Creato da: torrepreziosa il 24/09/2009
Tu lettore, palpiti di vita, orgoglio, amore, al pari di me, siano dunque per te i canti che seguono.

La costruzione di un amore

 

Ultime visite al Blog

harryhellervidokckontestoDoNotResistYouforestales1958zoohnon_ti_resisto1gianor1yanni6OneDestinationluca_fretorrepreziosaarjentovyvoSaraistupitadame
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Senza di te tornavo

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.

Pierpaolo Pasolini

 

Ultimi commenti

 
 

Big Walt

Ohimè! O vita! Per queste domande sempre ricorrenti,
per la folla infinita di infedeli, per le città piene di sciocchi,
per il mio continuo rimproverarmi (perché chi è più sciocco di me e più infedele?)
Per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi, per la lotta sempre ritrovata,
per gli scarsi risultati di tutti, per le sordide folle che vedo attorno a me avanzare con fatica,
per gli anni inutili e vuoti di coloro che rimangono, con il resto di me avvinghiato,
La domanda, Ohimé! Così triste, così ricorrente
-Cosa c'è di buono in tutto questo? Ohimé! O vita!
[Risposta] Che tu sei qui - che la vita esiste, e l'identità,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso.


 

Dio

 

Amore,
vola da me
con l'aereoplano di carta
della mia fantasia,
con l'ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d'albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa' delle tue braccia
due ali d'angelo
e porta anche a me un po' di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore. AM

 

Maria

 

Essere due

Nell'aria dappertutto invisibile,ma tuttavia là: toccarti, essere toccata da te,
come in un gioco.
Tra noi soffia il vento. Tento di acchiapparlo, ma il soffio ci separa.
E, più aspiro a te, più l'aria mi sfugge.
Respiro l'aria che mi ha inspirata. La lodo, e riscopro la mia via: la libertà, l'altitudine.

Questo luogo è mio, forse nostro. L'una vi conduce l'altro.
Se ciascuno coltiva il respiro, forse possiamo incontrarci-assaporare insieme
l'aria, in lei amare la vita.
Giocare a essere e divenire semplicemente vivi, di corpo e di anima.
Per custodire e te e me, per rimanere due, devo imparare l'amore.
Scendere nel cuore, mantenervi il respiro, non esaurirlo nell'opera,
non paralizzarlo nel mentale.
Armonizzarlo fra le spalle.
Finché crescano delle ali?
Ripiegate intorno a me, mi aiutano a restare in me, a non uscire da me per nulla, a resistere alla seduzione, alla violenza.
Contemplo il fuori ma anche il dentro.
Penso senza rinuncia a te, a me, a noi.
Amo a te, amo in me.
Il respiro va e viene
vita, affetto, intenzione.
In me. In due.

 

il pazzo

vorrei sempre pazienti così...

 

 

Vuoto d'amore

Spazio, spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch'io lanci un urlo inumano,
quell'urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano. AM

Vuoto d'amore


 

forse posso dire la mia

 

L'uomo e il mare

Sempre il mare, uomo libero, amerai!
perché il mare è il tuo specchio; tu contempli
nell'infinito svolgersi dell'onda
l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito
non meno amaro. Godi nel tuffarti
in seno alla tua immagine; l'abbracci
con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore
si distrae dal tuo suono al suon di questo
selvaggio ed indomabile lamento.
Discreti e tenebrosi ambedue siete:
uomo, nessuno ha mai sondato il fondo
dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto,
mare, le tue più intime ricchezze,
tanto gelosi siete d'ogni vostro
segreto. Ma da secoli infiniti
senza rimorso né pietà lottate
fra voi, talmente grande è il vostro amore
per la strage e la morte, o lottatori
eterni, o implacabili fratelli.

C.Baudelaire

 

Oggi sono io

 

Oh capitano! Mio capitano!

Oh Capitano! Mio Capitano!
il nostro duro viaggio è finito,
la nave ha scapolato ogni tempesta,
il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino,
sento le campane,
la gente esulta, mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace:
ma, o cuore,
cuore,
cuore!
gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto.
O Capitano! Mio Capitano!
alzati a sentire le campane; alzati - per te la bandiera è gettata - per te la tromba suona, per te i fiori, i nastri, le ghirlande -
per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti, i volti accesi verso di te;
ecco Capitano!
Padre caro!
Questo mio braccio sotto la nuca!
E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto.
Il mio Capitano non risponde,
esangui e immobili le sue labbra,
non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà,
la nave è all'ancora sana e salva,
il viaggio finito, dal duro viaggio la nave vincitrice torna, raggiunta la meta;
esultate rive, suonate campane!
Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace
freddo,
morto


 

come sei veramente

 

Attesa


Oggi che t'aspettavo non sei venuta.
E la tua assenza so quel che mi dice,
la tua assenza che tumultuava,
nel vuoto che hai lasciato,
come una stella.
Dice che non vuoi amarmi.
Quale un estivo temporale
S'annuncia e poi s'allontana,
così ti sei negata alla mia sete.
L'amore, sul nascere, ha di questi improvvisi pentimenti.
Silenziosamente ci siamo intesi.
Amore, Amore, come sempre,
vorrei coprirti di fiori e d'insulti.

Vincenzo Cardarelli

 

claire de lune

 

She

 

Todo cambia

 

 

 

padre e madre

Post n°56 pubblicato il 10 Novembre 2010 da torrepreziosa
 

padre
occhi gialli e stanchi
nelle sopracciglia il
suo dolore da raccontarmi
madre
gonna lunga ai fianchi
nelle sue guance gli anni e i pranzi
coi parenti
non mi senti o non mi ascolti
mentre piango ad occhi chiusi
sotto al letto
padre
se mi manchi
e' perche' ho dato
piu' importanza ai miei lamenti
madre
perche' piangi
ma non mi hai detto tu che una
lacrima e' un segreto
ed io ci credo ma non ti vedo
mentre grido e canto le
mie prime note
ma se una canzone che
stia al posto mio non c'e'
eccola qua
e' come se
foste con me eh eh.
padre
mille anni
e quante bombe sono esplose
nei tuoi ricordi
madre
tra i gioielli
sono ancora il piu' prezioso
tra i diamanti
ma non mi ascolti
non mi senti
mentre parto sulla nave
dei potenti
ma se una canzone che
stia al posto mio non c'e'
eccola qua
e' come se
foste con me
ma se una canzone che
stia al posto mio non c'e'
eccola qua
e' come se
foste con me eh eh.
padre
occhi gialli e stanchi
cerca ancora con i
tuoi proverbi a illuminarmi
madre
butta i panni
e prova ancora
se ne hai voglia a coccolarmi
perche' mi manchi se son stato
cosi' lontano e' stato solo
per salvarmi
cosi' lontano e' stato solo
per salvarmi
cosi' lontano e' stato solopadre e madre
per salvarmi
ma se una canzone che
stia al posto mio non c'e'
eccola qua
e' come se
foste con me
e' come se foste con me
e' come se foste con me
e' come se foste con me

 


 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Amore e Psiche

Post n°55 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da torrepreziosa
 

Un re ed una regina avevano tre figlie. Le maggiori erano andate in spose a pretendenti di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era talmente bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea. Alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione di Venere sulla terra. Tutti adoravano e rendevano omaggio a Psiche trascurando però gli altari della vera dea, perfino i templi di Cnido, Pafo e Citera erano disertati per una mortale. Afrodite sentendosi trascurata ed offesa, a causa di una mortale, pensò di vendicarsi con l’aiuto di suo figlio Amore e delle frecce amorose. La vendetta d’Afrodite consisteva di far innamorare Psiche dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale doveva condurre una vita di povertà e di dolore. Amore accettò subito la proposta della madre ma, appena vide Psiche rimase incantato della sua bellezza. Confuso dalla splendida visione, fece cadere sul suo stesso piede la freccia preparata per Psiche cadendo cosi, vittima del suo stesso inganno. Egli iniziò cosi ad amare la ragazza e non pensò neanche per un attimo di farle del male. Nel frattempo i genitori di Psiche si preoccupavano perché un gran numero di pretendenti veniva ad ammirare la figlia, ma nessuno aveva il coraggio di sposarla. Il padre, preoccupato decise di consultare un oracolo d’Apollo per sapere se la figlia avesse trovato un marito, l’oracolo però gli comunicò una brutta notizia. Egli avrebbe dovuto lasciare la figlia  sulla  sommità  di  una  montagna,  vestita con  abito  nuziale.  Qui  essa  sarebbe stata  corteggiata  da  un  personaggio  temuto  dagli stessi  dei.  Malgrado questo, i genitori non volendo disubbidire alle predizioni dell’oracolo, portarono, al calar del sole, Psiche sulla montagna prescelta vestita di nozze, e la lasciarono lì sola al buio. Solo quando lei restò da sola venne uno Zefiro che la sollevò e la trasportò in volo su un letto di fiori profumati. Psiche si svegliò quando sorse il sole e guardandosi attorno vide un torrente che scorreva all’interno di un boschetto. Sulle rive di questo torrente s’innalzava un palazzo d’aspetto cosi nobile da sembrare quello di un dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano più splendide, tutte ricolme di tesori provenienti da ogni parte del mondo, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate. Lei di tanto in tanto si domandava di chi fossero tutti quei beni preziosi, e delle voci gli rispondevano che era tutto suo e che loro erano dei servitori al suo servizio. Giunta la sera lei si coricò su un giaciglio e sentì un’ombra che riposava al suo fianco, si spaventò, ma subito dopo, un caldo abbraccio la avvolse e sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo, e che non doveva chiedere chi fosse ma soprattutto non cercare di guardarlo, ma di accontentarsi del suo amore. La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande. Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore, ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata. Psiche attendeva con ansia la notte, e con questo l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi decise, con l’assenso del marito, di fare venire  le sue sorelle, anche se Amore l’avvertì che sarebbero state causa di dolore e d’infelicità. Il giorno seguente, un Zefiro portò le due sorelle da Psiche, lei fu felice di rivederle, e le due non furono di meno vedendo le ricchezze che possedeva. Ogni volta che le due facevano domande sul marito, Psiche sviava sempre la risposta o rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia. Le sorelle s’insospettirono delle strane risposte che dava Psiche, loro credevano che stesse nascondendo il marito perché era un mostro. Queste allusioni Psiche li smentì tutte, fino a quando non cedette e raccontò che lei non aveva mai visto il marito e che non conosceva nemmeno il suo nome. Allora le due maligne, accecate dalla gelosia, insinuarono nella mente della povera ragazza che suo marito doveva essere un mostro il quale nonostante le sue belle parole non avrebbe tardato a divorarla nel sonno. Quella notte come sempre Amore raggiunse Psiche e dopo averla abbracciata si addormentò. Quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e  prese una lampada per vederlo e un coltello nel caso in cui le avrebbe fatto del male. Avvicinandosi al marito la luce della lampada gli rivelò il più magnifico dei mostri, Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle. Accanto a lui c’erano il suo arco e la sua faretra. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata, e subito fu infiammata di rinnovato amore per suo marito.  Psiche moriva dalla voglia di baciarlo e sporgendosi, su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente dalla lampada. Svegliato di soprassalto, Amore balzò in piedi e capì quello che era successo e disse che lei aveva rovinato il loro amore e che ora erano costretti a separarsi per sempre. Lei si gettò ai suoi piedi ma Amore dispiegò le ali e scomparve nell’aria e con lui anche il castello. La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto svanire. Il primo pensiero di Psiche fu quello della morte, correndo verso la riva di un fiume lei si gettò dentro ma la corrente pietosa la riportò sull’altra riva, cosi iniziò a vagare per il mondo a cercare il suo amore. Amore, invece, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata, o forse dallo stesso dolore di Psiche, trovò rifugio presso la dimora materna. Afrodite, quando venne a sapere che suo figlio aveva osato amare una mortale, che tra l’altro sua rivale, lo aggredì. Ma non potendo fare niente di male al figlio pensò di vendicarsi su Psiche, e con il permesso di Zeus mandò  Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli dei, e che il premio per la sua cattura sarebbero stati sette baci che la stessa dea avrebbe donato. La notizia giunse fino alle orecchie di Psiche, che decise di sua volontà di andare sull’Olimpo a chiedere perdono. Appena arrivata sull’Olimpo, Afrodite,  le strappò i vestiti e la fece flagellare, affermandole che questa era la punizione di una suocera addolorata per il figlio malato. Dopodiché le ordinò di ammucchiare un cumulo di grano, orzo, miglio e altri semi; di prendere un ciuffo di lana dal dorso di una pecora selvatica dal manto dorato; di riempire un’urna con le acque delle sorgenti dello Stige. In poche parole tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a compiere con l’aiuto di formiche, che accumularono il grano, di una ninfa, che le  spiegò come e quando avvicinare la pecora, e perfino dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le  acque dello Stige. Queste erano solo alcune delle crudeltà che Afrodite infliggeva alla povera Psiche, ma quando Amore seppe di quello che stava succedendo in casa di sua madre, salì sull’Olimpo da Zeus per permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli dei dove partecipò anche Psiche. A questa assemblea Zeus decise di elevare al grado di dea, Psiche. Cosi dicendo egli diede la coppa di nettare divino alla mortale che accettò con molta paura. Dopo svariate sofferenze, Psiche fu ben accolta sull’Olimpo, anche da sua suocera poiché aveva ridonato il sorriso al figlio, lo stesso giorno fu allestito un banchetto nuziale per festeggiare la nuova coppia. Amore e Psiche avevano trovato la felicità, ed il loro figlio fu una splendida femminuccia, alla quale fu dato il nome di Voluttà.  

Amore e Psiche

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Io

Post n°54 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da torrepreziosa
 

 

 

(Sono una piccola ape furibonda.)

Mi piace cambiare di colore.

Mi piace cambiare di misura.

ape furibonda

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Autumn

Post n°53 pubblicato il 22 Settembre 2010 da torrepreziosa
 

Eccolo, fra una minigonna e un sandalo aperto,

tra un' alba che ritarda e un tramonto che anticipa...

è arrivato....

e il mio cuore sobbalza al nuovo frizzare dell'aria..

e scorre...la vita scorre....non posso fermarla....

shhhh shhhhh...sento l'odore dell'uva...

shhh shhhhh...la prima foglia mi accarezza il corpo....

e il sole incendia il mio mare....

il mio mare ribolle....

il mio desiderio si tuffa...

shhh shhh shhh.....mi fermo ad ascoltare...

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Tu

Post n°52 pubblicato il 20 Settembre 2010 da torrepreziosa
 

spirale di sabbia

Il tuo passaggio

non lascia traccia,

e senza traccia non v'è passaggio.

Il tuo cammino

non fa rumore,

e senza rumore

non v'è cammino.

Le tue parole

sono senza calore,

e senza calore

non v'è parola.

Il nostro piacere come una spirale nella sabbia

è senza sostanza,

e senza sostanza

non v'è piacere.

Il tuo esserci

è senza condivisione,

e senza condivisione

non ci sei.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963