, ma questa va restaurata per garantire la pace e il benessere dell’Occidente – è ciò, che si dissero gli intellettuali risorgimentali italiani – all’indomani della pace di Utrecht, quando l’ideologia sfascista delle forze antistatuali ricominciò a soffiare forte sul fuoco dei conflitti identitari irrisolti e dei dissesti socio-economici, lasciati in eredità ai popoli europei occidentali dal Trattato di Utrecht del 1713.

Era chiaro, infatti, agli intellettuali che preparano culturalmente il Risorgimento nel secolo dei lumi, che dopo la dissennata frantumazione dei regni del Sacro Romano Impero europeo d’Occidente della Corona d’Italia, avvenuta in occasione della successione imperiale in Spagna, si andasse verso un nuovo giro di vite nella strategia antistatuale della macchina aliena e avversa ai principi dell’ordinamento costituzionale naturale originale dei popoli.

Le forze antistatuali si stavano organizzando per puntare all’abolizione della monarchia, volendo impedirne la svolta costituzionale parlamentare.
Mentre, per impulso dell’Auctoritas internazionale rappresentata da sovrani e capi militari risorgimentali, come il regno sardo d’Italia e Giuseppe Garibaldi, si intendeva realizzare una riforma delle istituzioni nazionali, che tornasse ad includere il popolo nell’esercizio della sovranità statuale, estromettendo lo strapotere curiale e senatorio delle classi amministrative aristocratiche e parassitarie. È questo lo sfondo, che fu poi letterariamente scolpito nell’opera “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Fu questo lo scontro, sotteso agli eventi, che si svolsero lungo il corso dei secoli ‘800 e ‘900 della nostra storia europea risorgimentale, ancora incompiuta, che continua a lasciare ancora in eredità ai popoli europei e all’assetto mondiale la crisi economica e la guerra.

J.Ratzinger: “Si impone il compito di interrogarci su che cosa può garantire il futuro, e su che cosa è in grado di continuare a far vivere l’interiore identità dell’Europa attraverso tutte le metamorfosi storiche. O ancora più semplicemente: che cosa anche oggi e domani promette di donare la dignità umana e un’esistenza conforme ad essa.
L’aspetto di politica realistica della dissoluzione dell’antica idea di impero consiste in questo, che ora definitivamente le nazioni, gli stati, appaiono come i veri e unici portatori della storia, e dunque ottengono un rango che ad essi in precedenza non spettava così tanto. La drammaticità esplosiva di questo soggetto storico ora plurale si mostra nel fatto che le grandi nazioni europee si sapevano depositarie di una missione universale, che necessariamente doveva portare a conflitti fra di loro, il cui impatto mortale noi abbiamo dolorosamente sperimentato nel secolo ora trascorso.” (Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani. Lectio magistralis del cardinale Ratzinger, Senato Italiano, 13 maggio 2004)

LA MISSIONE UNIVERSALE DELL’ISTITUZIONE E IL SUO TRADIMENTO

Ratio fondativa dell’ordinamento istituzionale internazionale vigente è il perseguimento della crescita vitale dei popoli. Non di una crescita materialistica ed effimera, ma di quella biologica e culturale, che è inscritta nell’identità genetica e storica dell’Aplogruppo Filogenetico dell’Adamo Ancestrale e dell’Eva Mitocondriale, caratteristico dei popoli di origine indoeuropea.
Questa missione universale di crescita vitale dei popoli è il contenuto dell’Auctoritas istituzionale: Auctoritas significa etimologicamente “capacità di far crescere la vitalità”.

La Questione Europea Risorgimentale irrisolta è che al territorio storico-geografico d’Europa manca oggi il rispetto dell’ordinamento istituzionale e della sua Auctoritas, fondati sulle caratteristiche originali necessarie a perseguire la missione universale della crescita.

I moti risorgimentali italiani riuscirono a riunificare il territorio d’Italia, ma rimanendo aperta la questione della giurisdizione capitale ed europea,
rimasero disattesi gli insopprimibili e vitali principi naturali, originali, biologico-giuridici, costituenti la ratio fondativa dell’istituzione statuale e legittimanti l’esercizio della Juris Dictio sui territori, che poggiano su quell’originario titolo di Auctoritas giurisdizionale europea appartenente all’Italia.

Questo vulnus di legittimità e la violazione dei principi costitutivi dell’ordinamento internazionale, per la pretesa di esercitare poteri senza titolo e di imporre egemonie senza fondamento, è la causa del disordine e dei conflitti mondiali, dell’irrilevanza europea e del nuovo declino dell’Occidente, cui oggi assistiamo.

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DOTTRINA DELLO STATO
Gli Studi per la Questione Europea, di Simonetta Leopardi

RUOLO E SOVRANITÀ ITALIANA IN EUROPA, La Questione Risorgimentale Irrisoltaultima modifica: 2024-05-08T12:41:59+02:00da simonettaleopardi
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