Creato da amazzoneperforza il 01/06/2008

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SONO UN DIESEL

Post n°16 pubblicato il 30 Settembre 2008 da amazzoneperforza

Il mio tumore

Avrete ormai verificato che sono un "diesel". Questo mio non è un diario, come invece sarebbe per sua natura, gionaliero. Passano giorni e vita tra un post e l'altro. E tra l'uno e l'altro proseguo la storia del mio tumore. Che cosa terribile scrivere "il mio tumore"...
Ma questo è.

Amici, amici cari, invitano me e mio marito a passare la sera della domenica precedente al ricovero per la mastectomia. Il giorno successivo, lunedì, entrerò in ospedale, martedì subirò l'intervento. Demolitore, così lo definiscono i medici. Cazzo.

"Una domenica bestiale", canta Concato, già... ed è il mio compleanno.
Il giorno prima ho ancora quarantacinque anni, oggi uno di più, e la mano del chirurgo che mi aspetta. Un chirurgo di cui ho già assaggiato l'indifferenza nella visita precedente ma, sapete, me l'hanno consigliato, è bravissimo, il migliore, è il primario. Ah beh, allora.

Un cane, un cane sarebbe stato più comprensivo, più attento. Mi avevano rassicurata dicendomi che sarei stata seguita, che un team di medici avrebbe coordinato il lavoro, scegliendo la terapia migliore per me ... see...

Sono stata trattata dall' "insigne" primario con durezza indicibile. Tale e tanta da lasciare smarrite le mie compagne di camera e perplessi i colleghi del suo staff. Ignorati i miei diritti di paziente, inascoltata la mia paura.
E' stata persa per ben due volte la mia cartella clinica - che non hanno comunque mai letto per intero, come vedrete dopo - e, allo scadere dei cinque giorni dettati dal protocollo, mi hanno spedita a casa. 

Impaziente di cominciare a lottare contro il nemico insidiato dentro di me, prenoto la visita in oncologia, i medici valutano "attentamente" la mia situazione e, circa dieci giorni dopo, inizio la chemioterapia decisa in base alle caratteristiche del mio tumore.
Già, una scelta davvero oculata, peccato che fosse sbagliata. Peccato che non avessero letto la segnalazione, chiarissima, scritta nel referto della radiografia al torace fatta in ospedale in vista dell'intervento di mastectomia.
"E' necessaria una TAC, per delle ombre sospette al polmone destro", recitava il referto.

Sì, avete capito bene, non l'avevano letto quel referto, nè l'anestesista, nè i chirurghi, nè gli oncologi.
E quelle ombre si sarebbero rivelate per l'orrore che avevano ignorato, a rischio della mia vita: una metastasi di quattro centimetri e varie altre più piccole.
Inoperabile, dissero poi. Una condanna a morte. Dio mio, una condanna a morte.

 Come avrei fatto a dirlo a chi mi amava?

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Commenti al Post:
Annuska_84
Annuska_84 il 30/09/08 alle 23:48 via WEB
Cristo. Non so che dire... non ti dico coraggio, chè mi sembra tu ne abbia e ne abbia avuto in abbondanza.... Beh, complimenti.
 
 
amazzoneperforza
amazzoneperforza il 01/10/08 alle 20:06 via WEB
Il coraggio è il frutto primo della paura. Non avevo altra scelta che andare avanti, o perdermi per sempre.
 
smoothfoxterrier
smoothfoxterrier il 02/10/08 alle 08:13 via WEB
Temo sia il frutto atteso dell'aziendalizzazione della Sanità. Per risparmiare sui costi, come avviene nelle Aziende private, si taglia il superfluo, e così si sono inventati i DRG, che misurano l'efficienza economica di un reparto, di una divisione, di un dipartimento, rispetto al budget. I Direttori Generali, non sono quasi più medici ma nella maggior parte dei casi hanno piuttosto competenze in Economia ed Amministrazione. E così dopo 5 gg di degenza tu diventi un puro e solo costo alberghiero e quindi entri nel grande calderone delle dimissioni anticipate.E questo è purtroppo il triste quadro della Sanità efficiente, a Brescia come a Bologna o Milano. Cosa diversa è ovviamente non stadiare la malattia dopo un intervento di mastectomia e prima del primo ciclo di chemioterapia. Una terapia adiuvante che puoi somministrare ad una Paziente in premenopausa con < di 3 linfonodi positivi e senza localizzazione secondaria, quindi con un fattore di rischio per recidiva decisamente scarso, non può essere identica alla terapia che andrà somministrata in una situazione in cui è verosimile una localizzazione secondaria a livello polmonare. Però mi sembra di intuire (seguirò comunque il proseguimento del tuo racconto nel blog), che cmq la chemioterapia abbia avuto un esito positivo, se sono già 5 anni che stai facendo una ormonoterapia adiuvante (o con tamoxifene/nolvadex o con inibitori dell'aromatasi tipo Femara/Aromasin/Arimidex/Faslodex). Ti auguro una buona giornata.
 
 
amazzoneperforza
amazzoneperforza il 05/10/08 alle 00:41 via WEB
Probabile sia come dici. Ma davvero non c'è modo di fare meglio il proprio lavoro? Quei cinque giorni potevano comunque essere stati gestiti meglio, non ti pare? Io sono una insegnante e se stessi a quel che mi pagano farei ben poche cose ma, oltre alla passione per il mio lavoro, ho una coscienza. Mi hanno tolto 22 linfonodi, e tutti erano sani, sì perchè mica mi hanno tolto il linfonodo sentinella.... noooo, siamo matti, troppo bello... Da allora comunque assumo il Femara. Ma anche di questo racconterò. Grazie per avermi letta, wow, un medico che "ascolta"... :-)
 
   
smoothfoxterrier
smoothfoxterrier il 05/10/08 alle 10:45 via WEB
Ovviamente la mia non intendeva essere una difesa di ufficio della Sanità, che altrettanto ovviamente così come è intesa oggi non va affatto bene. E’ certo che quei cinque giorni sarebbe stato assai più saggio fossero 10 e, impiegati con più oculatezza. Sono certo cmq che anche dalle tue parti esistono molti medici che “ascoltano”, tu evidentemente non hai avuta la fortuna di incontrarli al tempo dell’intervento. Io poi ascolto un po’ più di altri perché essendo un oncologo, sono in questo caso, parte in causa. Non saprei dire perchè il chirurgo abbia preferito svuotare tutte le stazioni linfonodali piuttosto che valutare prima il linfonodo sentinella, ma non mi sento neppure di escludere che durante l’intervento abbia fatti allestire alcuni vetrini in estemporanea e che l’anatomo patologo abbia espressi dubbi. Comprendo naturalmente che avere il braccio dx più gonfio del sinistro sia una cosa decisamente penalizzante, se non di più; ma il rovescio della medaglia è, quello che i chirurghi chiamano, uno statisticamente “inapprezzabile” 5-10% di falsi negativi, casi in cui invece il linfonodo sentinella mente l’esistenza di positività di altri linfonodi. Logica vorrebbe però che la spiegazione del significato semantico del termine “inapprezzabile” fosse lasciato a quel 5-10% di Pazienti piuttosto che ai chirurghi. Aspetto di leggere quando scriverai del tuo incontro con il Femara. Ti auguro una serena e piacevole Domenica.
 
     
amazzoneperforza
amazzoneperforza il 17/10/08 alle 14:07 via WEB
Pochi giorni fa ho avuto uno scambio di opinioni con un medico chirurgo e, devo dire, che mi ha veramente delusa. Non c'è stato verso di fargli capire l'importanza del'ascolto. Lo vede solo come una noiosa perdita di tempo. Al di là del fatto umano (che mi fa venire i brividi tanto è inesistente) non comprende che l'ascolto e la collaborazione col paziente è UTILE per stabilire quali sono i problemi e quindi come procedere con la cura. Possibile che non sia evidente la necessità di COLLABORARE per arrivare all guarigione? Non è solo questione di umanità che, insisto, ritengo sia dovuta, ma proprio di efficenza medica. Un giorno o l'altro scriverò sul blog un episodio illuminante su questo tema. Buona giornata.
 
FURLAN72
FURLAN72 il 03/10/08 alle 12:12 via WEB
Ciao, ho letto il tuo post e mi sembra identico a mille altre storie simili che mia moglie, volontaria ADOS, mi racconta. Purtroppo il problema è l'indifferenza dei dottori.
 
 
amazzoneperforza
amazzoneperforza il 05/10/08 alle 00:47 via WEB
Disastro, non posso nemmeno "consolarmi" pensando che sono stata particolarmente sfortunata... E bravi 'sti medici. Un saluto a te, un abbraccio a tua moglie e un grazie da parte di tutte le donne che aiuta.
 
ricomincioda42
ricomincioda42 il 15/10/08 alle 14:50 via WEB
Ho perso mio padre 7 anni fa per un tumore ai polmoni diagnosticato con un enorme ritardo dopo 6 mesi che accusava forti dolori alla schiena. Avendo subito un trapianto di reni alcuni anni prima, era costantemente controllato, periodicamente entrava in ospedale per visite e accertamenti, ma dopo mesi di ulteriori visite per capire le cause del mal di schiena, solo ad un giovane medico è venuto in mente di fare un rx torace e lì è uscita la verità, la verità che ormai era troppo tardi. Non so se oggi mio padre avrebbe potuto ancora essere qui se non ci fosse stata quella dimenticanza, oppure se la malattia avrebbe fatto comunque la sua ennesima vittima, ma rimane il dubbio che forse qualcosa poteva essere fatto. Riguardo alla "durezza" del medico, premesso che ogni persona ha una propria sensibilità e un proprio modo di approcciarsi alle persone, indipendentemente dalla sua bravura, ho notato che soprattutto i medici che combattono quotidianamente con la morte siano quelli che si costruiscono una corazza per non rischiare di venire travolti dal dolore del paziente e dei sui cari. Un abbraccio e buona giornata
 
 
amazzoneperforza
amazzoneperforza il 21/10/08 alle 15:11 via WEB
Anche io ho perso mio padre, ormai parecchi anni fa. Aveva 62 anni, in pensione da pochi mesi. Perchè mai fare una TAC a una persona (a rischio conclamato di emorragia cerebrale) che ha fortissimi mal di testa, vertigini, nausea? Infatti l'hanno fatta troppo tardi... E non accetto di giustificare i medici che hanno a che fare con la morte. L'hanno scelto loro quel lavoro, sarebbe come se io, insegnante, non accettassi di sostenere un alunno che ha difficoltà gravi perchè mi peserebbe troppo farlo. Si fa un altro mestiere, allora. Un abbraccio forte anche a te.
 
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