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Die letzten Tage zusammen

Post n°67 pubblicato il 26 Settembre 2009 da annaxxxxx

16:50. Qualcuno nella stanza aveva chiesto l’ora. Quanti anni sono passati. Tanti. Non sono mai abbastanza, non saranno mai abbastanza. In alcuni giorni e in certi momenti io mi sento ancora lì. No, non è esatto, in alcuni momenti SONO ancora lì e vorrei tuffarmi nel nulla, riprenderti e riportarti con me…

Non mi ricordavo di aver visto mai un’alba prima, forse era successo e non me ne ricordavo. Certamente mai mi era apparsa così bella e lo era davvero. Così come mai mi era successo di vegliare sulla notte difficile di qualcuno. Eppure quelle albe io me le ricordo come le più belle che ho visto nella mia vita, ricche di rosso e violetto, azzurro e blu scuro, persino il giallo mi ricordo che c’era. E c’era silenzio, sul mare che vedevo da lontano colorarsi di aurora, così da lontano come era quella camera d’ospedale. Guardavo lei, volevo che si alzasse improvvisamente a donarmi uno di quei sorrisi suoi e allegra e serena com’era gioisse con me di quella giornata che sarebbe cominciata. Più non avveniva e più mi prendeva la rabbia impotente. Stavo lì, più dentro che davanti a quel letto. Una manciata di speranza era quasi tutto ciò che mi era concesso dalla vita in quel momento. Prima o poi si sarebbe pure alzata da quel letto, prima o poi sarebbe tornata con me e mi avrebbe donato coi modi gentili la sua concezione fiabesca della vita, un racconto leggero e candido che non finiva di stupirmi e incantarmi. Ma il dolore urlava dentro, gridava che mi avrebbe lasciata. Giaceva davanti a me, pesta di un’operazione devastante, un carro armato le era passato sul ventre.

L’alba. Stavo ancora lì, frastornata dalle bastonate di quei giorni, guardavo colori mai visti sul mare e pensavo: “Non è possibile non sta succedendo a me non è lei in quel letto è bella l’alba e sono semplicemente venuta qui a vederla." E poi… poi è andata come poteva andare. Complicazioni, i valori vitali calavano, il recupero impossibile. Alle 16:50 di quel giorno di settembre l’ho guardata per l’ultima volta. Mi sono guardata in lei per l’ultima volta. Ci separavamo per sempre. Quell’ora vorace e precisa mi rivelava un abisso enorme di distanze, con un taglio netto staccava il filo che teneva insieme i suoi sorrisi e la mia felicità. Sapevo già che li avrei cercati ovunque, gli occhi consapevoli dell’inganno ma illusi ad ogni istante. Ora si  confondevano i colori di cinque albe viste da quella stanza insieme col buio che mi sembrava fosse calato su tutto. Poi la notte stessa ci fu una forte scossa di terremoto, nel sonno agitato e breve compresi che la terra  stava creando un posto sufficientemente grande per accogliere Lei.

Nel mio cuore di metallo c’è una casa di favola, io sto con lei, la morte non esiste o comunque non ci può separare. Nel mio cuore di nuvola una Fata veglia su di me, per sempre. Verrà l’alba in cui ti accarezzerò. Sarà la più bella.

 
 
 
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