come le nuvole

Post N° 361

“Ci si mette molto tempo per diventare giovani” (Pablo Picasso)

Ciao a tutti.

Anche quest'anno è arrivato il momento della disintossicazione forzata da blog. 

Potendomi, infatti, connettere solo saltuariamente accetterò, con cristiana rassegnazione, le sofferenze che scaturiranno dalle prevedibili crisi di astinenza da tutti voi, miei blog amici. 

Ma tornerò, e i miei post saranno più belli e più forti che pria (bravo! grazie!).

Farò, di questa mia consapevolezza, motivo di conforto e consolazione mentre porterò avanti, con l’abnegazione che mi caratterizza, il duro lavoro del vacanziero. 

In questo frangente non posso esimermi dal riflettere su come, il ripetersi delle stagioni, e degli usi e costumi ad esse legati, dia un senso di ordine alla nostra vita, ma ci renda anche consapevoli del trascorrere del tempo, che passa sempre uguale a se stesso e nel contempo eternamente diverso, perchè mutano le caratteristiche della nostra esistenza.

Trascorse sono dunque le estati che hanno visto una Carpedine piccola, immersa in un mondo lento ed arcaico, fatto di altalene sotto giganteschi alberi di gelso nero, in balia di nonni che compravano minuscoli coni gelato da 10 lire.

Lontane quelle che la  immortalavano adolescente, un po' annoiata, riarsa dalla voglia di vivere intensamente ogni singolo istante e per questo, perennemente in lotta contro un tempo caparbio, ostinato nel suo scorrere pianamente, in combutta con dei genitori apprensivi.

Passate le estati intessute di rinunzie e gioie, costellate di pappine e creme a schermo totale, bagnasciuga, e coprifuoco tali e quali a com'è in uso nei pollai (insomma si andava a letto presto), ma anche ripiene dei primi entusiastici approcci con l'acqua di mare, di capellini fini fini che imbiondivano al sole e di profumo di borotalco.

Il tempo, da un certo momento in poi, ha cominciato, progressivo ma inarrestabile, a scorrere sempre più tumultuoso, sempre più veloce.

Non finivo di accogliere compiaciuta la calda estate, che mi ritrovavo ad addobbare l'albero di Natale, per poi essere catapultata al saggio di fine anno scolastico di mia figlia ed era di nuovo, incredibilmente, estate.

Ancora adesso sono in viaggio su questo tempo accelerato, in cui sarebbe bello poter avere giornate di 48 ore , per  metterci dentro tutto quello che desidero e voglio.

Ma è subentrata, da un pò, anche una sottile ed inquietante consapevolezza: che stò vivendo un momento speciale e prezioso della mia esistenza, per cui farei bene a non lamentarmi troppo.

Presto, così come agli albori della mia vita, il tempo ricomincerà a rallentare.

Le mie giornate, progressivamente, saranno sempre meno dense e piano piano, quasi senza parere, mi ritroverò leggermente annoiata a desiderare che il mio tempo scorra un po' più vivace e sia di nuovo pieno di impegni inderogabili e priorità indefettibili.

Poi,  misericordiosa,  rimarrà solo la serenità di colei che vive senza più programmi ne progetti a lungo termine, dimentica e dimenticata dal tempo, propria di chi dondola su di una altalena, sotto un gigantesco albero di gelsi neri....aspettando che arrivino a riprenderla i nonni.

                                         E già!