Palestinesi ed Israele: le domande a cui gli esperti filo-palestinesi di storia e geopolitica del Medio Oriente non sanno rispondere

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Il Presidente Trump annuncia che gli USA riconosceranno Gerusalemme come capitale di Israele
Premessa

La decisione del Presidente americano Trump di riconoscere che “una mela é una mela” non ha pregiudicato le trattative di pace tra israeliani e palestinesi, semmai costretto la comunitá internazionale e i palestinesi a riconoscere la realtá di Gerusalemme capitale dello Stato Ebraico, premessa indispensabile per un dialogo produttivo.

Il riconoscimento della realtá legittima l´esistenza di Israele contro i vergognosi sforzi dell’ONU, attraverso l’UNESCO, di negare ogni legame ebraico, e quindi cristiano, con Gerusalemme.
L’UNESCO ha, infatti, censurato la documentazione archeologica, storica, culturale esistente, e piú voluminosa di quella per qualunque realtá del passato dell’umanitá, senza turbare minimamente i sonni degli esperti di storia e geopolitica  del Medio Oriente che sostengono i palestinesi e la loro causa.
Il riconoscimento della realtá da parte di Trump ha, invece, stimolato i neuroni assopiti di una moltitudine di questi esperti di storia e geopolitica del Medio Oriente.
Costoro si sono espressi per lo piú in modo critico verso la decisione, forse perché preferiscono le “pere” alle mele…:-)
Allora, approfittando, spero, di un raro momento di veglia e attenzione, ho stilato una lista di domande per gli esperti di storia e geopolitica del Medio Oriente filo-palestinesi.

Nonostante siano interrogativi piuttosto semplici, gli esperti di solito sorvolano quando vengono sollecitati su queste questioni perché li costringono a mettere in discussione posizioni politicamente corrette consolidate da molto tempo.

Le domande censurate dagli esperti di storia filo-palestinesi
  1. Perché i palestinesi e i loro sostenitori non si sono mai sognati di chiamare Gerusalemme est “occupata” per ben 19 anni, dal 1948 al 1967, quando ad occuparla, in seguito ad una guerra d’aggressione, e quindi contro il diritto internazionale, era la Giordania? Perché soltanto dopo che Israele nel 1967 ne ha assunto il controllo nel corso dell’ennesima guerra difensiva, e quindi nel rispetto del diritto internazionale, Gerusalemme est, ma anche la Giudea e la Samaria, la Striscia di Gaza e le alture del Golan, occupate per 19 anni rispettivamente da Giordania, Egitto e Siria, sono improvvisamente diventati territori “occupati”?

I territori “occupati” sono tali solo se l’occupazione è attuata dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli 

2. Perchè Abu Mazen e l’Autoritá Palestinese da una parte rivendicano il diritto ad uno stato islamico “Juden-free” (ripulito etnicamente da ogni presenza ebraica) con Gerusalemme est come capitale, dall’altra il diritto di oltre 4 milioni di arabi islamici di trasferirsi in Israele compromettendone la natura ebraica e minandone la sopravvivenza?

Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas incontra il Presidente egiziano ad interim Adly Mansour presso il Palazzo Presidenziale al Cairo, in Egitto , Lunedí 29 luglio 2013
Il Presidente palestinese Mahmoud Abbas incontra il Presidente egiziano ad interim Adly Mansour presso il Palazzo Presidenziale al Cairo, in Egitto , Lunedí 29 luglio 2013

http://www.jpost.com/Middle-East/Abbas-wants-not-a-single-Israeli-in-future-Palestinian-state-321470
https://www.timesofisrael.com/abbas-says-there-will-be-no-israelis-in-palestine/

3. Israele si prende cura dei suoi nemici giurati.
Oltre a curare ignoti palestinesi, Israele cura e guarisce figli, parenti e mogli dei leader di Al Fatah e persino Hamas…

https://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4791062,00.html

http://www.jpost.com/Middle-East/Wife-of-Palestinian-Authority-President-undergoes-surgery-in-Tel-Aviv-359392

https://www.haaretz.com/abbas-wife-has-surgery-in-israel-1.5251946

http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/middleeast/israel/11174416/Hamas-leaders-daughter-treated-in-Israeli-hospital.html

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/11/03/hamas-si-cura-in-israele-ricoverata-sorella-dirigente_b8d96ecf-a079-4ee6-a30b-4f3d00c0f74e.html

Perchè questa generosità e magnanimità verso chi non è disposto a riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato Ebraico e auspica o si adopera esplicitamente per la sua distruzione non riduce minimamente l’ostilità dei palestinesi e della loro leadership? Se Israele avesse mostrato la stessa disponibilità verso un nemico occidentale o dell’estremo oriente, con ogni probabilità, si sarebbero aperti spiragli di dialogo e riappacificazione…Perchè nei palestinesi genera, invece, la reazione opposta? La stessa domanda riappare, infatti, sotto altre formulazioni.

Perchè, se la presunta occupazione israeliana fosse davvero la causa del conflitto e dell’ostilità e dell’odio anti-israeliano ed anti-ebraico, il ritiro unilaterale di Israele dalla Striscia di Gaza, invece di rafforzare Al Fatah, cioè i “moderati”, ha portato al potere gli estremisti, cioè Hamas, nel territorio appena ceduto ai palestinesi? Perchè i palestinesi hanno reagito ad un gesto di riconciliazione spostandosi verso l’estremo più radicale dello spettro politico e hanno scelto di sostenere Hamas, invece di divenire più moderati?
La risposta, che affonda le sue radici nella cultura arabo-islamica e getta luce sulle cause reali del conflitto israelo-palestinese, è talmente ovvia che richiede solo un attimo di riflessione ed un briciolo di onestà intellettuale per essere riconosciuta.

4. E’ NATA PRIMA LA GALLINA DELL’ODIO ANTI-EBRAICO (e anti-cristiano) O L’UOVO DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA?
Il 9 Dicembre scorso in piazza San Babila, un corteo islamico ha urlato in arabo -per ben otto volte- il motto dei jihadisti: «Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’armata di Maometto ritornerà».

Tanto per cominciare, non è consolante e rassicurante dover constatare la presenza di un numero tanto elevato di musulmani “moderati” nella comunità islamica milanese?

Lo slogan scandito dai “moderati” musulmani milanesi, oltre a rivelare la vera natura dei nostri ospiti islamici, racconta una storia molto interessante.

Khaybar è il nome dell’oasi dell’Hegiaz, abitata da ebrei, che Maometto conquistò nel 628 d.C.
Maometto, a capo di un esercito di milleseicento uomini, scandendo la parola d’ordine “Fino alla vittoria! Uccidi! Uccidi! Uccidi!”, aggredì gli ebrei insediati nell’oasi di Khaybar, a nord di Medina, completando l’opera di “pulizia etnica” degli ebrei.
Infatti, le “guerre ebraiche” del Profeta a Medina e Khaibar costituirono la conclusione dell’espulsione e dello sterminio delle tribù ebraiche nell’Arabia del VII secolo.
E la storia del violento espansionismo islamico non finisce qui, perchè coinvolgerà tutto il Medio Oriente.

Chi sono stati, dunque, i veri colonizzatori ed esecutori di un’operazione di pulizia etnica su larga scala in un Medio Oriente un tempo popolato prevalentemente da ebrei (e cristiani), piuttosto che da musulmani, ed oggi quasi completamente islamico?

I musulmani hanno massacrato ebrei(e cristiani), occupato con la forza terra ebraica(e cristiana) e soggiogato ebrei( e cristiani) in Medio Oriente per molto tempo prima della rifondazione di Israele e della presunta occupazione israeliana, che avrebbe generato l’odio anti-ebraico e il terrorismo islamico secondo le teorie degli apologeti dell’islam e dei sostenitori della causa palestinese.

L’odio e la violenza contro gli ebrei(e i cristiani), cioè, precedono la loro presunta causa, perchè sanciti dal Corano e dalla biografia ed esempio paradigmatico del Profeta Maometto.

E’ nata prima la gallina dell’odio anti-ebraico (e anti-cristiano)…

5.  Perchè le enclavi islamiche, sorte nel cuore delle città europee, sono sempre più simili ai loro corrispettivi palestinesi?
Esse, infatti, non soltanto sono “Juden-free” e accolgono terroristi islamici che lanciano attacchi contro le città europee, nonostante la tradizionale posizione europea a favore della causa palestinese e contro Israele, ma, laddove abbiano raggiunto dimensioni ragguardevoli, cominciano anche ad avanzare esplicitamente le medesime pretese di trasformazione in veri e propri stati islamici già accampate dai palestinesi islamici, minacciando l’integrità territoriale e la sicurezza degli stati europei in cui si sono sviluppate, come accaduto, in modo eclatante, per esempio in Norvegia.

 

Bandiera norvegese bruciata da musulmani in Norvegia
Bandiera norvegese bruciata da musulmani che esigono la nascita di uno stato islamico in Norvegia

http://www.mattinonline.ch/oslo-maggioranza-quartiere-islamico/

6. Che cosa ha guadagnato l’Europa con la sua posizione filo-araba, filo-islamica, filo-palestinese e anti-israeliana? Francia e Svezia, per esempio, da sempre filo-palestinesi, filo-islamiche e anti-sioniste, hanno già ampiamente sperimentato la “gratitudine” islamica per il loro sostegno alla causa palestinese. La prima ha subito terrificanti attacchi terroristici islamici, la seconda un’ondata di stupri da parte di immigrati islamici che hanno lanciato la Svezia quasi in vetta alle classifiche mondiali dei paesi con le più alte percentuali di stupri.

http://www.secoloditalia.it/2017/12/troppi-stupri-degli-immigrati-donne-svedesi-in-piazza-video/
https://it.gatestoneinstitute.org/5224/svezia-stupri

L’Inghilterra, con la sua posizione analoga a quella francese e svedese, è riuscita persino ad “avere la moglie ubriaca e la botte piena”, per così dire: un trattamento di riguardo a base di attacchi terroristici alla francese, e lo stupro etnico in stile svedese di migliaia delle sue figlie minorenni in un numero imprecisato di città britanniche da parte di un’orda di pedofili islamici.

Banda di pedofili islamici responsabili di centinaia di stupri ai danni di ragazze minorenni in Gran Bretagna
Banda di pedofili islamici responsabili di centinaia di stupri ai danni di ragazze minorenni in Gran Bretagna

http://www.bbc.com/news/uk-england-south-yorkshire-28939089
https://www.forbes.com/sites/rogerscruton/2014/08/30/why-did-british-police-ignore-pakistani-gangs-raping-rotherham-children-political-correctness/#108b147754ab
https://www.frontpagemag.com/fpm/250769/hundreds-more-muslim-rape-gang-cases-discovered-uk-robert-spencer

7. Perchè dopo il ritiro unilaterale di Israele dalla Striscia di Gaza, azione che avrebbe dovuto ammorbidire le posizioni dei palestinesi, i palestinesi hanno, invece, sostenuto e favorito l’ascesa al potere di un gruppo estremista come Hamas, che aspira esplicitamente alla distruzione di Israele e al genocidio degli ebrei, e non di Al Fatah, presumibilmente più moderato?

8. Perchè da quando la Giudea (chissà perchè si chiama proprio così?:-)) e la Samaria, e quindi Betlemme, sono passati sotto il controllo dell’Autorità Palestinese con i trattati di Oslo del 1994, le condizioni di vita dei cristiani di Betlemme sono peggiorate ed è aumentato il loro esodo da questa città?

http://www.tempi.it/i-cristiani-fuggono-da-betlemme-vi-diranno-che-e-colpa-di-israele-ma-a-farli-scappare-sono-soprattutto-gli-islamisti#.WkJIVDco-M8

Vista la particolare importanza di questa questione per i lettori cristiani, riporto sotto, oltre al link, anche il testo integrale dell´articolo in questione.

I cristiani fuggono da Betlemme. Vi diranno che è colpa di Israele ma a farli scappare sono (soprattutto) gli islamisti

Dicembre 22, 2013 Roberto Barducci

Per i cristiani non c’è lavoro. Le loro figlie vengono stuprate, le proprietà confiscate. Anche la croce non è più tollerata, ma per le autorità e i media non c’è discriminazione

Gerusalemme. C’è una sorta di muro dell’omertà che chi vuole descrivere la situazione dei cristiani in Palestina si trova di fronte. «Non esistono difficoltà di alcuna natura fra la comunità cristiana e quella musulmana, tutti si sentono, in primo luogo, palestinesi», ci dice il sindaco di Betlemme Vera Baboun, 49 anni, cristiana, che ha vinto le elezioni nel 2012 alla guida di un movimento politico appoggiato da Fatah. Nel suo ufficio appare una recente foto del sindaco in compagnia di papa Francesco e, poco fuori della sua porta, un bel presepe, mentre gli alberi di Natale sono presenti sia nel suo ufficio sia nell’atrio prospiciente. Più lontano, nel corridoio, è stata dipinta una gigantografia di Yasser Arafat.
Le parole del sindaco traducono l’esigenza di non discostarsi dalle posizioni dell’Autorità palestinese tipica dei politici locali. Secondo Baboun, infatti, le difficoltà e i problemi della città sarebbero rappresentati dall’espansione degli insediamenti ebraici e quindi, fondamentalmente, dall’“occupazione” israeliana. Ciò però non sembra spiegare in maniera convincente la diminuzione del numero dei cristiani nella città che ha dato i natali a Gesù. Nel 1948, a Betlemme, che conta circa 25 mila abitanti e si trova nella West Bank a meno di dieci chilometri da Gerusalemme, i cristiani rappresentavano l’85 per cento della popolazione, mentre adesso ammontano solo al 12 per cento.
Secondo Baboun, le ragioni di tale diminuzione vanno ricercate nell’emigrazione, dovuta al depresso contesto economico e alle migliori prospettive che si possono trovare altrove, oltre che alla minore natalità della popolazione cristiana rispetto a quella musulmana. Baboun però nega decisamente che ci siano problemi tra cristiani e musulmani, asserendo che la sola fonte di divisione del campo palestinese riguarda lo “scisma” di Hamas e la sua contrapposizione a Fatah.
Questo è un tipo di risposta alquanto corrente quando si parla pubblicamente dell’argomento cristiani con persone del luogo, che preferiscono troncare la conversazione attribuendo tutti i guai all’“ihtilal” (occupazione, in arabo) israeliana. Però, anche se è innegabile che l’attuale situazione politica nei territori palestinesi non favorisce certo il loro sviluppo economico, tuttavia non è comprensibile come a diminuire sia solo la popolazione cristiana, mentre quella musulmana continua a crescere, come si può notare dalla grande quantità di nuove costruzioni, che si possono osservare non solo a Betlemme ma anche in altre città palestinesi come Ramallah o Hebron. Quella dei cristiani appare più come una fuga che un esodo dovuto a normali flussi migratori.
Nonostante la reticenza dominante sulla condizione dei cristiani, c’è anche chi, da anni, si batte per vedere riconosciuta la perfetta parità di diritti fra la comunità cristiana e quella musulmana. Samir Qumsieh è un noto imprenditore locale, cristiano, che ha fondato, una quindicina di anni fa, il canale televisivo al Mahd TV (Natività), in cui sono trattati temi religiosi cristiani ed è trasmessa la Messa in diretta ogni domenica. Nella sua casa a Betlemme Qumsieh spiega che, sul piano dei diritti formali, non ci sono elementi di discriminazione fra le due comunità, ma, nella realtà delle cose, essi esistono. «Il nostro futuro in Terra Santa è molto incerto. Se continua così, fra vent’anni non ci saremo più», dice scoraggiato l’imprenditore palestinese.
Per Qumsieh, uno dei maggiori problemi della comunità cristiana è proprio il muro di omertà dei suoi correligionari che, per ragioni di timore e di quieto vivere, non si oppongono con la dovuta forza ai soprusi patiti per mano islamista, tranne poi, alla prima occasione, prendere la via dell’emigrazione. Il proprietario di al Mahd TV afferma, inoltre, che le autorità locali non proteggono concretamente i cristiani, diventando così complici delle vessazioni contro di loro. «Noi cristiani non avevamo avuto questo genere di problemi né sotto l’impero ottomano, né sotto gli inglesi, né sotto l’occupazione israeliana. Adesso ce li abbiamo sotto l’amministrazione dell’Autorità palestinese», dice Qumsieh.
Tra i soprusi Qumsieh elenca in primo luogo la “land mafia”, un sistema malavitoso con connivenze nelle istituzioni, tendente a sottrarre in modo violento la terra ai cristiani. Nel 2005 lui aveva presentato un dossier all’Autorità palestinese, dove aveva enumerato 93 incidenti di abusi da parte di fondamentalisti islamici e 140 casi di appropriazione indebita di terre appartenenti a cristiani con il sostegno di giudici corrotti.
Il dossier non ha avuto seguito e le malversazioni sono continuate fino a oggi. «La mafia criminale e i fondamentalisti lavorano assieme», dice Qumsieh. «Il loro scopo è quello di impadronirsi della nostra terra. In passato, quando scrivevo di questi problemi all’ex rais Yasser Arafat, almeno aveva la cortesia di rispondere, ma il presidente Mahmoud Abbas non si degna neppure di fare un cenno di risposta».
Il proprietario di al Mahd TV racconta anche dei numerosi casi di stupro e di abusi sessuali nei confronti di ragazze cristiane. «Prendete il caso di Rawan William Mansour, una ragazza di 17 anni della cittadina di Bet Sahur, a est di Betlemme, che alcuni anni fa era stata violentata da quattro membri di Fatah. Nonostante le proteste della famiglia, nessuno dei quattro è stato arrestato», spiega Qumsieh, che vuole dare voce alle giovani vittime. Racconta quindi anche del caso di due ragazze cristiane assassinate, perché accusate di essere delle prostitute e delle collaboratrici delle forze israeliane. In realtà, l’uccisione era stata perpetrata per coprire il loro precedente stupro da parte di fondamentalisti. I casi da citare sarebbero molti. Questo crea un’atmosfera di incertezza nella comunità cristiana e molte famiglie, con figlie in giovane età, qualora ne abbiamo i mezzi, preferiscono partire per l’estero.
Il muro di omertà
L’imprenditore palestinese denuncia poi la crescente islamizzazione della società palestinese con la conseguente intolleranza verso i cristiani e i loro simboli. Molti imprenditori musulmani si rifiutano di offrire lavoro ai cristiani, lasciando loro come unica scelta per trovare impiego la fuga all’estero. Alcuni tassisti cristiani sono stati aggrediti da facinorosi per il semplice fatto di portare una catenina con la croce al collo. Qumsieh mostra inoltre delle t-shirt, che si trovano in vendita nel bazar di Betlemme e che presentano immagini di luoghi santi cristiani come la chiesa della Natività. In queste magliette, confezionate a Hebron e in altre città dei territori, è stata eliminata categoricamente ogni immagine della Croce.
Perfino sulle magliette “taroccate” della squadra di calcio del Barcellona, che nel suo logo presenta una croce di San Giorgio, hanno tolto a quella croce il braccio sinistro in modo da eliminare ogni riferimento cristiano. «Insomma, a certi fondamentalisti islamici fa piacere che dei turisti cristiani comprino le loro confezioni, ma non sono disposti ad accordare alcuna dignità alla loro religione», dice Qumsieh.
L’imprenditore palestinese se la prende infine con i media occidentali che, per non dispiacere all’Autorità palestinese, accettano troppo facilmente l’immagine edulcorata di rapporti idilliaci fra cristiani e musulmani, senza voler approfondire l’argomento. Infatti, parlando poi in privato con alcune famiglie cristiane che non vogliono essere identificate, queste si sono lamentate di come anche le voci più moderate fra i musulmani non siano ascoltate dai media occidentali, rafforzando così i fondamentalisti.
Queste famiglie ci raccontano la vicenda di un imam della più grande moschea di Betlemme che ha ricevuto minacce dopo avere fatto un sermone in cui lanciava un appello per porre fine alla discriminazione contro i cristiani. La situazione è seria e questo silenzio dell’Occidente, che non permette di rompere il muro di paura e di omertà, mette a rischio la sopravvivenza stessa delle comunità cristiane in Terra Santa.

9. Perché nel mio quartiere, in cui episodi di stupri e molestie sessuali in pieno giorno sono stati un fenomeno pressoché sconosciuto per 50 anni, mia moglie é stata molestata due volte, e aggredita una terza, nell’arco di poco piú di un mese da immigrati afro-islamici, e si é salvata da probabili abusi sessuali solo grazie alla presenza dei nostri cani?

http://www.laprovinciadivarese.it/stories/varese-citta/troppo-degrado-a-biumo-inferiore-siamo-in-balia-degli-stranieri_1248174_11/

10. Perchè i paesi islamici invece di firmare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, hanno sottoscritto  la Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo? Forse perchè l’Islam è incompatibile con la libertà, la dignità e i diritti umani che diamo per scontati?

http://www.rightsreporter.org/islam-e-integrazione-il-problema-della-dichiarazione-islamica-dei-diritti-umani/

https://it.wikipedia.org/wiki/Dichiarazione_islamica_dei_diritti_dell%27uomo

11. Perchè il mondo islamico, nonostante le enormi potenzialità creative offerte da 1 miliardo e 500 milioni di persone e dall’abbondanza di petrolio, non contribuisce un beato “zero” al bene dell’umanità al confronto col minuscolo Israele?

http://m.ilgiornale.it/news/2017/08/26/occhio-per-occhio-nobel-per-nobel/1434040/

Da quando sono su FB, avrò scritto centinaia di volte:”Grazie Israele!” per qualche nuova scoperta o invenzione straordinariamente utile al bene di tutta l’umanità…

http://siliconwadi.it/18-invenzioni-israeliane-salvavita-491

http://siliconwadi.it/israele-premi-nobel-2347

Per qualche strano motivo, che sembra sfuggire agli esperti di storia del Medio Oriente filo-palestinesi, non capita praticamente mai di avere il piacere di ringraziare l’Autorità Palestinese o Hamas o qualche stato islamico per analoghi contributi al bene dell’umanità…Eppure ci sono oltre 50 stati islamici sulla faccia della terra…
Ops, scusatemi, mi sono dimenticato delle migliaia di innovativi attentati terroristici islamici, le fantasiose lapidazioni, le decapitazioni in diretta, le mutilazioni genitali e ricuciture eseguite con stupefacente precisione chirurgica, gli stupri etnici su scala industriale, i matrimoni con bambine, le uccisioni di omosessuali in modi sempre nuovi…
Ognuno contribuisce ai progressi dell’umanità a modo suo…:-)

GRAZIE ISRAELE e CHAG PESACH SAMEACH!!!

Risolvere il problema della mancata integrazione degli islamici in Occidente accogliendo molti più islamici?


LUCI ACCESE PER I LUPI

WAEL FAROUQ

http://avvenire.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=5f0076608

Articolo davvero lucido e intelligente, quello del Dr. Farouq, che getta molta luce sulla situazione attuale, sulle responsabilità della violenza islamista, sia del mondo islamico, sia dell’Occidente, e sulle presunte ragioni della mancata integrazione degli islamici nelle società occidentali.

E’, pertanto, una riflessione di importanza critica, per chiunque voglia cercare di capire da dove scaturisca la violenza islamista e porvi un freno.

Il Dr.Farouq, con la sua disponibilita’ al dialogo con i cristiani, la sua conoscenza dell’Islam e le sue posizioni vicine a quelle di Papa Francesco e di molti cattolici, si e’ conquistato le simpatie dei Ciellini, che sembrano confidare nelle sue autorevoli indicazioni per trovare il bandolo della matassa del problema Islam.

L’accoglienza di un “esercito” di islamici in Occidente è un errore di proporzioni colossali

D’altra parte, mi pare che, se l’analisi del Dr. Farouq è corretta, lasciar entrare centinaia di migliaia e forse milioni di islamici in questo Occidente in declino, capace per ora solo di “incubare belve”(o trasformare islamici in islamisti) secondo l’opinione dell’autore, sia una pessima idea…:-)

I migranti sono per lo più giovani e robusti
I migranti sono per lo più giovani e robusti

Non sta scritto da nessuna parte che dovremmo accogliere in casa nostra un “esercito”, da un punto di vista dei numeri, dell’età e delle condizioni fisiche, dei nostri fratelli islamici, invece di espellerli. Perchè dovremmo condurre una sorta di rischioso esperimento sociale, in cui ci sforziamo di riuscire dove hanno fallito i nostri antenati nell’arco di 1400 anni di storia di interazioni tra Islam e Cristianesimo?

E’ molto più semplice e sicuro, da una parte, non consentire l’ingresso ad altri islamici, espellere gli islamisti, o coloro che hanno commesso crimini, ed affollano le nostre prigioni, camera di incubazione ideale per la radicalizzazione, dall’altra, favorire la guarigione di questo Occidente malato, apparentemente incapace di integrare gli islamici ed impedirne la trasformazione in belve islamiste…

E’ ovvio, però, che convenga operare al cambiamento dell’Occidente lavorando con un numero limitato, e quindi molto meno pericoloso e più gestibile di islamici…

Robert Fico, primo ministro slovacco
Robert Fico, primo ministro slovacco

In altre parole, è più razionale e sicuro adottare la strategia di paesi come la Repubblica Ceca, la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria etc., che ospitano un numero ridotto di islamici, hanno rifiutato di accoglierne altri, e, guarda caso, non hanno mai sofferto in epoche recenti alcun attentato terroristico perpetrato da parte di belve islamiste nelle loro società…

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ricetta-slovacchia-accettiamo-solo-migranti-cristiani-1161742.html

Esistono, dunque, almeno due buone ragioni per bloccare l’immigrazione, ed anzi espellere tutti gli islamici che affollano le nostre carceri, o che si siano resi responsabili di crimini contro gli Italiani, ma siano ancora a piede libero:
1) Minimizzare le sofferenze del popolo italiano riducendo significativamente il rischio di subire abusi sessuali, violenze di ogni genere, e persino attentati terroristici,
2) Aumentare enormemente le probabilità di successo dell’esperimento sociale di integrazione degli islamici nella nostra società.

E’ vero che, in ultima analisi, la regolazione del processo migratorio dipende anzitutto dalla nostra leadership politica, la quale, in effetti, sta promuovendo incessantemente e vigorosamente l’ingresso di islamici in Italia. Papa Francesco, però, non ha mostrato segni di aver accettato questa realtà a malincuore, per esempio esprimendo almeno qualche dubbio in proposito.

Papa Francesco chiede scusa ai migranti per la nostra chiusura
Papa Francesco chiede scusa ai migranti per la nostra chiusura

I vertici della Chiesa Cattolica non solo hanno benedetto le scelte politiche a favore dell’accoglienza, ma hanno ignorato l’opinione sfavorevole di un numero crescente di italiani, che hanno addirittura minacciato di punizioni divine per la loro riluttanza ad accogliere i migranti.

http://www.famigliacristiana.it/articolo/il-papa-invochiamo-il-perdono-per-chi-non-accoglie-i-migranti.aspx

Ancora una volta, essi hanno finito per tentare di minare la crescita di movimenti politici o l’ascesa al potere di leader ispirati per lo più dai valori giudaico-cristiani tradizionali dell’Occidente e propensi a frenare l’immigrazione islamica, come già accaduto durante la campagna elettorale negli USA. In quell’occasione Papa Francesco sentì il dovere di interferire nelle vicende elettorali americane con un giudizio molto sfavorevole nei confronti del candidato Trump, insinuando che non fosse un buon cristiano, nonostante le sue posizioni decisamente più cristiane della concorrente, l’abortista Hillary Clinton.

http://www.corriere.it/esteri/16_febbraio_18/papaa-parole-trump-reazione-personaggio-politico-usato-come-pedina-088ccef6-d665-11e5-8e4b-2c56813c9298.shtml

Sebbene, quindi, come dimostrato dai risultati delle elezioni americane, esistano i presupposti per l’ascesa al potere anche in Europa di leader attaccati alle radici e ai valori cristiani tradizionali e allineati con le posizioni dei paesi dell’Europa centro-orientale in materia di immigrazione islamica, Papa Francesco e i Ciellini si sono arroccati su posizioni opposte, dando per scontato, in modo pregiudiziale, che il processo migratorio sia irreversibile.

Tutti quelli fra voi che non sono disposti a pagare il costo sociale elevatissimo dell’esperimento sociale in corso, potrebbero considerare la possibilità di emigrare in qualche paese dell’Europa centro-orientale: Slovacchia, Polonia, Ungheria etc.

Vescovo polacco Hoser:"Vogliono islamizzare l’Europa per via demografica"
Vescovo polacco Hoser:”Vogliono islamizzare l’Europa per via demografica”

Per una “straordinaria” coincidenza, non solo i leader politici, ma anche i Vescovi e Arcivescovi cattolici di questi paesi non vedono di buon occhio l’accoglienza di un numero elevato di immigrati islamici in Europa, proprio come i Vescovi e Arcivescovi della Chiesa Orientale, i quali ci hanno più volte messo in guardia sui rischi tremendi che stiamo correndo, senza, però, suscitare dubbi nè in Papa Francesco, nè nei miei cari amici di CL.

La strategia di integrazione degli islamici non tiene conto delle lezioni della storia, inclusa quella recente del Medio Oriente

Fra l’altro, nell’articolo non si spiegano le ragioni dei fallimenti di integrazione e convivenza protratti e ripetuti per secoli nel passato, sebbene possano gettare luce anche sul presente.

Vengono, invece, descritte in dettaglio le ragioni del fallimento recente, attuale, più facili da condividere, perchè possono essere ricondotte a responsabilità occidentali, e, in quanto tali, non solo trovano terreno favorevole nei nostri diffusi sensi di colpa o nei giudizi ipercritici nei confronti della nostra civiltà, ma offrono la speranza di aver finalmente scovato il magico interruttore per spegnere la violenza islamista.

Girotondo etnico
Girotondo etnico

Sembrerebbe che Papa Francesco e i Ciellini contino di riuscire dove hanno fallito i loro confratelli cristiani durante 1400 anni di interazioni con l’Islam, e più di recente i cristiani orientali, nonostante la suprema testimonianza del martirio, invitando gli islamici a scuola di comunità, alle vacanze estive, ospitandoli a casa propria, come raccomandato caldamente dal Papa, e tenendo i nostri fratelli islamici per mano cantando Kumbaia intorno al fuoco durante qualche bella gita comunitaria…:-)

Grazie a questa testimonianza cristiana straordinaria e senza precedenti, gli islamici dovrebbero essere sottratti all’influenza negativa degli islamisti, integrandosi finalmente, per la prima volta in 1400 anni, in una società non-islamica, e i lupi islamisti non potranno fare altro che trasformarsi in agnelli islamici…:-)

Cari amici di CL, se questo è il vostro obiettivo, buona fortuna!

Citazione del politologo e sociologo Sartori
Citazione del politologo e sociologo Sartori

Da una parte, infatti, l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche non è mai riuscita, come ricordato da un illustre e autorevole politologo e sociologo italiano:
Dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita”.
Giovanni Sartori (Firenze, 13 maggio 1924 – Roma, 1° aprile 2017)

Espansione dell'islam in Medio Oriente
Espansione dell’Islam in Medio Oriente

Dall’altra, la storia delle interazioni tra Islam e Cristianesimo ha finora dimostrato, oltre ogni dubbio, come l’equazione di questo rapporto sia fortemente spostata a favore dell’islamizzazione, piuttosto che dell’evangelizzazione, quando il numero degli islamici coinvolti è elevato, come spesso accade.
La storia del Medio Oriente, una volta pressochè tutto cristiano ed oggi quasi completamente islamico, nonostante la testimonianza suprema del martirio offerta da milioni di cristiani, lascia poco spazio per le pie illusioni.

Perchè, nonostante la superiorità del Cristianesimo, sia dal punto di vista etico, sia della capacità di rispondere alle domande esistenziali più profonde dell’uomo, 1400 anni di interazioni e dialogo con l’Islam hanno visto prevalere nettamente l’Islam?
Tento di spiegarlo in questo articolo, per chi fosse interessato:

http://blog.libero.it/…/la-poligamia-arma-segreta-dellislam/

Lo scenario migliore che la realtà storica ha dimostrato attuabile è quello di una convivenza relativamente pacifica tra cristiani e musulmani, a condizione, però, di usare la forza dell’esercito e delle armi per tenere sotto controllo l’Islam radicale, ed impedirne la crescita all’interno delle comunità islamiche.

Rimozione della statua di Saddam Hussein
Rimozione della statua di Saddam Hussein

In Medio Oriente, sono stati i regimi “laici” senza scrupoli di Assad, Mubarak, Gheddafi, Saddam Hussein, a garantire la possibilità di una convivenza con l’Islam, non anzitutto la testimonianza e la disponibilità dei cristiani a sviluppare rapporti di amicizia con gli islamici.
Infatti, una volta rovesciati o indeboliti questi regimi dalla miopia geopolitica o dai progetti criminali dell’Occidente, l’Islam radicale, solitamente impervio persino alla testimonianza suprema del martirio cristiano, ha preso il sopravvento, e, come uno tzunami, ha distrutto la convivenza tra islamici e cristiani, e dato inizio al genocidio dei cristiani.

L’innovativa strategia di integrazione si fonda sulla falsa premessa che la mancata integrazione degli islamici sia anzitutto ed esclusivamente una responsabilità dell’Occidente

L’articolo, poi, non spiega chiaramente alcuni fatti importanti, ma scomodi:
1) perchè molto prima che l’Occidente diventasse una presunta incubatrice di belve e un promotore della trasformazione di islamici in islamisti, in secoli di storia dell’Islam è prevalsa la versione violenta dell’Islam, la sua versione ideologica, islamista, piuttosto che la versione religiosa, islamica?

2) perchè, a giudicare dalle vicende storiche, non solo l’Occidente, ma tutte le civiltà e culture incontrate dall’Islam nella storia fino ad oggi non sono state capaci di integrare gli islamici ed hanno agito da incubatrici di belve islamiste?

I Sikhs si sono integrati nella società britannica
I Sikhs si sono integrati nella società britannica

3) perchè l’effetto trasformante dell’Occidente di oggi, in grado di mutare le religioni, pacifiche, in ideologie, violente, si applica solo agli islamici, e non agli ebrei, ai buddisti, o ai rappresentanti di altre religioni, che sono stati accolti allo stesso modo in Occidente, e non si sono trasformati per questo in belve estremiste?

Forse, sebbene tutte le religioni corrano potenzialmente il rischio della trasformazione in ideologia, l’Islam è più propenso a questa trasformazione, per ragioni legate alla sua natura e a quella del suo fondatore.

O, addirittura, l’Islam, invece che essere anzitutto una religione, potrebbe essere anzitutto un’ideologia di conquista, come il Nazismo, ammantata di religione, allo scopo di:
1) ridurre le tensioni e violenze tribali e orientarle verso l’esterno unificando i clan di predoni del deserto in un progetto egemonico di conquista, fornire ai suoi aderenti un’impalcatura religiosa ed etica unificante per cui combattere e morire,
2) ingannare il resto del mondo, in particolare i primi “infedeli” incontrati, cioè ebrei e cristiani, che popolavano il Medio Oriente, presentando loro un volto relativamente familiare, una sorta di lupo ideologico in vesti d’agnello religioso…

Il tentativo di integrazione degli islamici è un nobile fine, che non giustifica i mezzi impiegati…

Detto questo, non si può certo biasimare i Ciellini per i loro sforzi. Essi non sbagliano a voler incontrare gli islamici e a testimoniare loro Cristo, anzi portano avanti un’opera caritatevole e degna di ammirazione.

Il prezzo che stiamo già pagando grazie all'accoglienza di immigrati islamici
Il prezzo che stiamo già pagando grazie all’accoglienza di immigrati islamici

Semmai, il loro errore potrebbe consistere nell’assecondare le esortazioni di Papa Francesco a spalancare le porte agli immigrati islamici, che si sono già resi responsabili di crimini molto gravi, in particolare stupri, ma anche omicidi e violenze di ogni genere.
La mia famiglia ha già pagato un piccolo prezzo con le molestie subite da mia moglie, ma altri Italiani hanno pagato un prezzo infinitamente più alto.

Se anche, infatti, l’approccio “innovativo” di CL dovesse essere coronato da successo un giorno, come auspicabile, ciò non avverrà certamente domani.
Inoltre, questa integrazione sarà tanto più improbabile quanto maggiore il numero di islamici presenti in Italia, e, in particolare, quanto più numerosi saranno i radicali annidati fra loro.

Gli islamisti sono notoriamente impervi per natura a riconoscere la verità e a convertirsi, probabilmente perchè affetti da turbe psicologiche:

I TERRORISTI ISLAMICI SONO PSICOLABILI E MALATI DI MENTE, COME AFFERMANO GLI APOLOGETI DELL’ISLAM, MA I LORO PROBLEMI PSICOLOGICI E MENTALI SONO CAUSATI DALL’ISLAM

Essi, sono estremamente abili nel distruggere l’opera di integrazione dei moderati e nel catalizzare il processo di radicalizzazione, cioè nel minare proprio l’opera portata avanti da Papa Francesco e da CL, e spingono comprensibilmente nella direzione di un’accoglienza crescente di islamici in Europa, contando, alla luce della storia, di vincere la battaglia per le menti e i cuori degli islamici e islamizzare il Vecchio Continente.

Mentre attendiamo di vedere chi prevarrà in questa partita per il futuro dell’Europa, quanti altri italiani dovranno pagare, anche col sangue, le conseguenze della decisione da parte del Papa e di CL di condurre questo nobile “esperimento sociale” di integrazione proprio secondo le regole del gioco dettate dagli islamisti e dai loro alleati della sinistra radical chic?

Islamici e islamisti: Dr. Jekyll e Mr. Hyde della “religione della pace”?

Distinzione tra musulmani e islamisti secondo il Dr. Wael Farouq
Distinzione tra musulmani e islamisti secondo il Dr. Wael Farouq

Un’analisi accurata della realtà deve tenere conto di tutti i fattori in gioco

“…Il male più grande è la religione trasformata in ideologia, un rischio che corrono tutte le religioni, anche il cattolicesimo”.                                                        Dr. Wael Farouq

Interessante e condivisibile l’analisi del Dr. Wael Farouq, che, però, non sembra tener conto di tutti i fattori della realtà, come un tempo piaceva ripetere ai miei cari amici di CL.

Infatti, questa distinzione tra musulmani o islamici, e islamisti, di cui tutti gli osservatori sufficientemente attenti erano già consapevoli prima della pubblicazione della lucida analisi del Dr. Farouq, non solo non risolve concretamente il problema del terrorismo islamista, che continua a mietere vittime, ma anzi rischia di esporre un numero crescente di infedeli ai suoi attacchi, illudendoci di averci indicato l’interruttore per spegnere la violenza islamista.

Infatti, l’accoglienza di “eserciti” di islamici in casa nostra non dovrebbe turbarci, perchè qualora dovessero annidarsi fra loro islamisti, come pare essere altamente probabile, dovrebbe essere un gioco da ragazzi riprogrammarli, rimuovendo tutti i fattori responsabili della trasformazione da agnelli islamici in lupi islamisti, cioè presumibilmente la mancanza di carità cristiana e i sospetti e pregiudizi nei loro confronti.

Presumo che i ciellini contino di riuscire dove hanno fallito i loro confratelli cristiani durante 1400 anni di interazioni con l’Islam, e più di recente i cristiani orientali, nonostante la suprema testimonianza del martirio, invitando gli islamici a scuola di comunità, alle vacanze estive, ospitandoli a casa propria come raccomandato dal Papa, e tenendo i nostri fratelli islamici per mano cantando Kumbaia intorno al fuoco durante qualche bella gita comunitaria…:-)

Grazie a questa straordinaria testimonianza cristiana, gli islamici verranno sottratti all’influenza negativa degli islamisti, integrandosi finalmente, per la prima volta in 1400 anni, in una società non-islamica, e i lupi islamisti non potranno che trasformarsi in agnelli islamici.

Jihadisti
Dove sono i terroristi non islamisti?

Inoltre, l’analisi non spiega perchè, da decenni ormai, dobbiamo fare i conti con un terrorismo esclusivamente islamista, e non “cristianista”, o “ebreista”, o “buddistista”, a maggior ragione prevedibili come comprensibile reazione ai massacri perpetrati dagli islamisti ai danni delle altre comunità religiose ed etniche del pianeta. Dove sono i terroristi “cristianisti”, o “ebreisti”, o “buddististi”…? Perchè questi termini non esistono nemmeno? Forse perchè il fenomeno dell’estremismo in altre religioni è così limitato nello spazio e nel tempo da non aver richiesto neppure la coniazione di neologismi?

Perchè  l’aggressione implacabile e feroce dei terroristi islamisti non è riuscita a indurre la trasformazione delle altre religioni da “Dr. Jekyll” a “Mr Hide”, se tutte le religioni, secondo l’autore, fossero ugualmente a rischio di deviazioni ideologiche fondamentaliste?

Solitamente, infatti, i sostenitori dell’uguaglianza di tutte le religioni monoteiste, apologeti dell’Islam, per spiegarne l’evoluzione verso il fondamentalismo sottoscrivono proprio la teoria del “Jihad reattivo”, cioe’ presumono che la violenza e il terrorismo islamici possano rappresentare una comprensibile reazione ai soprusi e le ingiustizie subiti per mano dei Crociati, dei colonizzatori occidentali, di Israele.

L’Islam è molto più simile ad un’ideologia che a una religione

Nel contesto attuale, poi, a che serve ricordare che tutte le religioni, incluso il Cattolicesimo, possano teoricamente correre questo rischio, proprio mentre l’ideologia islamista è l’unica presunta versione ideologica di una religione, di per sè pacifica, che continua a macellare esseri umani, come del resto ha fatto sorprendentemente per 1400 anni con soltanto sporadici momenti di pausa?

Se è vero, infatti, che il rischio di deriva ideologica e fondamentalista esiste in tutte le religioni, è innegabile, però, che nell’Islam, a differenza delle altre religioni, il rischio di trasformazione in ideologia sia molto più alto, per ragioni probabilmente legate alla natura dell’Islam e del suo fondatore, come 1400 anni di storia hanno ampiamente dimostrato.

Questa permanenza dell’Islam, eccessivamente prolungata nel tempo, in uno stato esclusivo di ideologia aggressiva e violenta, sembra suggerire una natura meno religiosa e più ideologica.

Torture dell'Inquisizione Spagnola
Torture dell’Inquisizione Spagnola

Quando e per quanto tempo il Cattolicesimo è stato un’ideologia? Forse quando i Conquistadores hanno colonizzato il Centro America? O all’epoca dell’Inquisizione spagnola? In altre parole, se il Cattolicesimo ha mai mostrato un volto ideologico, lo ha fatto in modo episodico e per tempi, relativamente parlando, brevi, e soprattutto non in modo esclusivo, se paragonato all’Islam.

http://ettorebarra.blogspot.it/2013/05/per-un-bilancio-dellinquisizione.html

Infatti, anche nel caso in cui una posizione ideologica si sia protratta nel tempo, come avvenuto nel caso delle discriminazioni e persecuzioni ai danni degli ebrei, accusati ingiustamente di aver ucciso Dio, il Cattolicesimo è rimasto, comunque, una religione in grado di contribuire positivamente al bene dell’umanità, favorendo la crescita della conoscenza attraverso la fondazione delle Università, e la cura dei sofferenti grazie all’istituzione degli ospedali.

Inoltre, durante le più gravi persecuzioni contro gli ebrei della storia avvenute nel corso della II Guerra Mondiale, i cattolici si distinsero nella difesa dei loro fratelli maggiori.

http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=453

E, seppur solo in epoche recenti, nella persona di San Papa Giovanni Paolo II, la Chiesa Cattolica ha chiesto finalmente perdono agli ebrei presso il muro del pianto.

http://www.lastampa.it/2014/05/22/vaticaninsider/ita/nel-mondo/quando-al-muro-del-pianto-wojtyla-chiese-perdono-P1ttVaDjqF1FBQKYRUkHkL/pagina.html

Papa Benedetto XVI, poi, ha recentemente messo fine, una volta per tutte, alle insinuazioni sulle presunte responsabilità degli ebrei nella morte di Gesù Cristo.

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03/02/news/libro-papa-13091159/

Come è possibile, invece, che per 1400 anni nell’Islam abbiano dettato legge gli islamisti, cioè sia prevalsa “sempre” l’ideologia, alla luce della rapida islamizzazione violenta e forzata del Medio Oriente e di tutti i luoghi in cui sia arrivato l’Islam, piuttosto che la religione pura,  innocente, e pacifica?

Perchè, inoltre, l’Islam non ha mai riconosciuto gli innumerevoli genocidi, di cui si è reso responsabile nel corso della storia, nè si è mai scusato per averli perpetrati?

Gheddafi e Assad
Gheddafi e Assad

L’eccezione che conferma la regola si è verificata proprio quando gli islamisti sono stati soppressi e controllati con la forza delle armi da  dittatori, spesso senza scrupoli, come Gheddafi in Libia, Mubarak ed oggi Al-Sisi in Egitto, Saddam Hussein in Iraq, Assad in Siria.

Le vicende mediorientali recenti hanno confermato, oltre ogni dubbio, che la convivenza pacifica fra cristiani e musulmani e altre minoranze in Medio Oriente non era garantita da girotondi intorno al fuoco tenendosi per mano e cantando Kumbaia, bensì dall’uso della forza da parte di dittatori “laici” in grado di controllare gli islamisti col pugno di ferro ed impedire che prendessero il sopravvento. Infatti, una volta rimossi o indeboliti questi dittatori dai miopi interventi occidentali, l’islamismo e’ cresciuto come uno Tzunami, ha travolto il Medio Oriente, e ora rischia di travolgere anche l’Europa…

In altre parole, l’Islam, se abbandonato a sè stesso, per sua natura tende a trasformarsi in un’ideologia di conquista aggressiva e violenta, tranne quando viene controllato con l’impiego della forza, e della violenza se necessario. In questo caso, l’Islam può mantenersi in uno stato di religione pacifica e in grado di convivere con altre religioni.

Maometto dette quindi ad uno dei suoi uomini l'ordine di torturare Kenana appiccando un piccolo fuoco sul suo petto per fargli dire quello che sapeva.
Maometto dette quindi ad uno dei suoi uomini l’ordine di torturare Kenana appiccando un piccolo fuoco sul suo petto per fargli dire quello che sapeva.

Agli osservatori più accorti, non sarà sfuggito, come la natura dell’Islam rispecchi quella del suo fondatore Maometto, uomo religioso e pacifico nella fase “meccana”, vale a dire di inferiorità numerica, militare e di forze, in presenza cioè di solidi vincoli e controlli alle sue attività, aggressivo e violento nella fase “medinese”.

http://famigliacattolica.blogspot.com/2014/12/cio-che-non-si-conosce-della-vita-di.html

Il mancato riconoscimento della natura peculiare dell’Islam costituisce una grave minaccia

Chi non riconosce l’esistenza di questo problema all’interno dell’Islam, cioè la sua specifica propensione a trasformarsi o ad essere dominato dalla dimensione ideologica, piuttosto che puramente religiosa, rischia, suo malgrado e a dispetto delle migliori intenzioni, di fare il gioco degli islamisti.

Questo è tanto più vero se non si è disposti al ricorso a tutta la forza necessaria ad impedire la fisiologica trasformazione dell’Islam in ideologia.

Questo grave rischio si manifesta, per esempio, nell’entusiastica promozione dell’accoglienza in Occidente di migliaia di presunti “Dr. Jekyll islamici”, pronti a trasformarsi da un momento all’altro in “Mr. Hyde islamisti”, nonostante gli accorati avvertimenti dei vescovi della Chiesa Orientale: “Svegliatevi, non accettate da voi, come profughi, quelli che ci hanno resi profughi qui (nella nostra terra)“.                                             Nicodemus Sharaf, Arcivescovo di Mosul per i siro-ortodossi

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-non-accettate-come-profughi-chi-ci-rende-profughi-18598.htm

Per una curiosa coincidenza, l’analisi del Dr. Farouq, da una parte incontra i favori dei promotori cattolici dell’accoglienza di un numero crescente di islamici. Molti ciellini, infatti, colgono nella distinzione descritta motivi per rassicurarsi, ed esorcizzare i timori di aver favorito e alimentato un processo di islamizzazione dalle conseguenze potenzialmente tragiche,   con la scelta di assecondare il Papa sull’immigrazione.

Manifestazione della Lega Lombarda contro l'immigrazione
Manifestazione della Lega Nord contro l’immigrazione

Dall’altra, diventa di pubblico dominio proprio quando quegli occidentali, sempre più numerosi, che hanno riscoperto le proprie radici e tradizioni giudaico-cristiane, si sono organizzati in movimenti politici potenzialmente in grado di sostituire alla guida dell’Occidente gli “Asini di Troia” che hanno spalancato le porte all’Islam, e scatenare una risposta in grado di porre fine alle ambizioni egemoniche degli “islamisti”.

Il nuovo Cavallo di Troia
Il nuovo Cavallo di Troia

Per quanto affascinante, questa disamina potrebbe, quindi, rivelarsi, la più sofisticata ed insidiosa apologia di Islam messa in campo finora, al di là delle migliori intenzioni dell’autore.

 

 

I territori “occupati” sono tali solo se l’occupazione è attuata dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli 

Soldato Israeliano in Cisgiordania
Soldato Israeliano in Cisgiordania

Come pare amasse ripetere Lenin: “una bugia ripetuta più volte diventa una verità“.
Forse ispirandosi alle parole dell’illustre personaggio, la menzogna dell’occupazione illegittima da parte di Israele di Gerusalemme Est, della Giudea e della Samaria, delle alture del Golan e della striscia di Gaza è stata ripetuta così tante volte dagli arabi e dai mass-media da essersi trasformata in una verità dogmatica scontata, utilizzata come premessa inevitabile a qualsiasi analisi del conflitto israelo-palestinese.
Eppure Israele controlla Gerusalemme Est e le altre aree geografiche citate, con l’eccezione della Striscia di Gaza, ceduta ai palestinesi nel 2005, nel pieno rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’Onu.

La questione dell’occupazione viene posta dai palestinesi per la prima volta, e raggiunge istantaneamente i vertici della classifica delle cause più nobili sposate dai paladini dei diritti umani, nel 1967 in seguito alla Guerra dei Sei Giorni.

Consiglio di Sicurezza dell'ONU approva la risoluzione 242
Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva la risoluzione 242

Il 22 novembre del 1967 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 242 per favorire una soluzione pacifica e definitiva del conflitto. Tra le altre cose, la risoluzione 242 auspicava una pace giusta e durevole, stabiliva una soluzione negoziale basata su confini sicuri e riconosciuti, richiedeva ad Israele di ritirarsi da territori occupati nel corso della Guerra dei Sei Giorni, e parlava di una giusta soluzione al problema dei profughi. La risoluzione 242 era ben formulata e conteneva le premesse per la creazione della pace giusta e durevole auspicata, come provarono i trattati di pace con l’Egitto nel 1979, a cui Israele restituì la Penisola del Sinai nell’occasione, e con la Giordania nel 1994, entrambi fondati sulla risoluzione 242.

Gli arabi ed i loro sostenitori in Occidente hanno cercato di interpretare in modo difforme dalla realtà la risoluzione 242 fin dalla sua promulgazione per tentare di confermare il mito della “occupazione sionista” ai danni dei palestinesi, e creare così ulteriori presupposti per la negazione della legittimità dello Stato di Israele. Ancora oggi essi fanno riferimento a bozze non ufficiali della risoluzione redatte in francese e russo, o alle traduzioni in tali lingue, che rispecchiano le preferenze di Francia e Russia e le loro posizioni di supporto agli arabi, ma non la decisione della maggioranza dei rappresentanti delle Nazioni Unite. In queste versioni apocrife, si richiede il ritiro di Israele dai territori occupati o da tutti i territori occupati, nel tentativo di spostare il messaggio della risoluzione verso una potenziale illegittimità, dal punto di vista della legalità internazionale, del controllo di Israele delle alture del Golan, sottratte al controllo siriano, di Giudea e Samaria, sottratte all’occupazione giordana, e, fino al 2005, della Striscia di Gaza, sottratta all’occupazione egiziana.

Una volta creato il mito dell’occupazione israeliana di questi territori, si giustifica poi la resistenza dei palestinesi, anche quando assume le forme dell’attacco armato e del terrorismo suicida contro vittime civili, e spesso bambini, innocenti.

Famiglia Fogel massacrata a Itamar da terroristi palestinesi
Famiglia Fogel massacrata a Itamar da terroristi palestinesi

Una volta diffusa questa menzogna, si può mettere a tacere la coscienza di fronte al massacro di una famiglia di “coloni”, inclusi tre bambini rispettivamente di 11 anni, 4 anni e 3 mesi, sgozzati come animali nel sonno nei territori “occupati”, come accadde alla famiglia Fogel la notte del 12 marzo a Itamar in Samaria, a cui seguì, il giorno dopo, la distribuzione da parte di membri di Hamas di dolcetti alla popolazione per festeggiare l’evento, come è usanza tra i palestinesi all’indomani di attacchi terroristici andati a buon fine contro civili israeliani.

Shlomo Nativ ucciso con un'ascia da un terrorista palestinese in Bat Ayin
Shlomo Nativ ucciso con un’ascia da un terrorista palestinese in Bat Ayin

Una volta liquidata la violenza dei palestinesi come la comprensibile reazione alla colonizzazione israeliana, i palestinesi della Cisgiordania possono ballare e consumare dolci nelle strade per celebrare l’assassinio con un colpo d’ascia ben assestato sul cranio di un bambino ebreo di 13 anni nell’aprile del 2009, senza suscitare l’interesse delle agenzie di stampa, delle organizzazioni per i diritti umani e della leadership politica occidentali.

Ma la versione ufficiale in inglese, per la cui redazione furono necessari circa 6 mesi di intensi dibattiti, e che fu infine votata dalle Nazioni Unite, racconta una storia molto diversa, legittimando pienamente la presenza di Israele nei territori occupati durante la Guerra del 1967.

Nella versione ufficiale si dice infatti:“Withdrawal of Israel armed forces from territories occupied in the recent conflict”.

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/242(1967)

Ad Israele non viene dunque richiesto di ritirarsi dai territori occupati (from the territories occupied) o da tutti i territori occupati (from all the territories occupied) nel corso della Guerra dei Sei Giorni, bensì da territori occupati (from territories occupied). La scelta di omettere l’articolo the = i e l’aggettivo all = tutti, non fu casuale, ma in linea con le intenzioni dei redattori della risoluzione stessa, i quali riconobbero che Israele aveva occupato questi territori come parte di una guerra difensiva contro la controparte araba, la quale era determinata ad annientare Israele, come del resto aveva dichiarato apertamente prima del conflitto, e non solo a controllare i territori stessi.

In altre parole, le Nazioni Unite riconobbero il diritto di Israele a vivere entro confini sicuri e riconosciuti, offrendo ad Israele la possibilità di difendersi e negoziare una pace duratura con i vicini attraverso il controllo e l’eventuale restituzione a sua discrezione di parte dei territori occupati durante la guerra del 1967.

Se, per esempio, le alture del Golan, usate strategicamente dai siriani per bombardare Israele prima del 1967, fossero restituite alla Siria prima e al di fuori di un riconoscimento formale da parte siriana del diritto di Israele ad esistere, e quindi di un trattato di pace, ciò comprometterebbe gravemente la sicurezza di Israele.

Soldati Israeliani sgomberano ebrei residenti nella Striscia di Gaza
Soldati Israeliani sgomberano ebrei residenti nella Striscia di Gaza

Nonostante Israele sia pienamente legittimata dalla risoluzione 242 a controllare i territori occupati dopo il 1967 per ragioni di sicurezza, nell’agosto del 2005, a riprova della volontà di pace da parte israeliana, il primo ministro Sharon prese l’iniziativa e decise il ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza auspicando la pace in cambio di terra, ed agendo così in sintonia con lo spirito della risoluzione 242.

Mappa dei potenziali bersagli raggiungibili dai razzi e missili di Hamas
Mappa dei potenziali bersagli raggiungibili dai razzi e missili di Hamas

La risposta palestinese al gesto di riconciliazione di Sharon fu l’ascesa al potere dei fondamentalisti di Hamas e la rapida trasformazione del territorio in una base terroristica da cui lanciare rinnovati e più pericolosi attacchi contro Israele, culminati nell’estate del 2009 con l’operazione militare difensiva “Cast Lead”, e, nel Novembre del 2012 , con quella denominata “Pillar of Defense”.

Ma la prova più eclatante della malafede dei palestinesi e dei loro simpatizzanti occidentali era già stata fornita precedentemente, in occasione del primo conflitto sostenuto da Israele contro gli arabi e delle sue conseguenze geopolitiche.

Lo Stato d’Israele fu proclamato il 14 maggio 1948, nel rispetto del piano di spartizione delle Nazioni Unite contenuto nella risoluzione 181 del 29 Novembre 1947. Appena 24 ore dopo la nascita dello Stato Ebraico, gli eserciti regolari della Lega Araba (Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq) invasero Israele, costringendo gli ebrei israeliani a difendere la propria esistenza. In quella che divenne nota come Guerra d’Indipendenza di Israele, le Forze di Difesa Israeliane (IDF), respinsero gli invasori in durissimi combattimenti a più riprese che si protrassero per circa 15 mesi.

Controllo dei territori "occupati" prima e dopo la Guerra dei 6 Giorni
Controllo dei territori “occupati” prima e dopo la Guerra dei 6 Giorni

I territori destinati dalla risoluzione 181 agli arabi palestinesi, Giudea e Samaria, la Striscia di Gaza e la parte orientale di Gerusalemme, invece, finirono sotto occupazione giordana ed egiziana e vi rimasero per ben 19 anni, in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, senza che alcun movimento di liberazione, di identità nazionale Palestinese, organizzazione per i diritti umani o di supporto alla causa dei palestinesi, ne rivendicasse l’appartenenza ai palestinesi e si sognasse di definirli come territori “occupati”. Soltanto quando, nel 1967, ancora una volta come risultato di un conflitto armato voluto dagli arabi, e combattuto da Israele per legittima difesa, lo Stato Ebraico assunse il controllo di queste aree territoriali nel rispetto della legalità internazionale e della risoluzione 242, i palestinesi e i detrattori di Israele loro alleati si ricordarono improvvisamente del concetto di occupazione illegittima e continuarono fino ad oggi a perpetuarne il mito.

A quanto pare, i territori “occupati” sono tali solo se controllati dal Paese più legittimato al mondo ad occuparli.

La poligamia, arma “segreta” dell’Islam

Musulmano a passeggio con le sue 4 mogli
Musulmano a passeggio con le sue 4 mogli

La poligamia: strategia riproduttiva ideale per la colonizzazione

Non bisogna essere dei geni per riuscire a comprendere perché l’Islam rappresenti un grave pericolo e sia incompatibile con la nostra civiltà. E, sebbene possa essere di grande utilità, non è neppure necessario leggersi il Corano e la biografia del Profeta Maometto. Per chi abbia poco tempo da dedicare all’approfondimento della conoscenza dell’Islam, è sufficiente considerare la natura della poligamia per apprezzare la gravità della minaccia.

Ipotizzando una distribuzione normale delle nascite, cioè 50% femmine e 50% maschi, per ogni uomo con 4 mogli, come il tale della foto in alto, c’è ne saranno 3 senza neppure una moglie.
La poligamia genera, cioè, una penuria di donne nella popolazione islamica, e la comparsa di gruppi di giovani uomini a cui è precluso l’accesso alle donne.

Vengono così a crearsi i presupposti per una guerra di espansione finalizzata anzitutto a procurarsi donne da stuprare, ingravidare, convertire e sposare. La colonizzazione islamica è proceduta per secoli sotto la spinta irresistibile della necessità di procacciare donne.

La poligamia è uno dei segreti della forza espansionistica islamica e della capacità di avere il sopravvento su altre civiltà. Essa, infatti, consente un tasso riproduttivo elevatissimo, che può sopperire alle inevitabili ingenti perdite militari correlate all’espansione violenta, e persino alle eventuali apostasie e conversioni indotte dalle interazioni con la Cristianità, sempre che gli apostati riescano a scampare alla pena di morte.

Espansione dell'islam in Medio Oriente
Espansione dell’islam in Medio Oriente

In Medio Oriente, per esempio, l’Islam è riuscito ad avere   rapidamente la meglio sul Cristianesimo, nonostante le conversioni causate dalla testimonianza di milioni di martiri, sostituendo nel giro di qualche secolo la popolazione cristiana mediorientale con popolazioni islamiche.

Truppe di liberazione dell'Italia marocchine e algerine sotto il comando francese
Truppe di liberazione dell’Italia marocchine e algerine sotto il comando francese

Una tragica vicenda della II Guerra Mondiale, passata alla storia con il termine marocchinate, conferma l’ipotesi della penuria di donne come motore trainante della belligeranza e dell’espansionismo islamico.

“Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (Corps expéditionnaire français en Italie – CEF) durante la campagna d’Italia della II Guerra Mondiale. Questi episodi di violenza sfociavano a volte anche in esecuzioni coatte degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi l’operazione Diadem e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli alleati, giorni in cui presumibilmente le truppe marocchine ebbero una sorta di “via libera” da parte dei comandi, consentendo ai goumier di razziare, rastrellare e infierire sulla popolazione al di là della linea difensiva tedesca”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Marocchinate

Sebbene le responsabilità francesi siano indiscutibili, l’aspetto più interessante di questa vicenda è, però, un altro. A quanto pare, soltanto i soldati marocchini e algerini sperimentarono il desiderio irrefrenabile di stuprare donne, vecchi e bambini. Pertanto, la possibilità concessa loro di perpetrare queste nefandezze rappresentò un potente incentivo a combattere e rischiare la vita.
Come accennato in precedenza, l’islam si è espanso per secoli secondo questa modalità di “predazione sessuale” per ragioni legate alla poligamia, e alla conseguente carenza di donne da essa generata, in ottemperanza ai dettami del Corano e all’esempio del Profeta.
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Tasso di stupri in vari paesi secondo i dati dell’ONU

Marocchini e algerini erano, infatti, islamici, proprio come coloro che dopo essere stati accolti in Europa in questi anni, hanno causato una vera e propria “epidemia” di stupri fra gli autoctoni, con la benedizione o la connivenza delle autorità politiche e religiose.

Il parallelismo tra le marocchinate e l’attuale epidemia di stupri che ha colpito l’Europa è illuminante per le conclusioni che si possono trarre sulla natura della massiccia immigrazione islamica in corso.
Le truppe responsabili materiali delle marocchinate erano un esercito islamico, presumibilmente di buona volontà, non ostile, anzi “liberatore”, ma, in realtà, purtroppo, a caccia di donne.
Allo stesso modo, “l’esercito di migranti” che ha “invaso” oggi l’Europa, presumibilmente “buono”, in grado di arricchire la nostra società, pagare le nostre pensioni e cure sanitarie, è, in realtà, a caccia di donne, come dimostrato dall’ampia diffusione dello stupro etnico associata all’arrivo di migranti islamici.
La responsabilità morale dello stupro etnico definito marocchinate era del governo e dei più alti ufficiali francesi.
La responsabilità morale dello stupro etnico attualmente in corso, è ancora una volta dei governanti europei, ma anche dei leader religiosi della Chiesa Cattolica e di tutti i promotori dell’accoglienza di soldati islamici travestiti da migranti.
Poichè, a dispetto delle rassicurazioni della leadership politica e religiosa europea, è in atto una vera e propria invasione islamica, avente lo scopo di conquistare il Vecchio Continente, una delle prime e più pressanti richieste avanzate dalle comunità islamiche di immigrati accolti nei paesi europei è proprio quella della legalizzazione della poligamia, almeno per la componente islamica della popolazione.

 

La risposta cattolica all’invasione e colonizzazione islamica 

Come suggerito dalle dichiarazioni di Papa Francesco, l’Arcivescovo Scola, il leader carismatico di CL, Don Carron, ed altri illustri membri del clero che auspicano l’accoglienza di migranti islamici, dovrebbe essere possibile convivere pacificamente con gli islamici, e persino promuovere la loro conversione al Cristianesimo con il dialogo e la testimonianza.

Questa ipotesi ottimistica, che vuole cogliere nell’invasione islamica un’opportunità di costruzione di un mondo migliore, è stata formulata sulla base di due punti chiave:

  1. ignoranza o negazione della realtà storica e falsa convinzione che l’Islam sia una religione di pace, la stragrande maggioranza dei musulmani siano persone di buona volontà che condividono con i cristiani la fede nell’unico Dio, i migranti in arrivo siano profughi di guerra, o in fuga da carestie provocate dai cambiamenti climatici,
  2. ignoranza o negazione della realtà storica che documenta la repentina espansione islamica a scapito del mondo cristiano, nonostante l’accoglienza generosa e solidale riservata in passato agli islamici e la testimonianza offerta da milioni di martiri cristiani.

La fallacia dell’ipotesi cattolica e le sue tragiche conseguenze

Se l’Islam fosse una religione di pace, la stragrande maggioranza dei musulmani persone di buona volontà che condividono con i cristiani la fede nell’unico Dio, i migranti in arrivo profughi di guerra, o in fuga dalle carestie provocate dai cambiamenti climatici, l’accoglienza generosa di centinaia di migliaia di migranti islamici dovrebbe generare riconoscenza, buoni sentimenti, opportunità di incontro, dialogo e testimonianza, convivenza pacifica e integrazione.

Al crescere del numero dei migranti accolti, cioè, i rapporti tra autoctoni e migranti dovrebbero migliorare.

Pizzeria di cristiano Copto completamente distrutta da un incendio doloso
Pizzeria di cristiano Copto completamente distrutta da un incendio doloso

Invece, contro ogni aspettativa, la situazione sta peggiorando di giorno in giorno, come documentato dal tasso di criminalità in aumento ovunque in Italia, e dal degrado crescente del mio quartiere, che rappresenta una sorta di esperimento di fallita integrazione su piccola scala…

Nel mio quartiere, un giovane cristiano Copto, gestore di una pizzeria, ha subito gravi minacce da parte di un islamico per essersi rifiutato di rimuovere il Crocifisso dalla parete. Qualche tempo dopo, la sua attività commerciale è andata completamente distrutta durante un incendio di natura dolosa.

http://www.varesenews.it/2015/02/pizzeria-bruciata-il-titolare-egiziano-fu-minacciato-per-il-crocifisso/351200/

Gli episodi di molestie sessuali ai danni di donne residenti nel quartiere sono sempre più frequenti e hanno visto coinvolta persino mia moglie.

Citazione del politologo e sociologo Giovanni SartoriAnche la documentazione storica non offre ragioni per essere ottimisti sulle possibilità di integrare gli islamici.

Di questo passo, come accaduto sempre in 1400 anni di interazioni tra Cristianità e Islam, molto prima che gli immigrati islamici possano essere evangelizzati, o persuasi a convivere pacificamente nel reciproco rispetto, l’Italia e l’Europa, con l’eccezione dei paesi dell’ex-blocco sovietico, che hanno eretto barriere all’invasione islamica, saranno state islamizzate.

L’Islam ha sempre avuto la meglio sul Cristianesimo, tranne quando i cristiani sono ricorsi alle armi

Non è difficile intuire le ragioni per cui l’equazione del rapporto Islam/Cristianesimo è sempre stata fortemente sbilanciata a favore dell’islamizzazione, nonostante la superiorità del Cristianesimo dal punto di vista della capacità di fornire risposte soddisfacenti alle domande esistenziali dell’uomo.

L’Islam è una religione violenta, con buona pace dei suoi apologeti.

Harem
Harem: donne straniere rapite e trasformate in schiave sessuali e riproduttive

Se lasciato libero di operare, cresce demograficamente molto più rapidamente di qualunque altra fede religiosa grazie all’eliminazione fisica degli infedeli e degli apostati, e soprattutto per mezzo della poligamia, e quindi dello sfruttamento sessuale e riproduttivo delle donne altrui, catturate e tenute prigioniere negli harem, o comunque sfruttate come schiave sessuali e riproduttive.

Inoltre, il fatto che il Cristianesimo non persegua ad ogni costo la sopravvivenza e scelga più facilmente il martirio, a differenza dell’Islam, ai cui seguaci è consentito abiurare la propria fede per salvarsi, non ne agevola la sopravvivenza al cospetto dell’Islam.
Il numero di conversioni generate dalla testimonianza del martirio non sembra essere sufficiente a compensare e controbilanciare il numero dei cristiani eliminati fisicamente o convertiti e la crescita demografica dell’Islam garantita dalla poligamia.

Come già ricordato, Il Medio Oriente, infatti, era pressochè tutto cristiano prima dell’arrivo dell’Islam, ed oggi è praticamente quasi completamente islamico, nonostante la testimonianza di milioni di martiri cristiani.

Ragazzini islamici costretti a giustiziare prigionieri
Ragazzini islamici costretti a giustiziare prigionieri

E’, inoltre, possibile che la violenza e gli abusi sessuali, fisici e psicologici inauditi subiti dai bambini islamici per mano degli adulti e l’usanza di sposarsi fra parenti, e la conseguente elevata percentuale di inbreeding, agiscano sinergicamente, aumentando enormemente la frequenza di problemi psicologici e mentali fra gli islamici, rendendoli proni ad un eventuale processo di radicalizzazione, e particolarmente impervi all’uso della ragione e alla possibilità di riconoscere la verità.

https://en.europenews.dk/-Muslim-Inbreeding-Impacts-on-intelligence-sanity-health-and-society-78170.html

Non c’è ragione di credere che si possa impedire l’islamizzazione dell’Europa lasciando entrare un numero crescente di migranti islamici, neppure ipotizzando la possibilità che molti degli invasori possano convertirsi al Cristianesimo, come risultato della testimonianza offerta dai cristiani, anche quella suprema del martirio.

1400 anni di storia di interazioni tra Islam e Cristianesimo non lasciano spazio a queste pie illusioni…

La convivenza relativamente pacifica tra cristiani e islamici è possibile a patto di usare la forza e le armi per tenere sotto controllo l’Islam radicale

Lo scenario migliore che la realtà storica ha dimostrato possibile da realizzare è quello di una convivenza relativamente pacifica tra cristiani e musulmani, a condizione, però, di usare la forza dell’esercito e delle armi per tenere sotto controllo l’Islam radicale, cioè il vero Islam, ed impedirne la crescita all’interno delle comunità islamiche.
In Medio Oriente, sono stati i regimi “laici” senza scrupoli di Assad, Mubarak, Gheddafi, Saddam Hussein, a garantire la possibilità di una convivenza con l’Islam, non anzitutto la testimonianza e la disponibilità dei cristiani a sviluppare rapporti di amicizia con gli islamici.
Infatti, una volta rovesciati questi regimi dalla miopia geopolitica o dai progetti criminali dell’Occidente, l’Islam radicale, solitamente impervio persino alla testimonianza suprema del martirio cristiano, ha preso il sopravvento, e, come uno tzunami, ha distrutto la convivenza tra islamici e cristiani, e dato inizio al genocidio dei cristiani.

Pertanto, in ogni caso, l’unico modo per arrestare l’avanzata implacabile dell’Islam ed evitare l’islamizzazione dell’Europa non sono i ponti, ma i muri e la forza delle armi.

Quanta immaginazione ci vuole per immaginare di trovarsi al posto di Israele?

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Caccia israeliani di ritorno da missione di bombardamento contro postazioni di Hamas

 

 

 

Due pesi e due misure quando si giudicano le politiche israeliane

“Inimmaginabile”, secondo la definizione utilizzata su FB da Padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News, che Israele possa avere avuto contatti con l’Isis.

http://www.asianews.it/notizie-it/Ex-ministro-israeliano-conferma-i-contatti-fra-l’Isis-e-lo-Stato-ebraico–40591.html

Smettiamola di applicare due pesi e due misure, stracciandoci le vesti ogni volta che Israele pratica la real politik e tacendo quando sono altri attori sulla scena internazionale ad adottare la medesima prassi politica.

Al fine di evitare di assumere posizioni ipocrite, sarebbe utile anche accordarsi, una volta per tutte, sulla definizione di responsabilità e corresponsabilità, e applicarla a tutti indistintamente.

Ci piace pensare che Israele sia corresponsabile delle malefatte dell’Isis perché cura anche i jihadisti, oltre ai civili siriani (http://www.haaretz.com/middle-east-news/syria/.premium-1.787053?v=1A97AE5742463FEC4872744BD0DE4D76)
e bombarda Hezbollah e le truppe di Assad, suoi nemici da sempre?

Allora dovremmo biasimare la Russia di Putin per la persecuzione degli omosessuali in Cecenia

http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/5/2/CECENIA-LAGER-PER-OMOSESSUALI-Le-guardie-obbligano-genitori-ad-uccidere-i-figli-seviziandoli-/762216/

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Si rafforza l’asse Mosca-Teheran: la Russia fornisce all’Iran missili antiaerei S-300

A maggior ragione, poi, dovremmo accusare i Russi di essere corresponsabili delle persecuzioni e dei crimini perpetrati dal regime iraniano ai danni del suo popolo. I Russi, infatti, sono alleati da sempre dell’Iran, a cui hanno fornito armi e tecnologia nucleare. Fra questi crimini “inimmaginabili”, mi piace ricordare il fatto di aver trucidato migliaia dei propri bambini facendoli correre sui campi minati per sminarli, con la chiavetta del paradiso al collo, durante il conflitto con l’Iraq.
http://www.worldaffairsjournal.org/blog/michael-j-totten/iran-recruits-child-soldiers-–-again

E le sorprese “inimmaginabili” non finiscono qui…

Allora, il Vaticano, illustri prelati della Chiesa Cattolica, Papa Francesco incluso, sarebbero corresponsabili delle atrocità commesse dai terroristi palestinesi contro i civili israeliani, e degli abusi degli islamisti palestinesi ai danni dei cristiani di Betlemme e della Cisgiordania.

Abu Mazen e l'Acivescovo Hilarion Capucci
Abu Mazen e l’Acivescovo Hilarion Capucci

“Inimmaginabile” il caso dell’Arcivescovo Hilarion Capucci, che utilizzava la sua automobile per trasportare armi destinate ai terroristi palestinesi. https://mobile.nytimes.com/2017/01/02/world/middleeast/hilarion-capucci-archbishop-jailed-for-aiding-palestinian-militants-dies-at-94.html

Infatti, il Patriarca di Gerusalemme e i Custodi della Terra Santa sono sempre stati dalla parte dei palestinesi.

Essi hanno giustificato il terrorismo palestinese come una comprensibile reazione alla presunta occupazione israeliana, e il Papa ha recentemente riconosciuto la Palestina senza chiedere nulla in cambio: ne’ il riconoscimento del diritto di Israele ad esistere, ne’ la cessazione dell’incitamento all’odio anti-ebraico e degli attacchi terroristici, ne’ il rispetto dei cristiani di Betlemme e della Cisgiordania.

Il Papa lava i piedi ai profughi nel Cara a maggioranza islamica
Il Papa lava i piedi ai profughi nel Cara a maggioranza islamica

E poi, Papa Francesco e altri illustri membri del clero cattolico non sarebbero corresponsabili dell’ondata di stupri e altri crimini perpetrati dai migranti islamici ai danni degli italiani, per la Loro quotidiana campagna a favore dell’accoglienza di questi migranti e dell’apertura di nuove moschee?

Israele deve fronteggiare minacce di natura esistenziale 

A volte, proprio gli idealisti e sognatori di questo mondo, come Padre Bernardo Cervellera, sembrano mancare dell’immaginazione necessaria ad immaginare di trovarsi al posto di Israele ed essere, quindi, costretti a scendere a patti col diavolo, per perseguire il bene del proprio popolo, ed anzi, più semplicemente, garantirne la sopravvivenza.

Mappa di Israele che ne evidenzia la profondità strategica limitata
Mappa di Israele che ne evidenzia la profondità strategica limitata

Israele, a causa della sua limitata profondità strategica, dovuta alle dimensioni minuscole, e’ l’unico paese al mondo a rischio reale di scomparire dalla faccia della terra per mano dei suoi nemici da un giorno all’altro. Inoltre, lo Stato Ebraico e’ l’unico ad essere minacciato quotidianamente ed esplicitamente di annientamento sin dalla sua rifondazione nel 1948. Il popolo ebraico e’ l’unico al mondo ad essere stato oggetto di un tentativo pianificato di eliminazione totale durante la II Guerra Mondiale, e a ritrovarsi anche oggi nella medesima scomoda posizione.

Israele non è perfetta e può commettere errori. Essa, come chiunque, può scegliersi alleati “sbagliati”, in particolare quando si giudicano le scelte standosene comodamente seduti davanti ad un computer e applicando il senno di poi.  Tutte le sue scelte, però, a differenza di quelle altrui, sono dettate dal “disperato” tentativo di sopravvivere.

Israele non è dalla parte di nessuno dei suoi nemici giurati. L’ISIS, come tutti gli islamisti sunniti e sciiti, freme pregustando il momento in cui potrà rivolgere le sue attenzioni bellicose allo Stato Ebraico e agli odiati ebrei, una volta sconfitti nemici apparentemente più facili da gestire grazie alla miope collaborazione occidentale.

Israele è solo dalla parte di sé stessa, impegnata come sempre a sopravvivere contro ogni minaccia, valutando con attenzione quale nemico rappresenti di volta in volta un pericolo maggiore e più immediato per la propria esistenza, e tentando di favorire il conflitto tra i suoi nemici, piuttosto che l’unione delle loro forze contro di sé.

Se, alla luce della necessità di perseguire i propri legittimi interessi, possiamo comprendere la scelta dei Russi di allearsi agli islamisti sciiti per difendere il popolo russo dal terrorismo islamico sunnita del Caucaso, e quella del Vaticano di sposare la causa palestinese per tentare di salvaguardare le comunità cristiane orientali, a maggior ragione dovremmo poter comprendere le scelte di Israele.

Quanta immaginazione ci vuole per immaginare di trovarsi al posto di Israele?

Se l’Isis è una mostruosa creatura degli USA di Obama, quale Frankenstein potrebbe generare la Russia di Putin?…

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Le due facce dell’islam radicale

 

 

 

 

 

 

 

 

Sempre più spesso negli ultimi tempi mi è capitato di sentire o leggere commenti che descrivono l’Isis come una “mostruosa creatura” degli USA. Credo sia un errore tipico della nuova sinistra terzomondista, ma commesso anche dall’estrema destra e da illustri membri delle gerarchie ecclesiastiche, quello di attribuire le responsabilità del terrorismo islamico anzitutto all’Occidente e agli USA, o comunque a fattori esterni all’islam.

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I globalisti Obama e Clinton e i loro mercenari dell’Isis

Obama ha finanziato e addestrato in chiave anti-Assad i Jihadisti che avrebbero poi contribuito a fondare l’Isis o a rinfoltirne le fila, ma l’Isis non è una creatura degli USA. I Jihadisti esistevano già ed erano stati generati dal Corano, e dalla propaganda anti-occidentale dei dittatori arabi e islamici, Obama li ha “solo” aiutati a portare avanti il progetto pre-esistente di “omologazione globale islamica”, cioè il Califfato, probabilmente illudendosi di poterli usare come mercenari per perseguire il progetto di omologazione globale della nuova sinistra e dei suoi alleati della finanza speculativa mondiale, cioè il NWO(New World Order).

Pensare che il terrorismo islamico sia una “nostra” creazione, o nella misura in cui i jihadisti sarebbero semplici mercenari al “nostro” soldo, oppure, secondo la teoria del Jihad come reazione al colonialismo e imperialismo occidentali di matrice cristiana e giudaica, come risultato di una reazione prevedibile alle nostre provocazioni, ci consente di illuderci di aver trovato l’interruttore per controllare e spegnere all’occorrenza la violenza islamica.

Questa è, però, proprio la stessa pericolosa illusione di Obama e Soros, e, come vedremo, forse anche di Putin.

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Migranti votano alle primarie del PD

Su questa illusione di controllo si è fondata la decisione di aprire le porte dell’Europa all’immigrazione islamica, approvata entusiasticamente dalla sinistra radical chic allo scopo di diluire la cultura tradizionale cristiana dell’Occidente e creare un bacino di voti.

Come evidenziato, però, dalla mancata integrazione degli islamici nelle società occidentali e il loro evidente sforzo di islamizzarle, non sono in realtà Obama, Soros e l’alleanza della nuova sinistra e della finanza speculativa mondiale a controllare i musulmani, ma i musulmani a sfruttare la sinistra radical chic terzomondista anticristiana e antisionista(antisemita) come Cavallo di Troia.

In altre parole, chi accusa gli USA di aver creato il terrorismo islamico è vittima del medesimo errore commesso dagli USA, cioè quello, probabilmente scaturito dall’etnocentrismo e da una venatura di razzismo, di sottovalutare l’islam e i suoi fedeli.

Costoro, a differenza di noi occidentali, sarebbero dei “buoni selvaggi”, incapaci di intendere e volere pienamente e quindi di nutrire sogni e ambizioni egemonici di portata globale paragonabili ai nostri, in grado soltanto di reagire agli stimoli da noi forniti sotto forma di armi e denaro o provocazioni.
Oggi, soprattutto chi è pregiudizialmente ostile agli USA, da una parte demonizza gli americani, criticandone la presunta propensione a creare terroristi “scendendo a patti con un diavolo per combatterne uno più brutto”, come accaduto in passato in Afghanistan, dove Reagan sostenne i mujaheddin di Osama Bin Laden contro i russi, e più di recente in Siria, dove Obama ha appoggiato Al-Nusra contro Assad favorendo la nascita dell’Isis, dall’altra esalta la lungimiranza di Putin e l’utilità dell’intervento russo in Medio Oriente.

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Truppe russe in Siria

Eppure, l’intervento russo in Siria sembra proprio un’ottima idea adesso, ma non significa che ci apparirà tale automaticamente anche domani, così come appoggiare Osama Bin Laden contro i russi in Afghanistan era parsa un’idea intelligente a priori, ma un giorno, l’11 settembre del 2001, gli USA se ne sarebbero pentiti amaramente.

L’errore, comunque giudicato tale col senno di poi, commesso dagli USA, di “allearsi con un diavolo per combatterne uno più brutto”, non è, infatti, prerogativa esclusiva degli americani.

Sebbene Putin, con i suoi bombardamenti a tappeto su diversi gruppi jihadisti, abbia dato l’impressione di non voler distinguere all’interno dell’islamismo, questo non significa che la pericolosa strategia “Divide et impera”, o le sue variazioni sul tema, non siano mai state impiegate, o siano state completamente abbandonate anche da Putin.

Combattenti di Hezbollah
Combattenti di Hezbollah

I suoi alleati sciiti, Iran ed Hezbollah, sono, infatti, islamisti come i loro corrispettivi sunniti, con cui condividono l’odio verso coloro che chiamano “miscredenti”, e, in effetti, l’operazione militare russa contro l’Isis e altri gruppi Jihadisti sunniti, è stata e viene portata avanti avvalendosi anche della collaborazione dell’Iran e di milizie islamiste sciite iraniane ed Hezbollah.

Domani, una volta fugato il tremendo pericolo rappresentato dall’Isis con l’aiuto degli islamisti sciiti, in cambio di concessioni e benefici economici e armamenti, potrebbe essere necessario affrontare una minaccia magari più grave, stavolta posta da islamisti sciiti, usciti rafforzati dall’indebolimento dei propri nemici sunniti e dalla ricompensa ricevuta in cambio del proprio aiuto, forse persino dotati di armi atomiche grazie alla miopia di Obama e alla decisione di allearsi con loro di Putin.

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Esplosione nucleare in una città occidentale

La concessione di tecnologia nucleare ai Mullah da parte dei Russi in cambio della collaborazione fornita in Siria contro gli islamisti sunniti rappresenta un pericolo anche nella misura in cui favorisce una corsa alle armi atomiche in Medio Oriente e un aumento del rischio di un conflitto nucleare tra sunniti e sciiti. Inoltre, la proliferazione di reattori nucleari e l’aumento della presenza di materiale radioattivo in una della regioni più instabili del pianeta come l’area mediorientale accresce significativamente la probabilità che terroristi islamici possano mettere le mani anche su armi atomiche, o sul materiale necessario per confezionarle, come già accaduto per le armi chimiche sottratte a Gheddafi ed Assad, o scegliere reattori nucleari come bersagli di attacchi dalle conseguenze catastrofiche. Un giorno, in un futuro sempre più vicino, terroristi islamici potrebbero persino impiegare armi nucleari contro obiettivi occidentali.

Se questo dovesse accadere, come è possibile e forse anche probabile alla luce di quanto accaduto in passato, col senno di poi si potrà lanciare contro i russi la stessa accusa oggi riservata agli USA, cioè che abbiano creato il terrorismo islamico, generando stavolta un “Frankenstein islamico sciita” persino più pericoloso.

Ulteriori spiacevoli sorprese potrebbero scaturire dai reali obiettivi dell’intervento russo e dal fatto che gli interessi nazionali russi potrebbero solo parzialmente coincidere con quelli dell’Europa.

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Manifestazione di migranti

Putin potrebbe, in realtà, non essere interessato o non in grado di porre fine al conflitto in Siria, che ha destabilizzato un’area forse definibile come il “nostro cortile”, generando le condizioni per la creazione di un flusso enorme di immigrati, oggi utilizzato dai globalisti della finanza speculativa mondiale e dalla nuova sinistra terzomondista per portare avanti i propri progetti di sostituzione etnica, culturale e religiosa ai danni del Vecchio Continente.

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Mappa della Siria

La Russia di Putin, che ha riempito il vuoto di potere lasciato dagli USA in Medio Oriente, potrebbe limitarsi a proteggere la propria base navale a Tartus, utile a garantire la presenza russa nel Mediterraneo, e ridimensionare le ambizioni e la minaccia posta dall’Isis e altri ribelli, in particolare la coalizione Jaysh al-Fatah e Al-Nusra, che minacciano più da vicino l’area geografica strategicamente più importante, in prossimità della costa, dove sorgono Latakia e la base navale russa.

I russi potrebbero, infatti, voler lasciare attivo il conflitto per controbilanciare la destabilizzazione creata dalla NATO nel “cortile russo” in Ucraina.

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Trump e Putin alleati contro i globalisti e il terrorismo islamico?

Da questo punto di vista, molto dipenderà dalle scelte politiche del nuovo presidente americano Trump e dalla sua capacità di contrastare la potentissima lobby della finanza speculativa globale e i suoi alleati democratici e repubblicani per abbassare i toni dello scontro e migliorare i rapporti diplomatici con la Russia di Putin senza subire un impeachment.

https://it.sputniknews.com/opinioni/201704074317477-usa-trump-attacco-siria/

Senza nulla togliere all’utilità a breve termine dell’intervento russo e alla nostra “incondizionata” approvazione per questa iniziativa, poiché la Russia di Putin non sta attaccando l’Isis e altri jihadisti solo ed esclusivamente per salvare i cristiani, fare un favore all’umanità e all’Europa, ma anche ed anzitutto nel perseguimento di importanti interessi nazionali, sarebbe stato meglio se l’Europa fosse stata, una volta tanto, in grado di perseguire i propri interessi e agire al posto di Putin.

Parrebbe, invece, che la deriva postbellica verso l’estremo del globalismo dalla posizione originale di attenzione prioritaria al proprio paese, alla proprie radici e identità, per ridurre l’enfasi su sé stessi, ritenuta responsabile del nazionalismo che aveva portato ai conflitti mondiali, abbia compromesso la capacità europea di identificare e salvaguardare i propri reali interessi.

In ogni caso, ormai è troppo tardi per togliere a Putin l’iniziativa.

Di fronte a questi dubbi sulla possibile evoluzione a lungo termine dello scenario geopolitico, forse c’è comunque una ragione ulteriore per essere ottimisti in merito all’intervento militare russo.

Putin e Patriarchi russi
Putin e Patriarchi russi

Questa ragione è la constatazione che esso possa rappresentare la logica conseguenza del perseguimento dei propri interessi nazionali e la manifestazione del ruolo di simbolo di quell’attaccamento alla propria identità nazionale, alle proprie radici e tradizioni cristiane, giocato oggi dalla Russia, che i globalisti della nuova sinistra di Obama, Clinton e i loro alleati europei e della finanza speculativa mondiale di Soros, vedono come fumo negli occhi.

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Lo speculatore della finanza mondiale George Soros

Al di là dei rischi di alimentare la crescita della minaccia islamica sciita, o delle possibili ricadute negative per gli interessi europei, una vittoria per i propugnatori del processo di riscoperta della propria identità e delle proprie radici cristiane può rappresentare, comunque, una sconfitta per i promotori del processo di distruzione delle identità nazionali e sostenitori della dittatura dell’omologazione e del pensiero unico come Soros e i suoi alleati della nuova sinistra filo-islamica.

L’attaccamento russo alla propria identità è, infatti, ciò che l’Europa dovrebbe recuperare al più presto per riuscire in futuro a riconoscere e proteggere i propri reali interessi e a difendersi efficacemente dai progetti egemonici di sostituzione etnica e omologazione globale sia dei globalisti occidentali, sia di quelli islamici.

ISLAM = “SOTTOMISSIONE”: SOLUZIONE ALLE DIVISIONI E ALLA VIOLENZA ORIGINALI DELLA CULTURA BEDUINA DELLA PENISOLA ARABICA?

 

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Bedouins getting ready for battle?

Sin dalle origini l’islam é per definizione, e paradossalmente, oltre che “sottomissione”, anche “divisione”, basti pensare alla tradizionale spaccatura sunniti e sciti, che al suo interno contiene ulteriori sfumature e gradazioni di interpretazioni e correnti.
Dico “paradossalmente” perché l’associazione “sottomissione” e “divisione” é controintuitiva, ci si aspetterebbe “uniformitá” e “unione” dalla sottomissione, non divisioni e spaccature.
Il paradosso credo possa forse spiegarsi antropologicamente riconoscendo la “sottomissione” come il vano tentativo di risolvere il problema della “divisione” e della violenza all’interno di una cultura frammentata lungo linee familiari e tribali.
L’islam non sembra capace di rinnegare le sue origini che lo vedono muovere i primi passi all’interno di clan di predoni governati dalla “legge della giungla”, sebbene nel deserto.

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Prophet Muhammad army

Credo che il Profeta abbia tentato di porre rimedio alla frammentazione e alla violenza fisiologiche nella sua cultura tribale inventando l’islam. Questo, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto con la “sottomissione”, garantita e regolata da una miriade di regole e dettami, controllare la violenza intestina e indirizzarla, incanalarla verso l’esterno, verso un progetto egemonico di conquista. Questo beduino del deserto ignorava che non solo il Corano non avrebbe eliminato il problema della frammentazione originale, ma che le innumerevoli regole e prescrizioni sancite dal suo libro sacro, invece di garantire il controllo assoluto, avrebbero offerto ulteriori motivi di divisione legati alle diverse interpretazioni dei singoli individui.

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Islam always at war with itself

La violenza verso gli infedeli penso quindi rappresenti l’altra faccia della frammentazione originale e un carattere distintivo dell’islam, perché espressione del “disperato” tentativo di risolvere la frammentazione e la violenza autodistruttive interne.
La violenza non ha mai abbandonato completamente la storia della civiltá islamica, é la ragione della sua forza e pericolositá, ma anche paradossalmente della sua debolezza, perché nasce al suo interno, é presente sin dalla fase embrionale, e finisce sempre prima o poi per ritorcersi contro i suoi appartenenti.

Tirate le somme, e presi in debita considerazione qualche breve interludio di relativa pace e il contributo positivo offerto dal Califfato Abbaside alla cultura, l’islam non é stata la soluzione magica o “divina” auspicata da Maometto ai problemi interni ed ha solo agito come un loro amplificatore, estendendo questi problemi al resto del mondo, generando schiavitú, sofferenze, povertá, ignoranza e distruzione anzitutto per le popolazioni islamiche.

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Iranian revolution 1979

Oggi, di fronte ai frutti avvelenati dell’islam, gli islamici piú attaccati alle proprie radici hanno attuato la rivoluzione islamica, immaginando che i fallimenti fossero il risultato dell’allontanamento dall’islam delle origini e una punizione divina per questa deriva verso la modernitá introdotta dall’Occidente “classico-giudaico-cristiano”.

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Saddam Hussein statue toppled in Bagdhad, 2003

L’incapacitá del nazionalismo arabo di risolvere i soliti problemi e la successiva caduta dei dittatori arabi filo-occidentali promossa dagli interventi occidentali hanno lasciato al mondo islamico solo l’islam come “panacea per tutti i mali”.

Preso atto dell’esistenza di una buona parte di musulmani nel mondo stanchi della solita falsa soluzione ai propri problemi e disgustati dagli eccessi di violenza disumani riportati in auge dal “ritorno alle origini”, credo che questo sia il momento di dire apertamente la veritá sull’islam e sul suo “essere parte del problema e non della soluzione” per indebolire e isolare i radicali, che si chiamino ISIS, Fratelli Musulmani, o Salafiti, o Al Queda, o Hamas, o Boko Haram, o Al Shabaab, o Hetzbollah, e confortare i moderati.
Questo é il momento di dialogare con i moderati, cioé con le vittime dell’islam radicale, e di reprimere duramente i radicali, usando tutta la forza necessaria allo scopo di impedire la diffusione dell’islam radicale e proteggere i musulmani moderati, anche a costo di compromettere parzialmente la “cultura dei diritti” in Europa.
Forse basterebbe ripristinare un corretto equilibrio tra diritti e doveri, tra “carota e bastone”, e garantire la certezza della pena per chi viola la legge.

Questo cambiamento, però, credo richieda un’altra rivoluzione culturale che, anche nel nostro caso, ma con esiti opposti, riporti l’Occidente alle sue origini, aiutandoci a recuperare la nostra identitá e con essa l’orgoglio di essere cristiani ed occidentali e la volontá di preservare e difendere la nostra civiltá.

Syria-Assad

La pacifica convivenza del passato tra cristiani, musulmani e altre minoranze in Siria e in Iraq, infatti, non era garantita da regimi social-democratici caratterizzati dalla politica del “solo carota e niente bastone”, come quelli prevalenti in Occidente oggi, che hanno favorito la crescita dell’islam radicale e la radicalizzazione degli immigrati islamici di seconda generazione a livelli persino piú estremi di quelli dei paesi d’origine, ma da regimi dittatoriali.
Era il pugno di ferro di dittatori senza scrupoli come Assad e Saddam a tenere a freno i radicali islamici e impedire la crescita e diffusione dell’islam radicale, non le politiche buoniste politicamente e islamicamente corrette.

Battle of Lepanto 1571

Questo é il momento di recuperare la nostra identitá giudaico-cristiana e contrastare con ogni mezzo possibile – ma piú probabilmente di natura in prevalenza militare alla luce della tipologia di nemici dell’umanitá con cui abbiamo a che fare – chi vorrebbe estendere al mondo intero il “deserto originale della Penisola Arabica”, per salvare non solo i cristiani e altre minoranze dal genocidio, ma per salvare i musulmani stessi dall’islam.

Perchè Asia Bibi e i cristiani pakistani sono snobbati da Papa Francesco?

asia_bibi

Ma per lei papa Bergoglio non ha né parole di difesa né di consolazione. Non l’ha mai ricordata. Né ha ricevuto in udienza privata i suoi poveri familiari quando sono venuti a Roma per incontrarlo” Antonio Socci

 

 

E’ un fatto, non un’illazione di Socci per screditare Papa Francesco.   Come si spiega questo fatto? Perchè Papa Francesco e i Suoi collaboratori e ammiratori più ferventi del Suo nuovo approccio “snobbano” i cristiani pakistani, mentre il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa Kirill chiede la grazia per Asia Bibi?

http://cittaperlavita.blogspot.it/2014/11/il-patriarca-kirill-chiede-la-grazia.html

L’esempio di Asia Bibi non è un caso isolato che coinvolge esclusivamente il Papa.
16143045_10210657796155166_4387584975825121626_nPerche’ una delegazione di cristiani pakistani e musulmani moderati del Kashmir (Mani Unite per la Salvezza), diretta alle Nazioni Unite a Ginevra per denunciare le persecuzioni subite per mano dei musulmani radicali con la connivenza del governo pakistano, non ha trovato nei tanti parroci interpellati orecchie disposte ad ascoltarli?

 

Perche’ alla fine questa delegazione si e’ dovuta rivolgere al sottoscritto ed altri “fondamentalisti” cristiani come me per perorare la propria causa alle Nazioni Unite a Ginevra?

Qualcuno dei tanti cristiani che condividono le scelte “politiche” di Papa Francesco ha una spiegazione ragionevole per questo strano atteggiamento del Pontefice e di molti altri membri del clero cattolico? Non ho ancora sentito alcuna spiegazione convincente…

Allora, ho formulato una teoria, che, in quanto tale, potrebbe non essere corretta, ma almeno rappresenta un tentativo di comprendere cosa passi per la testa del nostro amato Papa Francesco, invece di prendere tutto per oro colato, anche quando pare gridare vendetta al cospetto della ragione, se non di Dio…

A differenza dell’Iraq e della Siria, in Pakistan le persecuzioni ai danni dei cristiani pakistani NON possono essere giustificate invocando spiegazioni estranee all’islam e legate all’Occidente.
asia to hangLa legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan e’ imposta e fatta rispettare dal governo “democratico” islamico, presumibilmente “moderato”…Questo e’ il volto di una “democrazia” in cui la maggioranza della popolazione e’ islamica, esattamente quello che rischia di diventare l’Italia se continuiamo ad accogliere immigrati islamici assecondando le esortazioni di Papa Francesco. ll Pakistan, infatti, sebbene paese “democratico”, mostra cosa accade ai cristiani ( e alle altre minoranze religiose) in una democrazia quando i musulmani sono la maggioranza, per ragioni strettamente e unicamente collegate alla natura dell’islam. Non ci sono, infatti, altri fattori in gioco che possano giustificare il trattamento riservato ai cristiani dall’islam in Pakistan, se non appunto la natura stessa dell’Islam. Non si possono tirare in ballo i trafficanti di armi, il petrolio, i cambiamenti climatici, ed altri fattori riconducibili a possibili responsabilita’ dell’Occidente per spiegare le persecuzioni ai danni dei cristiani, come ama fare Papa Francesco all’indomani di ogni attacco terroristico perpetrato in nome dell’islam.
unico-dio_1130X565_90_CIn altre parole, la persecuzione dei cristiani pakistani dimostra che l’islam non e’ una “religione di pace”, e non e’ compatibile con il cristianesimo, come invece il Papa vorrebbe credere e farci credere.

Un’altro aspetto problematico della situazione del Pakistan, che rischia di minare la posizione filo-islamica, pacifista e non-violenta di Papa Francesco, è proprio la differenza di trattamento subito dai cristiani in questo stato islamico e in quelli un tempo governati da dittatori arabi, come ad esempio l’Iraq. La crescita dell’islam radicale e il conseguente genocidio dei cristiani in Iraq e in Siria, in seguito rispettivamente alla deposizione di Saddam Hussein ed indebolimento del regime di Assad, e le persecuzioni dei cristiani nel “democratico” Pakistan, dimostrano che la convivenza pacifica tra musulmani e cristiani è quasi impossibile in un paese democratico, in particolare se a maggioranza islamica. Questa convivenza può realizzarsi solo a patto di reprimere l’islam radicale con la forza dell’esercito e delle armi, come è più facile possa verificarsi in un regime dittatoriale. Questo, infatti, accadeva sotto i regimi dittatoriali arabi mediorientali fino alla loro caduta promossa dagli interventi militari occidentali.

israel2L’unica eccezione alla regola è forse la democrazia israeliana, dove, comunque, la convivenza fra cristiani, ebrei e musulmani, è resa possibile dal fatto che gli islamici siano in minoranza, dalla militarizzazione dello Stato Ebraico e la ferma volontà del governo di ricorrere alla forza delle armi, se necessario, per reprimere l’islam radicale.
Armi-dassaltoIn ogni caso, paradossalmente, proprio le armi, costantemente demonizzate da Papa Francesco, giocano un ruolo determinante nella possibilità di garantire la tanto agognata convivenza pacifica tra cristiani e musulmani.

Accogliere un gran numero di immigrati islamici in una democrazia, e bandire le armi, demonizzandole, rappresenta la ricetta per l’islamizzazione del paese coinvolto e la sottomissione dei cristiani, nella migliore delle ipotesi.

L’INGANNO DELLE CONDANNE DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI DA PARTE DEI NOSTRI “FRATELLI MUSULMANI”

 

http://www.islamopediaonline.org/news/muslim-brotherhood-condemns-attacks-against-coptic-christians-egypt

http://www.spa.gov.sa/viewfullstory.php?lang=en&newsid=1613380

Notate qualche differenza fra le condanne da parte dei Fratelli Musulmani degli attacchi alle chiese cristiane perpetrati da Al Queda in passato e quelle del Grand Imam of Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb degli attacchi perpetrati nei giorni scorsi dall’Isis?

NON C’E’ ALCUNA DIFFERENZA.

A suo tempo, queste condanne della violenza islamica da parte dei Fratelli Musulmani guadagnarono loro l’appellativo di “moderati” e il sostegno dell’Occidente e della Chiesa Cattolica, che contribuì alla loro ascesa al potere in Egitto…
Una volta al potere, i Fratelli Musulmani gettarono la maschera di moderati, indossata per ingannare gli ingenui occidentali, e cercarono di imporre la Sharia…Il resto lo conosciamo…Oggi i Fratelli Musulmani sono un’organizzazione terroristica combattuta dal governo e dalle forze armate egiziane.

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L’imam dell’universita’ di Al-Ahzar, dopo il discorso di un vero musulmano moderato come il presidente egiziano Al-Sisi proprio dal pulpito di Al-Azhar, è stato costretto a prendere un po’ le distanze dai Fratelli Musulmani, oggi considerati organizzazione terroristica in Egitto, e a fingere di riproporre l’invito di Al-Sisi ad una riforma dell’islam.
A rivelare, pero’, le sue posizioni radicali, spiccano due fatti paradossali:
1) la punizione invocata per i membri dell’Isis, responsabili di aver bruciato vivo il pilota giordano, che e’ proprio quanto applicano gli islamici radicali dell’Isis stessi obbedendo ai medesimi versetti violenti del Corano.
crocifissione“Il discorso di al-Tayeb avviene dopo tutte le esecuzioni che lo Stato islamico (SI) ha compiuto, nel disegno di “purificare” l’islam e di combattere i suoi nemici. Il 4 febbraio scorso lo SI ha pubblicizzato il video in cui un pilota giordano rinchiuso in una gabbia veniva bruciato vivo. Al-Azhar ha subito diffuso un comunicato in cui condannando “i crimini barbari” dello SI, invocava per loro la punizione prevista dal Corano per coloro “che combattono Dio e il suo profeta: la morte, la crocifissione o l’amputazione delle loro mani e piedi”.
2) Il ritorno all’apologia di islam, dopo aver auspicato la sua riforma, e la deresponsabilizzazione del mondo islamico, attraverso l’accusa all’Occidente e ad Israele di aver ordito un complotto globale contro il mondo islamico.
“Parlando poi delle tensioni in Medio oriente egli le ha attribuite a una cospirazione da parte di “un nuovo colonialismo globale alleato al sionismo mondiale”.

http://m.asianews.it/index.php?art=33541&l=it

Come è facile intuire, l’imam di Al-Azhar sarà ben lieto di accogliere Papa Francesco in pompa magna alla fine di Aprile.
Grazie proprio al Suo atteggiamento aperto o “ingenuo”, il Papa, che, in quanto argentino, non conosce l’islam (secondo il Suo confratello gesuita e grande esperto di islam Padre Samir Khalil Samir), oggi rappresenta il perfetto Cavallo di Troia per l’astuto imam dell’universita’ di Al-Azhar…

Papa-MigrantiIl Papa, infatti, da leader religioso della Cristianita’, strenuo apologeta dell’islam, e promotore instancabile dell’accoglienza di immigrati islamici, sta favorendo l’islamizzazione dell’Europa più efficacemente di qualunque finto imam moderato.
Agli occhi dell’imam di Al-Ahzar, Allah non avrebbe potuto fornire alleato migliore per la conquista dell’Europa…:-)

francia-imam-islam-Hocine-Drouiche

La prova del nove del fatto che sia i Fratelli Musulmani avessero emanato finte condanne di Al Queda, sia l’imam di Al-Ahzar abbia finto di condannare l’Isis in passato come oggi, è l’assenza di minacce da parte rispettivamente di Al Queda e dell’Isis all’indirizzo dei loro presunti critici islamici moderati. Chi, infatti, all’interno del mondo islamico critica sul serio gli islamisti, non sfugge mai alle loro minacce, proprio come accaduto all’imam franco-algerino Hocine Drouichel, il quale, come il suo confratello islamico Al-Sisi, ha osato proclamare la verità sull’islam:«Da imam lancio un allarme: basta dire che il terrorismo non c’entra con l’islam»

http://www.tempi.it/da-imam-lancio-un-allarme-basta-dire-che-il-terrorismo-non-centra-con-lislam#.WPHmSbgpqYw

Sebbene non sia, quindi, difficile riconoscere gli islamici genuinamente moderati da quelli che applicano la taqiyya, cioè la dissimulazione per avanzare la causa dell’islam, e il Papa si sia scelto, ciò nonostante, interlocutori radicali in altre occasioni in passato, per esempio durante la preghiera in Vaticano per la pace in Medio Oriente,

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/preghiera-dellimam-allincontro-col-papa-allah-facci-battere-1039228.html  

il Pontefice, ma anche i Suoi sostenitori più fedeli, fra cui spiccano i membri di CL, continuano imperterriti ad incontrare e dialogare con islamici radicali, come accaduto all’edizione 2015 del Meeting di Rimini.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-al-meeting-sara-un-islamista-a-dare-lezioni-di-dialogo-13566.htm

E’ fuori discussione che dialogare con i finti moderati che si spacciano per radicali sia controproducente perchè accredita l’islam radicale di fronte al mondo islamico, e scredita i veri moderati, favorendo così la crescita e diffusione dell’islam radicale a scapito di quello moderato.

Come si spiega allora l’insistenza di Papa Francesco e dei Suoi collaboratori e sostenitori nel portare avanti il dialogo interreligioso proprio con i falchi dell’islam, invece che con le colombe?

L’unica spiegazione possibile è che il Papa sia realmente convinto della bontà dell’islam, che Egli ha ripetutamente paragonato al Cristianesimo, e quindi abbia sposato la teoria del Jihad difensivo, come lascia intuire la Sua controversa apparente giustificazione dell’attentato terroristico islamico contro la sede di Charlie Hebdo in Francia, in occasione del quale, Papa Francesco usò il paragone dell’offesa alla mamma e del pugno ricevuto in risposta all’offesa subita.

http://www.repubblica.it/esteri/2015/01/16/news/francesco_si_aspetti_un_pugno_chi_offende_mia_madre_la_libert_di_parola_ha_dei_limiti-105051331/

In effetti, in occasione di tutti gli attentati terroristici occorsi dalla Sua ascesa al trono di Pietro ad oggi, il Papa ha sempre evitato con cura di menzionare l’islam come possibile causa, ed ha, invece, attribuito l’estremismo e la violenza islamici a fattori estranei all’islam, e in qualche modo riconducibili all’Occidente e alle ingiustizie perpetrate dagli occidentali ai danni del Terzo Mondo, per esempio le armi, prodotte e vendute dagli occidentali, la sete di petrolio e ricchezza, i cambiamenti climatici etc.

Da un certo punto di vista non sorprende la scelta del Papa. La teoria del Jihad reattivo è, infatti, quella più naturale ed attraente per noi occidentali per una serie di ragioni legate alla nostra cultura e alle sue attuali manifestazioni di decadenza. Anzitutto, essa, come risultato dell’incapacità di uscire dai nostri schemi mentali e della tendenza a proiettarli sulla realtà, presuppone pregiudizialmente che tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla cultura di appartenenza, condividano valori universali di rispetto per i diritti umani, l’aspirazione alla pace, il desiderio di una vita confortevole etc.

Essa, inoltre, pone questa violenza apparentemente incontrollata sotto il nostro controllo, fornendo una sorta di interruttore per spegnere l’attacco.

Nella nostra cultura, infatti, le scuse sincere, la rinuncia ad esacerbare i toni, la disponibilità al compromesso, risolvono le vertenze più accese nella maggior parte dei casi. Diamo per scontato, sulla base dell’assunto della somiglianza di tutti gli esseri umani, di poterci riappacificare con gli islamici impiegando lo stesso approccio.

E’ relativamente facile testare questa teoria. Poichè secondo la teoria del Jihad difensivo, il terrorismo islamico sarebbe la reazione prevedibile dei poveri del Terzo Mondo allo sfruttamento, al colonialismo, all’imperialismo dei ricchi paesi occidentali, USA in testa, le implicazioni di questa teoria sono che:

  1. la violenza dovrebbe essere orientata esclusivamente verso gli occidentali e gli americani, presunti responsabili delle umiliazioni, delle sofferenze imposte alle popolazioni del Terzo Mondo.
  2. Se l’occidente e gli USA si ravvedessero, si scusassero e cercassero di rimediare ai danni causati, elargendo aiuti economici, o sostenendo le istanze delle popolazioni coinvolte, o ritirandosi dalle regioni del Terzo Mondo occupate o controllate, la violenza dovrebbe ridursi significativamente.
  3. I rappresentanti di quella parte di umanità povera ed oppressa dovrebbero rinunciare alla violenza se accolti amichevolmente in Occidente e quindi sottratti alle condizioni di povertà e sfruttamento dei paesi d’origine
  4. Ogni altra etnia o cultura che avesse subito angherie e umiliazioni paragonabili o peggiori dovrebbe comportarsi come i musulmani.

Come ho dimostrato chiaramente in un precedente articolo, ed è relativamente facile da scoprire per chiunque, tutte le implicazioni suddette sono ampiamente smentite dalla realtà.

http://www.magdicristianoallam.it/blogs/verita-e-libeta/%E2%80%9Ce%E2%80%99-nato-prima-l%E2%80%99uovo-dell%E2%80%99invasione-dell%E2%80%99afghanistan-o-la-gallina-del-terrorismo-islamico%E2%80%9D.html

Ciò nonostante, il Papa e i fautori del dialogo interreligioso con l’islam continuano, invano, a tentare di spegnere la violenza islamica premendo l’interruttore dell’accoglienza, delle scuse, dell’autocritica spinta fino alla demonizzazione della nostra civiltà, dell’esaltazione delle presunte qualità dell’islam.