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I segreti dell'acustica di San Marco e la nascita della polifonia

Post n°1370 pubblicato il 28 Gennaio 2012 da amazzoneperforza

 01 novembre 2011

I segreti dell'acustica di San Marco e la nascita della polifonia

 

Combinando moderne tecnologie di simulazione acustica e documentazioni storiche, è stato possibile ricreare e riascoltare composizioni polifoniche rinascimentali esattamente nel modo in cui si sarebbero udite all'epoca
(red)

L’effetto stereo non è un’invenzione moderna. I primi a sfruttarlo furono infatti i musicisti del Rinascimento, a partire da Adrian Willaert, maestro di cappella della basilica di San Marco nel XVI secolo, che si accorse delle peculiari caratteristiche acustiche dell'edificio. Le chiese costruite durante il Rinascimento sono peraltro note per i loro lunghi tempi di riverbero, che tendono a mescolare e confondere i suoni di una musica pensata e composta per quegli spazi, una circostanza che spesso ha lasciato perplessi gli esperti.


Ora, per meglio comprendere la musica e il ruolo dell'architettura nell’acustica di quel periodo, un gruppo di ricerca dell’Università di Cambridge e della New York University ha sfruttato una combinazione di testimonianze storiche e di modelli scientifici per poter riascoltare la musica nello stesso modo in cui sarebbe stata udita nelle chiese di Venezia quattrocento anni fa. In particolare – come hanno illustrato Braxton Boren e Malcolm Longair al convegno annuale della Acoustical Society of America – i ricercatori hanno sfruttato le moderne tecnologie di simulazione acustica per analizzare le caratteristiche acustiche di due delle più importanti chiese di Venezia, la basilica di San Marco e la chiesa del Redentore, ricostruendo l’effetto delle composizioni polifoniche che là nacquero.

"Abbiamo messo a punto un filtro per l'acustica delle chiese", ha spiegato Boren. "Così abbiamo potuto registrare un coro che cantava in una camera anecoica, in cui non si ha alcuna riflessione dei suoni, per poi fare passare la registrazione attraverso il filtro e ascoltare come lo si sarebbe sentito se il coro avesse cantato durante il Rinascimento."

I modelli mostrano che durante le feste, quando questa musica veniva eseguita, il folto pubblico e gli arazzi che adornavano le chiese aumentavano significativamente l’assorbimento del suono e riducevano i tempi di riverbero, con un netto miglioramento della chiarezza della musica.

In effetti gli storici dell'architettura avevano già sostenuto che l'acustica di queste chiese si sarebbe dimostrata migliore durante le esecuzioni in occasione delle festività, ma nessuno – osservano i ricercatori – si aspettava un cambiamento di qualità del suono quale quello suggerito dalle simulazioni.
I modelli mostrano inoltre che la posizione in cui era collocato lo scranno del Doge avrebbe garantito al reggente della città la migliore posizione di ascolto, ma – in origine – solo in presenza di un unico coro centrale. Le modifiche eseguite alle gallerie delle navate centrali sarebbero state effettuate proprio per garantire un efficace "effetto stereo” al Doge anche con l’esecuzione di composizioni poliufoniche che prevedevano lo sdoppiamento del coro.

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