Creato da lab79 il 05/02/2010

TheNesT

a place called home

 

Messaggi di Marzo 2014

Me stesso ancora una volta

Post n°289 pubblicato il 29 Marzo 2014 da lab79

Cerco di riannodare i fili che mi tengono legato al me stesso di qualche tempo fa. Quello che sembrava perso nel buio dell'inverno. Intreccio i fili che si sono spezzati, alla luce di albe che erano d'autunno e ora sono primavera, alla fine di notti che non sembrano più eterne. E se anche il termometro non sale ancora, il ghiaccio si è ormai ritirato dalle strade, e nel bosco che attraverso la mattina già si intravedono le prime gemme delle foglie spuntare dalle cortecce umide degli alberi. Un'ultima stella luciferina albeggia precedendo il sole, oltre la porta di vetri che mi separa dal mondo. I minuti si consumano, io mi perdo in pensieri che non dovrei, ma già la mia coscienza bussa, richiamandomi all'ordine di diventare di nuovo il me stesso migliore che ho.

 
 
 

WH47'5 TH3 DR0N3 1N TH3 41R T0N173?

Post n°288 pubblicato il 20 Marzo 2014 da lab79

Ho fatto una foto alla luna quand'era ancora crescente, lieto di sapere che quella stessa mezza luna illuminasse coloro a cui voglio bene, al di là del mare. Anche se lì era ancora ieri. Poi mi sono avviato, nel buio, verso un lavoro il cui senso si trova in un qualche punto della notte, dopo aver spento le luci del mondo e messo a tacere le coscienze. Ora come allora, indosso la mia divisa e ritto davanti alla porta, resto a guardia del sonno di chi mi circonda. Intorno, il ronzio delle macchine che tengono in funzione il mondo intanto che la gente dorme, e i loro sogni danzano insieme ai gatti davanti alla mia porta, in attesa che io, uno per volta, li lasci passare nel lato oscuro della terra.

I Gaer - Sigur Ròs (Hvarf-Heim, 2007)

 
 
 

Una conversazione pubblica

Post n°287 pubblicato il 10 Marzo 2014 da lab79

 

Glasgow Love Theme - Craig Armstrong ("Love Actually" soundtrack)

 

-In questa tua fragilità che io definirei "profonda sensibilità " che risiede la bellezza delle cose che scrivi e che rappresentano "come sei"...vorrei quindi delle volte prestarti i miei occhi per offrirti la possibilità di guardarti al di fuori,vedresti cose di cui esser fiero...te lo scrive una persona che"usa"le parole solo con onesta''.

 

-"Vorrei gli occhi tuoi per vedere il mondo un'altra volta

 

Per essere sicuro di non dimenticarmi

 

Di te, e dei giorni vissuti insieme

 

E le tue mani le vorrei stringere di nuovo un giorno

 

Quando sarà tardi, e non avrò più sogni da regalarti

 

Soltanto per sentire che non ho vissuto in vano

 

Appena prima di svanire dal tuo cuore."

 

E dire che l'avevo scritto tanto tempo fa. (Usi parole che all'alba della fine dell'anno, non possono che scaldarmi il cuore. Grazie.)

 
 
 

Primavera

Post n°286 pubblicato il 08 Marzo 2014 da lab79

Sembrano passati secoli dai tempi delle primavere arabe, figurarsi i giorni della Rivoluzione Arancione in Ucraina. Sono ben altri ormai i presagi, questi giorni. Presagi che hanno il suono di altri tempi, come se più di vent'anni non fossero stati abbastanza per far fare uno scatto in avanti alla storia. Parole, ultimatum, piccole invasioni e fondamentali aggressioni, e nel caos sono interi popoli a sprofondare nei propri dilemmi irrisolti. Il tutto così lontano che quasi non sembra vero. Così vicino che al di là del muro che mi separa dai miei vicini di casa si respira l'angoscia per la propria famiglia, i propri amici, i propri ultimi averi rimasti in patria. Sembra essere passato tanto tempo da quando queste angoscie rievocavano esperienze vive nel cuore dei più vecchi, ma ora nulla è rimasto. Nessuno che ricordi e nessuno che condivida, perché in fondo a noi non ci riguarda, non è vero? In fondo succede tutto al di là del nostro zerbino, dietro l'uscio chiuso della nostra porta, e il rumore delle grida, se alziamo il volume delle nostre tv, non arriverà mai alle nostre orecchie. 

Finché una notte il fumo non passerà sotto la porta, e un po' per caso cercheremo le stelle in cielo, e non potremo evitare di vedere come s'alzano i roghi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampe, di colpo si fa notte, s'incunea crudo il freddo, la città trema...

 

Cupe Vampe - C.S.I (Linea Gotica, 1996)

 
 
 

Tutto e niente

Post n°285 pubblicato il 04 Marzo 2014 da lab79

Ti ricordi? Quando avevi venticinque anni, e ti sembrava già tanto felice la lontananza dalla tua adolescenza, e ti pensavi finalmente uomo. Magari non tutto d'un pezzo, non ancora. Ma un uomo, forte abbastanza da smettere di sognare. Ti ricordi?

E pensavi che in fondo non fosse che questo, diventare uomo: rinunciare ai sogni, e portare a termini i propri progetti. Una casa che non hai mai avuto, una famiglia che resti sempre insieme. Un lavoro che ti faccia sentire utile, e una coscienza di cui non doverti vergognare. La gioventù vera e propria finalmente alle spalle, i suoi tormenti domati, le sue ansie sedimentate in fondo al bicchiere che stringevi in una mano. 

Sono già passati dieci anni, e tutto e niente è ancora cambiato. Persino il mondo che va in rovina, e come Roma Eterna non finisce di andare mai in rovina: nei suoi resti risiede il fascino della storia ignota che si ripete continuamente, eppure ci resta incomprensibile. Tutto e niente è ancora cambiato, soltanto il ghiaccio si è sciolto nel bicchiere sporco, abbandonato vuoto in un angolo del bar. Adesso le mie dita guidano lo sguardo che sfiora le etichette sulle bottiglie di vino, prima di sceglierne una di cui dirmi soddisfatto.

Soltanto io, sono cambiato.

Ho camminato su queste strade fino a consumare le suola, svuotando passo dopo passo le mie tasche dei tanti gingilli accumulati, dei ricordi di cui non ho memoria e delle illusioni nascoste persino a me stesso, e li ho abbandonati alla corrente placida del tempo che è passato, convinto che questo fosse diventare un uomo.

Ma ora che di quei vagabondaggi non mi resta niente, e cammino leggero come la vita che mi è rimasta da vivere, realizzo che per diventare uomo non basta abbandonare i ninnoli dei propri desideri. Che neanche tanto lentamente devo franare, vedermi scivolare un pezzo per volta a valle e a quel pezzo devo rinunciare, abbandonarmi negli angoli dei vicoli bui finché di me non rimarrà niente, ad eccezione forse dei rimpianti.

 

 

Le passanti - Fabrizio DeAndré (Canzoni, 1974)

 
 
 

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