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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Piccoli Andreotti cresconoTutti bocciano Prodi »

La Curva di Laffer

Post n°92 pubblicato il 09 Ottobre 2007 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

L’infelice uscita di Padoa Schioppa in Tv, nella trasmissione su Rai 3 di Lucia Annunziata, in cui ha sostenuto che “dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima”, fa ricordare il  Ministro delle Finanze dei governi Prodi, D’Alema e Amato dal 1996 al 2001. A quel tempo, a chi denunciava l’impennata della pressione fiscale il Ministro  replicava dicendo che il suo gabinetto era sommerso da fax che, al contrario, esprimevano soddisfazione per l’aumento delle tasse. Il Ministro in questione, poco credibile, forse un po’ fanfarone e arrogante, è l’attuale Vice Ministro dell’Economia, il Vice di Padoa Schioppa, il tanto discusso, e descritto come un vampiro, Vincenzo Visco.

Sembra quasi che non sia un caso che Tommaso Padoa Schioppa e Vincenzo Visco siano ora insieme al Ministero dell’Economia.

Le tasse non sono una cosa bellissima. A volerla dire tutta, c’è molto di meglio che pagare le tasse. Anche se a ciascuno può essere dato, nei limiti del lecito, ciò che è l’oggetto del proprio desiderio, c’è un limite a tutto. Assecondare la follia può arrecare danni incalcolabili ed a volte irreparabili. Il prelievo fiscale, oltre un certo limite, mortifica gli investimenti, l’impegno, il coraggio, il rischio, il lavoro.

Le tasse da pagare, però, sono un dovere civile. Sarebbero da porre sull’altro piatto di una ipotetica bilancia per far lievitare diritti e servizi. La logica vorrebbe che più alta sia la pressione fiscale e più alta debba essere anche la qualità e la quantità dei servizi fruibili. Nei paesi del nord Europa è così. Sempre la logica vorrebbe che siano elargiti con più soddisfazione i sacrosanti diritti, che sia diffusa tra i cittadini più tranquillità e sicurezza, che ci sia più efficienza, più ricchezza per il popolo, più fruibilità del tempo libero, buona amministrazione, ordine, pulizia, giustizia più rapida ed imparziale.

Con la contribuzione fiscale dei cittadini ci sarebbe da chiedere la tutela del nostro patrimonio artistico e paesaggistico, la sua valorizzazione come investimento produttivo per il turismo e  l’occupazione. Anche chiedere la realizzazione di infrastrutture più simili al modello europeo che a quello africano non dovrebbe rappresentare una ingiustificata pretesa. C’è in Italia un giacimento di preziosità da valorizzare e da mettere in condizioni di realizzare ricchezza, ma mancano i collegamenti viari, e quelli ferroviari sono una vergogna per pulizia e puntualità; mancano le strutture ricettive, manca la sicurezza e soprattutto manca la presenza e l’autorità dello Stato.

Il Ministro, in televisione, ha parlato dei costi dei beni indispensabili che il gettito fiscale finanzia. Tra i costi ci sono anche quelli della politica che i cittadini dubitano che siano tra gli indispensabili e questo governo, di cui Padoa Schioppa è ministro per le questioni economiche, li ha dilatati e ne ha moltiplicato i fruitori. L’aumento della spesa nel 2007, per 15 miliardi di Euro, non solo appesantisce il debito pubblico complessivo e produce per il futuro ulteriori oneri finanziari, mentre sarebbe da ridurre l’esposizione complessiva e da alleggerire così il costo degli interessi sul debito,  ma è anche sottratta agli investimenti che, al contrario della spesa improduttiva, rendono ricchezza ed occupazione.

L’uscita del Ministro dell’Economia, tra le altre cose, ci riporta alla mente anche la teoria economica di Arthur Laffer. Quando, infatti, si parla di soddisfazione e di felicità nel pagare le tasse non possiamo non pensare che anche in questo campo, come in tutte le questioni, ci sia il punto di svolta: il limite oltre il quale non si sopporta più. La Tolleranza di Voltaire è apprezzabile se rivolta alle idee ed al pensiero, non al sacrificio ed alle vessazioni. In tutte le cose esiste il punto di rottura. Quando, ad esempio, il lavoro da essere piacevole e soddisfacente diventa sacrificio e stress; quando il piacere da essere rilassante, estatico e travolgente diventa ozio e noia; quando la buona cucina da essere gustosa e profumata diventa nauseante e pesante. Perché non dovrebbe esistere il punto di rottura, il limite della tolleranza, il margine della svolta quando si parla di prelievo fiscale?

La "Curva di Laffer” prende il nome dell'economista Usa che convinse Ronald Reagan ad inserire nel suo programma, alla vigilia delle presidenziali del 1980 negli USA, la  diminuzione delle imposte dirette, scelta che contribuì alla sua elezione a Presidente degli Stati Uniti d’America.

Arthur Laffer teorizzò la presenza di un punto (assi cartesiani) d'incrocio tra i valori delle ascisse(aliquota fiscale) e delle ordinate (entrate fiscali) in cui l'aumento delle imposte (aliquota) fungerebbe da disincentivo alle attività economiche, determinando di conseguenza minore gettito fiscale. Nella sua dimostrazione grafica l’economista americano dimostrò che lo stesso gettito fiscale può essere ricavato con due aliquote differenti: ipotesi, quindi, che renderebbe del tutto inopportuna e controproducente l’utilizzo di quella più alta.

La teoria ci induce anche a convalidare l'idea che la maggiore pressione fiscale, in definitiva, scoraggi anche l'emergere delle attività sommerse e favorisca di conseguenza l’evasione.

La soddisfazione di Padoa Schioppa, pertanto, per essere virtuosa dovrebbe esser direttamente proporzionale anche a quella dei contribuenti: in caso contrario se non sadomasochista risulterebbe velleitaria e folle.

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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

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LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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