Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
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DONNE FANNO RIMA CON DANNO?
cronaca di una doppia e sanguinosa disfatta
Tutti conoscono la storia della bella Elena “dalle candide braccia” che fuggì dal marito Menelao re di Sparta, sedotta da Paride a Troia il che scatenò la guerra epica tramandata fino a noi. In piccola scala, la cosa si ripetè in Etruria centrale intorno al 390 a.c.. Già da tempo, nll’Italia settentrionale si erano insediate delle tribù celtiche che i romani chiamavano genericamente “galli”; per decenni penetrano i confini dell’Etruria del Nord ma gli Etruschi riuscirono a tenerli buoni e soprattutto lontani dalle loro città più ricche. In che modo? Corrompemdoli con il buon vino etrusco, i celti infatti non conoscevano né la vite, né i segreti della vinificazione ma erano disposti a spendere per acquistare quella sostanza buona e generosa, capace di provocare ebrezza, insomma ne erano ghiotti. L’arte di rabbonitori era poi ben conosciuta dagli avi etruschi che preferivano altri metodi più pacifici prima di arrivare a combattere. Fatto sta che per un certo periodo di tempo abbastanza lungo, riuscirono a dominare l’irruenza cavernicola di questo popolo, che non conosceva l’agricoltura né il commercio così da diventare dipendente dai commercianti etruschi per accaparrarsi cibi e chincaglieria che tanto piaceva loro, ma soprattutto, come detto prima il vino. In cambio smisero di depredare le città etrusche ben pasciuti e contenti. Questa situazione faceva pure comodo ai Romani, che rinunciarono a punzecchiare i confini con l’Etruria, in quanto quest’ultima si trovò nella posizione di “stato cuscinetto” che proteggeva le genti latine dalla preoccupante avanzata barbara. Fino a che………all’improvviso successe un qualcosa di repentino che fece scatenare l’ira animale e le folgori di una di queste tribù celtiche che portò alla distruzione di Chiusi, una delle più ricche e potenti città etrusche e della conseguente avanzata dei galli decisi a saccheggiare Roma, saccheggio a cui inspiegabilmente rinuciarono. La causa scatenante di tutto questo furore? Tito Livio ce la spiega con una questione di “corna”, lui dà la colpa ad un certo Arunne commerciante di vino, il quale, accortosi che la moglie lo tradiva con un ricco etrusco di nome Lucumon, si recò per vendetta dal capo dei galli inventandosi una falsa storiella in cui diceva che gli etruschi li stavano fregando e che Chiusi era piena di ricchezze da depredare. Tuttavia, la reazione furibonda dei galli fu così feroce, che pare strano che le cose fossero andate veramente così. In realtà altre fonti ci raccontano (in modo più veritiero direi) che la donna fedifraga in questione fosse la moglie del capo dei galli che lo cornificò con un principe etrusco di Chiusi (si dice attratto dai capelli d’oro e dagli occhi color del mare…), un tale Arunte, per qualche vendetta personale, glielo andò semplicemente a dire(secondo un'altra fonte, il cornificatore era proprio l'etrusco Arunte che finì scuoiato).
Fatto sta che vista la mala parata, gli abitanti di Chiusi, consapevoli di non avere chance in un combattimento contro i barbari andarono a chiedere aiuto ai romani (e dovevano essere proprio disperati visto che già Chiusi con Roma erano ai ferri corti). Roma che fa? Per paura dell’avanzata dei Galli, accetta di dare aiuto ma invece di mandare l’esercito, prende la questione di corna piuttosto alla leggera ed invia una guarnigione e tre comandanti, con il compito di trattare e fare da pacieri. I tre, da soli incontrano una delegazione di barbari, si racconta che cominciano a parlottare fino a che nacque una lite, uno dei romani sguainò la spada e uccise un gallo…naturalmente, nessuno dei tre comandanti romani ritornò a casa vivo. A questo punto l’ira dei galli non era più gestibile, l’orda si riversò urlante e terribile verso Chiusi, gli Etruschi e la guarnigione romana (rimasta per altro senza capi) tentarono di costuire una trincea ma contro la foga crudele e terrificante di quell’orda animalesca di uomini niente potè essere fatto, fu una strage. I pochi sopravvissuti abitanti di Chiusi ed i soldati romani che riuscirono a fuggire, raggiunsero Roma (pare che il quartiere etrusco che sorse successivamente a Roma fosse proprio abitato dagli esuli di Chiusi) e riuscirono a dare l’allarme ( ci riuscirono perché era usanza dei galli dopo ogni battaglia, fermarsi a festeggiare la vittoria dandosi a gozzovigli, ubriacandosi e ballando intorno ai corpi dei nemici martoriati e appesi a pali). L’esercito romano tentò di contrastare l’avanzata barbara riorganizzandosi nei pressi del fiume Allia, fu una memorabile strage. La gente di Roma, in preda al panico, si riversò nelle campagne, la città divenne un deserto ma i galli non la saccheggiarono, si fermarono ad una decina di chilometri da essa e poi si ritirarono forse soddisfatti della loro vendetta, forse perchè Roma per loro era già un mito. Era il 18 luglio del 387 a.c. (secondo altre fonti il 390 a.c. ma poco importa) la data del terrore, da quel momento infatti il 18 luglio fu considerato per secoli, nel calendario romano come “giorno nefasto” il Dies Alliensis" dal nome appunto del fiume Allia.
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
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ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.