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Messaggi del 22/04/2008

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 22 Aprile 2008 da zoeal
 

L’edificazione dei templi etruschi (1)

Riti per la fondazione del tempio etrusco tra superstizione e calcolo astronomico.

di Piero Pecoraro

 

L’archeoastronomia, scienza nata nel secolo diciannovesimo, è la sintesi armoniosa tra le due discipline più affascinanti e cariche di domande per l’uomo: l’astronomia e l’archeologia

Furono alcuni aerei che sorvolavano la pianura desertica del Perù (Pampa di Palpa) nell’anno 1939, che notarono sul suolo la presenza di strane linee, che solo in seguito, osservandole da una maggiore altezza, furono identificate in perfetti disegni geometrici. Perfetti perché anche quando il loro tracciato si estende per chilometri e chilometri, le linee che li costituiscono procedono nel terreno precisamente dritte, sia che varchino una collina sia un terreno accidentato, superando depressioni, incrociando altre figure, perdendosi oltre l'orizzonte ma mai cambiando direzione da un percorso rettilineo. Molti dei disegni, le cui grandezze raggiungono anche i 200 metri e le cui tracce hanno larghezza variabile (da pochi decimetri ad oltre cinquanta metri), raffigurano animali (come una scimmia, un ragno, un colibrì, una balena), fiori, mani, ma la maggior parte sono sicuramente figure geometriche. Fu allora che si cominciò ad intravedere un legame misterioso tra alcuni monumenti, siti archeologici e gli astri.

Il Tempio etrusco

Fra i tanti misteri che il popolo Etrusco ci ha lasciato, c’è anche quello, su com’effettuassero, le loro osservazioni del cielo.

Se andiamo a rileggere alcuni testi di letteratura latina, in particolare traduzioni di fonti etrusche fatte da studiosi latini, e facile arguire che buona parte delle conoscenze astronomiche di questo misterioso popolo, derivavano dal “Tempio”, perlopiù eretto nel rispetto di un rigoroso allineamento fra i punti cardinali. Così per effetto di leggi analogiche, si pensava di riprodurre in terra le armoniche del Cosmo, per ottenere il risultato finale di una sua compressione nonché controllo. Dobbiamo peraltro affermare, che ciò non fosse l’unica finalità cui tendeva l’orientamento del tempio.

L’edificazione di un tempio implicava, di fatto, un certo numero di scelte, tutte subordinate a quella che era la geografia del posto sul quale doveva nascere. Veniva individuato un luogo situato in posizione elevata, da cui lo sguardo poteva allargarsi lungo i quattro punti cardinali. In seguito, il sacerdote, in altre parole l’augure, tracciava per terra una croce, per mezzo di due assi orientati da est verso ovest, e da nord verso sud. La traccia di questa croce è il più antico principio di ripartizione di quello che era il Templum Celeste. Il metodo per fissare l’asse est-ovest, come sappiamo era già conosciuto dagli antichi egiziani dell’Antico Regno, che serviva loro per orientare le Mastabah verso il nord in direzione delle stelle circumpolari, secondo le credenze locali dei riti funebri. Per far ciò, era necessario fissare per sommi capi l’asse est-ovest, con l’ausilio del sole, poi si tracciava la perpendicolare a questa retta, da cui si ricavavano gli altri due punti.

Esistono alcuni dubbi a proposito della posizione dell’Augure nell’istante di questa ripartizione spaziale. Dagli scritti di Marrone e Livio si desume che il sacerdote stava con il volto rivolto a sud.. Un altro autore, il romano Frontino, che si occupava anche d’agrimensura, sosteneva invece che l’augure, rivolgeva il volto ad ovest. Fatto stà, che tutto ciò acquistò un importante valore rituale, e che lo storico Servio (IV -V secolo d. C) ricorda che era vietato farlo, con la sola mano, ma che era indispensabile terminarlo per mezzo del Lituus, cioè il bastone sacro dei sacerdoti. Da ciò sicuramente deriva l’abitudine romana di delimitare con esattezza i confini, ricordata negli scritti latini come Conrectio, che sicuramente fu ereditata da questa antica pratica degli etruschi ed applicata all’agrimensura. Sul Colle Capitolino veniva adorato il Dio Terminus nume tutelare delle pietre di confine, la cui forma era quella di un sasso, che era collocato in un tempio, che presentava il soffitto aperto verso il cielo, affinché il Dio potesse dilatare il suo potere all’universo, o ponesse un confine al mistero. Ma a parte questa dotta spiegazione, il culto, com’è risaputo aveva nella realtà una sua ben precisa attuazione terrena.

Non si può certo dare credito a chi sostiene che gli Etruschi prima e i Romani dopo, attribuissero un impegno enorme nel disegnare quattro assi diretti verso i punti cardinali solo per onorare un rito.

Il Tempio (Templum) mostrava certamente altre funzioni oltre a quelle religiose, che si manifestano proprio dallo studio della suddivisione del cielo fatta dagli Etruschi. Vediamo di capire un po’ di più della loro scienza astronomica, per spiegare tutto questo.

continua........

 
 
 

GIOCO LETTERARIO

Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer

INCIPIT

 clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto

ho scritto anche:

 LA FINE E L'INIZIO

e per la serie RACCONTI BREVI:

HIRUMINA IL PERUGINO

DEUXIPPO (prima parte)

DEUXIPPO (seconda parte)

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DEUXIPPO (ultima parte)

L'INFAME (prima parte)

L'INFAME (ultima parte)


 

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"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)

"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)

"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)

"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)

"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)

" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.

"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato

 

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POETA ESTEMPORANEO

In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco

Il reperto archeologico

Riuniti insieme, un gruppo di signori

stavano discutendo di un oggetto

un giorno appartenuto ai padri etruschi.

Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:

-La mia giovane eta', non mi consente

di pronunciarmi il primo e francamente

ammetto che non ci capisco molto.

Il dottor Caio esprime il suo parere

dicendo-Per me, questo è un utensile

che usavano gli etruschi,

per servire vivande sulla mensa

D'altro parere il professor Sempronio

e in questo modo dice il suo giudizio:

Questo per me, è un vaso da ornamento

che serviva su un mobile di lusso

a contenere fiori profumati.

Infine il professor Tal dei Tali:

Con questo afferma usavano gli antichi

nelle grandi e solenni cerimonie

offrire a gli dei superi d'Olimpo

e il loro sacerdote in pompa magna,

libava e alzava questo vaso al cielo;

quindi spruzzava santamente l'ara,

del vin pregiato in esso contenuto.

-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-

la Sua tesi convince, professore.

Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi

in permesso quassu' dai Campi Elisi.

Si fermarono ad osservar la scena.

-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno

quelle persone riunite insieme?

-Non so',non saprei dirti veramente;

non riesco a comprendere il dialetto,ma

quel che sembra un tantinello strano

è, che stan discutendo con passione,

tenendo un nostro orinalaccio in mano.

 

 
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