LA COLPA DI SCRIVERE

Nota scritta ai piedi dell’arcobaleno

Insomma, il nostro lavoro l’abbiamo fatto, e anche bene. E sabato 10 maggio 2014, nei locali della Spriral Movement di Sibari, è nata la nuova creatura de La Colpa di Scrivere: Una Parola Scavata (la prima volta e le altre). Un itinerario, che senza immaginare nulla, cerca di penetrare il mondo dell’autore, partendo dalla sua prima scrittura, per arrivare al presente.

            Senza tenere in considerazione alcuna la notorietà del protagonista, che viene messo al centro dell’attenzione, per interrogarlo e permettere  a chi lo ascolta di interrogarsi. Un gioco semplice, forse crudele, ma forse l’unico che si può giocare, nel mondo troppo astratto e imbalsamato della letteratura e dell’arte. Cremazioni premature ne ho viste tante, vento di bufera e invidia e vanagloria, ne ho respirato molto, rimettendoci giorni, famiglia, amori, amici. Ma non importa, non importa, non importa. Alla Colpa di Scrivere, si respira vita e libertà.

            Nessuno ci credeva e qui evito i dettagli, ma alla fine, senza nemmeno tanto sforzarci, abbiamo riempito la sala, e qualcuno è rimasto in piedi e qualche altro è rimasto fuori. Abbiamo raccolto gli applausi, abbiamo riunito persone eccelse, non abbiamo annoiato, e abbiamo potuto ascoltare l’esperienza di vita e di poesia di Mihaela Talabà, che ha incantato con la sua fabula ricca di umanità, semplicità, vita vissuta.

            E a questo punto dovrei ringraziare i partecipanti alla manifestazione. Forse lo farò tra dieci parole. Intanto parlo un po’ della Talabà, poetessa italo-romena (anche se lei preferisce “rumena” e non sto qui a dire delle lunghe discussioni sul cambio di quella “o” con una “u”). Autentica donna architetto della parola, che da sempre (terza elementare, giusto per  indicare una data di riferimento) si confronta con la parola e la poesia, e presto, troppo presto scopre che questo suo amore disturba anche i potenti, solo perché, lei bambina, si è permessa di scrivere di un uccellino in gabbia: Ceaușescu, che sicuramente leggeva per diletto e per passione, tutti i giornalini scolastici del suo “regno”, le manda in casa la polizia, preoccupata di quell’uccellino di fantasia.

            Basterebbe solo questo, per fare desistere chiunque, ma Mihaela è curiosa, cresce, si rafforza, va avanti, continua a scrivere, qualcosa conserva, qualcosa butta via, approda in Italia, dove ha scoperto la lingua più bella del mondo, e vuole impararla, padroneggiarla. E mi sembra che sia abbastanza, per costruire una vita e costruire tante vite, che le sue parole sfiorano.

            Mihaela Talabà, ha una particolarità: conosce la vita, ma come una bambina vuole conoscere, scoprire sempre di più, e in questo suo andare sempre più lontano e senza fine, non perde la capacità di vivere e stupirsi, e qualunque cosa fa, dice, scrive, coinvolge gli spiriti liberi come lei, senza mai annoiare, ben sapendo che la noia, in arte e letteratura, è l’unico peccato possibile.

 E questa sua ricerca, la porta a recuperare coraggiosamente la tradizione, ma con naturalezza prova gli sperimentalismi più arditi. Dico questo, per sottolineare che non a caso è approdata alla Colpa di Scrivere, che non cerca vati, ma persone vere, anche se il caso ha fatto incrociare le due strade, complice involontaria Anna Lauria, altra scrittrice colpevole, anche se lei non lo sa, che ci invita entrambi alla Giornata Mondiale della Poesia, e Emanuela Fragale, che affida a me e a Mihaela la sua poesia, per essere presente almeno con le sue parole, a quella festa della poesia, che quando inizia primavera, Anna Lauria, in qualità di referente UNESCO, ogni anno organizza, e qui forse conviene smettere di parlare di Mihaela Talabà, crisantemo vestito d’arcobaleno, e fare qualche ringraziamento, anche se le dieci parole che avevo immaginato, sono ampiamente superate.

Ringrazio chi ha creduto nella nostra iniziativa, chi non ci ha creduto e ha sottovalutato la forza della purezza, di chi cerca libertà e non la vana, inutile notorietà. Faccio un piccolo elenco in ordine sparso: Carmela Dromì, Luigi Maffia, Paolo Pellicano, Antonio Michele Cavallaro, Mario Brigante, Gianni Mazzei, Piero De Vita, Marzia Diodati, Caterina Di Mare, Ugo De Biase, Serena Guzzo, Raffaella Maritato, Romilda Ciardullo, Pasquale Montalto, Alice Pinto, Dante Maffia, Luigi Bruni, Salvatore Genovese, Sara De Bartolo, Francesco Garofalo, Carmelina Milano, Angelo Canino e la sua signora, Griselda Doka, Dino Selvaggi, Mena Ferraro, Nuccia Benvenuto, Valeria Greco, Franco Maurella, Giovanni Papasso, Giuseppe Martire, grazie. E grazie ai colleghi e alle colleghe dell’ufficio e a tutti quelli che ho dimenticato.

A parte ringrazio Mimmo Aloise, che ci ha regalato la bellezza dei suoi quadri, Filomena Minella Bloise che ci ha regalato il sentimento magico della sua voce, Roberta Pugliese che ci ha regalato il suo canto infinito e Rosetta Capolupo, che ci ha regalato l’impossibile, facendo magie con la sua arte grafica. E ringrazio anche tutti i curatori de il pieghevole e Giovanni Spedicati, che spesso mi permette di coinvolgere la sua Molgolfiera, senza nemmeno avvertirlo.

Ma tutti insieme ringraziamo Mihaela Talabà, che a mio giudizio modesto o autorevole, sta inventando il futuro della poesia e si è prestata al nostro gioco, spietato quanto basta, per uccidere la noia ma non il poeta vero.

Continueremo a scavare nella parola e se al primo incontro del 10 maggio ne seguiranno altri, questo io ancora non lo so, ma sogno di andare a scavare nella prima parola di Maurizio Sbordoni, Anna Boschi, Anna Toscano, Maria Pina Ciancio, Monica Maggi, Alina Rizzi, Carla Montagna e tanti altri. Tutta gente che con la parola sa giocare quel gioco inutile ma imprescindibile, che poi definiamo letteratura, o poesia, o arte. In fondo sognare non costa niente. Ma quando i sogni si realizzano, il mondo rivive, e solo questo conta. Il resto serve a poco e scivola via nel fiume senza sbocco, e si sa che acqua passata non macina mulino.

Sibari 23 maggio 2014