Creato da zoeal il 05/02/2008

RASNA

semplice passione

 

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STREGATI DALLA LUNA

Post n°21 pubblicato il 23 Febbraio 2008 da zoeal
 

Ve lo ricordate quel Tarkun (alias Tarquinio Prisco), lasciò la sua Tarquinia, forse perché chiuso politicamente dal fatto di possedere un padre greco, diretto verso Roma con la sua consorte Thanaquil. Durante il percorso, incappò in un' aquila, che gli rubò il copricapo, per farlo ricadere poi sulla sua testa dopo aver volteggiato in cielo più volte. Thanaquil, che da brava etrusca, era esperta delle arti divinatorie, interpretò quel segno, come la certezza che il marito sarebbe diventato re, essendo l’aquila uccello sacro a Tinia (per i Romani Giove) il re di tutti gli Dei. La storia successiva parla ampiamente di Tarquinio Prisco ed un po’ meno di Thanaquil, che invece fu regina-sacerdotessa a Roma, divinizzata dal popolo nel tempio di Eracle (quello dove re e regina effettuavano gli accoppiamenti sacri davanti a tutti…contenti loro…) come emanazione  della Dea della Terra e della Luna che dava alla regina il potere di conferire ai re l’investitura.

OHHHH, finalmente ci sono arrivata! A che cosa? Beh, alla LUNA! Il nome Thanaquil, fra l’altro diffuso nome femminile etrusco, deriva da Thana, corrispondente del celtico Dana e dell’Italico Diana e corrisponde al nome della Dea della Luce Lunare. Una antica leggenda narra che una fanciulla di straordinaria purezza di nome Thana, fu salvata dalle grinfie di un bruto dalla stessa Luna, che accecò quest’ultimo con i suoi raggi. La Luna disse alla fanciulla: “tu sarai la Dea della Luna, regina di tutti gli incantesimi”. Da cui Thana=luna con l’aggiunta di “chuil”=dono, per cui Thanaquil significa “dono della Luna”. Ma questo che per noi ormai è solo un satellite, lo ritroviamo anche altrove: vi ricordate la sacra Triade? C’era Uni (Giunone romana), poi Tinia (alias Giove) ed infine Menerva (Minerva a Roma) la dea della Sapienza e delle arti femminili. Menerva deriva dall’anatolico (ehhh siiii mi sa che con quel fatto degli Hitttiti c’avevano ragione!) Men-Mene e cioè “Dea Luna”, da questa radice derivano i nomi:

mensis (latino)=mese, ciclo lunare

menstruum (latino)=mestruo, sangue lunare

imene=organo sessuale consacrato alla Luna

menisco=cartilagine a forma di lunetta

mens (latino)=mente, governata dalla luna in contrapposizione al cuore governato dal sole

minerale

menhir

dolmen

moon (inglese)=luna

Manas-Manava (sanscrito)=capacità di riflessione degli esseri umani                                                                                 

Manu (Indù)=divino sovrano cosmico.

C’è da dire che esiste un filo conduttore con le civiltà più antiche degli Estruschi, la differenza è che questi ultimi attibuirono il significato femminile alla divinità collegata alla Luna, cosicchè mentre Hittiti, Frigi, Lidii dell’Asia Minore, ma anche gli Egizi, avevano i sacerdoti della Luce Lunare, gli Etruschi dettero l’esclusiva alle sacerdotesse, ogni indizio ci riporta quindi al concetto matriarcale della società etrusca e della donna Madre e Dea….(accidenti ma perché poi nei secoli la società è cambiata così tanto? ^____^)

A proposito, l'immagine di cui sopra rappresenta la Minerva Etrusca, inoltre per chi volesse approfondire il discorso, interessanti sono i libri di Giovanni Feo, dai quali traggo spunto per i miei articoli sulla religiosità etrusca.

 
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"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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