Creato da psike830 il 19/11/2005

1,nessuno&centomila

Le mie contraddizioni: vivo spegnendo incendi con la benzina

 

Messaggi di Settembre 2007

Post N° 1177

Post n°1177 pubblicato il 30 Settembre 2007 da psike830

lo so che il mondo è pieno di persone, siamo miliardi.

Ma io voglio te, solo te.

Ho bisogno di qualcosa che sia semplice, com'eravamo noi.

 
 
 

Post N° 1176

Post n°1176 pubblicato il 29 Settembre 2007 da psike830

Con tutto lo schifo e l'ipocrisia che ho visto oggi potrei star bene per una vita intera.
Non avevo idee rosee,ma oggi ho scoperto che il mondo fa ancora più schifo di quello che credevo.

Da una parte però è stato positivo, mi peserà di meno andarmene.

Lunedì è l'ultimo giorno.
(mi spiace solo lasciare la mia collega, sembriamo due bianche pecorelle smarrite in mezzo a tutte quelle vipere) 

P.S. per Ofixe: ci sono, sono viva, ho problemi con msn ed è un periodo un po' di merda, ma tornerò, promesso.

P.S.2 per Jo: mi manchi moglie mia.

P.S.3 per Eli: appena carico il cell ti telefono.

 
 
 

Post N° 1175

Post n°1175 pubblicato il 29 Settembre 2007 da psike830

Le mie favole hanno solo la morale
niente lietofine per me

 
 
 

Post N° 1174

Post n°1174 pubblicato il 28 Settembre 2007 da psike830

Quella notte, quando t'ho guardato, sapevo che stavi per andartene. Nessuno resta, mai.
Siam tutti di passaggio nelle vite degli altri, solo nella nostra rimaniamo, è l'unico motivo è che non possiamo proprio andarcene.
Lo sapevo che sarestoi andato via, non partito, semplicemente andato via, per andarsene non c'è bisogno di una partenza.

Lo sapevo eppure -io- son voluta rimanere lo stesso

"...un anno in più
non cambia niente
io mi dimentico di te
ma torno a raccontarmi una bugia..."
Perturbazione - Un anno in più

Sembra pura cattiveria, a volte, il modo in cui le persone si trovano e perdono. Ma forse quel trovarsi non è stato un vero trovarsi.
Ci sono molti più muri di quelli che ci aspettiamo, molte più salite.

Vale solo per me, lo so.

 
 
 

Post N° 1173

Post n°1173 pubblicato il 27 Settembre 2007 da psike830

Ci son cose che si dicono e poi si dimenticano
ci son giorni che non si rivivono

ho ancora tutti questi pezzi sparsi da rimettere insieme da quando te ne sei andato, ho fatto finta di non avere il tempo per riguardarli e trovargli la giusta collocazione.
Invece rimanevo lì ore a fissarli senza fare nemmeno un piccolo movimento.

C'è che certi giorni sento ancora il tuo sapore sulle labbra e altri credo di averlo dimenticato

ho ancora una storia da inventare e giorni da vivere e sognare

ho tante cose da fare per l'ultima volta e altrettante per la prima

C'è che di nuovo sta cambiando tutto e io non credo affatto di essere pronta

ho ancora poche cose di cui sentire la mancanza
e tante persone da ritrovare

C'è che certi giorni tutto sembra ancora più difficile
il traffico è più lento
il caffè cade fuori dalla tazzina
ci vogliono più manovre per parcheggiare
non si trovano le parole da dire
si dimentica quello che c'era venuto in mente

sono solo più triste forse

ho ancora un addio in sospeso e stavolta non sono stata io a non avere il coraggio.

Semplicemente, a volte, le persone se ne vanno
e non ti avvisano.
Semplicemente, a volte, quando torni a cercarle non ci sono più
e tu ne hai bisogno.

Semplicemente, a volte, ci si perde con la stessa facilità con cui ci si è trovati
e non c'è molto da dire o da fare per recuperare.

Non ho più fiducia da dare
alle persone o alla vita
tantomeno al destino.

E' stato come svegliarsi in una stanza e trovarla vuota.
Chi è stato a portare via tutto?
Forse son io che piano piano ho regalato tutto, pezzo per pezzo.
Ma è pieno di ladri in giro e io ne ho incontrati molti vestiti da gentiluomini.
Io stessa a volte indosso un passamontagna e rubo sguardi e silenzi, gesti e significati.

C'è che sono solo stanca
e ho troppe cose da fare.

 

 
 
 

Post N° 1172

Post n°1172 pubblicato il 26 Settembre 2007 da psike830

Ci sono cose che una volta imparate poi non si dimenticano più.
A contare ad esempio.
A leggere, avete mai provato a non leggere una serie di lettere?
Ad andare in bicicletta, si possono avere dei problemi d'equilibrio i primi due minutti, ma poi...ci si riesce con facilità.

Una cosa che io ho dovuto imparare presto è stato non chiedere perché non sarebbero stati soddisfatti nè la mia curiosità nè i miei bisogni. Questo mi è servito a sopravvivere ad un passo dall'annullarmi.

Certe volte, però, nella vita bisogna chiedere anche se non sempre si ottiene.

Certe volte ho solo l'impressione di star ferma immobile ad aspettare che il tempo scorra e il ticchettio dell'orologio mi rende solo più nervosa ed impotente.

ci sono cose
che non dovrei pensare
e non riesco a levarmi dalla testa.

 
 
 

Post N° 1171

Post n°1171 pubblicato il 25 Settembre 2007 da psike830

In BiLiCo.
Nel mio vivere sul filo del rasoio c'è comunque troppa razionalità

<<...I suoi occhi si sono illuminati di un bagliore diverso. Sapevo che stava superando quegli ostacoli.
Ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l’ho spostato sul bordo del tavolo.
“Cadrà” ha detto lui.
“Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere.”
“Rompere un bicchiere?”
Sì, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c’è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita?
“Rompere un bicchiere? ” ha ripetuto. “Per quale motivo?”
“Posso spiegartelo,” ho risposto “ma, in verità, è solo così, per romperlo.”
“Per te?”
“No, è chiaro”.
Lui guardava il bicchiere sul bordo del tavolo, preoccupato che cadesse.

“È un rito di passaggio, come dici tu stesso” avrei voluto spiegargli. “È la cosa proibita. Non si rompono i bicchieri di proposito. In un ristorante, o nelle nostre case, ci preoccupiamo che i bicchieri non finiscano sul bordo del tavolo. Il nostro universo esige attenzione, affinché i bicchieri non cadano per terrà.”
“Eppure,” pensavo ancora, “quando li rompiamo senza volerlo, ci accorgiamo che non è poi tanto grave. Il cameriere ci dice: “Non ha importanza”, ed io non ho mai visto includere un bicchiere rotto nel conto di un ristorante. Rompere bicchieri fa parte del caso della vita e non provoca alcun danno reale: né a noi né al ristorante né al prossimo”.
Ho dato uno scossone al tavolo. Il bicchiere ha ondeggiato, ma non è caduto.
“Attenta!” ha detto lui, d’istinto.
“Rompi quel bicchiere” ho insistito io.
“Rompi quel bicchiere,” pensavo, “perché è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. Pensa alla lotta che divampa dentro di te e rompi questo bicchiere. Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a fare attenzione con i bicchieri e coi i corpi. Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano.”
“Rompi questo bicchiere” gli ho ripetuto.
Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere.
Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.

Il rumore del vetro infranto ha richiamato l’attenzione di tutti. Invece di mascherare il gesto chiedendo scusa, lui mi ha guardato sorridendo e io ho ricambiato il gesto.
“Non ha importanza” ha esclamato il ragazzo che serviva ai tavoli.
Ma lui non lo ascoltava. Si è alzato e, mettendomi le mani tra i capelli, mi ha baciato.
[…]
Nella durata di quel bacio scorrevano anni di ricerche, di delusioni, di sogni impossibili…
L’ho baciato con forza. Le poche persone presenti nel locale stavano a guardare, pensando di vedere semplicemente un bacio.
Ma non sapevano che quel lungo minuto era il compendio della mia e della sua vita, della vita di chiunque aspetti, sogni e cerchi il proprio cammino sotto il sole.
In quel minuto, c’erano tutti i momenti di gioia che ho vissuto….>>

Paulo Coelho

 
 
 

Post N° 1170

Post n°1170 pubblicato il 24 Settembre 2007 da psike830

Bianco

perché dà l'impressione di avere più spazio in cui mettere i pensieri,
non incatenarli come nel nero della notte, ma appoggiarli, come si fa sulla neve che piano si scioglie e scompare.

Sta cambiando tutto nella mia vita e altrettanto deve cambiare, cambio anche qui.

 
 
 

Post N° 1169

Post n°1169 pubblicato il 23 Settembre 2007 da psike830

Io non ce l'ho

Più passa il tempo e più mi accorgo che per fare certe cose ci vuole coraggio, più passa il tempo e più mi accorgo che io questo coraggio non ce l'ho.

Ci vuole coraggio per chiamare la tua (ex) migliore amica e chiederle perché il giorno prima eravamo quelle di sempre e il giorno dopo non eravamo più niente.

Ci vuole coraggio per mettersi sotto, finire gli ultimi esami e chiedere la tesi.

Ci vuole coraggio per cercare lavoro sapendo di aver pochissime possibilità di trovarlo.

Ci vuole coraggio per credere in sé stessi.

Ci vuole coraggio per continuare a sperare nonostante le avversità.

Ci vuole coraggio per dire ad un uomo che è finita.

Ci vuole coraggio per riallacciare vecchi rapporti e ricominciare a cercare degli amici.

Ci vuole coraggio per ammettere di aver fallito. In tutto.

Io il coraggio non ce l'ho.
Quando ho un problema lo risolvo ficcandomi le cuffie nelle orecchie e rimpinzandomi di cibo.

Ci vuole coraggio anche per dimenticare l'uomo che ami, che non è più tuo e che forse non lo è stato mai, perché dirgli "basta" non significa smettere di provare dei sentimenti, significa solo provare ad accontonarli in un angolo o nasconderli sotto il tappeto e, prima o poi, sotto quel tappeto bisogna spazzare.

A volte mi chiedo se sono stata coraggiosa ad andarmene da quella casa o il vero coraggio sarebbe stato restare.

Ci vuole coraggio anche per immaginare un futuro piuttosto che rimanere attaccati al passato come cozze sullo scoglio.

Il passato non tornerà di certo, il futuro può ancora arrivare.

 
 
 

Post N° 1168

Post n°1168 pubblicato il 23 Settembre 2007 da psike830

E ci son cose che proprio non riesco a capire, ad esempio il modo in cui mi torni in mente all'improvviso e non lasci scampo ai pensieri.
Ritorna l'odore della tua pelle e la tua voce e non sembra solo un semplice ricordo.
Sei talmente vero che sembri essere qui.

Te ne vai, poi, e il vuoto ritorna vuoto.

Me ne voglio andare da me, in qualche modo, voglio andarmene perché non riesco più a respirarmi, perchè non mi piace nessuna delle scelte che ho fatto e che continuo a fare, perchè vorrei essere qualcun altro, chiunque altro basta che non sia me.

 
 
 

Post N° 1167

Post n°1167 pubblicato il 21 Settembre 2007 da psike830

Vorrei chiederti scusa adesso per il male che ti farò e che mi farò, perchè per ogni attimo di spensieratezza c'è sempre un prezzo da pagare.
Sappiamo tutti e due che in questa storia non c'è niente di giusto, che un giorno mi accorgerò di aver perso solo tempo e l'unica cosa da fare sarà trovare le paroel più giuste per dirtelo.

forse non mi lascio andare perchè so che non c'è nessun futuro

forse mi lascio andare perchè so che non c'è niente da perdere

[non abbiamo passato
nè futuro
siamo solo presente
che continua a scorrere]

 
 
 

Post N° 1166

Post n°1166 pubblicato il 20 Settembre 2007 da psike830

Oggettivamente il tempo scorre sempre allo stesso modo: un'ora è formata da 60 minuti, un mese da 30 giorni e un anno da 365, ma soggettivamente non è la stessa cosa.
Questo anno per me è volato via, mi sembra strano ricordare il primo giorno quando mi sentivo più d'intralcio che d'aiuto, quando dovevo chiedere perfino dov'era il caffé, non mi sembra di essere la stessa persona che non riusciva a distinguere nemmeno il suono del telefono da quello del citofono. La prima volta che son rimasta sola coi pazienti sarà stato il mio terzo giorno di lavoro. Lo psichiatra che stava conducendo il gruppo era stato chiamato per una consulenza urgente e se n'era andato dicendomi solo "continua tu" come se io ne fossi in grado. Panico, non c'è un altro modo per chiamare quella sensazione se non...PANICO. Ero seduta tra un bipolare in fase maniacale e uno psicotico che fino al secondo prima stava delirando di brutto, ci saranno state anche altre due o tre persone. I pazienti psichiatrici son "bastardi" (in senso buono) per queste cose, loro la sanno fiutare la paura, tu cerchi di simularla in tutti i modi, ma loro la sentono, nemmeno fossero cani da tartufo. Mi hanno fatta nera, gli sono bastate quattro o cinque frasi per portarmi al punto di chiudere il gruppo e tornarmene in medicheria con la coda tra le gambe.
Un paio di mesi fa mi è successa la stessa cosa, non era la prima volta certo, ma quella situazione somigliava molto a quella che ho appena accennato. Ero lì seduta con un paziente in eccitamento maniacale incazzato nero che continuava a rompermi sul muso i colori pastello e a dirmi che aveva ragione lui su non so quale cosa. Da fuori faceva quasi paura, strillava e si agitava mentre gli altri pazienti lo fomentavamo. Stavolta però non c'era nessuna paura da fiutare, avevo sguardo e mani ferme, voce sicura e non c'è voluto molto a rimetterlo al suo posto.
Un anno, un anno in cui mi son ritagliata il mio piccolo spazio nel reparto, la mia parte di pizza cornetti e cappuccino al mattino, ho imparato a cucinare, ad azzeccare le diagnosi ancor prima di leggerle in cartella, a ricordare cos'è l'aloperidolo, ho imparato a non farmi fregare le penne da Tiziana, a giocare a quel solitario, a distinguere il tono di voce di Giulia quando scherza e quando dice sul serio, a sopportare un isterico in piena crisi, a non ridere per i deliri dei pazienti, a vedere oltre e dietro i comportamenti, ho imparato ad usare la parola "goio", son stata perfino contagiata dalla calata viterbese.
E' stato un anno di crescita e non solo dal punto di vista di quello che so e non so della psicologia clinica e della psichiatria, ma anche di quello che so e non so di me, del mio carattere dei miei limiti, delle mie potenzialità.
La mia "capa" vorrebbe che buttassi giù una decina di pagine sulle mie emozioni, sulla mia esperienza, ma io non voglio farle leggere proprio niente di mio, l'ultima volta che mi ha chiesto di fare una relazione l'ha fatta girare per tutto il pronto soccorso facendomi vergonare come una ladra. 
Ci son cose che voglio tenere per me, cose da custodire e non da sventolare, quest'anno è mio e non sarò capace di raccontarlo in nessuna relazione e, anche se ne fossi capace, non voglio farlo.

Punto.

 
 
 

Post N° 1165

Post n°1165 pubblicato il 17 Settembre 2007 da psike830

Le bugie so dirle splendidamente

è la verità che proprio non riesce ad uscirmi dalla bocca

 
 
 

Post N° 1164

Post n°1164 pubblicato il 16 Settembre 2007 da psike830

Per me, perché non lo devo più dimenticare.

Eravamo diverse una volta, non parlo di sogni forse, quelli ce li abbiamo ancora, li trovo ancora scritti nei miei libri di De Carlo e tu su tutti quei saggi sugli Indiani d'America.
Ho ancora la mia visione parziale del mondo, completamente disinteressata alla politica e con forti lacune in storia, ma sopravvivo col bignami sul comodino oppure chiedendo delucidazioni ad Ale per sms.
Ricordo quella volta che prima di entrare al seggio elettorale siamo rimaste mezz'ora in macchina a chiederci se era più giusto votare col cuore o con l'interesse che tanto anche noi, passati i 23, saremmo entrate in quel giro di favoritismi e zeppe tipico soprattutto del paese ma anche delle grandi città.
Eravamo diverse quando ci facevi aspettare ore sotto casa perchè dovevi truccarti e portavamo cinte e pantaloni che a guardarli ora si inorridisce.
Eravamo diverse quando zoppicavamo in matematica e io non volevo aiuti da mia madre o mio padre ché tanto alla fine si risolveva sempre con un "te lo faccio io" di mia madre e un "non sei capace a fare proprio niente" di mio padre. Credevo di potercela fare da sola. Per te era diverso, i tuoi t'appoggiavano sempre in ogni cosa, anche se sapevano che sbagliavi ti mettevano in guardia e se ci sbattevi il muso erano pronti a medicarti le ferite e a comprendere, eravamo adolescenti in fondo.
Mi rifugiavo a casa tua a volte, in quella tua stanzetta stretta stretta e lunga e sdraiata sul letto guardavo all'insù le lenzuola bianche attaccate al muro in cui scrivevamo frasi di incitamento per i tuoi concorsi canori. Non eravamo mai meno di 20 a venirti a sentire, a urlare e fare il tifo seduti su quel muretto ed ero sempre io a litigare col vecchietto del secondo piano per attaccare sul filo dei panni quel manifesto.
Riempivo la smemo di parole di canzoni e di poesie e tu facevi quelle scritte colorate e orribili, hai sempre avuto quella calligrafia illegibile, i professori odiavano correggere i tuoi temi.
Tante volte ci siamo sedute sulle scale del borgo medioevale a chiederci come saremmo state se non ci fossimo conosciute, se non fossimo capitate nella stessa classe, tiravamo fuori quei vecchi quaderni ingialliti dal tempo per rileggere le paranoie di quand'eravamo quattordicenni.
Quand'è morta mia madre a casa tua mi parlavano di Dio e della chiesa, del perdono e del paradiso e io ascoltavo distaccata come se la cosa non mi toccasse, con quell'indifferenza e freddezza che mi ha sempre contraddistinto e che è stata l'unica cosa che mi ha aiutato a sopravvivere tutto questo tempo senza impazzire del tutto.
t' ho sempre sentita molto vicina, eri la mia "sister", tanto che a volte mi sognavo per filo e per segno quello che ti succedeva e tu rimanevi stupita ad ascoltarmi chiedendoti com'era possibile, ma la verità è che a volte riuscivi a farmi sentire sola o forse ero io che non ero capace a parlare. Lo sai come sono fatta, no? Non sto tutto il tempo a lagnarmi dei miei guai, dovrei avere a disposizione due vite per farlo, ma certe volte avrei voluto semplicemente sentirmi chiedere come stavo invece di stare notti intere ad ascoltare i tuoi problemi con chitarristi e batteristi.
Il periodo del bar Lucio è stato forse il più divertente, finché non è arrivato M. e tu sei andata a vivere in Abruzzo per un anno per via di quel corso fin troppo inutile secondo me. Avrei voluto vederla la tua casa, conoscere la tua coinquilina antipatica e cucinare insieme, invece ci scrivevamo quaderni interi di riflessioni e stavamo pian piano uscendo una dalla vita dell'altra.
Quando sei tornata è stato un po' ricominciare da dove avevamo lasciato: le sbornie, la sala prove insonorizzata, un nuovo gruppo.
Ma era cambiato qualcosa, noi forse.
Dopo la delusione di Vale cominciavamo ad essere un po' più scettiche sull'amicizia,ma eravamo convinte che a noi non sarebbe mai successo. Che cosa ci poteva divider in fondo? Per quanto riguarda i ragazzi poi...non avevmo davvero gli stessi gusti, l'unica cosa su cui eravamo d'accordo era che B. (il mio B.) fosse la fine del mondo.
Te la ricordi quella sera che siamo state sedute due ore fuori dal cinema dietro via Cairoli per vedere se quello stronzo era andato al cinema con un'altra, ma poi, sul più bello, non me la sono sentita e siamo scappate di corsa per i vicoletti mezze ubriache?
Poi il bastardo è arrivato mano per mano con la tizia, cavolo quanto era brutta e ha pure fatto finta di niente, nel vedermi è venuto pure ad abbracciarmi e baciarmi.
Avrei dovuto mollargli uno schiaffo, lo so, ma poi pensavo che da due mesi mi vedevo anche con A. e non me la sono sentita.

Solo adesso che te ne sei andata mi accorgo che tante cose che credevo importanti per me in realtà erano importanti per te. Quella serata al pub per esempio, era la TUA serata ed ero delusissima da B. perché se n'era dimenticato.
I concerti jazz ad esempio. Non che non mi piacessero, ma certe cose non riuscivo proprio a capirle, come quella notte che dopo il festival siamo rimaste due ore a parlare con l'organizzatore. Il pianista però me lo ricordo ancora, carinissimo e simpaticissimo, l'ho visto sere fa su un programma di mediaset, bravissimo.
Anche la festa a Roma di musicoterapia era parte della TUA vita e ad un certo punto dopo essermi sorbita due ore di gente che strillava come in preda a una crisi psicotica e batteva sui bonghi, seduta su quel pavimento freddo mi son chiesta "che cazzo ci faccio qui?", sarei dovuta essere al compleanno di S. invece di raggiungerlo sul tardi in discoteca.
Alle mie feste universitarie invece non hai mai messo piede, dicevi sempre che ti sarebbe piaciuto un mondo venire invece, alla fine, declinavi sempre l'invito, all'ultimo momento, come tuo solito.

Noi eravamo quelle che un mese prima che compissi gli anni andavamo già in giro col tuo motorino e quando s'era rotto il parafango davanti arrivavamo a casa zuppe come pulcini.
Eri anche gelosa, poi, di come riuscivo a cavarmela quando tu sparivi per mesi dietro ad un nuovo ragazzo o un nuovo strumento musicale.
Certe cose le davamo per scontato, che non ci saremmo mai perse ad esempio.
Ne ero più convinta, io, davanti a quel panino alle tre del mattino, al Flaminio, dopo una notte passata a girare per Roma col navigatore e perdersi e chiedere informazioni e poi entrare in un bar a Via Veneto, pagare 3 euro due caffè e infilarsi in mezzo alle scolaresche in gita all'Hard Rock Café, messaggiando con B. che diceva che io e te insieme eravamo meglio di una soap o di un telefilm.

Non pensavo che un giorno ti saresti svegliata e avresti dimenticato tutto, che al telefono avresti parlato come una diva "ho molto da fare in questo periodo, ti richiamo appena posso".
Avrei voluto dirti "ehi, sono io, quella che un mese fa, quando M. ti ha lasciata è venuta sotto casa ad asciugarti le lacrime senza chiederti niente, non ricordi che alla fine siamo riuscite anche a riderci su e a dirci che anche questo brutto momento era passato e la nostra forza, la nostra vera forza, era essere sempre in due."
Ora invece ricordo che quando sono andata via di casa tu non c'eri, mentre portavo via scatoloni su scatoloni mettendoci dentro tutta la mia misera vita, tu non c'eri a dirmi che sarebbe passata presto, ho fatto tutto da sola io. Eri qui quando per un anno non ho avuto nessun rapporto con mio padre eppure non hai mai avuto una parola da dire se non "hai un carattere molto  forte, ti invidio a volte".
Avresti dovuto guardare oltre, sai?
Che ti importava in fondo? Avevi le tue lezioni di piano ed il tuo agente, S. cominciava ad entrare piano piano nella tua vita e io servivo solo per avvicinarvi in quelle serate a palazzo dei Papi col resto del gruppo.

Eppure quella sera la pub con quelle due vecchie amiche abbiamo giurato che non saremmo mai diventate come loro, che non avremmo mai guardato qualcuno dal basso verso l'alto, che non avremmo mai giudicato, che non ci saremmo mai fatte le scarpe.
Vorrei vederti adesso, col taglio all'ultima moda e le foto ritoccate, su qualche palco pieno di luci, non mi stupirei nemmeno se un giorno accendendo la tv ti trovassi su mtv a dire che il successo non ti ha affatto cambiata.

Era l'ultima cosa a cui credevo, l'amicizia, ora non mi è rimasto più niente.
Ma son rimasta io, e mi basto.

[quando tornerai
io non ci sarò]



 
 
 

Post N° 1163

Post n°1163 pubblicato il 16 Settembre 2007 da psike830

Post-it

Promemoria.
Cose da non fare:
non ubriacarsi di Cannonau
non farlo su una spiaggia umida di settembre
non farlo soprattutto quando il giorno dopo è l'ultimo prima di un esame e non hai studiato granchè.

Promemoria.
Cose da fare:
prima di rimanere mezza nuda sulla spiaggia ricordati di controllare se i tizi che fino a poco prima erano a pesca alla tua sinistra siano andati via.
Controlla che anche il loro cane sia andato via.
Controlla dove sono le chiavi della macchina, potrebbero finire sotto la sabbia.
Controlla bene anche dov'è il telefonino.
Controlla di essere in un punto in cui i fari delle macchine che arrivano non ti illuminino.
Controlla che non ci siano baston(cin)i sotto l'asciugamanano o nelle immediate vicinanze.
controlla che la bottiglia di vino non cada, soprattutto se è stappata.
Controlla che nei bicchieri non ci sia caduta della cenere.
Smetti di pensare che i preservativi sono rimasti in macchina

A tutto c'è una soluzione.

Meglio che torno a studiare.

 
 
 

Post N° 1162

Post n°1162 pubblicato il 15 Settembre 2007 da psike830

A volte semplicemente si fa solo poca attenzione a ciò che ci circonda.
Spesso mi accorgo di non riuscire a guardare al di là del mio naso e vi assicuro che non è affatto "alla francese".
Faccio poco attenzione alla strada che faccio ogni giorno, non mi accorgo che il modo in ci cade sopra la luce a diverse ore ore del giorno la rende ogni volta differente.
A volte faccio poco attenzione a sentimenti che non sono i miei.
Ho poco rispetto forse, per quella tendenza egoistica che ha l'uomo di credere che quello che prova lui è sempre più forte, intenso e importante.

Faccio poca attenzione ai rumori che dovrebbero essermi familiari, sto sempre con le cuffie infilate nelle orecchie a spararmi musica ad un volume improponibile cercando di non pensare.
Ora che è tutto spento sento motorini, voci,macchine e moto passarmi sotto il naso e mi chiedo dov'erano ieri, perchè penso che il fatto che io non le abbia sentite vuol dire che non c'erano. E invece sì, il mondo va avanti anche senza di me, non sono il centro io e, a dirla tutta, nemmeno la più lontana periferia.

sono solo un puntino che nemmeno si vede.

Invisibile.


 

 
 
 

Post N° 1161

Post n°1161 pubblicato il 15 Settembre 2007 da psike830

Il mare verde bottiglia va e viene da  una spiaggia grigia e noi sopra con orme pesanti di noia.
Potremmo arrivare pure all'orizzonte, ma non avremmo fatto nessun viaggio, al ritorno non avremmo niente da ricordare.
Con te sto imparando che il tentare di riempire dei vuoti li rende solo più profondi.
E lo so che vorresti insegnarmi tutt'altro, ma io riesco a percepire solo questo tra la tua fretta d'avere risposte e la tua organizzazione.
Io invece odio avere progetti, devo avere sempre la possibilità di cambiare idea, di trovare una via di fuga, in qualsiasi modo e momento.
Non mi sento più libera e non solo perché non lo sono più.
Hai bisogno di troppe risposte tu, di troppe certezze e allo stesso tempo ne dai forse troppe o troppe poche.
Non voglio niente io, solo vivere, senza doverti dire tutto il tempo come mi sento, cosa provo, cosa voglio, dove voglio andare.
Voglio stare qui e non pensare ad una definizione di quello che sto vivendo, perchè se penso troppo alle parole che devo dirti non riesco a vivermi il momento e allora si innesca tutto un circolo vizioso di momenti persi e di emozioni da descrivere di parole che non si trovano e che DEVO DEVO DEVO cercare anche se tu fai finta che non ti interessa ma po continui a chiedere chiedere chiedere.

Io le emozioni le vivo ad occhi chiusi, le respiro, non le osservo.
E se ti bacio ad occhi aperti vuol dire che sto pensando a tutt'altro che al bacio che ti sto dando.

Sai che c'è?
Mi stai perdendo.

E poi... porca troia...un altro si scrive senza apostrofo.

Certe cose proprio non le sopporto, giuro.
Potrei innamorarmi di qualunque difetto, ma non di questo e di chi mette fretta.

Io odio la fretta.
La odio.

non so come ho fatto a trovare quest'immagine, ma... vabbè... è il mio paese...

 
 
 

Post N° 1160

Post n°1160 pubblicato il 15 Settembre 2007 da psike830

Eppure sentire

Una volta, un'altra sola volta, che vuoi che sia.
Il letto è già disfatto, nessuno dirà che è stata colpa nostra, che è stata colpa mia.

Userò unghie e denti per non cadere, anche se non basterà.

Era stato un buon inizio il nostro, eravamo stati perfino sinceri, eravamo stati addirittura premurosi.
Eravamo così patetici e impacciati, eravamo due bastardi inteneriti.

La prima volta che t'ho visto eri davanti ai campetti o forse al bar di fronte. Eri spettinato, con una maglietta orribile, ma indossavi uno dei tuoi sorrisi migliori. Eri il ragazzo della mia vicina di banco, eri la sua prima volta, per me eri solo dei racconti nell'ora di storia e matematica. Fino a quel giorno.
Ho pensato fossi bello e lei una ragazza fortunata.
Non credo d'aver pensato altro.
Sette anni dopo t'ho rivisto in mezzo al fumo di una discoteca.
Sette anni dopo hai provato a rimorchiarmi in una discoteca.
Non c'avevo nemmeno fatto caso, non ci pensavo forse.
Ho pensato di nuovo che tu fossi bello.
Ho pensato che tu fossi interessante.
Ho pensato che tu non fossi vuoto quando m'hai travolto coi discorsi sui libri letti, sul teatro, sull'amicizia, sulle piccole cose che non hanno niente a che fare con una discoteca.
Che poi, diciamocelo, io e te non siamo proprio tipi da discoteca.

poi...è cominciata.

ed è finita.

Quello che penso adesso non ha importanza
se ti amo ancora,
se mi manchi,
se non m'aspettavo affatto che tu fossi così,
se è vero che anche tu sette anni mi avevi notato come mi hai detto.

A chi importa ormai?
Tu ami un'altra
e qualsiasi cosa io avessi fatto -forse- tu l'ameresti comunque.

Non ti ho chiesto nemmeno una volta di restare, è vero.
ma certe cose non bisogna chiederle, bisogna sentirle.

"...passerà anche questa stazione
senza far male
passerà questa pioggia sottile
come passa il dolore
ma dove dov'è il tuo amore,
ma dove è finito
il tuo amore..."
De Andrè

 
 
 

Post N° 1159

Post n°1159 pubblicato il 13 Settembre 2007 da psike830

e non so ancora se facevamo l'amore o facevamo la guerra
era tutto un sottile gioco di potere per controllare il piacere
in quel dentro e fuori c'erano tutti gli adii e i ritorni, i successi e i fallimenti erano nei respiri affannati e le parole non dette negli sguardi complici e senza pudori.
Non so ancora se t'amavo o t'odiavo quando nudo e sudato mi volevi vicino tirandomi per un braccio e la mia mano tremava nell'accarezzarti le tempie accaldate.
Una notte d'estate t'ho dormito addosso, era così che mi volevi, e così m'hai avuto col naso infilato tra i tuoi ricci che profumavano ancora di shampoo e di me.
Non so ancora se quella notte è iniziata o finita ché di te e di me non ho mai capito granchè a parte i gemiti e gli orgasmi.

Non dirmi più grazie per averti detto addio
di cosa dovrei ringraziarti io?
D'avermi ucciso?

 
 
 

Post N° 1158

Post n°1158 pubblicato il 13 Settembre 2007 da psike830

E ti scorderai di me
quando piove
e i profili
e le case
ricordano te...

E un giorno ti rincontrerò e mi parlerai di te con parole mute e veloci come il ticchettio d'orologio del tempo che passa.
Palerai come sai fare tu, perchè io non so parlare, ma quel giorno avrò imparato e ti racconterò i pezzi mancanti di una storia che hai vissuto e t'accorgerai di non aver capito.
Sarà un giorno di sole e pioggia fatto diuna serie infinita di contrattempi e coincidenze che ti porteranno sotto quell'arco medievale a dirmi solo "ciao" con la faccia di chi non se l'aspettava proprio d'incontrarmi. E sorriderò. Sorriderò abbracciandoti con lo sguardo e provando di nuovo le stesse identiche sensazioni che non so spiegare ma so subito riconoscere.
E non saprai da dove cominciare forse, tanti saranno stati i cambiamenti, sarò coraggiosa stavolta, saprò anche parlare e non solo ascoltare facendo però finta di non sentire.
La tua voce sarà quella di sempre, mite e quasi priva d'accento e m'accarezzerà pensieri e sogni e non avrò paura stavolta perché adesso lo so cos'era quell'odore d'estate che entrava d'inverno dalle finestre.
E non rivivremo niente di passato, vedrai, cammineremo insieme verso un futuro sempre incerto, ma nostro perché stavolta non avrò paura a dire "noi".
E anche se mi tremerà la voce e parlerò troppo veloce come al solito tu mi capirai e non avrò più paura del tuo ridere dei miei sentimenti, perchè so che non l'hai mai fatto e non lo farai.

Ma tu quel giorno, a quell'appuntamento col destino non ci sarai, sarai da tutt'altra parte a vivere uan vita dove per me non c'è posto perchè in fondo non siamo stati niente di importante, niente di serio, niente di niente, ma credo di amarti ancora un po', un po' indefinitamente.

 
 
 

JO

perché forse più bello che descrivere una grand’amicizia, è averne una.

 

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RADIOFRECCIA

"...perchè le canzoni non ti tradiscono.
Anche chi le fa può tradirti,
ma le canzoni,
le tue canzoni,
quelle che per te han voluto dire qualcosa
le trovi sempre lì,
quando tu vuoi trovarle.
Intatte.
Non importa se cambierà chi le ha cantate.
Se volete sapere la mia,
delle canzoni,
delle vostre canzoni vi potete fidare..."

 
 

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