JUVENTUS

FARINA L'ULTIMO KILLER

JUVE MASSACRATA DAGLI ARBITRI IL MANDANTE E' SEMPRE COLLINA!

Il popolo bianconero insorge dopo l'ennesimo scandaloso arbitraggio perpetrato ai danni della Juventus. Nel dopo-calciopoli (o meglio farsopoli) tra gol annullati, espulsioni discutibili, rigori non dati e regalati agli avversari, non si contano più i torti subiti dalla Signora. Dubbi e sospetti per cotanto accanimento ricadono ora sul nuovo boss dei fischietti Collina, colui che in quel di Perugia ci tolse uno scudetto già vinto per regalarlo all'amata Lazio e colui che chiese aiuto al milanista Meani per diventare designatore attraverso Galliani. Frattanto il lungo stop di Camoranesi (fuori 40 giorni) agita la Juve. Nel club l’infortunio fa discutere. Nocerino investito all'uscita della pizzeria. Nulla di grave, ma è in forse per domenica.

 

IL SISTEMA COLLINA? DATE SOLO RIGORI DUBBI O INESISTENTI - di Alessandro Polimanti - Domenica abbiamo assistito all' ennesimo scempio arbitrale CONTRO i nostri colori. L' esordio in campionato contro il Livorno ci ha portato in dote i primi sospetti per il rigore su Iaquinta che, gli addetti ai lavori, hanno prontamente catalogato alla voce "errori pro-Juve" farcendo la polpetta avvelenata con considerazioni a dir poco ingiuste nei nostri confronti. Seconda di campionato a Cagliari con il "buon" Tagliavento che ci mette una pezza decretando 3 rigori 3 (fortunatamente su uno, la verve di Chiellini ed il buonsenso del segnalinee, hanno fatto fare marcia indietro al direttore di gara) in favore dei sardi.
Rigori, a mio avviso (e non solo), eccessivamente generosi ma, in questo caso, i media hanno immediatamente fornito l'alibi informando il grande pubblico che "il metodo Collina prevede che vengano sanzionati tutte le trattenute in area" (allora secondo questi diktat anche quello su Iaquinta era sacrosanto, ma ancora ne parlano come di un favore quindi...) ed arriviamo alla 3 di campionato dove il nostro amico Farina non vede/fa finta di non vedere/non giudica correttamente ben 2 falli da rigore NETTI in nostro favore. Ora il dubbio che mi viene e' "Ma quali sono le disposizioni del designatore in tema di rigori ?" Perche', osservando gli episodi per i quali sono stati concessi i rigori, nelle 3 giornate, sembra che l' ordine sia : "Date solo rigori INESISTENTI o DUBBI". Sarebbe ora che qualcuno chiedesse conto all' AIA anziche' continuare a fornire alibi con la favoletta che "ora sbagliano liberamente ed incondizionatamente", perche' un buon arbitro e' quello che NON SBAGLIA non quello che sbaglia ma che lo fa "da uomo libero".
Insomma, la finissero con la storia degli errori liberi ed iniziassero, seriamente, a preoccuparsi per una categoria, quella arbitrale, allo sbando piu' totale, benedetta dagli antijuventini (che vedono cosi' protrarsi la vendetta contro Moggi e la Juve oltre i due scudetti strappati, oltre la serie B, ben oltre, troppo oltre) e dalle "vittime di Moggi"....
Si determini in maniera CHIARA ED INEQUIVOCABILE quando un fallo e' da rigore o meno, quando un fuorigioco e' attivo o passivo....BASTA con i regolamenti da interpretare...basta con la discrezionalita' su episodi che, alla fine, possono risultare fondamentali in una partita. Solo cosi' potremo continuare a goderci il gioco del calcio senza pensare a strane coincidenze.....
CONDANNA SENZA FINE - di Giancarlo Padovan (Tuttosport) -  E’ tornato lo scandalo. O, forse, non ci ha mai lasciati. Calciopoli, altrimenti derubricata a Farsopoli, allunga il suo effetto grottesco e stabilisce che la Juve deve pagare ancora. Anche se ha già pagato, anche se ha pagato più di tutti, anche se si ignora perché dovrebbe continuare a pagare. Evidentemente non bastano i due scudetti sottratti (di cui uno in forza di una suprema ingiustizia), la retrocessione in serie B, la penalizzazione a meno 30, poi a meno 17 e infine a meno 9. Non basta la dissoluzione di un’intera squadra e del principale corpo di dirigenza, l’estromissione dalla Champions (al contrario del Milan) con conseguente rischio di fallimento economico. Non basta aver sopportato un campionato di serie B in cui l’espiazione, pur mitigata dalla superiorità tecnica e da una qualità morale altissima, è stata ritenuta il minimo. Non basta aver accettato atteggiamenti arbitrali indegni, come quello dello stesso Farina a Genova, i soli tre rigori a favore nel corso dell’intera stagione (a fronte dei quattro contro) e nonostante la Juve disponesse del miglior attacco della B (il primo penalty, tra l’altro, arrivò il 4 marzo, alla quinta di ritorno). Non basta più solo questo, bisogna infierire. Adesso – e siamo appena alla terza di campionato - si vuole davvero che la Juve si faccia giustiziare dagli sceriffi mandati da Collina e, da lui, debitamente istruiti. L’amico di Meani, al quale chiedeva aiuto per diventare designatore attraverso Adriano Galliani, non ha certo bisogno di architettare una strategia o di allestire complotti. Come bussola e metro di giudizio gli sono sufficienti quattro parole in croce. Queste: nel dubbio siate contro la Juve. Si era già visto a Cagliari, quando Tagliavento fischiò tre rigori, uno dubbio, uno inventato e l’altro giusto. Che a correggerlo, nel caso del secondo, abbia provveduto l’onestà di un assistente, conferma trattarsi di eccezione. PerTagliavento dovevano essere tre, non due, mentre sul terzo gol di Chiellini, l’arbitro aveva comunque ignorato una vistosissima cintura ai danni di Legrottaglie. Quanto accaduto ieri, per decisione del solito Farina, è l’ulteriore testimonianza che l’arbitro prevenuto non appartiene alla fantasia, ma è una mestissima, avvilente realtà. Negare due rigori alla Juve, entrambi inequivocabili, è impresa che rovescia i termini della sudditanza psicologica: gli arbitri continuano a praticarla a beneficio dei grandi club (l’Inter a Empoli e, ieri, la Roma a Reggio Calabria), mentre la trasferiscono a chiunque affronti i bianconeri. Può darsi che, così facendo, alcuni tendano a mondarsi da decenni di sensi di colpa. Può darsi che Collina creda in questo modo di rappresentare la sua molto presunta autonomia. Di certo si stanno compiendo ingiustizie che altrove non sarebbero vissute con la compostezza dell’attuale dirigenza e con la maturità costantemente esibita dal popolo juventino. Davanti all’Udinese, a suo modo, è stata una giornata storica. Fino ad oggi, in nessun altro stadio italiano, come avvenuto a Torino, un lanciatore di petardi era stato scoperto in flagranza di reato, identificato, bloccato e consegnato alle forze dell’ordine con il concorso vocale di tutto lo stadio che lo voleva «fuori». Atto di civiltà di cui andare fieri perché lo pensavamo possibile solo oltre confine. Peccato che tanta correttezza e collaborazione non abbia avuto in premio un arbitraggio equo e al di sopra di ogni sospetto, ma uno al di sotto di ogni decenza.
COLLINA, IL MANDANTE - di Jeffdoc (Nostra Signora del Cuore) - Due rigori nettissimi negati, uno per intervento netto sul piede di Chiellini e l'altro per danno procurato su Nocerino a da un'uscita scomposta del giovane ed inesperto portiere udinese ed un gol annullato, a detta di tutti giustamente, ma senza che nessuno, dico nessuno mostrasse un primo piano del fallo di Del Piero. In compenso sappiamo persino quanti peli nel culo c'ha il tifoso bergamasco bandanato e petarditario e conosciamo già tutta la sua famiglia fino alla terza generazione. Potete scommetterci che seguiranno dibattiti sul come il sistema moggi è stato diseducativo nei confronti dei giovani della val seriana che anzichè andare a seguire la sana e provinciale atalanta se ne vanno a torino a fare malefatte ordite dal demonio. Aggiungo, ad uso e consumo dei milanmerdisti, da cui, salvo che la gestione diretta del sistema arbitrale sancita con l'assegnazione del loro "amico" ( e cominciamo ad intuire di che cosa avrebbe dovuto parlare con galliani una certa sera) collina ( noto per aver arbitrato la più famosa partita di pallanuoto nell'anno del giubileo) alla responsabilità delle designazioni arbitrali, non abbiamo proprio niente da imparare, che il gol di di natale doveva essere annullato, perchè lui si trae vantaggio dalla sua precedente posizione di fuorigioco, a differenza di maccarone che trae vantaggio da due svarioni consecutivi della premiata coppia di castroni dida & kaladze. Oltre la chicca del bisticcio mughini-canalis (commovente il tentativo di quest'ultima di tirare nell'indegno calderone la nobile causa femminile), l'ipse dixit di ruggeri ( non credevo di vivere tanto per vedere una juve danneggiata da un arbitro), le esternazioni demenziali di liguori ( era ora che gli juventini si accorgessero che cosa significhi ( il congiuntivo l'ho messo io per rispetto dell'Italiano che lui non ha) non avere più moggi) da dove si evincono a chiare lettere le motivazioni che il fior fiore dello antijuventinismo adduce a codesto stato di cose, quasi incredulo dei doni della sorte che regala un farina-wellington, mandato da collina-metternich a tranquillizzare tutti sull'inquietante "ritorno" di Madama-napoleone. Se non l'hai capito, Giovanni, è stata ieri la nostra Waterloo. Jeff Cambronne che grida forte, merde!
ARBITRI CONTRO, RABBIA MUTA - Tuttosport - . L’incrocio pericoloso ha prodotto ancora danni con conseguenze pesanti per la Juventus, incappata nella prima sconfitta stagionale. Stefano Farina, l’arbitro del gol annullato, del rigore non dato e della maxi squalifica a Pavel Nedved a Marassi, ha colpito di nuovo. Non a caso, ma usando un mirino di precisione. E nel cerchio sono finiti i bianconeri. Al di là dei meriti dell’Udinese, apparsa fisicamente più in forma, due episodi condannano il fischietto internazionale e fanno crescere la rabbia del popolo bianconero. Il fallo di Andrea Coda ai danni di Giorgio Chiellini alla mezz’ora del primo tempo e l’entrata da rugbista del portiere Samir Handanovic su Antonio Nocerino nella ripresa: agli occhi di tutti, due rigori netti che avrebbero ribaltato il risultato. La conferma arriva proprio da uno dei protagonisti, Chiellini. «Coda ha preso prima me e poi la palla», la confessione schietta del difensore mentre esce con la borsa del ghiaccio in mano. Il volto è contratto da una smorfia di dolore: «Ho preso una botta pazzesca alla schiena (da Mesto, ndr), mi fa veramente male». E poi torna sull’episodio incriminato. «Per me era rigore, l’ho detto a Farina ma ho soltanto rimediato un’ammonizione...» la conclusione condita di tanta amarezza. Inutile il confronto con il direttore di gara. La nuova filosofia che gli arbitri hanno adottato con i bianconeri appare quanto mai chiara: nel dubbio, non si fischia mai a favore della Juventus ma sempre contro. E tra i tifosi della Vecchia Signora cresce il malcontento perché si sentono accerchiati e defraudati dai discutibili atteggiamenti degli arbitri. Non solo quello di Farina ma anche di Paolo Tagliavento, il direttore di gara che quindici giorni fa a Cagliari ha concesso due rigori contro. E se in Sardegna la decisione non ha inciso sul risultato finale, contro l’Udinese i mancati rigori hanno danneggiato la squadra di Claudio Ranieri. Ma la rabbia dei giocatori e del popolo bianconero non viene supportata dalla dirigenza che non commenta, anzi porge l’altra guancia. Appellandosi al famoso codice etico, che regola comportamenti e deontologia, la società preferisce non reagire ma piega la schiena. Ben altro si attende il popolo bianconero, che vorrebbe un club più reattivo, uomini che si facciano sentire nelle sedi opportune. Senza arrivare agli eccessi della Triade, Cobolli& C. sono però chiamati a tutelare i giocatori e a chiedere maggiore rispetto delle regole. Tanto più che Farina è recidivo. L’ultima volta che l’arbitro di Novi Ligure ha incrociato la strada dei bianconeri, il 1° dicembre a Marassi contro il Genoa, è successo il finimondo: gol di Palladino annullato per un dubbio fuorigioco, rigore a favore dei rossoblù per un fallo inesistente di Birindelli,  espulsione di Nedved con l’episodio del pestone accidentale, giudicato però volontario dall’arbitro, e la conseguente maxi squalifica di cinque giornate. Ieri, memore delle polemiche suscitate da quell’arbitraggio, Farina è stato irreprensibile nei riguardi del campione ceco, ma non con il resto della squadra. E nella settimana che porta alla sfida dell’Olimpico contro la Roma, c’è grande attesa per conoscere, venerdì, quale arbitro Collina designerà per il match. Tanto, osservano i tifosi, il responso è scontato: nel dubbio, fischiano sempre contro la Juventus.
ALLA MOVIOLA IL DISASTRO-FARINA - Se all’inizio si trattava di una leggenda metropolitana, ora è una regola non scritta: forse è vero che, nel dubbio, nell’era del dopo calciopoli, agli arbitri conviene fischiare contro la Juve. E a volte fischiano contro anche quando il dubbio non c’è, ad esempio se il portiere Samir Handanovic  travolge nettamente in uscita Antonio Nocerino nell’area dell’Udinese. In quel caso, l’azione fallosa del numero uno è evidente: in uscita alta si disinteressa del pallone, girando su se stesso e fermando bruscamente la corsa del centrocampista juventino, che infatti cade a terra. Farina fa proseguire, ma se avesse fischiato il rigore non avrebbe sbagliato. Così invece, resta la regola non scritta: nel dubbio, niente rigore per la Juve. E’ accaduto anche in occasione dell’intervento in scivolata, sempre in area friulana ma nel primo tempo, che il difensore Andrea Coda ha effettuato su Giorgio Chiellini,  centrando da dietro la gamba dell’esterno sinistro bianconero prima di colpire il pallone. Chiellini per questo protesta vigorosamente e per questo Farina lo ammonisce. Ma del rigore nessuna traccia, secondo il direttore di gara indimenticato protagonista dell’ultimo incrocio con i bianconeri, nella scorsa stagione a Genova. C’è un altro episodio sfavorevole alla Juve e anche in questo caso vale la solita regola: è l’azione del gol annullato a Vincenzo Iaquinta. Il suo colpo di testa sarebbe regolare, ma il solito Farina scorge un contrasto falloso tra Alex Del Piero e Coda e non ha esitazioni, nel senso che non è neppure sfiorato dal dubbio di cui sopra: Alex spinge l’avversario e il gioco si ferma lì.
COLLINA AL "TIMES": "E' VERO, TIFAVO LAZIO" - Agi - Sono ancora le insinuazioni su una sua presunta simpatia per la Lazio a tenere banco quando Pieluigi Collina si concede ai microfoni dei giornalisti.   Chiamato dal "The Times" per un'intervista a tutto campo, l'ex fischietto bolognese ha voluto con forza ribadire come le affermazioni in merito da lui fatte in passato siano state parzialmente travisate, spiegando ai lettori britannici il suo punto di vista rispetto allo spinoso argomento: "Sono molto felice di chiarire come siano andate davvero le cose - ha esordito Collina - ognuno ha avuto una squadra per cui fare il tifo quando era giovane. Mi e' stato chiesto se tenessi a qualche team in particolare. All'eta' di 10 anni non sapevo ancora quale sarebbe stato il mio futuro. Dovevo forse rispondere che a quei tempi non avevo una mia squadra favorita? Come avrebbe reagito la gente? Avrebbero pensato che sono pazzo? Che vengo da Marte? Ho solo detto che facevo il tifo per la Lazio quando ero un ragazzo. Ripeto, quando ero un ragazzo.  Ma i giornalisti dimenticano questo particolare e dicono che sono ancora un sostenitore della Lazio".  Le domande del "The Times" si sono poi concentrate sull'eventualita' che arbitri stranieri possano arbitrare in Premier League e sui ricordi di Collina riguardo la finale di Champions League 1999 da lui diretta e vinta dal Manchester United. Al termine della chiacchierata con il giornalista del tabloid britannico, l'ex arbitro ha voluto ancora ribadire: "Assicurati che scriverai quello che e' detto sulla Lazio. Ci tengo che la gente conosca la verita'".
P.S  Errata corrige ultima frase : "Assicurati che la gente sappia che a Perugia ho regalato lo scudetto alla Lazio". 
ALLARME CAPITALE: JUVE A ROMA IN PIENA EMERGENZA - La Stampa -  Avrebbe voluto scendere a Roma da capolista, Claudio Ranieri, ci arriverà con il fiatone e una squadra ammaccata. Allora, meglio lasciar chiuse in soffitta le sfide degli anni ‘80, fra giallorossi e Juve. E ancor più quelle del Duemila, il trasloco di Capello ed Emerson, e le relative vendette. Domenica pomeriggio, s’incroceranno una squadra che sta viaggiando forte, la Roma, e un’altra, che forzatamente deve ancora trovare un assetto affidabile. Non aiuterà i bianconeri l’assenza dei piedi di Mauro German Camoranesi che, con un centrocampo in rodaggio, erano gli unici a tracciare sentieri verso la frontiera nemica. Mancherà per settimane, l’italo-argentino, che già era stato ai box per gran parte della preparazione, causa affaticamento muscolare: stamattina, dopo gli esami, si conoscerà l’esatta diagnosi, ma le previsioni s’allungano oltre il mese. Appena finita la partita, era stato lo stesso tecnico ad aprire il dibattito sull’opportunità, o meno, di schierare l’ala dal primo minuto, finendo per scivolare nel fossato del senno di poi: se il giocatore era arruolabile, spenderselo dall’inizio (per poi sostituirlo), o più avanti, non avrebbe cambiato granché. Anche se qualcuno, dentro casa Juve, non c’è rimasto molto bene.
L’emergenza diventa ancora più evidente dopo l’incidente di ieri sera ad Antonio Nocerino, investito da un’auto all’uscita di una pizzeria nel centro di Torino. Nulla di grave, ma il centrocampista ha trascorso la notte in osservazione al Mauriziano e non si sa quanto tempo di riposo avrà bisogno. Era il sostituto designato dell’argentino, anche per l’indisponibilità di Marchionni e Salihamidzic. Fa discutere pure l’andamento lento mostrato dai bianconeri nella ripresa, anche se Ranieri l’ha vista diversamente. Eppure, chi era in campo, così ne ha parlato: «Nella ripresa siamo calati fisicamente», aveva detto Trezeguet appena uscito dagli spogliatoi. Proprio questa settimana, però, la Juve potrebbe raschiare quel piccolo vantaggio nei confronti delle prime spesso citato a inizio stagione: guardarsi le Coppe in tv, invece di spremerci energie. La Roma attaccherà domani sera con la Dinamo Kiev, mentre Ranieri potrà cominciare a prepararsi il duello. Conterà anche questo, s’era detto. Pure se i giallorossi scattano da favoriti. Lo raccontano anche i numeri fin qui stampati: tre partite appena non sono una sentenza, ma qualcosina bisbigliano. La Roma arriva all’incrocio con tre vittorie, sette gol fatti e zero subiti, unica squadra del campionato. La Juve, due vinte e una persa, tanti gol fatti (otto) e troppi subiti (quattro).  «Noi sappiamo di avere una squadra forte - ha spiegato ieri il ds romanista Daniele Pradè - ma sappiamo anche che dobbiamo rimanere con i piedi per terra. Lo scorso anno avevamo una coperta corta e così nell’ultimo mercato il nostro obiettivo era di arricchire la rosa». Ranieri non può dire ancora lo stesso: umanamente ci vuole tempo per plasmare un gruppo che tanto ha cambiato, ancor di più se alcuni giocatori chiave stentano a prendersi il proprio territorio. Almiron, uno di quelli che dovrebbe guidare la truppa, è ancora troppo alterno, mentre Tiago finora non ha mai fatto vedere le giocate mostrare nel Chelsea e nell’Olympique Lione. Non proprio dettagli.
JUVE PRONTA A RIPARTIRE, MA PESA IL KO DI CAMORANESI - Repubblica - Una domenica sbagliata e sfortunata ha fatto evaporare l´entusiasmo che la Juventus stava respirando a pieni polmoni: era prima e non lo è più, era imbattuta e non lo è più, si sentiva già forte e invece adesso deve affrontare anche i dubbi, oltre alla Roma: due avversari in un colpo solo, i bianconeri saranno preparati? Il peggio, a Torino, è considerato l´infortunio di Camoranesi, se non altro perché è chiaro a tutti che le sorti bianconere dipendono strettamente dalla vecchia guardia, visto il modesto rendimento dei rinforzi da 40 milioni consegnati dal calciomercato. L´ex argentino, vittima di uno stiramento alla coscia rimediato poco dopo aver smaltito un guaio al polpaccio, rimarrà fuori gioco per almeno un mese e mezzo, anche se si è lievemente ammorbidito il pessimismo di domenica sera, che arrivava a temere uno stop di tre mesi addirittura.  Per Ranieri, in ogni caso, è un brutto colpo, anche perché ai malanni del campione del mondo si aggiungono quelli di Marchionni (fermo fino a ottobre inoltrato per una frattura) e di Salihamidzic, gli altri due uomini di fascia destra a disposizione dell´allenatore. La rosa, per scelta, non è sconfinata, ma la coperta si sta rivelando inaspettatamente corta, visto che molti giocatori non offrono ancora garanzie assolute: si parla soprattutto dell´enigmatico Tiago, ma anche dell´incostante Almiron, del tenero Criscito, del modesto Andrade, dell´altalenante Iaquinta e del poverino Nocerino, costretto a riciclarsi in un ruolo, quello di esterno destro, che non rende giustizia alle sue qualità. Ranieri sta lavorando a fondo, con serietà e disponibilità. «So che c´è ancora molto da fare, e lo sapevo anche dopo aver vinto due partite consecutive», dice: però sperava che gli effetti dell´entusiasmo durassero più a lungo, in modo da compensare carenze che, almeno in parte, erano state previste. «Con l´Udinese, il pareggio sarebbe stato più giusto», ha recriminato Alessandro Del Piero, che domenica ha sbattuto per due volte contro il palo. «Farò ricontrollare personalmente le misure delle porte...»: almeno il buonumore non gli manca, nella settimana in cui si svolgerà il terzo incontro per il rinnovo del contratto del capitano. Alla ripresa degli allenamenti, fissata per il tardo pomeriggio di oggi, la Juve dovrà anche discutere del calo fisico patito contro l´Udinese, piuttosto evidente secondo Trezeguet («Nel secondo tempo siamo crollati, dobbiamo capire perché è successo») ma inesistente secondo Ranieri: «Abbiamo corso anche più del solito, ma male». La settimana scorsa, ai giocatori non impegnati con le varie nazionali sono stati imposti carichi di lavoro piuttosto pesanti, che forse la squadra non ha smaltito del tutto e infatti tra i meni brillanti sul piano fisico ci sono stati giocatori come Almiron, Birindelli e Nedved che non sono stati coinvolti dalle qualificazioni europee. Molto risposte le darà la partita con la Roma, primo vero test per la Juventus neo-promossa: l´Italia bianconera è in attesa.
L'ULTRA' DELLA JUVE RISCHIA 4 ANNI - Repubblica - ha rischiato Il linciaggio, e due ceffoni in faccia li ha anche presi. Nicola Ravasio, 27 anni, passerà alla storia come il primo tifoso arrestato da uno steward e quindi trattenuto nelle nuove celle di uno stadio italiano, il Comunale di Torino. Domenica, seduto con la fidanzata e la sorella in Tribuna Ovest, il settore per le famiglie, alle proteste di Chiellini per un rigore negato in Juventus-Udinese si è alzato e ha lanciato un candelotto di 15 centimetri verso il campo: il petardone è rimbalzato sulla vetrata ed è esploso tra il pubblico, danni ai timpani per tre steward. La gente l´ha individuato, lui ha provato a negare, ma ha preso gli schiaffi e uno degli steward in zona lo è andato a fermare. L´ha consegnato alla Digos. Ora, dopo una notte trascorsa in cella, Ravasio rischia da uno a quattro anni, il giudizio per direttissima ci sarà oggi. Il ragazzo di Bagnatica, provincia di Bergamo, è tifoso della Juventus e dell´Atalanta e lavora come piccolo imprenditore edile con il padre. È entrato con il candelotto nello zaino, saltando controlli blandi perché quella è considerata una zona tranquilla dello stadio. La sua impresa ha diviso il pubblico. La gente di tribuna lo ha consegnato alla polizia, gli ultrà di curva hanno iniziato a urlare contro gli spettatori civili: «Infami, infami». Già il presidente della Juve Cobolli Gigli aveva segnalato la novità culturale del Comunale: «La reazione del pubblico è stata un buon segno». E il presidente federale Giancarlo Abete ieri ha aggiunto: «Si è visto un episodio di grande significato e un segnale importante che dà forza all´impegno contro la violenza negli stadi. Il lavoro che tutti insieme stiamo facendo per liberare gli stadi da ogni forma di violenza comincia a dare i suoi frutti e il pubblico prende sempre più coscienza dell´importanza di isolare i teppisti».
Il padre di Nicola Ravasio, Alessandro, continua a difendere il figlio. Dice: «Non è un ultrà, sta pagando per tutti, ma non ha fatto niente di esagerato. È un tifoso che va allo stadio ogni due, tre anni. Per questa partita ha cercato i biglietti di curva, non li ha trovati e allora con alcuni amici è andato in tribuna. Il petardo? L´ha lanciato in un punto in cui non c´era gente, non voleva ferire nessuno. Mio figlio non era né ubriaco né drogato, ha sbagliato, ma di gesti peggiori ne ho visti tanti. E, comunque, più violento di lui è stato chi gli ha dato quegli schiaffi».
Con Juve-Udinese la questione steward s´impone per la prima volta all´attenzione pubblica. Dopo anni di botte prese in silenzio e con paghe da fame, ora i controllori civili degli stadi, figura che deriva direttamente dalla cultura anglosassone, si stanno affermando anche nel campionato italiano. Lo chiede un progetto istituzionale che vede il controllo interno degli stadi affidato sempre più spesso a personale pagato dai club. Il piano voluto dal ministero dell´Interno e dal Coni è in lieve ritardo, ma entro il prossimo marzo la legge Pisanu sulla sicurezza dovrebbe andare a regime. E con lei l´utilizzo degli steward per tutta la stagione, amichevoli comprese. Milan, Inter e la stessa Juventus hanno già dispiegato assistenti alla sicurezza pagandoli decentemente, altre società sono meno attente. Solo a Firenze, domenica, per un Fiorentina-Atalanta a "rischio 3" (il massimo) filato via senza incidenti, ne sono stati schierati 500. Tra l´altro, lo steward che ha fermato Ravasio è andato oltre i suoi compiti, che per ora prevedono solo la segnalazione alla polizia e non l´intervento diretto.