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Un blog creato da a_tiv il 28/10/2006

Il Libero Pensiero

Il blog di Vito Schepisi

 
 
 

10 DICEMBRE: GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

Il 10 dicembre del 1948 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Giornata Mondiale per i Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI


http://www.unhchr.ch/udhr/lang/itn.htm

 

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CONDANNA DEL COMUNISMO

Risoluzione del Consiglio di Europa  n.1481 del 25 gennaio 2006 - Condanna del Comunismo

Il 25 gennaio 2006 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approva la Risoluzione n. 1481, che condanna i crimini dei regimi comunisti

europei.http://www.democraticicristiani.it/europa/ris_1481.html

 
 

 

« Se devono essere dimissi...Nel PD tutto cambia, per... »

Omofobia, xenofobia: scelte o patologie?

Post n°295 pubblicato il 29 Ottobre 2009 da a_tiv
 
Foto di a_tiv

Le fobie sono stati dell’uomo che rivengono da particolari situazioni di natura psicologica. Di solito indicano la difficoltà di poter convivere in contesti particolari per la presenza di animali, oggetti e persone. E’ una vera patologia della psiche in cui l’oggetto stesso della fobia diventa solo il motivo scatenante della difficoltà che si manifesta. E’ordinariamente un più articolato e complesso insieme di timori che sfocia in manifestazioni di panico e di angoscia. Le origini sono diverse, ma per buona parte rivengono dalla formazione, dall’ambiente, da traumi o dal desiderio inconscio di rimuovere alcuni pensieri o alcuni impulsi che si ritengono inaccettabili. E’ una vera intolleranza che non è controllata dalla volontà, ma da un naturale fenomeno intimo, a volte invincibile e non orientabile, sebbene quasi sempre innocuo. Non c’è una vera cura per le fobie se non con le terapie di analisi, ovvero con la somministrazione di psicofarmaci, laddove i fenomeni  presentino pericoli di eccessi e di violenza. In questi casi, però, si parla più propriamente di fenomeni di follia.

Quanto sopra, non è un tentativo di trattare un argomento medico, tra l’altro già  diffusamente discusso in campo scientifico, ma di capire di cosa si parla quando nel dibattito politico sentiamo discussioni su questioni che si avvolgono su termini come “omofobia”  e “xenofobia”.

La cosa più stupida che si possa pensare è di fare una legge contro una fobia. Sarebbe come dire facciamo una legge contro una malattia. E perché no contro il tumore? Perché non superiamo i rischi d’infarto con una bella legge che lo proibisca? Una legge contro la stupidità, però non sarebbe una cattiva idea!

Se si parla di “omofobia”, dunque, si intende una manifestazione di intolleranza verso le pratiche sessuali definite propriamente o impropriamente, contro natura. E’ omofobo chi non approva, mostra contrarietà ed avverte fastidio alla presenza di situazioni di sessualità “diversa”. Tutto questo è molto differente dalle manifestazioni di violenza e di aggressione verso chi pratica sesso diverso fuori dalla coppia uomo-donna. La violenza infatti è un’applicazione di un costume di vita maturato in un ambito di disagio ambientale, di noia o di pressioni ideologiche, spesso in un contesto in cui l’esito violento diventa la risultante di una cultura indotta e finalizzata. La motivazione omofobica è spesso solo un pretesto.

L’avversione verso l’omosessualità a volte invece è intima, epidermica, nella forma dell’aver fastidio per il contatto, per la presenza, per il contesto. Ma allora è possibile una legge contro l’omofobia? E’ possibile proibire per legge l’avversione intima all’omosessualità? Anche in questo caso spesso prevale l’ipocrisia tipica di chi fa di una manifestazione di consenso un metodo di strumentalizzazione. Di chi ci fa, più di chi ci è, come Franceschini che alle primarie ha candidato a suo vice un uomo di colore perché era nero.

Se si parla invece di “xenofobia” si intende una serie di timori che sono evocati da preoccupazioni causate da più ragioni. I più diffusi sono i timori per le diverse civiltà, per le diverse religioni, per i diversi costumi, ma anche il timore di doversi trovare a soccombere rispetto alle proprie scelte di vita, alle proprie tradizioni, ai propri riferimenti culturali, ai propri simboli. Il timore, insomma di doversi trovare a modificare i propri comportamenti di vita per uniformarli a quelli di coloro che avvertiamo diversi da noi. Il timore estremo di doversi sentire estranei nel proprio Paese. Come se un ospite entrasse in casa nostra ed incominciasse a pretendere di voler regolare un diverso sistema di vita della casa.

La xenofobia ed il razzismo sono due cose distinte, ma il razzismo è spesso una conseguenza diretta della xenofobia. Diventa la condizione dell’animo con la quale si manifesta la propria ostilità verso un modello di cultura. E’ un odio che nasce direttamente da situazioni di intolleranza, ovvero da particolari modelli formativi. Il razzismo è quasi sempre la conseguenza di un fenomeno maturato in un contesto educativo in cui sono venuti a mancare i valori di riferimento su cui basare il proprio senso di appartenenza.

Ma si può proibire per legge la xenofobia? Si può cancellare la preoccupazione che emerge dalla consapevolezza di una politica che invoca una società multietnica e multiculturale come se fosse una evoluzione ineluttabile del mondo? Ma devono essere necessariamente definiti xenofobi coloro che invece parlano di integrazione su valori di riferimento nazionale e che guardano con preoccupazione ai dati forniti sulla presenza straniera in Italia? Come se il record raggiunto fosse un traguardo di civiltà nazionale!

Vito Schepisi

 
 
 
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UNDICI SETTEMBRE

Crono 911: tutto su l'11 set 2001  a  N.Y.

Storia, Documenti e perizie ufficiali

su

http://nuke.crono911.org/

 

LA GIORNATA DEL RICORDO

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Il ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo dei 350.000 italiani, giuliani, istriani e dalmati

 

GIORNATA DELLA MEMORIA

27 gennaio 2007 Il giorno della memoria

Per non dimenticare

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Dove eravamo?

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, anime tragiche, tragici volti stupiti, adunati come gregge sperduto, chiuso tra cani pastori con sembianze d'uomo.
Latrati incomprensibili davano tremito nascosto alle loro membra, al loro il cuore; la loro anima immobile di terrore, i loro pensieri mortificati da abusi su corpi e anime.
 

Era sempre inverno in quegli anni, anche in primavera e in autunno e in estate.
Dov'eravamo noi, allora?
 

Conducevamo quei treni, tragici forzieri d'umano carico, o li aspettavamo tra la neve, quei convogli? 

Li ho rivisti ieri sera, in bianco e nero, e un attimo eterno di disperazione mi ha investita.
Disarmata e impotente ho sparso inutili lacrime nel guardarli, e ho chiesto un inutile perdono alla vita, per me e per tutti coloro che, allora, calpestarono esistenze innocenti con gli occhi dell'anima bendati.

Ringrazio sentitamente una mia cara e sensibile amica, autrice delle parole. Parole che ho condiviso e chiesto di rendermele disponibili.

 

GRIDO DI LIBERTÀ

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"Signor Presidente, lei si vanta di aver dato al nostro paese una libertà della quale non ha mai goduto, mentre l'unica libertà che ancora non ci è stata tolta è quella di respirare e camminare, per il resto non abbiamo mai vissuto in una situazione peggiore per quanto concerne le libertà individuali e collettive.

Probabilmente non condividiamo il significato della parola libertà.

In una società libera gli studenti non sono cacciati dalle università in quanto dissidenti, non sono pestati regolarmente dai suoi sostenitori perché contrari al suo governo, non si vedono negare il diritto a organizzarsi in associazioni o a pubblicare riviste.

Lei ci ha accusato di essere agenti di potenze straniere, se riuscirà a dimostrare questa sua accusa ci autoimpiccheremo per aver tradito il nostro paese.

Quelle grida che lei ha ascoltato lunedì, non erano voci individuali, era la voce di un popolo che chiede libertà, democrazia e giustizia.

Impari ad ascoltarla."

Lettera scritta dagli studenti dell'Università di Teheran al Presidente Ahmanidenejad  - Teheran dicembre 2006

 

ICH BIN EIN BERLINER! (J. F. KENNEDY 26.6.1963)

Durante la sua visita a Berlino del 26 giugno 1963, il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy pronunciò un discorso toccante. Il suo discorso sarebbe divenuto simbolo della Guerra Fredda:


«Ci sono molte persone al mondo
che non comprendono, o non sanno,
quale sia il grande problema tra
il mondo libero e il mondo comunista.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che
il comunismo è l'onda del futuro.
Lasciateli venire a Berlino!
Ci sono alcuni che dicono che,
in Europa e da altre parti,
possiamo lavorare con i comunisti.
Lasciateli venire a Berlino!
E ci sono anche quei pochi che
dicono che è vero che
il comunismo è un sistema maligno,
ma ci permette di fare progressi economici.
Lasst sie nach Berlin kommen!
Lasciateli venire a Berlino! [...]
Tutti gli uomini liberi,
ovunque essi vivano,
sono cittadini di Berlino,
e quindi, come uomo libero,
sono orgoglioso di dire,
Ich bin ein Berliner! (sono un Berlinese).»

* * *

A berlino ci sono andato nell'agosto del 1971.

Dopo 10 anni dalla realizzazione del "muro" nella notte tra il 12 ed il 13 agosto del 1961.

Il 12 ed il 13 agosto del 1971 ero a Berlino.

Mi sono recato nella parte est della città il giorno 12, con un permesso che mi scadeva a mezzanotte, ho rischiato la chiusura del varco per una sfilata militare che m'impediva l'accesso alla Friederich strasse, unico passaggio per turisti e stranieri.

Il 13 agosto la Berlino comunista celebrava la separazione della città con una parata militare oceanica: celebrava il muro.

Ero là anche il 13 agosto mattina ad assistere.

Honeker sul palco nella Under Der Linden che arringava la folla.

La sua voce severa, dura, autoritaria.

Non avevo mai visto e sentito niente di simile dal vero.

Non capivo le parole ma ne interpretavo la violenza.

Mi sono sentito berlinese anch'io.


Vito Schepisi
 

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