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Messaggi del 17/04/2008

GLI ETRUSCHI DI FRONTIERA (2)

Post n°53 pubblicato il 17 Aprile 2008 da zoeal

CAPUA

 

Una fonte storica greca assai autorevole, Strabone, ricorda come gli Etruschi, estendendo il loro dominio anche in Campania sino all'Agro Picentino, nel Salernitano, vi fondassero ben dodici città, replicando il modello della dodecapoli già conosciuto nell'Etruria propriamente detta. Fra tutte (Nola, Nocera, Ercolano, Pompei, Sorrento, Marcina, Velcha, Velsu, Irnthi, Uri, Hyria) Capua avrebbe rivestito un ruolo di particolare rilievo. La nascita di Capua antica (neoetr. Capua e forse, in origine, Velthurna) come fondazione etrusca nella seconda metà del IX secolo a.C. trova riscontro proprio nei corredi funerari dalle sue necropoli di orizzonte villanoviano, a conferma della notizia tradita da Velleio Patercolo. Lo storico, assai informato fors'anche in virtù del suo vincolo parentelare con la famiglia capuana dei Magii, collocava infatti la fondazione di Capua in una data anteriore a quella leggendaria di Roma nel 753 a.C., ricusando un altro autorevole parere, quello di Catone, che infondatamente la ribassava di tre secoli (471 a.C.). Oltre che alle preesistenti popolazioni locali, nell'occupazione della Campania gli Etruschi si andavano dunque affiancando ai Greci, i quali si erano precocemente stanziati sull'isola di Ischia e in seguito sulla terraferma a Cuma intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. In epoca orientalizzante e arcaica (VII-VI secolo a.C.), proprio allorquando Capua doveva rappresentare la più importante città della dodecapoli etrusca, la sua fioritura toccò una fase apogeica sul piano culturale ed economico, anche grazie ai precoci contatti con il mondo greco, irraggiando la propria influenza anche sui centri circumvicini.

Una stagione prospera riguardava, concomitantemente, anche i principali centri dell'Etruria propria, che aveva ormai conferito saldezza e continuità ai suoi contatti commerciali con gli interlocutori del l'Egeo, della costa e dell'entroterra micrasiatico. Ne può essere sottaciuto che l'elemento etrusco, già incorporato nel tessuto sociale della città della quale occupava una zona residenziale perciò detta vicus Tuscus, improntò politicamente la storia della stessa Roma con la dinastia dei Tarquinii, con l'ultimo dei quali, Tarquinio il Superbo, si concluderà la fase monarchica della città inaugurando quella repubblicana. Al suo predecessore Tarquinio Prisco (616-578 a.C.) si deve, fra l'altro, la costruzione della cinta muraria di Roma (murus lapideus), poi completata sotto Servio Tullio.

La convivenza con i Greci si protrarrà sino al VI secolo quando, nel 504 a.C., Greci e Latini alleatisi fra loro sconfiggeranno gli Etruschi nella battaglia di Ariccia, mentre trent'anni dopo, nel 474 a.C., una nuova vittoria dei Greci nella battaglia navale allargo di Cuma sanciva una definitiva incrinatura nei collegamenti fra l'Etruria campana e l'Etruria propria, sia via terra che via mare. L'occupazione di Capua da parte delle popolazioni di lingua e cultura sannitiche nel 423 a.C., come ricorda anche lo storico Tito Livio, segnò il definitivo tramonto dell'egemonia etrusca in Campania. Alla fase sannitica si lega la florida fioritura di due santuari extraurbani assai celebri in antico, quello di Diana Tifatina, alle pendici del Monte Tifata e quello, ancora senza nome, rinvenuto nel cosiddetto Fondo Patturelli, la cui documentazione più celebre è rappresentata da una cospicua messe di opere scultoree e fittili, fra le quali devono essere ricordate le "Madri capuane".

Infine nel 338 a.C. Roma concesse la civitas sine suffragio, ovvero la cittadinanza senza l'esercizio del diritto di voto. Circa vent'anni dopo la resa definitiva a Roma coincise approssimativamente con la costruzione della via Appia, che stabilì un saldo collegamento viario tra il centro campano e l'Urbe. Sul finire del III secolo a.C. il diritto alla cittadinanza fu tuttavia revocato in seguito alla sconfitta di Annibale nel corso delle guerre puniche, il territorio confiscato divenendo ager publicus, e la città sottoposta all'autorità di un prefetto.

 

 

La deduzione nel 59 a.C. di una colonia di veterani di Cesare, che secondo le leggi agrarie distribuì a ventimila coloni l'ager Campanus, l'esteso territorio che la città possedeva dalle pendici del monte Massico giungeva a comprendere l'ager Falernus, sancì irrevocabilmente la sua appartenenza al novero dei possedimenti di Roma.

Solo vent'anni prima, dal bellissimo anfiteatro di cui ancora è possibile ammirare l'imponente struttura, aveva preso le mosse la rivolta di Spartaco, poi annegata nel sangue. L'importanza notevole e la fama di Capua sopravviveranno tuttavia agli esiti infausti di queste vicende storiche, tanto che lo storico Livio in epoca imperiale ebbe a definirla la più grande e opulenta città dell'Italia antica e ancora nel I secolo a.C. Cicerone non esitò a definirla altera Roma, proprio per sottolineare come la magnificenza della città fosse paragonabile a quella dell'Urbe laziale.

Nell'856 d.C. l'antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere, distrutta dalle orde saracene nell'841, fu sostituita da Capua Nova, sul Volturno, già Casilinum ricordata anche da Tito Livio, collegata mediante un ponte alla via consolare Appia che congiungeva Roma a Brindisi. Un nuovo museo archeologico (Museo Archeologico dell'antica Capua), allestito in un'ala dell'ex Incremento Ippico borbonico di Santa Maria Capua Vetere, si è venuto in tempi recenti affiancando allo storico Museo Provinciale Campano di Capua (la medievale Casilinum), storica istituzione nella quale confluirono a partire dal 1874 i materiali archeologici di Capua preromana, romana e medievale della Terra di Lavoro.

 

 
 
 

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Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

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ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

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"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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