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a place called home

 

 

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Enea

Post n°322 pubblicato il 13 Agosto 2014 da lab79
 

Ti ho dato un nome e poco altro.

Un tetto ancora da finire di pagare, qualche vestitino di lana per quando fa freddo, e qualcuno di cotone per quando arriva l'estate. Ti ho dato un gioco a cui ti sei subito affezionato, e l'abitudine a macinare chilometri e a sopportarne la stanchezza, già ora che sei ancora così piccolo.

Ti ho dato un nome e una promessa, che tua madre ha subito appeso vicino alla finestra. E un letto bianco dalle sbarre sottili, perché tu non cada. E un veliero di carta appeso al soffitto, perché tu possa imbarcare i tuoi sogni ogni notte. E su quel soffitto ho disegnato le stelle, perché alla fine dei tuoi sogni tu possa ritrovare la strada di casa. 

Ti ho dato un nome e la segreta speranza che tu sia felice.

Ti ho dato un nome e le mie mani, che non sanno fare molto, ma quel poco lo fanno per te.

Come sollevarti in un gesto che ormai conosci, tanto in alto che non importa quanto grande il mondo sia, vedrai il mare.

 

 
Rispondi al commento:
manuelazen
manuelazen il 14/08/14 alle 00:21 via WEB
Non so se ti ricordi che due anni fa scrissi una serie di post dedicati a mio padre. Avrei voluto commentare questo tuo post con una specie di risposta; ma non potrei pensare d'essere nella testa del tuo bambino. Sono andata allora a cercare tra i post dedicati a mio padre ed ho ritrovato questa ninna nanna. Spero che non sia troppo triste... "Ninna nanna, uomo grande rimpicciolito e consumato dal tempo e dalla malattia. Ninna nanna, papà. Ninna nanna, uomo con le mani ossute per la magrezza, con le mani gonfie per il male arrivato al termine, con le mani abbandonate dentro le mia mani, con le mani inerti dentro la vita che scivola via, con la mani che rinunciano ad afferrare il futuro, con le mani che abbandonano la presa sulle mie, con le mani che s'impiastricciano nella tela di ragno del sonno senza fine. Ninna nanna. Ti lascio una carezza su quelle mani troppo grandi per le mie, che non sono riuscite a trattenerle ed impedire che te ne andassi, una carezza per quelle tue mani che sono rimaste impresse sulle mie con il loro calore anche quando erano fredde e dure, sembravano di cera. Ninna nanna, papà, dormi nella tenerezza, che, negli ultimi giorni, tutti ti abbiamo riservato, cullato, coccolato dal sorriso e dal pianto. E tutto hai accolto. Ninna nanna. Papà.
 
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