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Premetto: sono laica. Da laica, nutro il massimo rispetto per quanti coltivano, differentemente da me, una concezione religiosa dell'esistente. Da laica, ho cura del mio mondo spirituale, solo che preferisco non rivestirlo di valori religiosi. Riguardo alle polemiche scaturite dalla decisione della Corte Europea sui diritti umani, quella di non ammettere il crocifisso nelle aule scolastiche, ho poco da esprimere: solo una breve riflessione. Credo che chi coltivi un'autentica fede religiosa, non debba sentirsi depauperato dalla negata visibilità, in un luogo che non è un luogo di culto, di un simbolo, tutto esteriore, del proprio credo religioso. La passione di Cristo, simboleggiata in una croce, a mio parere non viene annullata, in quanto evento di fede, dalla sua mancata esibizione in un oggetto materiale. Ritengo che quanti hanno posto fede nell'evento, abbiano consegnato tale fede in se stessi, nel nucleo delle proprie convinzioni profonde, per testimoniarne la forza di evento spirituale con il loro comportamento quotidiano. L'idea di comunità, che è alla base dell'adesione al Cristianesimo, viene comunque fatta salva dal luogo deputato alla vita e alla perpetuazione della comunità, che è la chiesa. La scuola, in quanto comunità civile, che accoglie nel suo ambito diverse etnie, diverse religioni, professioni di fede e professioni di ateismo, in quanto espressione della multiculturalità che è propria della società di cui è inserita, non è il luogo deputato ad accogliere un oggetto che è la mera significazione materiale di una professione di fede che va testimoniata altrimenti, nel comportamento fattivo, e in altro luogo, appunto, quello di culto. Diverso sarebbe negare a un membro della scuola la professione della propria fede, ma non è questo il caso in oggetto. Corollario: mi pare che l'importanza data ai segni materiali di un portato spirituale, cresca di pari passo all'impoverirsi del portato spirituale stesso. Meno si coltiva autenticamente un valore, più aumenta la necessità di aggrapparsi al simbolo materiale di esso. I comportamenti, quelli sì, sono significativi. Mi piacerebbe che quanti urlano allo scandalo, fossero più coerenti nella testimonianza che rendono quotidianamente, dei loro valori religiosi, attraverso i comportamenti fattivi. Comportamenti dai quali, fatte le dovute eccezioni, non mi pare trasudi quel sentimento di Amore, che pure è alla base del portato di valori spirituali di cui sembrerebbero voler dare una testimonianza tanto fervida. Cristo, a quanto ne so io, non era intollerante. Accoglieva chiunque si presentasse in pace. Con qualcuno, però, scatenò la propria furia. Con gli ipocriti. E i mercanti del tempio. Almeno, così mi pare. Punto. E basta.
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io vedo in questa storia soltanto una somma di tentativi di rivalsa personale, da una parte quelli che sembra vadano in giro con una falsa via crucis perenne e dall'altro lato coloro che con la scusa della libertà non trovano altro che prendersela contro dei simboli storici del nostro paese. Se siamo veramente uno stato laico, o si mandano via i professori di religione (altri disoccupati), o si cambia la materia Religione in Storia delle religioni. Per il crocifisso, dove si vuole mantenere, basterebbe mettere il semplice simbolo della croce senza la stilizzazione di Gesù.
La verità cara Cinzia è che alla maggioranza della gente che si occupa di queste cose ...e di "queste cose" fa bandiera... in un senso o nell'altro, delle persone non importa proprio nulla, né dei sentimenti, né della libertà, né del credo: a loro importa solo creare il caos, grazie al quale in fondo resterà tutto com'é ovvero sbagliato. Cambiare per non cambiare, un po' alla "Gattopardo" ....
Scusa del lungo discorso, capita sempre e solo nel tuo blog ;-)
Un bacio,
Fabrizio