Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

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Messaggi di Marzo 2015

Fletcher LXXIV

Post n°264 pubblicato il 27 Marzo 2015 da lost4mostofitallyeah

 






Si arrestarono davanti all'ingresso, dove un signore era intento ad appendere un foglio sulla porta con le date delle future messe. Era un ometto miserevolmente alto, con un cranio lucidissimo e lunghi baffi grigi pendenti agli angoli della bocca. La mano Gli tremava visibilmente mentre  ficcava il chiodo nel legno e lo rimirava tenendosi, poi, a giusta distanza. I tre personaggi in fuga attesero pazientemente che finisse il suo lavoro finché Fletcher Gli posò una mano sulla spalla inducendolo a voltarsi con molta calma e senza fretta. "Buongiorno, cercavamo il Dottor Benjamin Van Huijten." L'Uomo Li fissò ad uno ad uno con indulgenza, poi decise che meritavano una risposta e spalancò gli occhi bovini muovendo dolcemente le labbra :"è impegnato in una seduta. Se volete accomodarvi silenziosamente in fondo alla navata.....non penso ne avrà ancora per molto." I tre annuirono riconoscenti e si fecero largo oltre il portone. appena entrati Li sorprese un odore di cose fresche e pulite, senza quella greve atmosfera incensata delle Chiese maggiori. Pareva di essere entrati in una casetta di campagna linda e ordinata, non fosse stato per le panche, tutte ammassate in un angolo accanto al piccolo altare. Al centro della costruzione stavano seduti a semicerchio su alcune sedie di plastica una decina di persone, intente ad ascoltare uno di Loro che bofonchiava a bassissima voce ed era incomprensibile ai tre visitatori che andavano accomodandosi vicino all'ingresso centrale. La Chiesa si rivelava essere un modesto edificio in legno di frassino con tutte le caratteristiche amene delle costruzioni in quel materiale: il senso di spazio malgrado la ristrettezza, l'assenza di echi e il notevole spirare di un gran senso di pace collettiva. Incapaci di scambiarsi parola di fronte a quello spettacolo intimo e toccante i Tre ristettero in silenzio mentre tentavano di decifrare parte dei discorsi che andavano
svolgendosi fra i partecipanti alla Seduta. Ma tanto ristretto era l'ambiente e così personale apparivano le conversazioni, che ben presto si rassegnarono e rimasero nella semioscurità attendendo, come bravi scolari, il loro turno. Finalmente, mezzora dopo il loro ingresso, le sedie strusciarono sul pavimento e tutte le persone si levarono per disperdersi verso l'Uscita. Erano uomini e donne vestiti modestamente, alcuni parevano contadini di un'altra era, con tanto di cappelli di paglia e tute da lavoro. V'era anche qualche ragazza, ma infinitamente distante dallo stereotipo della giovincella sventata da riuscire sconvolgente al solo sguardo. Fletcher, come sempre, prese l'iniziativa quando notò un Uomo rimasto solo al centro del vestibolo con la schiena rivolta all'altare. Intuì facilmente che doveva trattarsi di Benjamin Van Huijten e Lo avvicinò con una strana, per Lui, discrezione. Questi era un signore intorno alla settantina, lungo e massiccio, con una asprissima barba grigia e occhi incorniciati da occhiali dalla rozza montatura. Sul momento diede a Fletcher una certa quale impressione di rigidità e durezza, costringendolo a cominciare il discorso da lontano e facendolo impappinare a ogni piè sospinto. Ma proprio quando si avvicinava al nocciolo delle presentazioni Christine sbucò fuori dalla penombra e si pose davanti allo zio. Questi, osservandola, ebbe un improvviso mutamento nella fisionomia rugosa e stanca e un larghissimo sorriso accompagnato da un grido soffocato. "Christine!" gridò aprendo le braccia. "Zio Ben!" Rispose Lei rifugiandosi tra la capiente stretta dell'omone. Lacrime sgorgarono e parole smozzicate sortirono in pochi istanti, mentre Peter e Fletcher si ritiravano, dignitosamente, da una parte per lasciare libero sfogo alla scena sentimentale. Ma una cosa l'Uomo aveva notato prima di attendere la fine delle effusioni tra parenti: la minuscola spilla sull'occhiello della giacca di Benjamin Van Huijten. Lo stesso fastidioso marchio della clinica del Dottor Percace, che Lui aveva strappato con rabbia tanto, tanto tempo prima e che invece Christine teneva ancora, seminascosta, vicino alla scollatura. "Allora anche il Vecchio si è ritrovato nella Nostra stessa Situazione: una cura malriuscita e ricadute pesanti, tanto da fargli attribuire la natura di Caso Critico." Finite le parole sommesse Christine aveva accompagnato lo zio dai suoi due amici e Li aveva presentati. Van Huijten aveva ancora il volto striato dalle lacrime, gli occhi rossi e il naso che colava quando strinse vigorosamente la mano a Peter e Fletcher. Quest'ultimo non riusciva a staccare l'occhio dalla spilla gialla e verde sul risvolto della giacca dell'omone e, alla fine, risultò tanto insistente nel suo sguardo che lo zio di Christine parve in dovere di offrire una spiegazione :"Ma con calma, comunque. Venite nella canonica, qui a fianco. Farò il the e ci scambieremo due chiacchiere." Gli ospiti annuirono collettivamente e seguirono Van Huijten attraverso una porticina minuscola che dalla Chiesa principale recava a un altrettanto piccolo edificio adiacente. Attraversarono un passaggio coperto e si ritrovarono in una deliziosa dependance ecclesiastica con tanto di vecchietta a fare gli onori di casa. "Lei si chiama Helena Robinson" Mormorò l'Omone. "Mi ha offerto una direzione quando i miei anni erano ormai consumati, posso dire che mi ha offerto la Salvezza, per certi versi." I tre la salutarono cortesemente e poi si accomodarono intorno a un tavolino di salice grezzo. Benjamin restò in piedi sorridente e senza togliere gli occhi di dosso dalla sua beneamata nipote. Era un Uomo felice, e si notava, pensò Fletcher. Eppure quel ridicolo simbolo appiccicato ai vestiti testimoniava di un'interna lotta con qualcosa di grande e mostruoso. Un intimo, passato disfacimento che ancora faceva sentire i suoi effetti sennò il ridicolo badge sarebbe sparito dalla sua ancor più grottesca posizione. E sempre, mentre rifletteva, non riusciva a togliere l'occhio dal tragico contrasto fra un volto riappacificato e una spilla che stava lì a urlare di un'anormalità non ancora consumata. L'Uomo si fece forza e si costrinse a distrarsi, tossendo contemporaneamente con violenza. Van Huijten lo notò insieme agli altri Due e sorrise. "Questo badge sembra attirarla parecchio, vero Fletcher? Di certo è sorpreso nel vedere un uomo Pio sfoggiarlo ancora con consumata serenità. Ma vede, quello che Le sembrerà ancora più ridicolo è il fatto che Io non avrei più nessun obbligo a indossarla." "Davvero?" Si meravigliò Peter. "Sì, mio giovane amico, proprio così. La conduco con Me come il Cristiano porta la sua Croce. è un simbolo di Morte trasformato in un vessillo di Vita."






 
 
 

Il Tragitto Vol. 73

Post n°263 pubblicato il 20 Marzo 2015 da lost4mostofitallyeah

 





"Te la caverai da solo in questo ginepraio?" Abbozzò Frankie con un po' di disperazione nella gola.
"Certo. Selawille deve essere un po' il centro della Crociata contro gli Ex Nani Briganti. Se ho
superato quella situazione sono pronto a tutto." "Ma non sei armato." "Non importa, Mi procurerò
ciò che devo, a Front Corver so dove dirigermi." Stettero nuovamente in silenzio mentre il convoglio
si rimetteva in moto. Frankie fissò le fattezze sparute ma decise del suo piccolo compagno e lo trovò
meravigliosamente determinato e quasi splendente. Ora che il Peggio era passato riluceva della
particolare luce dei Veterani: una strana mescolanza fra innocenza giovanile e rabbia adulta.
Il segno di una brutta prova superata, la particolare maturità di Chi ha osservato la Morte in
faccia. Il Ragazzo annuì vigorosamente a Sé stesso e comprese in un attimo che Pearson stava
volando con le sue proprie ali ed era tempo di lasciarlo andare. E così si sarebbe fatto. Trascorsero,
poi, altri piacevoli minuti nel silenzio più assoluto, lanciandosi brevi occhiate e pensando ognuno
al proprio Futuro. L'Ex Nano Brigante vedendo le ricchezze delle razzie nascoste finalmente nelle
sue mani, Frankie sognando il Termitaio con tutte le sue infinite diramazioni e gradini verso il Centro.
Verso quel Centro che per Lui era la vita stessa e la ragione di una avventura cominciata per noia
e disperazione. Si abbandonò a strane visioni mentre non toglieva gli occhi da Pearson, e piano
piano lo vide trasformarsi in un folletto con pentole ricolme di monete d'oro, un elfo che Gli strizzava
l'occhio e Gli sussurrava il segreto per essere felice e realizzare i propri sogni. E Lui ascoltava le
chiacchiere sommesse del folletto, lo assecondava facendo sì con la testa, mentre consigli a
profusione sbocciavano dalle labbra di Pearson, suggerimenti su come evitare i Tipacci e
conservare le proprie speranze, dritte per muoversi nella jungla dei grandi agglomerati urbani
e trovare sempre quello che si vuole e non ciò che cercano gli Altri. Frankie si stava abbandonando
al ritmo della musicalità parolaia dell'Ex Nano Brigante quando questi lo scosse tirandolo per
un braccio e sorridendogli. "Avevi gli occhi aperti e mi seguivi, ma la testa era decisamente su
un altro pianeta." Gli disse comprensivo. "Ti ho visto ricoperto di monete d'oro, Pearson," Questi
rise della grossa e sussurrò :"è esattamente quello su cui conto. La prossima volta che Mi
rivedrai, Frankie, sarò su una fuoriserie con anelli d'oro alle dita e due femmine per parte. Ma
per il momento ci stiamo solo avvicinando a Front Corver e mi debbo preparare." "C'è qualcuno
che Ti aspetta in quel posto? Prima hai detto così." L'Ex Nano Brigante fece una smorfia "Non
ne sono certo ma ho la netta sensazione che sia così, e raramente Mi sbaglio." "Amici o Nemici?"
"Entrambi." Frankie non si spinse oltre nel discorso perché Pearson stava dimostrando di non
gradirlo molto. Così lo aiutò semplicemente a comporsi e a bilanciarsi sulle spalle il piccolo
zainetto. Le luci di Front Corver stavano cominciando a diffondersi nell'aria plumbea e striata
dalla solita, distorta nebbia quando il treno accennò a rallentare per approcciare la stazione
centrale della Cittadina. Frankie prese fra le braccia l'Ex Nano Brigante e lo strizzò per bene,
amorevolmente. Pearson lo ricambiò e subito si avvicinò al finestrino per dare un'occhiata
alla banchina. Lì un uomo in attesa stava impalato nella foschia fumando quello che pareva
un sigaro sottilissimo. Anche Frankie si mise di fronte al vetro e scrutò la silhouette dell'uomo
che, lentamente, emergeva dall'indistinto. "Ma, Cristo Santo! è Romario!" "Sì è Lui, e Me lo
aspettavo" rispose Pearson corrucciato "Mi aveva detto di volersi togliere da Selawille per
sempre e di rifarsi una vita a Front Corver. Mi aveva detto che Mi avrebbe atteso proprio
in questo posto." "Dio solo sa cosa avete in mente di fare" Sorrise Frankie. "è un buon tipo.
Mi ha recuperato all'ospedale insieme a Louise e Mi ha difeso ovunque ce ne fosse bisogno.
Penso di dovergli qualcosa." "Ho capito. Di certo è individuo migliore con cui potevi fare
comunella. Una persona seria, misurata, capace e affidabile. Un Uomo di parola, soprattutto."
Il Convoglio si arrestò senza stridere, con un leggero FLUF di conserva. Pearson si avvicinò
alle porte scorrevoli e premette il bottone, mentre con la sinistra stringeva ulteriormente la
mano al Ragazzo. "Stammi bene, e conservati. Non è detto che non ci si riveda, magari
al fondo del Termitaio." "Oh Sì, è proprio lì che sono diretto. Città sconosciute, Centri
Urbani in via di allestimento. Un bacino di acqua e sale in ebollizione. Io sono sicuro
che ci ritroveremo in qualche modo. Oppure verrò a pigliarti a Front Corver, Pearson!"
Quest'ultimo si strinse nelle spalle e strizzò l'occhio, poi si avviò giù dai due gradini,
a fendere la nebbia spessa come un burro malevolo ma commestibile.







 
 
 

Il Tragitto Vol. 72

Post n°262 pubblicato il 13 Marzo 2015 da lost4mostofitallyeah

 






Abbandonarono Selawille e annusarono l'aria che dai finestrini divelti penetrava all'interno delle loro stesse anime. Erano stupiti, corrucciati, entusiasti e ancora scossi. A Nessuno pareva vero di essersi lasciati alle spalle quella atroce cittadina e i suoi rituali bizzarri. E Nessuno credeva che i volti di Herald Watson e Tyco Tyner fossero scomparsi per sempre dalla loro mappa. Ma quella che prevaleva, al momento, era una sensazione di sollievo e di incredulità spinta, un carosello di sensazioni contrastanti che sfociavano, però, in un unico bacino di stupita tranquillità. Frankie, ancora sorpreso per essersela cavata con una pallottola passata a due centimetri fianco alla sua testa, rideva incontrollatamente e andava su e giù con il corpo al leggero dondolare della carrozza sulla monorotaia, Rabail scherzava nervosamente con Pearson mentre Louise scrollava ancora il capo guardando fuori negli spazi aperti e scostando le tendine gonfiate dal vento impetuoso. Restarono così per diversi minuti fino quando Frankie alzò la voce gridando :"La prossima fermata è Mountdoster". I suoi compagni risero di cuore. Nessuno aveva ancora voglia, per un bel pezzo, di scendere da quel convoglio. Così lasciarono scorrere i paesaggi cupi e minerari dalle volte lontane in vetroresina e dalle ondulazioni stolide e monotone. La visuale si era allargata rispetto alla prima parte del Tragitto. Colline moreniche sormontate da qualche rada macchia e cocuzzoli pallidi da antichità immemorabili facevano a gara per attirare il loro sguardo distante e distratto mentre la giornata stava trascorrendo, rapida come un tuono nel cielo sereno. Passarono Mountdoster senza che nessuno si imbarcasse, poi filarono ancora veloci sino a raggiungere Pleasantville con i suoi minareti ricolmi di apparecchiature tecnologiche e le sue donne severe, che si potevano immaginare dal di fuori di ogni ragionevole desiderio. Dopo le tensioni delle giornate precedenti, durante le quali non vi era stato spazio per notti decenti di sonno, tutti i viaggiatori caddero in un profondo stato di torpore e ciondolarono ben presto le teste, presi dalla stessa sonnolenza che avvolge chi abbia sfuggito un pesante rischio e si riesca a trovare in condizioni di relativa quiete. Caddero tutti preda di sogni turbolenti e simili: visioni di sangue e folle, scheletri e vecchie, gogne e piccoli cresimandi. Quando si riebbero, pressoché contemporaneamente, stavano entrando a Gargoyle e Rabail fece un salto dal suo posto a sedere per afferrare Louise e convincerla a scendere a quella stazione. "Perché dovremmo?" Fece Lei stupita. "è la penultima stazione prima del Formicaio, e Noi, ritengo, non abbiamo nessuna voglia o interesse a seguire Frankie nella sua ultima esplorazione, non credi? Poi conosco abbastanza questa cittadina perché ci sono stato in servizio per un periodo. è un buon posto per cominciare a muoversi. Gente tranquilla e simpatica senza strani grilli per la testa. comunque non siamo obbligati a restarci: è giusto per assemblare un po' le cose, poi potremo spostarci altrove, dove ci sia un po' più di esistenza attiva." Louise per la prima volta parve risplendere di una luce sottile ma diffusa e scordò l'acidità e il disprezzo latente che l'aveva accompagnata per tutta Selawille. I suoi corti capelli rossi rilucevano come delle carote metafisiche e gli occhi verdi si spalancarono in una curiosa espressione di benevolenza. Poi mormorò, a bassa voce :"Perché no, in fondo? C'è un tempo per soffrire e un tempo per radunare i cocci. Forse, a questo punto, ho bisogno anch'Io di rimettermi in sesto e di dimenticare la violenza e le sopraffazioni. Va bene, possiamo scendere insieme." A quel punto Frankie sorrise e si percepì molto ecumenico. Tutto ciò che non era riuscito a fare Herald Watson con la sua cresima fallita al piccolo Pearson sentiva di essere Lui in grado di farlo dando la benedizione a quella coppia così bizzarramente assortita. Quindi alzò la mano destra e fece un ampio segno della croce sopra i due che stavano racimolando il loro magro bagaglio e si apprestavano a trasbordare. "Buona Fortuna, Ragazzi" Sussurrò. L'ex nano brigante si asciugò una lacrima sentimentale e Li ringraziò per il loro aiuto e sostegno durante la sconvolgente avventura nella Città di Tyco Tyner. "Sono cose che non si dimenticano" Traspirò. E finì con l'abbracciare entrambi. "Tu non scendi, Pearson?" Fece Frankie. "No" scrollò il capo l'ex nano brigante "Abbandono il Tragitto a Front Corver. Ho alcuni piccoli affari da sbrigare. E poi sono quasi certo che un certo amico mi starà aspettando proprio in quel posto". Sospirò. Il Convoglio si arrestò sui cuscinetti e le porte si spalancarono. Rabail stritolò la spalla di Frankie e Pearson con la stretta della sua mano, poi scese senza voltarsi più. Louise mandò un bacio raccogliendo entrambi, poi sparì anch'ella nella buona aria fresca del primo pomeriggio a Gargoyle.






 
 
 

Fletcher LXXIII

Post n°261 pubblicato il 06 Marzo 2015 da lost4mostofitallyeah

 






"Benjamin. Benjamin Van Huijten." "Sai come trovarlo?" "Sì, ricordo molto bene il posto. Ci sono già stata qualche tempo fa." "E allora andiamo. Non facciamo altro che continuare a cercare degli Sponsor e dei Padrini per avere qualche dritta su come fuggire da questo maledetto Paese. Mai una volta che decidiamo di avere fiducia in Noi stessi." "Non possiamo averne, Fletcher. siamo spaesati come topolini nel mezzo a una tempesta ora che abbiamo visto l'ubiquità di Percace." Interloquì Peter. L'Uomo non rispose e riavviò il trabiccolo portandolo in direzione della Cabrillo Highway, che attraversava tutta una serie di meravigliose conifere fino a Big Loot e La Serra. Entrare in quel microcosmo fece bene a tutti, poiché l'aria che si respirava recava tracce di un'effettiva altra Dimensione e l'impressione di potere decollare da un momento all'altro, e fuggire da quel essere alla macchia senza possibilità era quanto mai seducente. Gli evasi si rilassarono completamente e presero a scherzare come dei bambini in gita, mentre intorno a loro si dipanava un paesaggio mozzafiato. Querce e sequoie ombreggiavano quando, poco più in là della striscia d'asfalto, l'oceano lanciava la sua risacca pigra negli effetti di quel primo sole primaverile, invitando alla quiete, senza essere merce per vacanzieri all'ammasso o indolenti bagnatori di sole.
Fletcher cominciava a sentire l'effetto di quella magnifica situazione e, senza volerlo, riabilitava gli uomini che avevano cercato rifugio dento quell'oasi naturale, sentiva che non era tanto improbabile credere alle cure attraverso la meditazione e il distacco dalle maledizioni del vivere quotidianamente sotto pressione. Pensò che forse era l'effetto del suo essere in fuga, senza possibilità di posare la testa ed essere sicuro che l'indomani non saresti stato risvegliato dal battere ritmico sul cranio di un fucile a pompa. Forse, pensò, ho giusto bisogno di un po' di tregua e di dormire un attimo serenamente. Protetto, sostanzialmente. Passarono Cooper Cabin e Traw Fitzpatrick  fino a East Molera, poi si addentrarono tra le imponenti ville novecentesche adibite, ora, a recupero di ricchi uomini d'affari in crisi di produzione e testa. Gente che poteva permettersi le nove cifre della permanenza, tra corsi biorespiratori e meditazione trascendentale. A ogni piè sospinto vedevano macchine di lusso e fuoristrada fare discretamente capolino dai parcheggi protetti e brillare superbi sotto la luce del sole incipiente. Guardie armate facevano la solita, amabile perlustrazione davanti ai cancelli e fissavano con sorpresa la bagnarola di Fletcher mentre rallentava e lasciava i suoi occupanti bearsi delle magnifiche residenze dei Ricchi Disgraziati. "Insomma, Mi vuoi dire che tuo zio è dentro uno di questi posti?" Domandò Fletcher, attonito. "Sì. Vai sempre diritto e poi svolta a destra e sali la collina. è lì che si trova Benjamin Van Huijten. Il posto si chiama Redonda Gate." "Uh, nome bizzarro. Deve essere un cancello su un'altra dimensione, come pensavo prima, visto il modo in cui se la passano Lor Signori." "Non fare del sarcasmo. forse è solo gente parecchio sensibile che non ce la fa a reggere i ritmi alti della produzione e del Brain Trust . io non riesco a disprezzarli. sono solo fortunati a potersi curare in questo modo". "Nessun Percace da queste parti, mi sembra. Lui si trova più a suo agio con i Poveri Disgraziati. è più facile sperimentare, nessuno Te ne chiede conto, e sei gentilmente foraggiato dallo Stato." Peter annuì gravemente "Il Povero ha diritto a una cosa sola: farsi imbottire di farmaci o perseguitare, come Fletcher." "Così mi lusinghi. non mi sono mai sentito tanto Robin Hood come in questi attimi. Pensa che trovata aprire una Clinica per i Medio Abbienti...Dovremmo farci un pensierino.. Abbiamo Tutti una buona esperienza in materia." Fra amenità di questo genere percorsero il sentiero asfaltato fino alla sommità di Redondo Gate e lì piazzarono l'utilitaria fuori da un'imponente costruzione stranamente ultramoderna e con i vetri solo parzialmente oscurati. Intorno vi correva una massicciata cosparsa di elettricità ad alto voltaggio e un ampio portone in vetroresina dava l'accesso a tutta l'apparente Magia. Fletcher suonò a un campanello sormontato da una graziosa telecamerina. Teneva bene al suo fianco Christine, come garanzia che non Gli frantumassero il cranio senza pensarci troppo. La telecamera si accese insieme alla risposta. "Cerchiamo il Dottor Van Huiten. qui c'è sua nipote Christine DeIanni." Una voce femminile, delicata e gentile Li pregò di voltarsi alle loro spalle e di individuare una vecchia chiesa su un dosso a cento metri da Loro. "Il Dottor Van Hujten si trova là dento" Li informò la voce delicata "è impegnato in un progetto di Riqualificazione Spirituale. Se volete recarvi sul posto ritengo non avrà problemi a staccare per un attimo e accogliervi. Tanto più la signorina DeIanni." "Bene, grazie" Arrivò a dire Fletcher e subito la comunicazione svanì. Allora i tre evasi si misero le gambe in spalla e salirono il dolce declivio fino alla vecchia Chiesa di legno.






 
 
 
 
 

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