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Fuori porta. Fuori portata.

Post n°1643 pubblicato il 03 Maggio 2012 da poison.dee
 

Dopo aver consegnato una scorta di pappe e le chiavi di casa al vicino, ho infilato nella borsa quattro stracci (per modo di dire) e sono partita, senza salutare settechilidigatto che non era ancora rincasato.

Affidandomi ad un navigatore approssimativo, sono arrivata più o meno a destinazione.

Pazienza se ad un certo punto sì è resettato da solo, e, nonostante fossi sull’A1, secondo lui stavo vagando in mezzo ai campi. Dopo un po’ ha ripreso a ragionare, e si è rimesso sulla retta via.

E io pure.

E riabbracciare la Sister è stata una gioia grande.

Il fatto che lei fosse fuori casa a sbracciarsi, e io troppo concentrata a individuare i numeri civici per vederla è un fatto puramente marginale.

Dopo avermi rifocillato, ce ne siamo andate a zonzo per la città, parlando, parlando, parlando e parlando ancora. Che un conto è tenersi in contatto su what’s up, un conto è parlare guardandosi negli occhi. Anche se i miei ogni tanto si lasciavano distrarre dalla vetrina di un negozio di scarpe. E non me ne voglia la Sister, che mi sarei distratta allo stesso modo anche passeggiando con Johnny Depp. Né io né lei avremo mai la prova provata, ma sono abbastanza certa di quello che dico. Anche perchè, avendo Johnny Depp a disposizione tutto farei fuorché passarci del tempo a passeggiare, per dire.   

E parla parla parla ti viene sete. E non c’è niente di meglio di una Erdinger in un bar in pieno centro storico continuando a parlare di argomenti che forse non era il caso affrontare all’aperto e ad alta voce, ma sono sicura che le due coppie sedute di fianco a noi hanno apprezzato parecchio. E probabilmente imparato anche qualcosa.

Poi riprendi a camminare, e, aspettando che si liberi un tavolo al ristorante, inganni l’attesa in compagnia di un Gewurztraminer alsaziano, che scende sempre di un bene...

Ho mangiato molto bene. E, per fortuna non si trova in commercio, altrimenti sarei tornata a casa in compagnia di un carico di... tenerina. Se non avete mai mangiato la tenerina, non iniziate. Che sviluppa dipendenza già dal primo boccone. Infatti a me manca già. Se invece sapete di cosa sto parlando... ecco, ci siamo capiti.

Poi torni a casa, e per strada, incrociando una coppia, realizzi in un nanosecondo che... quelle facce non ti sono nuove. E sono baci e abbracci e risate pensando che allora è proprio vero per davvero che il mondo è piccolo.

E quando tornate a casa, visto che non avete parlato ancora abbastanza, continuate a chiacchierare, e poi decidete di andare a dormire.

E il giorno dopo, una lunga passeggiata al mattino, e una gita fuori porta al pomeriggio, seguendo le indicazioni visionario-approssimative del famigerato navigatore, che secondo me sta iniziando a prendermi bellamente per il culo, si va a vedere una mostra in un convento dei cappuccini, che la signora del bar a cui chiediamo indicazioni ci indica dicendo che non possiamo sbagliarci, perchè ha il tetto a punta, ed è un convento. Perchè lì una volta c’erano i cappuccini. E chi meglio di  una barista può spiegarti come riconoscere un cappuccino?

E poi arriva il fastidioso momento dei saluti.

E tu, a differenza del ginocchio della sister, sei stata benissimo.

 
 
 
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