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Job act
Post n°2175 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da deosoe
Jobs act: giuslavoristi a Mattarella, non firmi decreto Appello al “Colle”, di accademici ed esperti del mondo del lavoro, affinché il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non firmi il decreto di riforma del mercato del lavoro. Lo chiedono, con una lettera inviata alla massima carica dello Stato, l’associazione Giuristi Democratici, unitamente a oltre settanta avvocati e docenti giuslavoristi di vari Fori d’Italia. Nella lettera si formula la “richiesta di rinvio al Governo, ai fini del riesame, del primo decreto attuativo della legge delega 10 dicembre 2014 n. 183 -c.d. Jobs Act- “recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”. Questa, per i firmatari dell’appello rivolto a Mattarella, è una “conseguenza che, già di per sé considerata, non può ritenersi legittimata dalla giustificazione che essa costituisca il frutto di opzioni di politica legislativa, come tali insindacabili, ove si rifletta che si tratta di scelte che, anche solo considerando l’azzeramento di un così (temporalmente) rilevante processo evolutivo dell’ordinamento lavoristico, inevitabilmente entrano in rotta di collisione, da un lato, con il diverso quadro di riferimento nel frattempo introdotto dalla vincolante disciplina comunitaria e, dall’altro, con la diversa disciplina garantita dall’ordinamento, di fronte ad identiche fattispecie risolutorie, a quei cittadini-lavoratori che non siano riguardati dalla novella per il solo fatto che il loro rapporto di lavoro a tempo indeterminato, avente per il resto identica natura e disciplina, sia stato stipulato in qualunque data antecedente all’entrata in vigore del decreto.” L’appello, inoltre, procede elencando “le violazioni degli artt. 3 e 117 Cost, alle quali si aggiungono una serie di eccessi di delega, che hanno introdotto nel decreto previsioni normative non riconducibili ai principi ed ai criteri direttivi enucleati dal Parlamento”, che spingono i firmatari a rivolgere al Capo dello Stato “la più rispettosa, ma non per questa meno accorata, preghiera di voler esercitare il potere, sicuramente a Lei spettante in analogia a quanto previsto dalla Carta Fondamentale per la promulgazione delle leggi, di stimolare il Governo ad opportuni ripensamenti”. (ANSA). |
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