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RASNA

semplice passione

Messaggi di Febbraio 2008

Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da zoeal

Carissimi, vi scrivo per segnalarvi questo importante articolo di Noemi Cabitza del 15/01/2008 riguardo la pedofilia in rete.

Pedofilia in rete: dalla Russia la minaccia più grande

Si chiama Russian Business Network (RBN) ed è sicuramente uno dei peggiori provider, se non il peggiore, che girano in rete. Come facilmente intuibile è basato in Russia, ma nessuno sa dove ha gli uffici, nessun indirizzo, nessun server in evidenza, niente di niente e chiedere è dannatamente pericoloso. Persino il Washington Post ha cercato di capirci qualcosa con un inchiesta giornalistica ma ha dovuto desistere di fronte alle coperture politiche di cui RBN dispone. Il problema è che da questo provider arrivano la maggior parte dei pericoli in rete: truffe milionarie, phishing, frodi informatiche etc. etc. ma soprattutto sono i siti a contenuto pedopornografico a farla da padrone. I suoi “clienti” a fronte di un premio annuo decisamente più alto di quello che sono i prezzi di mercato, possono godere della completa copertura ben sapendo che non verranno mai intercettati ne arrestati. E’ chiaro che la copertura politica che viene data a RBN è pressoché totale. Le polizie informatiche di tutto il mondo sono letteralmente impotenti, così i malfattori continuano imperterriti a operare, violando ogni tipo di diritto a partire da quello del bambino. Sono centinaia i siti pedofili ospitati da RBN e nessuno riesce a risalire ai loro proprietari e in alcuni casi nemmeno a oscurarli. Per ogni sito oscurato in occidente ne nasce uno nuovo che lo riprende con li stessi contenuti, così gli orchi possono agire indisturbati e distribuire le loro nefandezze senza che nessuno riesca a fermarli. A questo punto solo la politica può fermare questo immondezzaio e l’Unione Europea è sicuramente la più adatta a farlo.

Si deve intervenire sulla Russia affinché oscuri definitivamente questo provider che è diventato il porto franco dei peggiori pedofili che ci sono in rete.

Di certo non sarà facile, il giro di affari di RBN è miliardario e la mafia russa ha allungato i suoi tentacoli ovunque, politica compresa, ma occorre fare qualcosa, qualsiasi cosa. Non è possibile sopportare questo scempio e vedere impotenti questi mostri abusare di migliaia di bambini innocenti. Possibile che non si riesca a oscurare il provider? Possibile che non si riesca a tracciare chi si collega da fuori dalla Russia a questi siti per scaricare gli orribili filmati o le tremende immagini di questa turpe violenza sui bambini?

Chiediamo che l’Unione Europea si attivi immediatamente e “intimi” alla Russia di fornire tutte le informazioni necessarie per fermare la diffusione di materiale pedopornografico proveniente da RBN e che, soprattutto, ne imponga l’immediata chiusura. Non è possibile lasciare questo porto franco dei pedofili in attività, migliaia di vittime lo chiedono in silenzio.

Noemi Cabitza

Fonte

Il Comitato Troviamo i bambini, raccoglie questo allarme e chiede a tutti i sostenitori di scrivere una mail di protesta al vicepresidente della Commissione europea responsabile per il portafoglio Giustizia, libertà e sicurezza.

Fermiamo questo schifo !

Clicca qui per scrivere anche tu

Oppure invia una mail ai seguenti indirizzi:
Antonio.BETTANINI@ec.europa.eu;
info@troviamoibambini.it

FATE GIRARE L’APPELLO !

Grazie. Tutti assieme per i nostri bambini.

 
 
 

DIVAGAZIONI...GLI SFRATTI SORANESI

Post n°3 pubblicato il 06 Febbraio 2008 da zoeal
 
Tag: ricette

La ricetta di questi dolci è antichissima e tipica delle zone etrusche del tufo (Sorano, Sovana, Pitigliano) alcuni dicono che sia di origine ebraica, altri giurano che già gli Etruschi si cimentavano nel cucinare gli "sfratti".

Sfratto è un termine antico che indicava la liberazione del bestiame impigliato in un groviglio di rovi tramite l'utilizzo (ahimè) di verghe ed anche il vero e proprio "sfratto" nell'accezione moderna del termine, di quei contadini che non pagavano l'affitto del fondo e che avveniva sempre con l'utilizzo del bastone (ancora ahimè) il quale ha dato origine alla parola.

Qualunque sia la verità ecco la ricetta: naturalmente quella originale prevedeva la sostituzione dello zucchero nell'impasto con il miele disciolto ed il lievito in bustina naturalmente era sostituito con quello di pane.

INGREDIENTI

300 g di farina, 1 bustina di lievito, 3 uova, 150 g di zucchero, 150 g di burro, un pizzico di sale, scorza grattugiata di un limone, qualche cucchiaio di latte. Per il ripieno: 500 g di miele, 500 g di gerigli di noci, 2 cucchiai di pangrattato, scorza grattugiata di un limone, un tuorlo d'uovo.

PREPARAZIONE

Setacciate la farina insieme al lievito e mettetela a fontana sulla spianatoia e nel 'cratere aggiungete le uova sbattendole con una forchetta, poi lo zucchero e il burro che avrete fatto ammorbidire, la scorza grattugiata del limone, il pizzico di sale. Impastate bene tutto fino a quando la pasta sarà elastica e morbida (se risulta troppo dura aggiungete un po' di latte). Fatene una palla e mettetela, avvolta in un canovaccio umido, a lievitare per circa 30 minuti. Nel frattempo preparate il ripieno facendo scaldare il miele sul fuoco per circa 15 minuti, aggiungete i gerigli di noce tritati e fate cuocere per 1O minuti. Versate il pangrattato e la scorza del limone. Mettete l'impasto a riposare in frigorifero per almeno 30 minuti. Stendete la pasta ricavando delle strisce larghe 5 centimetri che spalmerete con il miele alle noci. Arrotolate e spennellate con il tuorlo d'uovo sbattuto al quale avrete aggiunto un cucchiaio di acqua. Fate cuocere in forno caldo a circa 200° finché i bastoncini sono dorati, basteranno circa 15 minuti.

Mangiateli così a bastocino oppure una volta freddi porzionateli tagliandoli orizzontalmente.

IO ANCORA NON LI HO ASSAGGIATI....MA DOVREBBERO ESSERE BUONISSIMI.

 
 
 

PARLIAMO DI EROS ETRUSCO

Post n°2 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da zoeal
 

 Teopompo, chi è costui? Direbbe Don Abbondio. Permettetemi la malizia, ma già il nome è tutto un programma! Tuttavia il nome di questo personaggio, nostro malgrado è legato alla maggiorparte delle dicerie lussuriose sugli Etruschi le quali, per la fortuna di molti moderni archeologi, hanno contribuito ad incrementare quell’alone di mistero che avvolge questa civiltà. Teopompo sarebbe rimasto uno spettegolatore da osteria se non fosse stato preso alquanto sul serio da un certo Ateneo, che raccolte le sue esternazioni, ne fece una serie di saggi la cui lettura pare che andasse molto di moda durante i lauti banchetti greci: una sorta del più “recente” Decamerone del Boccaccio.

Inutile dire che Teopompo ed Ateneo erano Greci e che tra questi e gli Etruschi correvano rapporti di cortese antipatia. Peccato che poco o niente sappiamo del pensiero che i secondi avevano rispetto ai primi (anche se alcune fonti danno esaustive interpretazioni  a proposito degli affreschi nella Tomba dei Tori di Tarquinia su come i nostri Rasenna facessero una cattivissima satira sulle vicende di Achille, a quanto pare considerato da essi poco eroe ma in compenso molto incline ad altre pratiche….tali da far arrabbiare pure l’irruento toro, forse rappresentante del defunto un poco bacchettone ma sicuramente amante delle grazie femminili), altrimenti credo che ne sentiremmo delle belle!. Questo irriverente, malizioso ed anche un po’ invidioso Teopompo, ci ha presentato gli Etruschi come un popolo le cui donne erano dedite al libertinaggio più spinto, con schiere di figli illegittimi che venivano abbandonati per le strade come i bambini delle favelas brasiliane, con uomini che durante i banchetti si ritiravano dietro a tendoni per esplicare le loro attività sodomizzatrici di giovani aitanti e ben disposti. Tornando con i piedi per terra, è naturale che non ci fossero all’epoca i tabu sul sesso di stampo cattolico moralizzatore, ma lo spettacolo che ci viene presentato è sicuramente esagerato. Vediamo di sfatare alcuni pettegolezzi (tra l’altro subito fatti propri dai Romani chissà perché?). Le donne etrusche: potevano accedere alle cariche pubbliche, potevano ricevere beni in eredità, generalmente si sceglievano il marito, quelle ricche curavano ossessivamente il proprio aspetto fisico depilando il corpo, adornandosi con sontuosi gioielli e amando un trucco anche troppo pesante, per ultimo potevano partecipare ai banchetti insieme agli uomini, dove non disdegnavano i piaceri del cibo e soprattutto del vino. Non erano propriamente l’angelo del focolare come nella visione femminile greca (la donna in Grecia infatti non poteva ad esempio partecipare ai banchetti, riservati solo agli uomini e alle prostitute), da qui il paragone etrusca=prostituta. Se così fosse stato, non ci sarebbe stato bisogno dei bordelli, che pullulavano nell’antica Etruria come in ogni parte del mondo allora conosciuto. In Etruria, un bordello di gran classe era presso il tempio di Pyrgi, dove attraverso la prostituzione “sacra” , le sacerdotesse avevano accumulato grandi tesori. La sodomia: tipica usanza, utilizzata moltissimo in Grecia, forse accolta da qualcuno anche in Etruria ma nessunissima prova che fosse praticata da tutti, al chiuso , all’aperto e per le strade in pubblico. La famiglia e l’amore coniugale: da quello che è arrivato fino ad oggi, l’idea che ci possiamo  fare è quella di un popolo tendenzialmente monogamo, con la moglie posta allo stesso piano del marito, nei sarcofagi la troviamo al suo fianco, distesa sul triclino spesso in atteggiamenti di tenero affetto come nei bellissimi sarcofagi degli sposi, conservati nel museo di Boston, a cui dedicherò un post a parte.

 

 

(Tomba dei Tori, necropoli di Monterozzi, Tarquinia)

ringrazio il Sig. Giuseppe Moscatelli per l'articolo su "canino.info" da cui ho tratto lo spunto.

 
 
 

COMINCIO CON UNA COSA SEMPLICE: ROSELLE

Post n°1 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da zoeal
 

 

Città commerciale che sorge nell’estremità est della collina di “Moscona”, vide il suo maggiore splendore a partire dal VII secolo A.C., già in età orientaleggiante. Poteva infatti godere dell’accesso al mare grazie alla presenza del bacino del lago Prile, di cui oggi rimangono poche paludi e della foce del fiume Ombrone, a quei tempi navigabile che permetteva l’accesso alle zone più interne della moderna Toscana tra cui Chiusi ed Arezzo. La potenza economica etrusca dell’antica Roselle è documentata dal fatto che la città offrì l’apporto del suo esercito ai Latini contro Tarquinio Prisco. Non a caso molto più tardi divenne appetibile e conquistata dai Romani che però inconsapevolmente ne velocizzarono pure il declino, costruendo dighe per l’allevamento del pesce che contribuirono alla progressiva eutrofizzazione delle acque del lago Prile con conseguente impaludamento di ampie zone e l’insorgenza della piaga malarica che ha continuato ad imperversare fino ad un centinaio di anni fa. Ciò comportò l’abbandono progressivo della città.

Salgo su per la collina in una bella giornata di primavera, come faccio almeno una volta all’anno, con la mano della persona che amo stretta nella mia. Assaporo gli odori del bosco e godo dell’ombra delle secolari querce. La nostra marcia nel trionfo della natura, è scandita dalle note semplici di qualche merlo. Stiamo percorrendo la stessa strada, solo qualche metro più in alto, di quella originale, quella percorsa 2500 anni fa da un andirivieni di carri, animali, bambini urlanti e ci riposiamo, davanti a quella grande fonte di travertino, fingendo di essere stanchi e di abbeverare i nostri cavalli. Gesti antichi di antichi abitanti che nel percorso si sono impadroniti della nostra fantasia. Cerco di seguire i solchi dei carri nel vecchio acciottolato rossiccio, quel che rimane del tracciato etrusco prima che inizi il successivo restauro di età romana, che in prossimità della città ha dotato la via di accesso di pietre più grandi e più comode da percorrere. Proseguiamo così ed incontriamo le vecchie botteghe; ci sono i resti degli orci, forse vendevano olio, forse là c’era un artigiano, un vasaio oppure un fabbro. Magari c’era un posto dove comperare del cibo cotto.

Qui possiamo ammirare la Roselle colonia romana, città organizzata con il suo “foro” ed i suoi edifici eleganti; nella villa che trovate sulla vostra sinistra, proseguendo in direzione della terrazza panoramica che sorge alla fine della grande piazza forense, sono state portate alla luce tracce di mosaici e numerose statue di marmo che adesso sono conservate nel museo archeologico della città di Grosseto. Sulla vostra destra invece vi sono i resti di una villa etrusca con evidenti tracce di un antichissimo incendio. Salendo sulla collinetta a destra della piazza, troviamo l’anfiteatro e ci divertiamo ad intonare canti e poesiole, attratti dalla perfetta eco che se ne ricava, non ha caso, nel periodo estivo vi si svolgono suggestive rappresentazioni teatrali di autori classici.

Immancabili le terme. Purtroppo la parte sinistra della città è stata inquinata dalla successiva presenza longobarda, quando ormai il tutto era già in rovina, abbandonato a causa delle perniciose febbri malariche. Di completamente etrusco, rimane poco, le mura ciclopiche, vera e propria miniatura di una Machu Picchu alla maremmana, alcuni pozzi e le tombe nella parte esterna della collina. E’ consigliabile farvi una bella passeggiata con la persona che amate di più e magari baciarla godendovi lo spettacolo della piana ed il mare all’orizzonte, respirando antichi odori della campagna intorno a voi.

 
 
 

GIOCO LETTERARIO

Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

INCIPIT

 clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto

ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

DEUXIPPO (terza parte)

DEUXIPPO (ultima parte)

L'INFAME (prima parte)

L'INFAME (ultima parte)


 

E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!

 

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ENIGMATICO APOLLO DI VEIO:IL SORRISO CHE AMMALIA

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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE

"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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