Blog
Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 39
 

ULTIME VISITE AL BLOG

a_tivmariomancino.mkiwaicostanzatorrelli46gialappinoMARGO129castello_nicesoniaren77raggiodisole_53archspeareKatartica_3000Lost_Horizon_15kimtyformybz
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 
 

Antivirus gratis in italiano per vista,  windows vista e xp

Miglior Blog

 
 
tracker
 

CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Quanta confusione su Alitalia!Alla fiera dell'est del PD »

Ma il problema è il voto agli immigrati?

Post n°167 pubblicato il 03 Settembre 2008 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Mentre l’Italia ed il suo Governo trovano il consenso dei cittadini sui diversi temi su cui sono impegnati in politica interna, e mentre in campo internazionale il Paese recupera strategie e centralità, il PD con Veltroni non ha di meglio da proporre che il voto agli immigrati.

Una questione che sarebbe legittimamente da discutere qualora nel Paese ci fosse un giusto equilibrio dei flussi e qualora il fenomeno della selvaggia immigrazione clandestina trovasse una soluzione soddisfacente.

Sappiamo invece che non è così!

Il diritto di voto per coloro che stabilmente lavorano e vivono in Italia è l’ultima cosa che oggi occupa l'interesse degli italiani. C’è, infatti, la diffusa convinzione che l’immigrato sia più un peso che una risorsa. Preoccupazione e diffidenza vincono ogni pur grande sensibilità e generosità, qualità che sappiamo essere ben solide tra la nostra gente.

Quella del riconoscimento dei diritti di chi opera e paga le tasse in Italia è una questione che non troverebbe alcun grosso impedimento nel concludersi favorevolmente, in un quadro complessivo di diritti e doveri, qualora però il Paese fosse in una condizione di normalità e di sicurezza.

Trova invece sacche di diffidenza e di preoccupazione in una realtà che è stata per lungo tempo fuori controllo e che ha mostrato comportamenti contraddittori da parte delle istituzioni. C’è una sensazione di approssimazione e di impreparazione a fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina.

Si è diffusa in tempi recenti, nei paesi interessati al fenomeno migratorio, persino una sensazione di maggior tolleranza che ha fatto preferire l’Italia ad altri paesi europei: una tolleranza che non è virtuosa se alla fine genera criticità nelle nostre realtà urbane e tra i cittadini, e se fa sorgere conflitti con i nostri usi e con le nostre tradizioni popolari.

Gli episodi di violenza nelle nostre città, l’abitudine a veder circolare nelle strade uomini di colore in apparenza senza una meta precisa, e probabilmente senza una vera occupazione, o a vederli nei centri storici intenti a vendere di tutto, utilizzati quasi sempre da organizzazioni malavitose dedite alla contraffazione, spesso induce a pensare che l’immigrazione possa rappresentare un problema per il Paese, e che quella clandestina andrebbe maggiormente controllata e sanzionata.

C’è un nesso mentale diretto tra immigrazione e clandestinità tale da indurre i cittadini a richiedere spesso la linea dura per fermarla e respingerla. Si va formando una cultura ingiusta e colpevolmente semplificata che fa riconoscere il clandestino come un delinquente. Sappiamo che non è sempre così, ma sappiamo anche che non è una questione di razzismo, ma di paura.

La difesa della propria famiglia o della propria comunità è un valore di umanità e di civiltà su cui si è fondato l’evolversi delle regole della convivenza, ed è giusto che sia innato nei cittadini l'impulso alla difesa di un senso comune della propria educazione civica. Le famiglie hanno paura e gli episodi di violenza in cui sono coinvolti cittadini stranieri, introdottosi clandestinamente in Italia, contribuiscono ad alimentare questa paura. Le popolazioni vedono in questa gente potenziali delinquenti, vedono in loro possibili guastatori dell’insieme delle loro consuetudini quotidiane, come è naturale che sia intorno ad un campanile o ad un municipio.

Le statistiche sui reati e sulla popolazione carceraria contribuiscono a rafforzare questa convinzione ed inducono a riflettere con severità sulla qualità degli immigrati. Sembra che sulle nostre coste arrivino per lo più persone propense al malaffare. Quelli sul crimine sono dati inconfutabili che nulla hanno a che fare con situazioni di razzismo o di xenofobia, e giustificano comprensibilmente quella paura che non può che crescere dinanzi a numeri che segnalano potenzialità a delinquere pari ad uno su due se non oltre ancora.

C’è una parte della popolazione che contesta anche l’utilità dei flussi migratori. Il ragionamento è semplice perché parte da una considerazione apparentemente lineare: in Italia i giovani hanno difficoltà a trovare lavoro e gli immigrati clandestini inflazionano l’offerta di mano d’opera a costi più contenuti e senza garanzie. Ed anche queste sarebbero verità incontrovertibili se non fosse che in Italia ci sono lavori che i nostri giovani non sono disposti a fare, come il lavoro nei campi, ad esempio, o lavori che le nostre donne stentano a fare con continuità, come le badanti che devono trascorrere una vita fuori dalle propria casa e con grossi limiti alla propria vita privata.

E’ questo il contesto critico in cui Veltroni non ha di meglio da fare che chiedere il voto agli immigrati. Sembra più un tentativo maldestro di trovare un espediente per mutare i numeri del consenso. Forse anche un modo per attirare l’attenzione di frange della sinistra alternativa, già decimata dal voto “utile” di aprile. E’ un tentativo di sostituire il calo dei consensi moderati del PD con l’adesione di quella sinistra più estrema che, per quanto lontana dai problemi veri della gente, incapace di fornire risposte credibili ed impacciata nel sapersi sintonizzare col popolo, è sensibile da sempre a queste questioni.

Non sarà così una novità vedere tra i temi della manifestazione, che Veltroni sta preparando per “Salvare l’Italia”, anche quello del voto agli immigrati, con tanto di partecipazione di extracomunitari per impinguare il numero dei manifestanti, magari con la speranza di provocare incidenti e poter accusare il governo di razzismo e di fascismo, invocando la “sensibile” platea europea ed internazionale

Se ne pensasse una e buona Veltroni, invece di farne cento!

Vito Schepisi

su l'Occidentale

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

Political Blogs - BlogCatalog Blog Directory

 

UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

immagine

Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

immagine

Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTà

immagine

"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963