Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
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Il Tragitto Vol. 60

Post n°235 pubblicato il 21 Agosto 2014 da lost4mostofitallyeah

 







Giunsero all'ospedale, sopra una modesta gobba che dominava la piatta distesa di Selawille e le sue strade parallele e ben ordinate, come un reticolo di vene che mantenevano in vita il respiro contraddittorio e un po' spastico di tutta la Ville. Romario non aveva smesso un attimo di incedere con il suo passo lungo e maestoso, senza offrire cenni di stanchezza o essersi arrestato un attimo per concedere a Louise di abbinarsi alla sua camminata. Pareva assorto in un suo unico, rovelloso pensiero e la ragazza lo odiava per questo mentre, con il fiatone, lo raggiungeva sulla porta di un gigantesco padiglione a tre quarti dello sviluppo ospedaliero. "Questo è il settore delle Urgenze" Fece finalmente Romario, quasi continuando a seguire una propria esclusiva riflessione "Se Pearson è da qualche parte  di certo si trova qui dentro". Restarono qualche minuto sulla soglia mentre borghesi e personale ospedaliero gli transitavano a fianco o parlottavano senza fretta, e persino con qualche sorriso, nei loro pressi. I due, al contrario, non si scambiavano una parola e gli unici cenni di una qualche vicinanza venivano solo dalla loro contiguità fisica e dalle occhiate in tralice che, di tanto in tanto, Louise scoccava a quella Figura maschile, così imponente da essere incommensurabilmente distante. Restarono così, a prendere fiato per alcuni minuti mentre i loro occhi divagavano sulla pianura sottostante senza che le loro bocche articolassero opinioni o curiosità. Poi Romario si strinse nelle spalle e si incamminò attraverso la porta elettronica del pronto soccorso, seguito a ruota dalla ragazza. Scivolarono lungo i corridoi silenziosi anche se affollati e dopo alcuni minuti si ritrovarono davanti a una porta bianca con sopra una targhetta azzurra che recitava "Dottor Gleeson". L'Uomo bussò discretamente due volte finché una voce suadente e melliflua scandì "Avanti" dal dentro. Il pomolo fu girato ed entrambi si trovarono in un bello studio con ampie finestre sul tetto e un suggestivo odore di pino stagionato che distanziava tutto l'ambiente dall'oppressivo lezzo di medicinali e sterilizzazione pervasivo lungo le corsie. Il Reverendo Herald Watson Li venne incontro abbracciandoli con calore. S'era alzato da una minuscola seggiola davanti a una scrivania dietro cui si stagliava una figura massiccia e barbuta in camice bianco. "Contentissimo di vedervi...per certi versi non me l'aspettavo....con tutta l'agitazione che c'è stata in Chiesa nella giornata. Ma quando ho visto Romario ho capito tutto....Lui era proprio la persona giusta per accompagnare la signorina da queste parti...incolume, intendo......Di certo vorrà sapere come sta il Suo Piccolo Amico?". Louise di fronte al profluvio di chiacchiere del Reverendo stava già storcendo la bocca quando riuscì a trattenersi, e nel modo più elegante e compìto possibile articolò le sue parole succintamente :"Proprio così. Siamo venuti per questo. Vogliamo vedere Pearson, se possibile. O almeno sapere come sta...?". Watson si esibì in un sorriso mellifluo e fece un gesto con l'indice verso il Dottore che stava alle sue spalle :"Il Dottor Gleeson ha seguito personalmente, su mia sollecitazione, l'evolversi dello stato del Nostro Piccolo Amico. Lui è un grande esperto di dipendenze da alcol o farmaci, di overdose degli stessi e del pronto recupero attraverso la fitoterapia e la medicina alternativa." "Forse non ce n'era bisogno" Replicò piccata Louise "Il Nostro Piccolo Amico ha solo momentaneamente dato fuori di testa e si è buttato giù qualche pasticca di troppo, Tutto lì. Penso non si possa proprio definirlo un drogato e non credo abbia bisogno di Specialisti che lo seguano passo a passo nella disintossicazione. Quello che gli ci voleva, l'unica cosa, forse, era una robusta lavanda gastrica." "Mi permetta di interromperla" Fece l'Omone dietro la scrivania "Ma ogni effetto ha una causa, e se il suo Piccolo Amico girava con le tasche piene di antipsicotici una ragione per preoccuparsi ci possa essere." Louise strinse la mano al Dottor Gleeson, che aveva fatto cinque passi oltre il muro della sua scrivania "Vede, Dottore. Pearson è un veterano di una Guerra pesante e brutale appena conclusasi. Gente come Lui era abituata a girare con manciate di eccitanti in una tasca e di calmanti nell'altra. Dicevano che gli dava il giusto Focus per stabilizzare la Violenza su un punto critico senza diventare autolesionisti. Ne ho avuto esperienza diretta. Ho seguito molti veterani durante i pellegrinaggi verso Luoghi Sacri. Non sono un'infermiera, comunque, tutt'al più una consulente-accompagnatrice. Comunque una idea me la sono fatta, se permette." Gleeson la squadrò dall'alto del suo metro e novanta, si accarezzò la folta barba brizzolata e sorrise. Poi riprese a parlare con un monotono e fastidioso falsetto che mal si aqquadrava all'imponenza della sua mole. Querulo e petulante mormorò :"Lei dà lezioni a Tutti, vedo. Ma sospendiamo per un attimo la discussione.....Avete intenzione di vedere il Nostro Piccolo Amico? Allora, se non vi dispiace, seguitemi."











 
 
 
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