Rubra domus

In dispari

In dispari...

La libertà è partecipazione

Comunque si sviluppino gli eventi, la Grecia ci ha insegnato qualcosa.

E, prima di insegnarci qualcosa, ci ha ricordato qualcosa.

Che la carne dell'Europa non è la moneta.

La carne dell'Europa sono i popoli, i loro bisogni, la loro sofferenza, il loro coraggio, la loro

dignità.

La carne dell'Europa ha una voce.

Fino a ora hanno parlato i capi di governo

Più degli altri, hanno parlato "alcuni" capi di governo.

Hanno, con la loro voce, sovrastato la voce delle popolazioni, ridotta a sussurro, a gemito, a lamento.

Una comunità sllenziosa e muta, cui era stata sottratta la parola, in nome di una sola ragione, quella contabile.

E la ragione contabile non ha mai parlato per le popolazioni, "in nome delle" popolazioni.

I Greci ci hanno ricordato che l'Europa è fatta di popolazioni, e che le popolazioni hanno una voce.

E hanno una dignità.

E, talora, hanno il coraggio di schierarsi dalla parte che sembra sbagliata.

Rispetto alla quadratura dei conti comuni, il rifiuto dei Greci a una nuova politica di austerità sembra un'eresia.

 L'Europa, tuttavia, non è un registro di contabilità.

L'Europa è fatta di popolazioni.

Ce l'hanno ricordato i Greci, con la loro scelta coraggiosa, che oltre alle ragioni della contabilità esistono le ragioni dei popoli

E se le ragioni dei popoli rimangono inascoltate, se i loro sacrifici rimandano ad altri sacrifici, e ad altri sacrifici ancora, se la loro sofferenza rimanda ad altra sofferenza, e ad altra sofferenza ancora, in nome della quadratura dei conti, ma non in nome della qualità della vita, allora significa che qualcosa, in "questa" Europa, va cambiato. 

Ci hanno ricordato che le decisioni vanno prese in nome dei popoli, prima ncora che nel nome della contabilità.

Ci hanno ricordato che l'Europa, prima ancora di nascere, era un sogno.

Era un sogno di libertà, ove la libertà nasceva  dalla partecipazione: dalla considerazione e dalla condivisione dei bisogni di tutte le popolazioni degli Stati membri.

Ritorniamo sempre allo stesso punto.

La Libertà.

E' partecipazione.

In dispari...

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Arcana

Le fate ebbero fili di rugiada

da cui trarre, finissime, le trine.

Un tempo.

Ove posano i passi,

i cercatori

sollevano la terra,

rianimata dal fondo

dal cammino di quelli

che andarono,

dimenticando i piedi

che avevano posato

sulla strada,

lo sguardo fisso

al cielo

il petto al sogno

che mai greve si adagia

ove cammini.

Le fate hanno dimora

ove confini sfuggano

allo sguardo

e s'apra ampia radura

tra le stelle.

L'esilio ha loro impresso

la pelle che è indurita 

sopra il cuore.

La terra senza amore

ha aggiunto peso

a peso

e non c'è vento

e non c'è passo che le rechi

fiato

per volare.

Non si solleva più.

Non si rinnova.

I passi sono quelli

di uomini pesanti

che avanzano

guardando fissi i piedi.

Macigni nel cammino.

I fiati ansanti e brevi

hanno seccato l'anima

alla terra, scevra di leggerezza.

Le fate ebbero fili da cui trarre

la brezza del mattino.

Un tempo.

Ora che incombe l'afa

anche il risveglio è greve,

come il sonno.