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Disoccupazione

Post n°847 pubblicato il 03 Giugno 2013 da deosoe

 

Disoccupazione: a metà giugno "piano giovani"

Il governo è pronto a cambiare marcia sul lavoro. Entro metà giugno approderanno in Cdm i primi provvedimenti, in vista del Consiglio Ue di fine mese. Priorità assoluta all'occupazione dei giovani. Una vera e propria emergenza, come evidenziano le parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che parla di "problema numero uno". Per l'Italia e per l'Europa. A fissare l'obiettivo è il premier Enrico Letta: "far scendere la disoccupazione giovanile nei prossimi anni, possibilmente sotto il 30%". Altrettanto netta l''indicazione sul piano fiscale: "abbassare le tasse sul lavoro per far lavorare di più i giovani".

I numeri, del resto, descrivono un quadro desolante. Alla disoccupazione record certificata dall''Istat, al 12% ad aprile e addirittura al 40,5% per i giovani, si sommano le stime della Cgil: servono 63 anni, ammesso che si materializzi la ripresa nel 2014, per ritrovare i livelli di occupazione pre-crisi.

A facilitare l'azione del governo c'è, comunque, lo sforzo congiunto di imprese e sindacati. L'accordo siglato sulla rappresentanza viene infatti letto come una svolta storica. "E' un segno importante e incoraggiante di volontà costruttiva e di coesione sociale, fattori entrambi decisivi per il superamento delle difficoltà e delle prove che l'Italia ha davanti a sé", osserva Napolitano. Un esempio di convergenza che, dice, "varrà a rafforzare la credibilità del nostro Paese in Europa".

E Letta sul palco del festival dell'Economia afferma che  "Ho intenzione di andare al vertice del 27-28 giugno dell''Unione Europea, dopo aver già ottenuto che ci si occupi del tema della disoccupazione giovanile, dicendo che ci devono essere misure concrete, applicabili già dai prossimi mesi, con soldi europei in più e ogni paese libero di fare le sue scelte", spiega ancora Letta.

Tra gli strumenti per intervenire, un ruolo chiave spetta alla leva fiscale. E anche in questo senso le indicazioni che arrivano da Letta sono chiare. "La priorità è abbassare la disoccupazione e far costare meno il lavoro nel nostro Paese", scandisce il premier - "Faremo le scelte giuste, mantenendo gli impegni", assicura, sottolineando "che non ci si può più indebitare come fatto in passato". E a questo proposito ricorda che "l''Italia spende il 5% del suo pil per pagare i debiti del passato".

E proprio al passato riportano i dati e le analisi che fotografano il declino del Paese. A partire dalla simulazione della Cgil: se il Paese intercettasse la ripresa, quella stessa accreditata per il 2014 dai maggiori istituti statistici, ci vorrebbero esattamente tredici anni per ritornare al livello del Pil del 2007. Tempi biblici per recuperare il terreno perso sul fronte dell''occupazione, ben 63 anni.

Numeri allarmanti anche quelli della Confcommercio, che evidenziano il nuovo peggioramento, ad aprile, per il mercato del lavoro. Rispetto a marzo gli occupati sono diminuiti di 18mila unità a cui si è associato un aumento di 22mila persone in cerca di occupazione, determinando un lieve incremento del tasso di disoccupazione ufficiale passato dall''11,9% al 12,0%.

Con il dato di aprile 2013 continua il processo di distruzione dei posti di lavoro creati tra il 2005 ed il 2008; il numero di occupati è ora ai livelli di settembre 2005. Il numero di giovani (15-24 anni) in cerca di occupazione ha raggiunto le 656mila unità, mentre il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto il 40,5%. Ad aggravare il quadro è il numero di Neet (Not in Education, Employment or Training), ovvero coloro che non studiano e non sono coinvolti in programmi di formazione, che ha superato i 2,2 milioni di persone.


 

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pgmma
pgmma il 04/06/13 alle 21:42 via WEB
IL SI DEL VECCHIO PRESIDENTE. Ho provato più che stizza, forse ribrezzo, per la processione dei politici che sono andati in ginocchio a chiedere che il vecchio uomo di Stato restasse per trarli da quei guai in cui loro si sono messi, altrettanto ho avuto ammirazione per questo vecchio che ormai aveva già fatto fagotto per andarsene a vivere finalmente in pace gli ultimi anni della sua vita. Per di più sono anni che il presidente non ha fatto altro che raccomandare a quella ciurma di perditempo, parolai e rissosi, saccenti e strapagati, di fare le riforme indispensabili per avere un governo capace di governare ed impegnato a rimettere in moto il Paese che si va avvitando su se stesso e sta precipitando in una crisi che non ha precedenti. Il si di Napolitano non ha fatto pesare più di tanto gli errori, le faziosità e i tatticismi inconcludenti dei politici, tutti tesi a salvaguardare i propri interessi personali. La virtù ha un peso specifico immensamente superiore a quello del vizio, motivo per cui sono convinto che il gesto di Napolitano fa più bene al nostro Paese di tutto il male fatto dai nostri mille parlamentari. Spero che l’ammirazione e lo stimolo ad operare per il bene della collettività che provo di fronte al gesto di Napolitano possano far bene anche ai miei connazionali.
 
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