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Messaggi del 14/04/2014

DANTE MAFFIA, Il poeta e la farfalla, Roma, Lepisma Edizioni, 2014

Post n°659 pubblicato il 14 Aprile 2014 da scrittocolpevole
 

il poeta e la farfalla

 

DANTE MAFFIA, Il poeta e la farfalla, Roma, Lepisma Edizioni, 2014

 

  “Sei troppo bella / e sento la tua bellezza / come un carro armato / che mi attraversa il cuore”. E’ uno dei tanti incipit delle poesie di questo libro interamente dedicato all’amore, ma non l’ho scelto a caso, perché è dalla bellezza della donna che scaturisce il fiume immenso e ininterrotto dei versi di Dante Maffia. Una bellezza che subito cattura il poeta e lo trasporta nella dimensione onirica, al punto che anche la realtà del quotidiano assume toni di sogno.
La bellezza vera o presunta, comunque sentita a accarezzata, posseduta e partecipata con tale slancio da dare l’impressione che l’intero mondo si sia rivestito a festa e corra incontro all’innamorato.
Fin dalle prime pagine si avverte che la sostanza del poeta è diventata d’altra natura da quel che era, fin dall’inizio si ha la certezza che le cose sono percepite in maniera diversa da come erano percepite prima dell’innamoramento. L’effetto dunque è deflagrante, scompiglia l’assetto della vita, muta le circostanze d’ogni giorno e assegna a ogni gesto un alone magico che prima non esisteva.“Oh, ancora di più ti sento / nave che salpa verso nuove terre, / canto di sirena”.
Come si può vedere, anche se soltanto da due brevi esempi, gli ingredienti della lirica amorosa, a cominciare da quella stilnovista e arrivare a quella dell’Ottocento romantico, ci sono tutti. Poesia dopo poesia potrei fare un elenco dei luoghi comuni che Maffia adopera. Allora dove sta la novità e dove sta la bellezza del libro se novità e bellezza ci sono?
“Per un attimo ho creduto / che le parole dell’amore / si fossero esaurite / e ci sono rimasto un po’ male, / perché non mi va di ripetere a vuoto / e con malizia ti amo, / c’è il rischio che a forza di sentirlo / tu prenda solo il suono / e non la sostanza / che è fatta di secoli, / di antiche monete / coniate al fuoco dell’insensatezza / più meravigliosa / resa perfetta dagli incontri”.
Ecco, la paura che le parole dell’amore possano esaurirsi. E’ possibile? E’ possibile che sia stato tutto detto e ridetto e ormai non ci sia più possibilità di aggiungere un granello?Il poeta non accetta la chiusura, sarebbe come accettare che il mondo non abbia più risorse e che debba vivere ormai dentro i parametri che la Storia, con lettera maiuscola o minuscola, ha stabilito. E allora ecco la rincorsa per buttare all’aria tutto ciò che è avvenuto, o meglio, di non tenere conto del passato e leggere soltanto nella propria anima indifferente agli altri, anche se con un enorme peso storico. Così Maffia ripronuncia le solite parole di sempre, quelle che l’amore ha consumato e reso inerte, offeso e imbalsamate in teche ormai ammuffite. Raschia la ruggine dei verbi, come ebbe a scrivere in una sua bellissima poesia tempo addietro, ritinteggia un aggettivo, posiziona una frase con attenzione, ma soprattutto immette energia nuova in ogni espressione, tanto che si ha l’impressione che niente mai sia stato detto prima.
Certo, in un’operazione del genere c’era il rischio, un grande rischio, di impantanarsi e di impigliarsi nelle genericità. Rischio superato alla grande perché questo amore di cui si parla gronda di vita vera, è un incendio infinito, una possibilità di rinverdire tutto. “Io sono il buio e tu la luce”… non è un sottrarsi, ma un riconoscere e sul riconoscere Maffia fa sentire la sua voce ferma, il senso profondo di una felicità affacciata sullo strazio.
Credo che sia in ciò la grandezza di questo libro: l’aver saputo, innanzi tutto, darci attimo per attimo la consistenza di una felicità senza confini però con sul capo la mannaia  della fine che era già intrinseca nel principio.Eppure non appaiono contraddizioni, i baci, le carezze, gli incontri consumati in totali abbandoni non tengono conto della morte in agguato. Ne denunciano la presenza, ma non in senso leopardiano, soltanto come un’ala staccatasi dal corpo della farfalla che però vola, continua a volare inconsapevole.
Non so quanti poeti oggi ci siano che sappiano trattare un argomento così consueto e irto di difficoltà con la leggerezza e, perché no?, la purezza di dettato con cui Dante Maffia l’ha fatto. Perfino quando Maffia entra nell’eccitazione erotica e alle parole assegna vibrazioni evidentemente carnali, noi sentiamo la freschezza del sogno, il fruscio delle ali della farfalla: “Non sapevo che esiste un posto / dove sono conservati i miti / e i fulgori dei bambini / e le processioni dei gechi / che mettono angoscia a guardarli / sui muri screpolati delle case. / Mai sentito così protetto e sereno, / così completo, / così pieno di vita. / Il caldo del paradiso / un’aggiunta d’incanto”.Sì, hanno ragione i tanti critici che si sono occupati di questo inesauribile testo, si tratta di poesie tra le più belle mai scritte sull’amore, soprattutto perché non fingono mai e anche perché, come scrive Giuseppe Lo Castro nella bella Prefazione, “anche l’amore e le donne sono tema e musa della rinascita stessa della poesia, sfidata a  superare i propri limiti per dare conto di un intimo così urgente”.
Insomma, un libro d’amore che diventa anche indagine dei comportamenti della donna, che diventa analisi di generazioni a confronto, che ha saputo rileggere lo stato d’animo del vecchio che si piega sulla giovane donna con assoluta lealtà, che ha saputo intravedere, fin dalle prime righe, che la lealtà non è mai un valore e non è mai rispettata. I fili sottili della psicologia dei due personaggi sono messi in controluce ma senza alcuna pretesa di giudizio, al punto che la vicenda amorosa è sempre detta con estrema e piacevole allegrezza. Anche nella tristezza del distacco, anche nella povertà dell’addio mai quantificato nella sua pienezza di deserto.
Scaglie di accensioni, minuzie di vibrazioni, luci che si accendono e si spengono e tante altre cose, senza interruzione trattate dalla mano di Dante Maffia che riesce a darci la pienezza di ogni minima sfumatura con un linguaggio che è davvero limpido e lieve come il volo di una farfalla.

 

ALFREDO BRUNI

 
 
 

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Un nuovo foglio di letteratura e arte nasce in Calabria, frutto della collaborazione tra Giovanni Spedicati, editore della Mongolfiera, Maria Credidio, responsabile della Biennale di Arte Contemporanea Magna Grecia di San Demetrio Corone, Salvatore La Moglie, scrittore, Gianni Mazzei, narratore, saggista e poeta, Salvatore Genovese, scrittore e poeta, Paolo Pellicano e Alfredo Bruni, de La Colpa di Scrivere.

 

Il comitato dei curatori è composto da: Mimmo Aloise, Alfredo Bruni, Romilda Ciardullo, Salvatore Genovese, Gianni Mazzei, Paolo Pellicano.
 

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