DarkSoul

La mia vita dopo la tossicodipendenza

 

ORA SONO LIBERO

Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.

 

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Messaggi di Febbraio 2015

Prima della dipendenza, la normalità

Post n°198 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da mygangsta

 

Io, da giovanissimo, sono caduto nel tunnel delle sostanze. Mi mancava qualcosa? No. Avevo una situazione difficile alle spalle? No. Eppure quella roba mi ha lusingato, mi ha promesso un paradiso artificiale dove non avrei conosciuto stanchezza, fatica, pensieri cupi ma dove avrei trovato divertimento, forza, capacità di stare sveglio per notti intere a divertirmi, spensieratezza, leggerezza...

Ma com'ero io anche soltanto il giorno prima di iniziare? Com'era un ragazzo come tanti che ha ceduto alla falsa promessa bugiarda e folle delle sostanze? Assolutamente un ragazzo come tanti, in ottima salute, che andava a scuola e a cui piaceva studiare, che viveva in una famiglia unita, che piaceva alle ragazze, che amava disegnare, che giocava a tennis col papà, che amava scherzare.

Un ragazzo che aveva sogni e progetti, che gioiva anche delle piccole cose, che non conosceva il dolore che, da lì a poco, avrebbe procurato a se stesso e ai familiari.

Un ragazzo che ha sottovalutato qualcosa con cui non si scherza e che, così, si è ritrovato, negli anni, dentro a un tunnel da cui l'uscita sembrava scomparsa.

Dentro il tunnel della dipendenza cambiai moltissimo, sia per l'effetto delle svariate sostanze sia per le esperienze forti e dolorose provate. Anni bruciati nella polvere bianca, sprecati in un mondo a sè stante, in cui le sostanze vivevano al mio posto.

E ora, dopo la dipendenza, il dolore fisico e mentale, crude esperienze che lasciano il segno, la lotta per uscire dal tunnel, cosa mai è potuto rimanere di quel ragazzo? Non è semplice rendersi conto che ben poco è rimasto di lui, della sua spensieratezza, della sua gioia, del suo sorriso.

Ora io vivo con ricordi difficili, con immagini crude impresse davanti agli occhi, con senso di colpa e incubi. Quando conosci il dolore il suo eco rimane.

Ma sono riuscito a salvare qualcosa di lui. I sogni, i progetti, la forza di volontà, la personalità, gli interessi. Un ragazzo che ha combattuto mostri e demoni e che, inaspettatamente, è sopravvissuto alla battaglia da lui stesso, stoltamente, ingaggiata. E che non si lascia scappare questa seconda possibilità.

Certo è che, se tornassi ora nel passato, direi a quel ragazzo di fuggire da quel pomeriggio di luglio, di tornare a casa, di non accettare con leggerezza l'inizio del tunnel.

 
 
 

Riflettere con una canzone

Post n°197 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da mygangsta

 

 

Oggi un collega mi ha fatto ascoltare questa canzone. Non la conoscevo, io ascolto da sempre soprattutto il mio amato metal. Però mi è sembrata carina e, come faccio sempre quando una canzone mi interessa, vado a leggermi il testo.

E, che dire, l'ho letto ora e questo testo rappresenta, in un certo senso, ciò che ho fatto io ai miei genitori con la storia della droga. Ci sono alcuni passaggi e frasi che potrei benissimo dire io a loro.

"So che ho preso il sentiero che non avreste mai voluto per me
So che vi ho deluso, non è vero?
Così tante notti insonni
Dove voi mi aspettavate svegli
Beh, io sono solo uno schiavo nella notte
Ora ricordate quando vi ho detto che sarebbe stata l’ultima volta
Ricordate quando vi ho fatto scoppiare in lacrime
So che ho preso il sentiero che non avreste mai voluto per me
Vi ho fatto passare l’inferno in tutti questi anni

Ho girato il mondo e nemmeno nei miei sogni più selvaggi
Sarei tornato a casa di corsa da voi
Ho detto un milione di bugie

Ora ricordate quando vi ho detto che sarebbe stata l’ultima volta
Ricordate quando vi ho fatti scoppiare in lacrime
So che ho preso il sentiero che non avreste mai voluto per me
Vi ho fatto passare l’inferno in tutti questi anni

E vi prego credete a loro quando dicono
che è tutto parte del passato...

Vi prego perdonatemi per ciò che ho fatto..."

 

Eh già, tutto può servire per far riflettere

 
 
 

Ricadere nel tunnel non è un dogma

Post n°196 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da mygangsta

 

Stavo riflettendo che, e lo dico per esperienza, c'è moltissima gente che dà per scontato che se hai fatto uso di stupefacenti una volta, allora un giorno ci ricadrai. Ti danno una probabilità del 80% di tornare nel tunnel.

Mi capitò di sentirmelo dire da psicologi (e non solo da quello, di cui ho già scritto, del buco nero), tanti psicologi e/o medici mi si rivolsero (e ancora si rivolgono se sanno dei miei trascorsi) non nascondendo il "se dovesse tornare a fare uso di stupefacenti...", mi capita di leggerne in giro e sentirne parlare.

Certo, anche io so di molti che, dopo un periodo più o meno lungo, hanno ripreso ad assumere sostanze. Può succedere, è vero e succede.

Io stesso ho temuto, il primo anno "dopo", di poterci ricadere. E non è facile, dopo averle provate, sentirsi al sicuro al 100% da certe cose. Temi che possa bastare un passo falso e che l'inferno possa ricominciare. Soprattutto se, come me, hai provato un bel po' di sostanze, mica una sola. E se sei arrivato a pochi centimetri dal limite.

Ma non è un dogma. Non è una condanna. Non è detto che debba per forza accadere. Non è scritto da nessuna parte.

Eppure per l'immaginario collettivo sei sempre in forse. E prendo a esempio, tra i tanti, il padre di lei. Oltre a essere pesantemente infastidito dal mio passato in sè (e lo capisco, si arriva al peggio) il suo pensiero fisso è che io, un giorno o l'altro, magari tra pure dieci anni o più, possa ricominciare, distruggendo la vita della figlia e della famiglia. E a questo pensiero granitico è dovuta la sua feroce opposizione a un'eventuale relazione tra me e lei. Prima di sapere del mio passato, invece, era molto contento di me.

 

Certo, sono questioni delicate, stiamo parlando di qualcosa che devasta e che fa paura ma, forse, bisognerebbe imparare a distinguere, a valutare con serenità e criterio, a capire che non sempre aver commesso un errore vuol dire che si ripeterà.

 

 
 
 

Lo psicologo

Post n°195 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da mygangsta

 

Il recupero dalla tossicodipendenza mi fece incontrare una folta schiera di operatori, psicologi, personale che cercava di capire come mai io fossi caduto in quel baratro, che voleva aiutarmi a uscirne, che aveva il compito di seguirmi in quel percorso. Ma, devo ammetterlo, non mi piacquero mai troppo.

Fu un percorso tortuoso e doloroso, una stretta e buia via che risaliva sulla terra direttamente dall'inferno. E nessuna esplicita garanzia di riuscita.

 

E poi ci fu quello psicologo che, ironicamente, ho ribattezzato "del buco nero". Quello che, trovandosi a fare il suo lavoro incontrava anche gente come me, ma che, nella sua visione personale, non riusciva a nascondere del tutto l'avversione e il pregiudizio per la tossicodipendenza.

Esordì dicendo che io ero caduto in quel baratro perchè qualcosa dentro me (il famigerato buco nero) era semplicemente destinato a compiere quella scelta, vi era sopito dentro di me un impulso a fare uso di sostanze e questo impulso mi aveva condotto naturalmente a quella dannata scelta.

Insomma, non avrei potuto fare altrimenti e, cosa ancora più grave, non era cosa di cui gioire il fatto che ne fossi uscito perchè quell'impulso era sempre vivo e presente e io avrei potuto tornarne schiavo in qualsiasi momento. Non ero mai al sicuro da quella roba, dovevo stare in costante allerta e lottare ogni singolo istante per liberarmene.

A ogni incontro mi chiedeva sempre se fossi riuscito anche quella settimana a starne senza, voleva chiudessi gli occhi e immaginassi le droghe per sapere se nasceva dentro me la voglia di assumerle di nuovo e mi scrutava sospettoso al mio negare.

Dopo pochi incontri mi alzai, mi avvicinai alla sua scrivania e dissi, prima di uscire per sempre: "Se avessi intenzione di rivederla in futuro, la autorizzerei a spararmi un colpo se venisse a sapere che ho di nuovo toccato anche soltanto un grammo di quella roba. Dentro di me ci possono essere buchi neri, predestinazioni, impulsi autodistruttivi o quello che vuole, ma ho promesso a me stesso che non avrei mai più toccato un solo grammo di sostanze e lo farò, manterrò la promessa. Non sprecherò questa mia seconda vita in quel modo assurdo, può scommettere quello che vuole".

E posso dire di aver detto la verità, di aver mantenuto quella promessa. E, con buona pace di quello psicologo, sono anni che non tocco quella roba e, a dispetto di "impulsi incontrollabili o buchi neri", non ne sento proprio il richiamo (anche nel momento in cui, x prova, ancora mi impegno a pensarci per vedere se mi tornasse l'idea) anzi, direi che l'impulso è quello di maledirle ora e per sempre.

 

 
 
 

Malessere da sostanze

Post n°194 pubblicato il 05 Febbraio 2015 da mygangsta

 

Generalmente il genere umano ha paura di stare male, teme il peggio, la malattia, il malessere, la sofferenza.

Eppure, se finisci nel tunnel delle sostanze, dovrai tenere ben presente che il malessere sarà la tua condizione quotidiana. Tutte le sensazioni che generalmente si considerano come terribili, saranno tue.

Dovrai convivere con il peggio.

Per esempio, ricordo una volta, erano i primi mesi di dipendenza.

Mi nascosi in bagno e presi una dose. Dopo il trip e il fittizio appagamento, un improvviso malessere e capogiro mi fecero perdere l'equilibrio e mi sdraiai a terra sperando che il contatto con il pavimento freddo avrebbe attenuato quel vortice in cui mi trovavo.

Mi sembrava di scivolare a oltranza, la stanza girava tutto intorno a me e non riuscivo a tenere gli occhi aperti.

Battito a mille, respirazione difficile, brividi freddi, non sapevo a cosa aggrapparmi perchè tutto quel malessere cessasse.

Chiusi gli occhi, cercai di respirare a fondo, dopo un tempo interminabile passò un poco e riuscii a mettermi seduto.

Aspettai ancora un pò, mi aggrappai al lavandino, riuscii a rimettermi in piedi.

Poi ricordo che attraversai il salotto per correre a sdraiarmi in camera, c'era una delle mie sorelle, riuscii a fare finta di niente, la salutai con un cenno della mano, lei non si accorse di nulla (è pazzesco come si arrivi a mentire spudoratamente).

Mi fiondai a letto e, lottando contro una sensazione di nausea che andava e veniva vorticosamente, mi addormentai e dormii un sonno agitato fino a sera inoltrata.

 

Ora mi chiedo: perchè procurarsi volontariamente malesseri simili? Per il famoso trip che col passare del tempo durerà sempre meno e richiederà sempre più dosi? Ma poi davvero il trip vale la sofferenza che procura?

Io che l'ho provato credo proprio di no.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: mygangsta
Data di creazione: 18/05/2008
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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