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Alla fine dell'estate, resta di una vita la colpa di non aver saputo fare la differenza. Di essere troppo lontano dalle cose, troppo distratto dai riflessi cangianti contro le pareti di vetro dell'acquario, troppo assonnato nel tepore del mio mondo, accoccolato nella soffice coperta di benessere che mi viene offerta, al modico prezzo della mia anima.
Alla fine dell'estate non resta niente.
Solo un bambino addormentato sulla spiaggia a sognare un mondo migliore, con gli occhi chiusi contro la terra, la testa verso il mare, infine giunto alla terra promessa, accolto tra le braccia di un uomo che non ha nome, che è solo l'espressione di un mondo ordinato nelle sue norme, anche se ingiuste e contraddittorie. Un uomo che non versa lacrime, non ne ha e a nessuno importa, delle sue lacrime. Tra le sue braccia lo culla per non interrompere i suoi sogni, che sogni ancora le stelle sul mare, come quelle che sogna mio figlio quando la notte dorme, ed io dallo spiraglio della porta lo sfioro con lo sguardo per un'ultima volta, prima di andare a fare la guardia ai sogni altrui. Mio figlio che ha gli stessi lineamenti: le stesse mani morbide che tastano il mondo, la stessa pelle appena dorata dal sole, gli stessi capelli ribelli quando esce dal mare, nella meraviglia dei suoi due anni. Le stesse scarpette con cui camminare sul mondo, passo a passo, come a misurarne la grandezza.
Alla fine dell'estate resta soltanto questo.
E non c'è giustizia al mondo, né ingiustizia, che possa cambiare questo. Non vi è guerra fra bene e male, tutto questo accade, semplicemente. Lo so: pensieri profondi vi spingeranno ad inorridire, a dire che non è giusto, che bisogna che si faccia qualcosa. Obiezioni altrettanto solide vi si opporranno, vi diranno che non è nostra responsabilità, che non ci si può prendere carico di tutto, che bisogna prima pensare a casa propria. Le vostre rispettive ideologie vi faranno da supporto, le vostre rispettive morali vi daranno conforto.
Ma avete torto.
Non vi è conforto nel mondo. Non vi è speranza, né morale celeste a guidarlo. Non vi è bene supremo, non vi è male assoluto. C'é solo la scelta: Fare qualcosa perché le cose accadano, oppure perché non accadano. Alla fine dell'estate, resta soltanto questa scelta da compiere. Ma non temete, c'è una salvezza: Possiamo non scegliere. Possiamo continuare a fissare i riflessi cangianti contro le pareti dell'acquario, in ascolto del rimbombo attutito del mondo al di là del vetro, come in un sogno da cui non ci riusciamo a svegliare.
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