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L'amore mio non può

Post n°390 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da kiblyn
 

L'amore mio non può

Si apre il sipario e la stella di David appare su un grande
schermo. Subito dopo seguono fredde immagini di guerra, tratte da
vecchi cinegiornali. Poi entra una donna mesta, curva, ma ancora viva,
a popolare lo squallido interno di una casa qualunque.

A 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, Manuela Kustermann presenta al Teatro Vascello L'amore mio non può,
tratto dal romanzo omonimo di Lia Levi. Lo spettacolo, interamente
realizzato dalla Kustermann (che ne ha curato adattamento e regia oltre
ad esserne l'unica protagonista), resterà in scena fino al 27 gennaio (Giorno della memoria indetto per non dimenticare le vittime dell'Olocausto e delle stragi naziste. N.d.T.).

L'amore mio non può
racconta la storia di una famiglia ebrea attraverso il doloroso
monologo di una giovane donna: Elisa, dopo la morte del marito,
suicidatosi con un salto dal muraglione del Pincio perché rimasto
disoccupato a causa delle leggi razziali, resta sola al mondo,
costretta ad affrontare le difficoltà della guerra senza l'aiuto di
nessuno. Sprovvista di soldi e con l'odio della discriminazione
addosso, è costretta a fare la serva in casa di altri ebrei,
sopportando umiliazioni continue. L'unico obiettivo che le dà la forza
di andare avanti è quello di far sopravvivere la piccola figlia, che
anche suo marito amava più di ogni altra cosa e che lei ha giurato di
salvare dall'orrore della guerra.

Lo spettacolo è un lento
ricordare, tra lunghi minuti di disperazione e sprazzi di felicità: il
monologo offre alla Kustermann l'opportunità di mostrare i tanti
registri della sua interpretazione. Le note delle canzonette dell'epoca
e le immagini dei film con Alida Valli proiettate sullo schermo
stridono non poco con l'atmosfera che si respira: i gesti lenti, quasi
rituali della protagonista (che apre e chiude una valigia di cartone
dentro la quale è rimasto solo il coraggio della dignità) vanno di pari
passo con il dolore composto, mai eccessivo, espresso dalle parole.

Il
ricordo di una delle tante dolenti storie consumatesi all'ombra della
seconda guerra mondiale è offerto al pubblico con rispetto, quasi fosse
un estremo omaggio a tutte quelle vite sacrificate sull'altare
dell'insensatezza e dell'odio.

L'amore mio non può
conferma ancora una volta l'impegno del Teatro Vascello (e dei suoi due
instancabili animatori, la coppia Manuela Kustermann - Giancarlo
Nanni), sempre in prima linea nell'affrontare tematiche di grande
rilevanza etica e sociale.



di
marzia apice

 
Rispondi al commento:
semprepazza
semprepazza il 22/01/08 alle 20:51 via WEB
Buonissima serata, Andrea, un abbraccione.
 
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No te conoce el toro ni la higuera,
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No te conoce el niño ni la tarde
porque te has muerto para siempre.

No te conoce el lomo de la piedra,
ni el raso negro donde te destrozas.
No te conoce tu recuerdo mudo
porque te has muerto para siempre.

El Otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y montes agrupados,
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre.

Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.

No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.
La madurez insigne de tu conocimiento.
Tu apetencia de muerte y el gusto de su boca.
La tristeza que tuvo tu valiente alegría.

Tardará mucho tiempo en nacer, si es que nace,
un andaluz tan claro, tan rico de aventura.
Yo canto su elegancia con palabras que gimen
y recuerdo una brisa triste por los olivos.

Di

Federico García Lorca
 

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