Creato da fragolozza il 13/10/2006

LeCoccinelleVolano

...ma cadono lo stesso.

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***MONDAY***

Post n°290 pubblicato il 02 Marzo 2009 da fragolozza

I pensieri sono più lenti della mano che li scrive.
Se ti chiedessi che sapore ho, mi risponderesti acqua ed è per questo che, a confronto, persino la compagnia delle pecore che dovrei contare diventa migliore.
Perché tu non sai nemmeno cosa significa alone.
Ed io che credevo di farti un favore…

MONDA”Y  MORNING
“Perché vivi nel mondo, quando puoi vivere nella tua testa?”

 
 
 

°*°buoni_e_cattivi°*°

Post n°289 pubblicato il 01 Marzo 2009 da fragolozza

Metti che un giorno i carabinieri ti piombino in casa, ammanettino tuo padre e lo trascinino via.
Tuo nonno e tuo zio lo accusano di un delitto tremendo e tu sei troppo piccola per aiutarlo a difendersi.
Metti che dopo un processo a porte chiuse, in cui si dichiara innocente, difeso da un avvocato d’ufficio (perché nessun altro avrebbe mai accettato il compito), si becchi un ergastolo per molestie, stupro, omicidio e occultamento di cadavere (cadavere che si suppone sia anche stato fatto a pezzi, ma è una supposizione, perché il cadavere non si trova).
Tuo padre continua a dichiararsi innocente, ma è la sua parola contro quella di chi lo accusa, perciò lo chiudono dentro, buttano la chiave e lo conciano per le feste.
Tuo nonno, intanto, è crepato già da un pezzo e tuo zio si è preso sette anni.
Metti che dopo tanto tempo, in maniera accidentale, venga ritrovato il cadavere, peraltro non smembrato, in un posto insospettabile ed in cui tuo padre non avrebbe avuto, forse mai, la possibilità e il modo di nasconderlo.
Tuo nonno, come si diceva, è crepato e tuo zio, scontata la pena, è uscito e poco dopo si è suicidato.
Resterebbe, quindi, la parola di tuo padre contro il nulla, ma la verità è che nemmeno la parola gli resta, perché dentro lo hanno rintronato al punto tale che si è ridotto a un demente.
Ma metti che davvero lui non c’entrasse niente. Metti che fosse innocente. Non sei più così piccola e potresti difenderlo… ma non lo fai.
Forse per ignoranza, forse per indigenza, forse perché ormai è andata così.
Che tipo di vita è, però, questa?

Quando, stasera, nei titoli del telegiornale hanno detto vicino Nola, ho pensato: “Fa’ che non sia Cicciano!”
Ma era Cicciano ed ho chiamato mia madre per sapere. Lei, però, ne sapeva molto meno di me e, da un lato è anche meglio, perché se davvero si tratta della persona che credo di aver capito sia (e ancora spero non sia così), vuol dire che il mondo va a rotoli e l’unico modo per non farsi trascinare è continuare ad essere o, almeno, a fingersi incoscienti.

Perché ci sarebbe da impazzire sul quanto sia difficile distinguere chi è buono e chi è cattivo.

 
 
 

***Young&old***

Post n°288 pubblicato il 28 Febbraio 2009 da fragolozza

Ora ho capito perché con 30 euro al mese ti fanno navigare per 100 ore: perché sanno che  5940 minuti li spenderai imprecando contro le pagine che non si aprono! (non a caso ho impiegato quasi 24 ore solo per pubblicare questo post)

Roma al mio arrivo mi è sembrata così bella che, dalla felicità, volontariamente, per due volte non sono salita sull'autobus. Sono rimasta così, impalata a Tiburtina, a guardarmi intorno, canticchiando come  Phoebe Cates la stessa canzone che, per tutto il tragitto fino a Nola, aveva canticchiato mio padre... anche se, secondo me, lui cantava Paradise per un motivo diverso (forse perché me ne stavo andando?).

 EXCURSUS numero 1: A proposito del canto di mio padre, mi è sovvenuta quella volta in cui, a 14 anni, durante una sera d'estate, chiusi mio fratello fuori, sul balcone di camera mia, minacciando di non farlo rientrare, finché non mi avesse cantato ad alta voce il ritornello di Don't look back in anger degli Oasis(quello che fa: soooo seellliiiiii kiiiiiiiid vuueeeeiiiiii!!!!!!!!).
I balconi di casa mia, però, affacciano sulla piazza del paese, che a quell'ora era affollatissima. Tra le tante persone, seduto su una panchina, c'era pure un ragazzo che mi corteggiava, il quale per tutto il tempo tenne lo sguardo puntato in alto, a guardare mio fratello in ginocchio che strepitava e la sottoscritta dietro ai vetri che si atteggiava a direttore d'orchestra.
Quel ragazzo, dopo un paio di giorni, si mise con una mia amica e non mi corteggiò più. Chissà perché... 

EXCURSUS numero 2: Se i balconi affacciano sulla piazza, la veranda affaccia sul cortile. Per un paio d'anni, in fondo al cortile, ha vissuto una coppia di anziani coniugi.
Rimasto vedovo, il vecchietto prese a trascorrere i suoi pomeriggi seduto sul ballatoio. Rimaneva lì da solo per un sacco di tempo perciò, impietositi dalla sua malinconia, io e mio fratello un giorno cominciammo ad inscenare spettacolini a distanza apposta per lui. In verità, erano, per la maggior parte, scene d'omicidio. A seconda della circostanza, mio fratello fingeva di morire strangolato, accoltellato, avvelenato ma, prima di finire, mio fratello gridava: "don Miché!!! Salvat'm!  Vi prego!!!!"  e agitava le braccia, per poi sparire dalla sua vista accasciandosi al rallentatore.
Inutile dire che don Michele non venne mai a salvarlo, ma in compenso è bella la certezza che nel suo ultimo anno di vita, anche grazie a noi, si sia fatto un sacco di risate.

Non ho mai avuto i nonni, perché figlia di genitori rimasti orfani troppo presto.
Credo sia per questo che ancora oggi li cerco, in ogni viso, in ogni espressione rugosa che riesce a toccarmi il cuore e, a maggior ragione, credo sia proprio per questo che mi ha fatto un po' male, la scena a cui ho assistito a piazzale Flaminio.
Si aspettava il tram. Una giovane nonna con una mano teneva il passeggino del nipote, con l'altra teneva il cellulare. Poco distante, c'era un anziano che faceva smorfie al bambino, quelle smorfie innocenti (tipo cucù, battere le mani etc...) che si fanno a tutti i bimbi che sgambettano e sorridono felici. Quando, però, la nonna ha smesso di chiacchierare, prontamente ha spostato il bambino, cosicché non potesse più rientrare nella visuale del signore, il quale ha abbassato lo sguardo, ferito per l'accusa, sottintesa in un gesto così brusco, di essere stato scambiato per un vecchio pedofilo.

TROPPA PARANOIA UCCIDE I SORRISI.

PS: avrei ancora un sacco da scrivere, dalla signora che mi ha regalato un mazzolino di viole, alla mia visita ad Amityville Horror, ma ho fatto troppi excursus, sono le 4 del mattino e se riprendo l'abitudine di addormentarmi all'alba e risvegliarmi al tramonto, mi sa che non è tanto fuori luogo il dubbio avanzato da chi pensa che, oltre che scema, forse sono pure vampira.

 
 
 

°°°pulp°°°

Post n°287 pubblicato il 25 Febbraio 2009 da fragolozza

"Credo sia nelle mie corde essere speciale in porzioni monodose. Del famoso pendolo che oscilla dalla noia al dolore, i miei picchi sono attenzioni impreviste, illusorie, da parte di chi ciclicamente cerca di convincermi che valgo qualcosa, per poi arrendersi alla brusca evidenza  e battere in ritirata."
 da I racconti della cripta.

Bad cover version è l'ultimo singolo dei Pulp, l'ultima canzone incisa prima di sciogliersi come gruppo e andare ciascuno per la propria strada. Quando uscì quest'album (2001) io volevo vederli dal vivo, ma i Pulp non hanno mai suonato in Italia, né prima, né soprattutto dopo.
Questo è un video sulle brutte copie, per tutti quelli che, almeno una volta, si sono detti, raccontandosela alla grande da soli: "It's not easy to forget me!" (Spaciugolo, per te che non sai l'inglese, significa "Non è facile dimenticarmi!")

 

 
 
 

°°°trucco°°°

Post n°286 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da fragolozza
Foto di fragolozza

Il pezzo forte era il piumino cattura-polvere giallo, uno di quelli che i vucumprà portano in giro sulle loro carrozzelle e che io avevo scelto al posto della scopa, essendo molto più adatto ad una strega fetecchia quale ero.
Ma anche il forcone da diavolo cui avevo staccato la cima, perché sembrasse una bacchetta magica non era male.
Il resto è un racconto non poco complicato di come si possa trasformare una serata di normale tristezza, in una sbronza di forzata allegrezza e se penso a quanto sono lontani quei momenti, quando ambiziosa come nessuna mi specchiavo nella luna, scopro che resta il trucco e persino l'inganno, se si ripetono automaticamente alcuni gesti ed altri no, come tingersi i capelli e tagliarli da sola, per farsi una maschera degna di un giorno da non festeggiare.

Questo, però, non vuole essere un inno alla malinconia... anzi. E' solo la riprova che passano 4 anni, cambiano le mode, torna il carnevale e per fortuna, sotto certi aspetti, io resto sempre uguale! 

 
 
 

°°°pathei mathos°°°

Post n°285 pubblicato il 23 Febbraio 2009 da fragolozza

All'insegna di un'ennesima crisi di identità, fomentata, tra l'altro, da un tizio che ieri, sbagliando numero, dopo i miei pronto pronto pronto, mi ha chiesto: "Sei Lamberto?", mortificando così la mia femminilità anche nella voce, ho deciso di stilare una lista di motivi, per cui, malgrado il mio impegno a rimanere UNA... finisco inevitabilmente con sembrare un'ALTRA.
1) "Se ci si spoglia di tutto ciò che si ritiene sostituibile, la vita perde il proprio senso". Io non sostituisco, né butto via mai niente... Sarà per questo che nei miei troppi sensi è difficile scegliere un senso unico e il risultato è un disorientamento totale?
2) Ho cercato il mio nick su google ed ho trovato, oltre ai riferimenti a questo blog, un vecchio blog mai usato su splinder, una pagina su una fragola spagnola, un'opinionista di alberghi ed un forum in cui una certa fragolozza viene definita brutta di viso, di fisico e pure zoccola. Ammazza!
3) Sono vittima della considerazione che gli altri hanno di me, perciò prendo per buono ogni parere. Ma non scelgo, perciò nello stesso tempo mi sento speciale/normale, simpatica/antipatica, silenziosa/rumorosa, curiosa/noiosa, adorabile/detestabile... Insomma, riuscirò mai a capire come sono????

In attesa di giungere ad un qualche risultato, mi applico sul pathei mathos, perché se la sofferenza è conoscenza, allora io dovrei essere sulla strada buona per diventare Zarathustra. Al momento sono ancora discepola, a vari sprazzi mistica, e concordo con me stessa quando mi dico che gli ematomi rientrano e i tagli non si chiudono, ma lasciano cicatrici.

Sono stata tagliata fuori...
e non ho idea di come si possa tornare dentro.

Riferimento puramente casuale... ma mi andava di pubblicare questa canzoncina sul giusto contrappasso, su una ragazza che vive una settimana lunghissima, si tinge i capelli, aspetta una chiamata che non arriva, pensa di essersi sbagliata in pieno e maledice tutto, regali compresi.... finché scopre che il tipo scomparso è stato trovato morto in un lago!!!!!!!!

 
 
 

***PARACLAUSITURON***

Post n°284 pubblicato il 22 Febbraio 2009 da fragolozza
 

Dopo quasi due anni, tornano i racconti di Fragolozza.
So che se ne poteva fare a meno, ma da qualche parte dovevo pur postarlo questo papiello...
Lettura sconsigliata ai deboli di corpo, ai sincopatici e a tutti coloro che avessero di meglio da fare.

 

Una sigaretta accesa per distruggermi i polmoni era il chiaroscuro lanciato dalle labbra alle cosce, tramite le mie dita molli, per guardare meglio all'orizzonte. Respiravo a fatica, ma ero così felice che quattro lune e una stella cometa brillavano sullo sfondo della mia prospettiva ubriaca. Dietro, dove le montagne si piegavano ad abbracciare i brandelli di cielo sfuggiti agli squarci delle nuvole, il silenzio dava l'assenso a tutto quanto il mio cuore diceva. Dentro, quando la cicca era abbastanza consumata e corta da intiepidire le falangi, il paesaggio circostante era metaforicamente lo stesso ma asimmetricamente disposto.

Quelle sere, in cui ogni gesto si inseriva in un rituale insolito ma ben collaudato e di cui ormai ero esperta, dimenticavo chi ero e su quell'oblio fondavo l'impianto di una personalità diversa. Credo che ciò dipendesse dalla difficoltà a convincermi di andarti bene com'ero.
Non mi appagava pensarmi come una figura qualunque, adagiata nel contesto artefatto di un idillio vagheggiato e creato a forza. Vivevo la tua compagnia contemporaneamente provando a vivere te, tanto per egoismo e sentimento, quanto per cacciare la paura di essere per te davvero una figura qualunque e facilmente rimpiazzabile. Sublimavo, per questo, ogni emozione che mi davi, presagendo quanto poco sublime sarebbe stato farne a meno e, benché sapessi che erano vani tutti i miei tentativi di costringerti (costringerci) a considerare un momento un'eternità e l'eternità solo un momento strappato alla totalità del tempo che avrei voluto ci regalassimo, io stringevo tutti i nodi che mi era possibile stringere, ignara che presto per sciogliere quei nodi io mi sarei arrovellata, mentre tu, con un paio di forbici ben affilate, avresti semplicemente dato un taglio.

Hai mai avuto una spiegazione per tutto questo?

Non te lo chiedevo, perché non volevo parlassi. La riservatezza delle tue sensazioni garantiva quiete alle mie preoccupazioni e poi mi era più facile puntare tutto scommettendo sul silenzio, quando solo le civette potevano gufarmi contro.
Minimamente silenziosa era invece la protesta che la mia volontà montava contro se stessa  nel riconoscerti quale espressione di un desiderio che non avevo espresso. In risposta, la capacità di giudizio mi nutriva fino alla nausea delle conseguenze che tutto ciò comportava. Da qualunque punto di vista ti considerassi, infatti, erano evidenti le stonature, le incongruenze, ma era appetibile il modo in cui mi faceva sentire appoggiarmi al tuo petto e nient'altro contava.

Nascosti o sotto il sole, in solitudine o altrove, ti cercavo quando non mi restava niente da chiedere al giorno e tu ti lasciavi trovare quando non avevi niente di meglio da fare. Diametralmente opposti anche nelle reazioni , a me bastavano tre minuti per provare il morboso desiderio di mangiarti le labbra e tu aspettavi sempre tre ore prima di deciderti a spogliarmi. E'difficile stabilire se nella nostra mancanza di sincronia, fosse più rilevante il fatto che tu mi piacessi troppo o che io ti piacessi troppo poco.
Al confronto con i tuoi, i miei pensieri erano paragonabili a quelli di una playmate in cerca di occupazione e ti avrebbero fatto arrossire anche le punte dei capelli se avessi osato o potuto scavare sotto la superficie sottile del mio apparente contegno. Tu, però, non scavavi e nemmeno provavi  a immaginare le scene dei sogni che, sveglia, lasciavo fraintesi, quasi fossero squarci di inedite esperienze, che da un momento all'altro avrebbero potuto sconvolgermi.
Non c'era, purtroppo, alcunché di inedito in ciò che di seguito si verificava. Mi faceva male fissare  il tuo volto, ma lo fissavo lo stesso, mi faceva male sentire il mio profumo ai fiori di tabacco, ma lo sentivo lo stesso.
Avrei voluto tu riuscissi a concentrarti sulla fittizia piacevolezza di una situazione che era caduca e irreale quasi quanto reali erano i lividi che ci procuravamo osteggiando la leva del cambio, appagando la mia brama, per versi perversa, per altri infantile, di elevare al rango di mia favola personale la tua storiella da niente. Eppure, in qualche modo, cedevi all'accurato abbindolamento perpetrato ai tuoi danni e diventavano palesi le tue voglie nascoste, la tua pelle felpata, la mia gioia a goderne. Riuscivo a sentirti mio fin dentro le ossa e, in una sbornia di inquantificabile benessere dei sensi, promettevo a me stessa che quello era amore, nient'altro che amore.

Sapresti trovare un altro nome?

La tua arte di non avere arte, esplicitata dai continui sbadigli, mi faceva sentire un'artista talentuosa,  sprovveduta, ma viva. I tuoi vuoti mi riempivano di contenuti e ti avrei dimostrato il mio valore in mille disegni e mille racconti, se per un solo istante avessi dato credito alla mia fantasia. Ma era una fantasia, cui non credevi, lo stesso ritrovarci con le braccia intrecciate e le pance appiattite, con le schiene stropicciate dalla tappezzeria dei sedili e i piedi scalzi, negli abitacoli che s'improvvisavano alcove dai vetri appannati coi nostri respiri aromatizzati alla birra.

Ricordi ancora quel sapore?

Avevi una strana risata, perciò non facevo battute e rimanevo seria anche quando, con un'espressione falsamente assorta, sorvolavo l'arco preciso dei tuoi denti per osservarti dritto in gola e capire quanto la tua anima mentiva, quando finalmente mi dicevi che ero tutto quello che volevi. Poi accendevo un'altra sigaretta.

Al di là del tabacco da ardere e della nicotina da aspirare, mi sembrava il modo più opportuno per scandire le pause, quando le ombre ci disegnavano addosso nuovi vestiti e la nudità smetteva di essere un pretesto per rotolarci nel buio. Meccanicamente ripristinavo l'ipnotico movimento dalle cosce alle labbra. Nel buio più luminoso rasentavi l'ideale perfetto dell'uomo perfetto, ma la sigaretta si consumava in fretta, la buttavo fuori dal finestrino e, prima che la brace smettesse di brillare, la nudità tornava ad essere  un buon pretesto per rotolarci ancora.

Sarebbe bastato poco per dare un senso a quel fremito dei sensi, anche solo il coraggio, ma i tuoi peli sullo stomaco non erano abbastanza perché riuscissimo ad andare oltre. Il mio limite era la verginità, il tuo l'astinenza. L'unico gaudio da percezione immensa scaturiva dalla misurazione delle differenze, non quantificabile in cifra, ma senza dubbio evidente nella distanza tra i nostri corpi, che prima di ogni contatto elettrizzava la mia pelle.

Ma hai mai conosciuto una passione più intensa?

Una ciocca di capelli biondi scivolava sulla mia fronte e rendeva il mio sguardo più sexy, perché mi costringeva a tenere abbassate le palpebre, quando la tua ansia da non prestazione mal si distingueva dalle mie smanie di manutenzione per un corpo che sotto le tue mani sembrava incendiarsi.
La pressione saliva e, pur non sopportando stare sotto pressione, col senno di poi mi tocca ammettere che non c'è niente di più pressante del non subire alcuna pressione. La gravità non incide sul peso che assume una storia d'amore, considerando che più del tuo corpo pesava il disamore e più del mio corpo adesso pesa il mio rancore.

Tu adoravi le mie gambe, io annusavo le tue braccia e nel farlo pensavo con rammarico al tempo sufficiente che mai avrei avuto per analizzare ogni tua singola cellula. E tempo sufficiente non avrei mai avuto, nemmeno perché quelle notti smettessero di sembrarmi tanto corte.

Io per prima mi tiravo su di scatto, fulminea, e raccoglievo i pezzi che avevo sparso nell'abitacolo. L'inventario bislacco, cavato a forza dalla memoria fallace, includeva anche due gambaletti appaiati e nascosti sotto il sedile di guida. Era difficile trovarli, ma ci riuscivo e quando li infilavo, dopo averne prima vagliato l'integrità, mi sentivo come se stessi impacchettando e preservando in vista di futuri e nuovi slanci, l'unica parte di me di cui ti importasse qualcosa. Nel ricompormi mi sentivo a pezzi. Sbrindellava l'integrità della mia coscienza, accorgermi che tu, meglio di me, intuivi che non c'è disaccordo peggiore del non trovare accordo in un'emozione comune. Di questa intuizione, senza farne vanto, avevi fatto forza, relegandomi nell'angolo proprio di una supplice astante, che sa di non avere, ma che comunque chiede.

Non mi chiedevi di restare e ti eclissavi, trascinandoti dietro le stelle più belle. Lo sguardo, più diretto ma ostile, era come di chi volesse costringermi a tornare troppo presto a casa. Io mi aggrappavo ad ogni possibile corrimano per non inciampare o addirittura svenire al pensiero di perderti, per poi realizzare che, se fossi caduta, avresti forse proteso una mano a stringere la mia. Ma nessun'unghia mi ha mai graffiato il palmo. Solo ferro grezzo e polvere raccolta sulla parete sporca. Dopo l'ultimo gradino, un corridoio si snodava a dorso di serpente. La porta, inevitabilmente blindata, era chiusa dal di dentro e non avevo le chiavi. Non aprivi. Non hai mai aperto, per quanto forte io abbia bussato.

Il tuo cuore era un ostello che solo saltuariamente avrebbe potuto alloggiarmi.

 

 
 
 

°°°la_parola_ferita°°°

Post n°283 pubblicato il 19 Febbraio 2009 da fragolozza

Se tutte le volte che mi sono detta di piantarla, lo avessi fatto davvero, ora vivrei in un bosco.

La tristezza che si taglia con un grissino è come tonno andato a male. E oggi che mi sento muta come un tonno, incisiva come un grissino e triste come Tristano e Isotta, è tutto un bel dire. 
Mi facevano stare bene gli effetti della fotosintesi, quando una magnolia era siepe, capitata nel posto giusto a riempirmi gli occhi di foglie verdi.
Ma ora subisco gli effetti delle fotocopie e i fogli sono pieni di righe scritte in nero, perché ho cominciato a studiare ESTETICA e mi chiedo quanto possa rendermi migliore, se non esteticamente, almeno intellettualmente, la lettura di un libro dal titolo "La parola ferita".
Perché scoprire che anche le parole sono vulnerabili, che anche ciò che è scritto e detto  alla lunga si logora è muore, non mi consola affatto.

Ci sarebbe da obiettare che, finché è soltanto la voce a spezzarsi, finché è soltanto la trama a smagliarsi, non c'è alcun problema. 

Io però sono come le mie parole e pensavo che prima o poi sarei spuntata da una pagina bianca a ricordare in una virgola un mio sbadiglio, in un punto un mio silenzio e in un accento la mia semplice presenza. Ma evidentemente avevo scritto tutto a matita.

 
 
 

***IN PROPORZIONE***

Post n°282 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da fragolozza

Ho avuto 27 anni di vita e ora ne ho 28.
Ho avuto 28 minuti d'esame e ora ho un 27.
Le proprietà commutative della matematica sono prodigiose!

 

 

 

 

Il primo risveglio mattutino dopo due settimane di notti insonni e di sonno a orari indecenti è stato merito di mio padre che, causa dormiveglia turbolento, ho inizialmente scambiato per Freddy Kruger (indossava pure una maglia a strisce), con conseguente balzo dal letto che ha fatto ridere lui e urlare me. Il troppo riflettere ha pessimi effetti sui miei riflessi.

La verità è che dovrei fare una vita più corretta e sana, ma ho una sana propensione al malsano, ragion per cui compio azioni sconsiderate solo perché sia giusta la considerazione di chi non mi considera per niente sana. Della serie... All that I can do, it's make your fears came true.


Credo sia questo il motivo per cui il mio soggiorno a Roma è stato segnato, oltre che dall'insonnia, dall'inedia forzata.
Tutto è cominciato quel giorno in cui Lilli, data la mia infermità da studio, ha deciso di improvvisarsi Gualtiero Marchesi e, forse perché consapevole della mia mancanza di buon gusto, ha preparato un pranzo che, al confronto, anche la sottoscritta preferisce Wiskas. Ma non tutto il male vien per nuocere ed ora ho i fianchi simili a quelli dei manichini Yamamay e finalmente, per la prima volta, sono entrata nei bei pantaloni taglia XS che avevo pensato di dare in beneficenza.
Purtroppo mangiare poco, dormire meno e sbattere le meningi  sulla teoria di Husserl (che alla fine, nemmeno l'ho saputa) genera idee strampalate, che si traducono in gesta altrettanto idiote, tra cui, per dirne una, la passeggiata solitaria a Ponte Milvio a contare quante coppie avrei beccato nel momento fatidico dell'aggancio del lucchetto.
La cosa che più odio di San Valentino è che tutti si baciano: bambini, giovani, adulti, vecchi con dentiera, cani, gatti e scommetto pure i ratti nelle condutture fognarie.
La cosa che più schifo di San Valentino è che quei pochi che non si baciano, vorrebbero baciare te e ti guardano con un'espressione che a riassumerla in breve dice:"Ehi, baby, ti va di venire con me per salvare la nostra razza dal rischio estinzione?".
Fortuna che a Via Del Corso c'erano i ballerini di break-dance a tenermi compagnia in una visione del mondo a testa in giù.


Probabilmente un giorno ritornerò la personcina romantica che perdeva la testa per chiunque e che un giorno di febbraio, solo per aver visto  un'intervista, si innamorò perdutamente di un cantante e per i suoi 18 anni si regalò il disco. Magari tra altri 10 anni...



 
 
 

°°°PARTENZA°°°

Post n°281 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da fragolozza

Stavolta non scappo da niente e verso niente... Stavolta è solo PER ME.

LESSAGGIO
Convinta che stia per recarmi in una terra di carestia ed ignorando che anche a Roma esiste la Conad, mia madre mi ha garantito una scorta alimentare da missione umanitaria.
Ed ora ho una valigia, sprovvista di biancheria pulita, ma piena di merendine, merluzzo, prosciutto, formaggio, pasta, pane, tortellini, salatini e tarallini... in cui, insomma, mancano solo crisommol e ficusecc'  per organizzare dieci cenoni di natale fuori stagione. 

RETAGGIO
Ci sono stati giorni in cui il dolore mi si piantava nel petto come una spina lunga e acuminata, ma senza uccello di rovo in allegato.
Ci sono stati giorni in cui, a rischio di diventare strabica, mi sarei riempita gli occhi anche solo della tua ombra.
Ci sono stati giorni in cui mi ripetevo, quasi fosse una prece, un'unica parola scelta a caso, ma che guarda caso era sempre e solo CHIAMAMI!
Non vorrai mica biasimarmi, se ho preso quei giorni, li ho legati stretti stretti e li ho buttati in fondo al cesso???

MASSAGGIO
Mi hai fregato e calpestato fegato e milza, inconsapevolmente capace di distruggere, come mai eri stato in grado di costruire, una porzione residua di rispetto che credevo avrei conservato ancora a lungo.
Ma oggi, malgrado avessi avuto la possibilità di trascorrere una giornata a Gaeta e, invece, poi al golfo di mare ho preferito il golfino di lana, tutto mi appare irrilevante ed anche il ricordo, talvolta reiterato, talvolta scacciato, in una data che ha la sfortuna di portare lo stesso nome di allora, diventa motivo di solletico.  Perché è vero che avrei dovuto ignorare le tue mani, ma è molto più piacevole pensare quanto adesso possano mancarti le mie.

MESSAGGIO
Gandolf!!!!!!!!!! Non riesco a credere che tu abbia scoperto che, sulla tastiera, oltre ai segni d'interpunzione, esistono anche letterine intersecabili a formare frasi di senso compiuto! E' vero che sono una strega e che ti piacerebbe diventare il genio della lampada, ma guarda che se sforzi troppo i diti, poi ti viene l'artrosi! (ohi, quelli sopra non sono per te!)

 
 
 

***SALE***

Post n°280 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da fragolozza

Se "la vita è un fascio di possibilità", la mia è stata confezionata male.

Se avessi avuto una faccia di cavolo, stamattina avrei fatto l'esame, incurante di tutte le cose che non sapevo. Ma io ho una faccia di chionza, pari quasi a quella dell'assistente a cui mi sono rivolta per chiedere spiegazioni.
A tutte le domande mi ha risposto uhhhhmmm... che, forse, filosoficamente, significa qualcosa, ma dal mio punto di vista non significa niente ed ho riprenotato l'esame, peraltro per il giorno del mio compleanno, afflitta e sconsolata, nonché più ignorante di prima.
All'uscita dall'università, l'idea di sprofondarmi nella Napoli sotterranea era così tangibile che un tizio mi si è avvicinato e mi ha gettato il sale addosso. 
"Contro il malocchio, bella!" Non gli ho creduto e molto finemente gli ho risposto... sticazz!
"Presto ti amerà un uomo bellissimo!"  A questo ci ho creduto... e molto garbatamente gli ho allungato 50 centesimi. L'amour toujours!

Lo studio accurato di un'infinità di roba inutile, tipo la mitologia classica, accompagnato dal sottofondo del nuovo album dei Franz Ferdinand, il cui singolo s'intitola Ulysses, mi ha fatto elaborare una nuova teoria, circa la vera storia di Ulisse.
Secondo me, tanto furbo non era...
Cioè... uno che ha bisogno di un cavallo per entrare a Troia... uno che passa dieci anni con una donna che trasforma tutti in pORci... e, intanto, ha lasciato una moglie a casa circondata da pROci...  
non è forse la metafora sputata del perfetto cornuto???


video vecchiotto, ma che dà un'idea di come vivo l'università...

 
 
 

°°° MA PRENDE ANCHE A CICCIANO?°°°°

Post n°279 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da fragolozza

Post alquanto inutile, ma...

Quando mio padre me lo ha detto, l'ho scambiata per una delle cretinate cui è avvezzo, per quel talento che ho ben ereditato da lui...
Ho fatto zapping e niente.... non la trovavo...
Ho provato a studiare, ma niente... dovevo vederla...
Ed eccola qui!


Ora però non venite tutti a casa mia a vedere se realmente le chiavette funzionano!
PS: ma chi è il copy così sadico da aver pensato di menzionare il mio paesello?
PS2: brutta notizia rientrata... Certi medici non si rendono conto di quanto sia azzardato parlare di "tumore" quando non si ha alcuna certezza.

 
 
 

°°°°TUTTO QUESTO FA SCHIFO°°°°

Post n°278 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da fragolozza

"Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più."
Ma io non sono Pavese, non lo sarò mai (in quel caso dovrei trovarmi un esorcista) e, fosse anche solo per questo, io scrivo ancora...

Ci sono libri a cui ti aggrappi, convinta che abbiano tutte le risposte.
E così, l'altra notte, sono rimasta sveglia fino alle 5 per leggere un romanzo regalatomi per caso, credo in base ad un titolo che mi era calzante, "La donna che non poteva essere qui", dove, coincidenza assurda, la protagonista aveva 28 anni (io 27... ma tra poco... uff!), era laureata in lettere classiche (ehehe, povera scema!), lasciava il paesello per migrare nella grande città (lei a New York, io a Roma), non riusciva in nulla e decideva di tornare indietro fallita e sconsolata...
L'ho letto d'un fiato perché mi auguravo un finale illuminante, proprio come quando, in una fase sentimentalmente delicata della mia vita, guardando un film, cominciai a fare il tifo e a saltare sul divano, nella speranza che la Streep raggiungesse per tempo DeNiro. Perché... se succedeva a lei, doveva per forza succedere anche a me...

Ma la realtà è diversa.
Nella realtà ti capita che un telefono perfettamente acceso, non squilli quando dovrebbe, per poi trovare, dopo un paio d'ore, uno di quei messaggi rompiscatole (ti ho chiamato allle ore.... blah blah blah) e farti mille domanda.
Che voleva? Dopo tutto questo tempo? Ma mi pensa ancora? E ora che faccio? Lo chiamo io?
Alla fine ho mandato un sms... Ed è stato giusto, dovuto, nei riguardi di me stessa e del passato. E mi sono sentita serena, quasi felice, nel rendermi conto che nessun tempo è speso invano, anche quello dedicato agli amori più strani, più insoliti e più innocenti del mondo. Ed è stato sano, perché troppe seghe mentali non hanno mai aiutato nessuno.
Insomma, per quasi un intero pomeriggio, mi sono cullata nell'illusione che LA VITA E' MERAVIGLIOSA, malgrado le sue mille imperfezioni, malgrado la considerazione fosse scaturita da un evento che molti considerano irrilevante, una piccola gioia esclusivamente mia e non condivisibile.

Ma, in serata, è arrivato il contraccolpo... da tutt'altra direzione, sotto forma di un dolore universale e dilagante...
e mi sono sentita infinitamente piccola, scema, una perfetta idiota.

Non so cosa conti nella vita, non so se c'è un senso... ma ho concluso che, in fondo, anche Pavese è stato un grande stronzo a scegliere di non vivere. Perché ci sono persone che vorrebbero farlo, ne hanno il diritto e per cause ignote e inspiegabili forse non potranno farlo.


Degna colonna sonora del post.

 

 
 
 

***SIMULTANEA mente***

Post n°277 pubblicato il 28 Gennaio 2009 da fragolozza

Non c'è amore, ma c'è affetto. A volte è meglio accontentarsi per difetto.


Il primo regalo per San Valentino mi è arrivato da una persona che non mi ama e che non amo (è ormai ovvio che chi dovrebbe amarmi se ne frega altamente di me), in una sera di pioggia battente in cui ho scoperto un notevole talento in campo informatico, prima ripristinando il funzionamento del mio computer a suon di pugni, poi aiutando un ragazzino di dodici anni a crearsi un account per messenger, diventando conseguentemente, una sorta di paladina della giustizia virtuale. Mi sento quasi un genio.



Nella foto, il compagno con cui stanotte ho condiviso il letto, nonché il responsabile del mio attuale torcicollo. 


Riflessione matematica
Eri l'ESPRESSIONE, non algebrica, di una SOMMA  di dettagli sbagliati, ma che, in LINEA di massima, avevo cominciato ad apprezzare come CONTIGUI alla nostra DIFFERENZA.
Al LIMITE, avresti potuto tenermi PER te come una PARENTESI  di evasione, in FUNZIONE di un'IPOTESI scadente, ma che, in TEORIA, non mi avrebbe creato PROBLEMI.
Nessuna SOLUZIONE, però, sarebbe stata corretta, perché la realtà tangibile di un'emozione TANGENTE, non basta a perorare il CALCOLO di FATTORI incongruenti, quando ormai è ovvio che, in PROPORZIONE alla mia leggerezza, la tua assenza e PIU' pesante della mia presenza. 


Riflessione filosofica
La mancanza di autostima è, in realtà, la più alta forma di stima che una persona può provare nei riguardi di se stessa. Perché tutto il tempo speso a negarsi, ad annullarsi e persino ad odiarsi non è altro che indice di profondo rispetto riguardo a tutti i propri vuoti.

 
 
 

***RaGGio_DI_sOLe***

Post n°276 pubblicato il 25 Gennaio 2009 da fragolozza

Benvenuto raggio di sole... (il riferimento non è casuale)

Dopo i giorni trascorsi nella Valle Accapi' (certe situazioni), al confine della Valle Addàunsenso (a questa vita del cavolo), torno a questa dimora di facile rimorso, solo accidentalmente turbata, ma in linea di massima serena. 
So che continuo a elaborare ipotesi difficili, quando la soluzione è fin troppo semplice.
Ma io, per natura, non capisco mai nulla, quando sarebbe giusto capire, e mi cullo nei giochi di parole, scrivendo di stelle cadute e scadute, senza ambizione a gloria o a plauso, ma solo per diletto... per quello che conta...
Perché le parole insegnano e a volte rivelano, perciò, se anche "mettere la testa sulle spalle" e "mettere la testa sulle palle", al di là della parentela formale, hanno una stretta parentela semantica, io preferisco continuare ad affidare i miei pensieri alle nuvole, pallida come le idee che non ho mai avuto e innocua come l'acqua e il sapone che lavano il trucco e gli stratagemmi di chi non si cura della mia innocenza.
 

 
 
 

°°° FOCA MONACA°°°°

Post n°275 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da fragolozza

C'è chi mi vuole tigre e chi mi vuole pantera,
chi mi vuole cagna e chi mi vuole topa.
C'è persino chi mi vuole gatta morta...
Possibile che nessuno mi voglia foca monaca???

I miei pensieri impensieriscono anche chi pensa che io non sia in grado di pensare.

In questi giorni riscaldati dal calore di cinquanta Benson and Hedges (se non detestassi il tabaccaio, comprerei un solo pacchetto alla volta... ma non lo sopporto e, per vederlo poco, ne compro tre. Poi però me li fumo tutti di fila e devo rivederlo. Il solito circolo vizioso...), sprofondo gradualmente nelle equazioni di vario grado, chiedendomi come sia possibile che un tizio di nome Fermat, non si è fermat’ a bere qualcosa al bar invece di elaborare teoremi diofantei.

Da qualche parte ci sarà una risposta, ma non la trovo e tra una pagina, un tarallo e una spremuta d'arance, mi tiro su riascoltando la discografia dei Placebo, con particolare attenzione alle canzoni dai testi inquietanti e i cui titoli tradotti e trasposti di seguito danno risultati piuttosto eloquenti. Esempio: “In the cold light of morning” “Where is my mind?” “Slackerbitch” “Summer’s gone” “Hang on to your I.Q.” (che tradotto suona più o meno “Nella fredda luce del mattino, dov’è la mia mente? Puttana lavativa, l’estate è finita. Attaccati al tuo quoziente intellettivo!”)

 

 
 
 

°°deliquescenza°°

Post n°274 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da fragolozza

Un chiodo fisso non si schioda mai…
ma arrugginisce che è un amore!

 

La chiave di volta, stavolta, non è in una svolta. E’ piuttosto nel suo contrario, nella strenua resistenza,  che trova il suo intoppo in una toppa occlusa non da stoppa, ma da cemento.

Ce ne vuole di forza per varcare una soglia…
Io non ne ho.

E non mi sveglio con la coscienza pulita, solo perché prima di dormire stendo bene i pensieri e bagno a fondo i ricordi. Non basta. Le macchie restano e il sole delle prime ore non asciuga quella parte di me che resta intrisa da un sogno non voluto.

Tu la chiameresti inutile tristezza, ma in realtà è il risultato di una totale deliquescenza emozionale che altera il mio equilibrio, facendomi sbandare verso disattese dimensioni, dove al mio cuore di panna basterebbe anche solo un sorriso per ristabilire il giusto livello di glucosio e dolcezza… ora che anche il caffé sembra sempre troppo amaro.

 
 
 

Post N° 273

Post n°273 pubblicato il 18 Gennaio 2009 da fragolozza

Come semini, raccogli. E se cominciassi a seminare quello che ho raccolto?

Il modo in cui mi tengo in piedi, malgrado gli acciacchi stagionali e sebbene il mio labbro inferiore somigli tanto alla catena himalayana, con un herpes alto quanto l'Everest svettante nel mezzo (Spaciugolo è colpa tua!), non è dei migliori.
Mi muovo nello spazio reale e virtuale recando danno a destra e a manca, manco fossi una Jean Claude Vandàl progettata per distruggere quello che tocca e se stessa.
Sono diventata una macchina da guerra.
Ma la pace, in fondo, non mi si addice, per un motivo esclusivamente fonetico, palesatosi in questi giorni di coatta pronuncia inglese. Ho scoperto, infatti, che oltremanica pace (peace) e piselli (peas) si pronunciano pressappoco allo stesso modo. Sfido perciò chiunque a dichiarare la propria natura remissiva, esclamando: "Ai lov end uont de pis!" Se frainteso, sarebbe un vero e proprio suicidio di immagine... 
Forse quando smetterò di parlare inglese tornerò pacifica e pacifista... ma è, appunto, un forse.
La diaspora delle idee, interrotta da una ritrovata creatività, paga il prezzo della lunga indolenza. Solo l'inarrestabile successione dei giorni procura qualche illusione di rinnovamento, che il freddo spezza come fosse un incantesimo di bassa lega.
Solo la malasorte resta integra e pura. Ma dovrà pur cambiare rotta prima o poi...
Io penso positivo, perché son vivo e finché son vivo!

 
 
 

Post N° 272

Post n°272 pubblicato il 15 Gennaio 2009 da fragolozza

Io non so far di conto e, per questo, pago il conto di cose senza conto, di cui ora tengo conto.

Anche gli occhi mi sputano addosso (scrivere "pianto" sarebbe troppo patetico). E finisco col fare scenate da isterica, collerica, piretica, ma rigorosamente sola e chiusa in camera (nelle poche occasioni in cui mi è concesso), per motivi assurdi, tipo lo sportello bancomat che non funziona, la fila alla posta troppo lunga, i miei paraorecchi svaniti nel nulla e l'incapacità di fare a botte quando mi girano. 
Ma ora conosco il nome esatto e non è infelicità. Si chiama frustrazione...
Per chi sogna di vivere nella Grande Mela è un più che giusto contrappasso vivere in un posto dove, per arrivare fino a sera, hai bisogno di "una grande pera".
Ma io sono il tipo da catrame e nicotina, nessuna endovena, per questo stamattina sono scappata a Napoli, all'università.
Del resto, come mi dico sempre, meglio essere "una da 30 e lode" che una da "30 a botta".
Ma la sorte mi deride in misura quasi superiore a quella in cui sono costretta a far ridere chi mi è intorno.
Perché io devo essere garbata, arguta, allegra, DIVERTENTE. 
Anche quando la solitudine diventa un'urgenza.
Perché io LI ho abituati bene. 
Anche quando dentro di me la rabbia è devastante.
E me ne sono tornata peggio di come ero partita.
C'est la vie... c'est ma vie...

Eravamo in due per sentirci più soli di uno.
Eravamo altro per fingerci belli e forti,
malgrado la nullità che rifletteva lo specchio
appeso al muro del mio evitabile sconforto.

 
 
 

Post N° 271

Post n°271 pubblicato il 13 Gennaio 2009 da fragolozza

Consapevole che se non scrivessi questo post farei un favore a parte dell'umanità (a tre individui sicuramente)... in qualità di persona temporaneamente sadica, lo scrivo lo stesso.

Avevamo all'incirca cinquant'anni in due, quando giocavamo a baciarci e la tua dentatura perfetta mal s'incastrava al mio palato stretto, facendomi pensare che, in fondo, non eravamo poi fatti davvero l'uno per l'altra (che immagine poetica!).
E ora che ne abbiamo quasi sessanta, vengo a guardarti da vicino solo per maledire me stessa per tutto il tempo speso ad amare qualcuno che per il suo compleanno indossa giacca e cravatta, va a comprare le pastette alla pasticceria sotto casa e tiene per mano una shampista coi capelli messi peggio dei miei.
Ironia della sorte, dall'emozione mi è partita la sigaretta contro un guanto e quasi ho preso fuoco.
Si è spenta la passione e ho bruciacchiato il velluto.
Non è un buon finale?

La volontà di annichilirmi (purtroppo non riesco ad essere sempre ottusa e felice) è diventata patologica inappetenza, mal curata o accentuata dall'odore di trementina. Un po' sto male, un po' sto bene. In entrambi i casi per le ragioni sbagliate. Ma ci ho guadagnato stima amicizia e rispetto per la bilancia elettronica e non è cosa da poco...
Il problema è che quando non hai via di scampo, difficilmente ti aggrada la via degli scampi, delle tagliatelle e anche della semplice pastina in brodo, e passo il tempo con lo stomaco in mano a chiedermi quando il desiderio di sparire verrà rimpiazzato da una delle tante barrette di cioccolato che ho appeso al chiodo.
Passerà del tempo? E quanto ancora me ne serve perché diventi un MAI?

Le cose dette troppo in fretta provocano un'ossigenazione parziale del pensiero che, alla fine, diventa sbadiglio. Non ho mai troppo sonno e, se dormo, è per dare spazio agli ultimi sogni da postumi d'assenzio, dove c'è un elefante annibalico che mi schiaccia, Kelly Jones che mi corteggia ed un'amica che mi frega gli occhiali preferiti. A ciascuno i suoi incubi...

Ma, malgrado sembri il contrario, avercela con me stessa mi aiuta a chiarire diverse situazioni, perciò:
1) tornerò ad essere ciò che ero, senza pensare a ciò che sono;
2) dopo esser stata ciò che ero, diventerò di nuovo ciò che sono, perché la vita è continuo mutamento.
3) ma non sarò mai ciò che non voglio, perché meglio essere niente che essere uguale a qualcun altro.

Ed è per questo che vanamente aspetto un segno che nemmeno voglio, ma che sento di volere perché non arriva.

Ed è per questo che I'm forever black eyed...

Non sono mai stato fedele,
Non sono mai stato uno di cui fidarsi,
Schizofrenico oltre il limite
Certo di provocare casini
Non sono mai stato leale,
Ad eccezione della zona del mio piacere personale
Sarò per sempre con un occhio nero
Il prodotto di una casa distrutta

Non sono mai stato fedele,
Non sono mai stato uno di cui fidarsi
Bipolare al limite
Rompendoti sempre le palle
Non sono mai stato riconoscente,
E' per questo che passo le mie giornate da solo
Sarò per sempre con un occhio nero
Il prodotto di una casa distrutta
Con un occhio nero

Non sono mai stato fedele,
Non sono mai stato uno di cui fidarsi
Schizofrenico oltre il limite
Certo di provocare casini
Non sono mai stato leale,
Ad eccezione della zona del mio piacere personale
Sarò per sempre con un occhio nero
Il prodotto di una casa distrutta

 
 
 

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Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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