IO CE L'HO PROFUMATO

DONNE? AZZ, E MO'?

Ricordate il mio post di ieri? Sì?
Beh, scordatevelo, perché la domanda che mi ponevo è ormai superata.
Non mi sono applicato molto, in verità, per comprendere appieno cosa la mia amica intendesse, ma non importa più.
Ho avuto l'illuminazione, ora so qual è la verità: anche solo per individuare le crepe, ci vogliono curiosità ed interesse, per l'animo femminile.
Io li ho, metto il cappello da esploratore e parto. E forse so pure il perché.

Io non ho sorelle, solo fratelli. Ho frequentato elementari e medie in classi maschili, con maestro maschio e professori maschi. In verità, due professoresse le ho avute, alle medie: entrambe sessantenni ed alte un metro e quaranta, una pesava 35 chili e l'altra 110.
Fino a quattordici anni, insomma, non ho avuto quasi nessun contatto ravvicinato, con l'altro sesso. Il che, a quell'età, non era proprio così male.
Nessuno che ce l'avesse con te per più di un minuto, e cioè giusto il tempo di insultarsi e magari scazzottarsi un po', ma senza rancore. Nessuno che si offendesse ferocemente per uno scherzo o per aver ricevuto una risposta un po' scortese. Nessuno che avesse bisogno di un luogo appartato per fare la pipì. Nessuno che, avendo in mano una figurina dei calciatori, prestasse più attenzione alle foto che al retro.
A proposito, era una meraviglia, il retro delle figurine Panini. Per chi non lo sapesse (ma chi non lo sa?), c'era riportata, in sintesi, la carriera dei calciatori.
Quante cose ho imparato, ed ancora ricordo!
Dov'è nato Gigi Riva? A Leggiuno. E Comunardo Niccolai? Ad Uzzano. Enrico Albertosi? A Pontremoli. Dove ha iniziato a giocare Anastasi? Nella Massiminiana. E Antognoni? Astimacobi. A qualcuno interessa la carriera di Giovanni Udovicich, il calvo stopper del Novara, titolare di mezza figurina di serie B nei primi anni '70? Facile, sempre nel Novara. Ma sto divagando, torniamo a noi.
Un mondo tutto al maschile, insomma, fino al liceo, quando Dio creò la donna.
Azz! E mo'?
Molti dei miei amici avevano delle sorelle più grandi. Conoscevano, perciò, quel mondo misterioso fatto di umore ondivago dovuto al ciclo mestruale, di pene d'amore, di peli superflui e cerette, di poesie di Prévert e canzoni di Baglioni.
Io, invece, niente di tutto ciò. Baglioni, tra l'altro, mi stava pure sul culo.
Loro, i sorellomuniti, a quattordici anni erano già giunti alla conclusione che "le donne sono donne", ed avevano ormai acquisito la certezza, non so quanto consapevole, che era inutile cercare di conoscerle e venirne a capo.
Io no, io sono stato lasciato per troppo tempo in balia della mia ignoranza.
E certe cose, si sa, sono come andare in bicicletta: devi imparare da piccolo, altrimenti non ti verrà mai naturale farlo.
Ecco, è proprio questo che volevo dire, riguardo al mio rapporto con le donne: io, in fondo, cerco ancora di conoscerle e venirne a capo.
Beh, l'ho detto, ora deridetemi pure.