Creato da amazzoneperforza il 01/06/2008

APF

La verità nuda e cruda.

 

Messaggi di Settembre 2011

POLENTERIA A BRESCIA!

Post n°1282 pubblicato il 29 Settembre 2011 da amazzoneperforza

PolentOne

Dopo il successo a Bergamo arriva anche a Brescia il locale dove la filosofia fast-food incontra la cucina di casa.

Il sapore ed il gusto del pranzo tipico della domenica da oggi a Brescia è disponibile anche "da asporto" grazie a "PolentOne". In via Porta Pile, angolo via S.Faustino, con vista torri del Castello è partita infatti la scomessa targata Omar Pedrini e Giorgio Guerrini. Unire la filosofia del fast-food americano alla tradizione con piatti a base di polenta, in (veramente) tutte le salse. Cinghiale, baccalà, funghi, formaggi o ancora spiedini con polenta e salamine, polenta fritta e tante altre specialità. Una formula vincente "importata" anche a Brescia dove la polenta di "Polentone" promette di sposarsi anche con lo spiedo e gli altri piatti tipici di casa nostra.

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Posso confermare che il posto è simpatico, il personale gentile ma soprattutto LA POLENTA E' OTTIMA!!! Ho assaggiato la versione con ragù di capriolo, buo-nis-si-ma!

Ci tornerò sicuramente.

P.S. Lo sapevate che la polenta è meno calorica della pasta? :-)

 
 
 

A BRESCIA LE PASSEGGIATE LETTERARIE

Post n°1281 pubblicato il 29 Settembre 2011 da amazzoneperforza

A passeggio per Brescia tra arte, storia e letteratura

In occasione della Fiera del libro, le "Passeggiate letterarie" promosse dall'Associazione Cieli Vibranti.

Sabato 1 e Domenica 2 Ottobre

  1° Tappa: Monastero di santa Giulia, Chiostro di San Salvatore

“Sparsa le trecce morbide” Manzoni, Ermengarda, i Longobardi

Alessandro Manzoni, Adelchi


2° Tappa: Piazza del foro

“e l’armonia vince di mille secoli il silenzio” Ugo Foscolo, l’amore, la poesia

Dei Sepolcri

Brani da due lettere di Ugo Foscolo a Marzia Martinengo Cesaresco, amante del poeta


3° Tappa: Chiesa di Santa Maria della Carità

Tappa intermedia


4° Tappa: Biblioteca Queriniana

“Brescia, leonessa d’Italia” Giosuè Carducci, Angelo Canossi e le Dieci Giornate di Brescia

Testi di Giosuè Carducci e Cesare Correnti

 

 

 

Sabato 8 e Domenica 9 Ottobre

  1° Tappa: Museo Diocesano d'Arte Sacra

Il cielo su Brescia Franz Kafka al Gran Premio Aviatorio di Montichiari

Le colline e la bassa


2° Tappa: Fiera del Libro

“Suso in Italia bella giace un laco” Il Garda dei poeti

Testi di Dante Alighieri e Catullo


3° Tappa: Teatro Grande

Tappa intermedia


4° Tappa: Conservatorio Luca Marenzio

“come un’egloga di Virgilio” Il lago d’Iseo, George Sand, Frederick Chopin

"Lucrezia Floriani" di George Sand

 

 

Ricordiamo che gli itinerari partiranno Sabato e Domenica (con ritrovo presso la prima tappa) alle ore 14.30 e alle ore 16.00

 
 
 

NON FUMATE!

Post n°1280 pubblicato il 29 Settembre 2011 da amazzoneperforza

26/9/2011
Tumore della vescica e fumo

Da sempre, il fumo di sigarette è correlato con lo sviluppo del tumore vescicale. Il 40-50% di tutti i tumori vescicali si pensa sia dovuto al fumo. Esiste, oggi, un ampio consenso che la cessazione del fumo possa diminuire drasticamente il rischio di recidive e di progressione che caratterizzano la storia del paziente affetto da tumore vescicale.

E' stato dimostrato infatti che a 5 anni, il 62% dei non fumatori non sviluppa recidive contro il 49% degli ex fumatori e del 43% di coloro che continuano a fumare.

Esiste quindi un beneficio in termini di sopravvivenza a vantaggio di chi smette di fumare oltre ai noti vantaggi sul controllo delle patologie cardiovascolari.


http://www.medicitalia.it/mauro.seveso/news/1425/Tumore-della-vescica-e-fumo

 
 
 

RISONANZA MAGNETICA ALL'ANCA

Post n°1279 pubblicato il 29 Settembre 2011 da amazzoneperforza

27/9/2011
La nuova risonanza che "vede l'anca"

Nei normali casi di artrosi l'utilizzo della risonanza magnetica è del tutto superfluo, in quanto per poter stadiare la malattia e pianificare un eventuale intervento serve una radiografia del bacino.

Nei casi invece dei conflitti femoro-acetabolari e di tutte le lesioni articolari prodromiche all'artrosi, si è spesso fatto ricorso, in passato, alla risonanza del bacino, sebbene questo esame -per la scarsa sensibilità- fosse quasi sempre poco utile. Per questi motivi, fino a poco tempo fa, la risonanza magnetica (importantissima in altri distretti corporei) è rimasta relegata ad un ruolo -nell'anca- decisamente di secondo piano.

Recentemente le cose stanno cambiando, grazie all'utilizzo di apparecchi sempre più potenti (3-4 Tesla) che consentono di mirare l'esame su UNA SOLA ANCA, con ottime risoluzioni. L'utilizzo del mezzo di contrasto endoarticolare è poi fondamentale per evidenziare le più piccole lesioni cartilaginee o labrali.

La disposizione

La novità più importante rappresenta l'adozione delle scansioni "radiali". Attraverso dei tagli centrati sulla testa femorale, è possibile esplorare tutta la circonferenza dell'anca con una accuratezza sorprendente.

Purtroppo, nonostante la metodica si stia diffondendo rapidamente, al momento questa sofisticata indagine è a disposizione solo di pochissimi centri, localizzati tutti nel nord Italia.

In ogni caso, grazie a queste importanti novità, l'innovazione nel campo diagnostico della patologia dell'anca in età giovanile sta facendo passi da gigante, in grado di aprire anche nuovi possibili scenari per la corretta pianificazione di interventi correttivi in artroscopia o a cielo aperto.

Per maggiori informazioni su questo tema, si rimanda all'articolo dedicato: Conflitto femoro acetabolare: Femuro acetabular impingement FAI


http://www.medicitalia.it/emanuele.caldarella/news/1428/La-nuova-risonanza-che-vede-l-anca

 
 
 

CHIARI (BRESCIA), FAI IL PIENO DI CULTURA

Post n°1278 pubblicato il 19 Settembre 2011 da amazzoneperforza

“Fai il pieno di Cultura” 2011 con il Museo della Città di Chiari, la Biblioteca Sabeo e la Pinacoteca Repossi

In calendario dal 23 al 25 settembre la quarta edizione della kermesse “Fai il pieno di Cultura” promossa da Regione Lombardia con le dodici province lombarde.

L’appuntamento è un’occasione significativa per valorizzare il patrimonio culturale regionale con l’apertura straordinaria in tutto il territorio lombardo di musei, teatri, biblioteche ed istituzioni culturali per svariati eventi aperti al pubblico tra mostre, visite guidate, laboratori di teatro ed animazione, letture dal vivo, incontri, conferenze e spettacoli nel weekend di fine settembre. Info: www.failpienodicultura.it. Tra gli eventi speciali in programma nella Provincia di Brescia, a Chiari è in calendario la mostra “Segni e simboli” di Franco Cheli alla Pinacoteca Repossi di Via Varisco visitabile venerdì 23 e sabato 24 settembre in orario dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. La Biblioteca Comunale Sabeo di Viale Mellini partecipa all’evento regionale 2011 con apertura straordinaria in orario continuato venerdì 23 e sabato 24 settembre dalle 9.00 fino alle 18.30 mentre alle 16.30 di venerdì è predisposta, a cura del gruppo volontario delle Librellule, una lettura per ragazzi a più voci con accompagnamento musicale ed happy hour. L’evento inaugura il servizio permanente settimanale L’Ora del Racconto – ogni venerdì alle 16.30 in Sala Ragazzi – che nel 2011ha raggiunto la nona edizione.

Per iniziativa del Consigliere Comunale Denis Magatelli, nell’ambito dell’edizione 2011 dell’iniziativa regionale “Fai il pieno di Cultura”, apertura straordinaria inoltre del Museo della Città in Piazza Zanardelli sabato 24 e domenica 25 settembre dalle 10.00 alle 12.00. Inaugurato ufficialmente per le visite al pubblico il 15 febbraio 2011, al termine del mastodontico intervento di riqualificazione architettonica promosso dal 2007 dall’Amministrazione Comunale, il Museo della Città di Chiari, nell’interrato dei tre palazzi dell’exAnagrafe, ex Municipio e Carceri tra le centralissime piazze Zanardelli ed Erbe, propone l’allestimento “Passato e presente alla luce dell’Archeologia e dell’Arte Contemporanea” con reperti archeologici rinvenuti sul territorio che rendono Chiari uno dei siti di epoca alto-medievale più interessanti in Lombardia in contrappunto con opere di arte moderna.

L’allestimento di arte contemporanea, nel percorso espositivo del Museo della Città, presenta al pubblico ad ingresso libero la mostra fotografica “In&Out” dell’artista clarense Claudia Cavalleri. La giovane artista, nata a Brescia nel 1978 da genitori clarensi, dopo aver frequentato il Liceo Artistico “Vincenzo Foppa” di Brescia, ha conseguito il diploma in Pittura alla NABA Nuova Accademia di Belle Arti di Brescia. Ha iniziato la sua attività professionale come designer nel settore dell’abbigliamento ed opera nello studio d’arte di Chiari, in Via Tito Speri, 5. In campo pittorico ha partecipato a mostre collettive e personali in Italia e all’estero; a Chiari ha allestito nel 2003 una personale di pittura in Villa Mazzotti e, nell’atelier clarense “Riflessi d’Arte”, ha sviluppato la sua produzione artistica che spazia dalla pittura alla scultura, al design e alla decorazione. Nel 2009 ha realizzato il vessillo del Palio delle Quadre, vinto nel 2009 da Villatico e nel 2010 e 2011 da Marengo e ad oggi non ancora definitivamente assegnato. Appassionata di fotografia, Claudia Cavalleri collabora, come reporter professionista, ad importanti testate giornalistiche, in particolare nel settore motoristico. Tematica ricorrente, nella produzione pittorica e fotografica di Claudia Cavalleri, è l’attenzione alle problematiche sociali e all’emarginazione maturata a partire dalla tesi di laurea “La gestualità dell’emarginato” riferita al contesto mondiale rispetto al ceto medio della civiltà occidentale. Proprio con immagini scattate su questa tematica, l’artista ha vinto a settembre 2010 il primo premio del Concorso Fotografico del Cuore organizzato dal PhotoClub Mugello a Borgo San Lorenzo (Firenze). La personale di fotografia “In&Out” presentata nel Museo della Città di Chiari per la manifestazione “Fai il pieno di Cultura 2011” offre al pubblico una raccolta antologica di immagini frutto della contrapposizione tra realtà contemporanee proprie del contesto globale e a portata di clic ma tra loro antitetiche, specchio di un dualismo esistenziale del nostro presente. Da un lato un’ottantina di scatti fotografici a colori dei più recenti GranPremi motoristici del Mugello e di Misano 2011, con immagini in pista e del backstage dei circuiti, tra personaggi e luoghi, propongono l’ambiente “In” dei motori e dei velodromi sportivi internazionali. La sezione “Out” della rassegna apre uno squarcio sulle drammatiche condizioni di vita degli emarginati, con una carrellata di scatti in bianco e nero in un Paese dell’Est europeo durante la stagione invernale. Con l’antologica “In&Out” Claudia Cavalleri non solo testa l’indice di gradimento del pubblico clarense per la sua attività di reporter professionista ma, nel dualismo di questo percorso d’arte per immagini, riesce a mettere a fuoco segni di contraddizione del nostro tempo.

Il Museo della Città, per l’evento “Fai il pieno di Cultura 2011” accoglie l’expo degli artisti Luciano e Moreno Vezzoli, padre e figlio che, per l’occasione, presentano al pubblico in anteprima la scultura “Rinascita” che verrà offerta in dono al Papa Benedetto XVI il prossimo 19 ottobre. Di Luciano Vezzoli, nato a Chiari nel 1958, diplomato all’Accademia Carrara di Bergamo ed allievo del maestro Trento Longaretti, sono in mostra le Vedute Satellitari che rappresentano la summa della sua produzione artistica. Il percorso artistico di Luciano Vezzoli, dopo la formazione accademica, segue un itinerario personale che gli ha valso un pregevole successo di pubblico e di critica con gli strappi d’affresco di foggia medievale rivisitati con l’impronta personale dell’autore. Dagli anni Novanta, Luciano Vezzoli ha introdotto nella sua espressione pittorica la dimensione dello spazialismo attraverso una rielaborazione del tutto originale delle immagini satellitari: in queste vedute macrocosmiche, già protagoniste di una personale presso la Fondazione Bertinotti Formenti di Chiari nel 2007, il colore emerge dalla tela stratificato in esplosioni materiche e cromatiche dominate da flussi vitali che traducono il ritmo frenetico del vivere quotidiano. Luciano Vezzoli ha partecipato a numerose rassegne personali e collettive di livello nazionale: di recente è intervenuto all’esposizione “Artisti Europei” presso il Centro Culturale Novecento di Cremona.

Nel panorama artistico clarense si introduce come new entry il giovane talento dello scultore Moreno Vezzoli: classe 1989, dopo il Liceo Artistico Olivieri di Brescia, si è diplomato all’Accademia di Brera per la sezione Scultura. Ha partecipato nel 2010 alla collettiva “Noi e Prometeo” all’Accademia di Brera, e, nel 2011, alla rassegna del Premio Ricoh Italia - indetto dalla multinazionale giapponese leader nel settore della tecnologia informatica presso Spazio Oberdan a Milano - qualificandosi tra i primi venti giovani artisti su cinquecento concorrenti per la sezione Scultura ed Installazione e alla mostra allestita a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano. E’ intervenuto al concorso Y PUB Art “Assetati di Creatività” per giovani artisti under 35 indetto nel 2011 dal Comune di Vimodrone (Milano) per la realizzazione di un’opera monumentale nel linguaggio dell’arte contemporanea giovanile. Ha partecipato nel 2011 alla collettiva “Artisti Europei” al Centro Culturale Novecento di Cremona. La ricerca plastica di Moreno Vezzoli, tradotta in sculture in acciaio e bronzo, trae ispirazione dalle metropoli moderne con le “Metroesplosioni”, fulcro simbolico dell’esistenza contemporanea tra caos e frenesia in cui si declina il vivere quotidiano. Le città, anzi le “metropoli esplose” di Moreno Vezzoli vivono di attimi e di energia nelle icone dei grattacieli tra i quali si dipana il ritmo inesorabile del divenire di spazio e tempo nella società moderna.

In anteprima nel Museo della Città Moreno e Luciano Vezzoli presentano la scultura “Rinascita” in acciaio e bronzo offerta in dono al Pontefice Benedetto XVI nell’udienza di mercoledì 19 ottobre. In quest’opera domina il contrasto tra l’acciaio dei grattacieli metropolitani che circoscrivono la figura bronzea di Gesù a significare il messaggio di speranza dei valori cristiani che, nel grigiore della società moderna secolarizzata e spesso fuorviata da falsi miti, rappresentano un saldo e luminoso punto di riferimento per l’uomo di oggi.

http://www.radiovera.net/component/content/article/51-omnia/6762-fai-il-pieno-di-cultura-2011-con-il-museo-della-citta-di-chiari-la-biblioteca-sabeo-e-la-pinacoteca-repossi.html

 
 
 

A BRESCIA

Post n°1277 pubblicato il 19 Settembre 2011 da amazzoneperforza

"A Brescia" parodia divertente, proprio deliziosa.

E Marta, che bella voce!

 
 
 

ENRICO RUGGERI, QUANTE VITE AVREI VOLUTO

Post n°1276 pubblicato il 15 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Enrico Ruggeri

"Quante vite avrei voluto"


Avrei voluto avere tanti figli
e accompagnarli tutti a scuola
e poi vederli crescere
dentro una grande famiglia sola.
Avere il tempo per giocare
e preparare da mangiare
e non dovermi allontanare mai.

Avrei voluto avere
tutte quelle donne che ho desiderato
e ricoprirle di attenzioni
da lasciarle senza fiato.
E organizzare viaggi
e non lasciarle sole neanche un'ora
e non dovermi allontanare mai.

Quante vite avrei voluto,
quante vite avrei vissuto.
Quante alternative
per chi vive in una vita sola,
quante prospettive
per potersi innamorare ancora
di altre vite,
con altre vite;
perchè c'è sempre un'altra vita possibile nella vita.

Avrei potuto stare un pò più a lungo
con mia madre e con gli amici
e mettere radici
ed imparare a lavorare in casa.
E poi girare il mondo
e vivere il presente,
stare con la gente
e non fermarmi mai.

Quante vite avrei voluto,
quante vite avrei vissuto.
Quante alternative
per chi vive in una vita sola,
quante prospettive
per potersi innamorare ancora
di altre vite,
con altre vite;
perchè c'è sempre un'altra vita possibile nella vita.

Quanti libri non ho letto,
quante storie non ho mai sentito;
quante cose
non verranno mai.

Quante vite avrei voluto,
quante vite avrei vissuto.
Quante alternative
per chi vive in una vita sola,
quante prospettive
per potersi innamorare ancora
di altre vite,
con altre vite.
E' un'avventura meravigliosa
la mia vita,
però c'è sempre un'altra vita possibile
nella vita.
 
 
 

CUNEO

Post n°1275 pubblicato il 15 Settembre 2011 da amazzoneperforza

 Cuneo

Piazza Galimberti, la piazza principale (e piazza del mercato)

Foto by Valter Manetta

 

Il Viadotto Soleri, un simbolo di Cuneo

Foto by Antonello Longo

 
 
 

LE PETIT DRU

Post n°1274 pubblicato il 15 Settembre 2011 da amazzoneperforza

 

Il Petit Dru (gruppo del Monte Bianco)

 
 
 

MORTO WALTER BONATTI

Post n°1273 pubblicato il 15 Settembre 2011 da amazzoneperforza

E' morto Walter Bonatti
Alpinismo mondiale in lutto

ROMA, 14 settembre 2011

Aveva 81 anni, le sue imprese iniziate daIle Alpi (Petit Dru, Freney e Grandes Jorasse) finirono in Patagonia e poi in Asia. La terribile avventura del K2 segnò la sua vita: riabilitato dalle accuse solo negli ultimi anni. Messner: "Uomo pulito calunniato per 50 anni"

 

 

Questa notte a Roma è morto Walter Bonatti, l'alpinismo mondiale è in lutto. Bonatti, che aveva 81 anni, era una leggenda vivente. Nato a Bergamo nel 1930, divenne presto guida alpina e, nel 1949 si fece conoscere con la ripetizione di vie storiche come la Detassis nelle Dolomiti e la Cassin sulla parete nord delle Grandes Jorasses (sperone Walker) compiuta con l’amico Andrea Oggioni, e ancora sulla parete nord-ovest del Pizzo Badile. Nel 1951 nella salita sulla parete est del Grand Capucin nel Gruppo del Bianco, fu il primo a importare sulle Alpi Occidentali le tecniche di scalata estrema sviluppate in Dolomiti nell’ambito della scuola degli orientalisti. Poi arivò l'impresa del 1955: Bonatti scalò il Petit Dru (crollato nel 2005) sempre sul Bianco, inventandosi un pendolo realizzato annodando tutto il materiale che aveva in possesso. Da lì fu un susseguirsi di imprese memorabili.

 

Le imprese — Da Courmayeur, dove si era trasferito nel 1957, partì per una serie di imprese sempre più rischiose, iniziando dalle Ande alla Patagonia fino al Karakorum. Nel 1961 Bonatti fu uno dei soli 4 superstiti di una tragica scalata del Pilone Centrale del Freney (Gruppo del Bianco), cima inviolata e rimasta tale per appena 100 metri a causa del maltempo. Fra i morti anche l'amico Oggioni. Nel 1963 la scalata, ad appena 33 anni della Grandes Jorasses in invernale e nel 1965, a soli 35 anni, conclude la sua carriera alpinista compiendo l’ultima grande impresa aprendo una via nuova in solitaria invernale sulla parete nord del Cervino, impresa che gli varrà la Medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica.

Bonatti sulla vetta del Gasherbrum IV

Bonatti sulla vetta del Gasherbrum IV

Il k2 — Ma Bonatti è nella memoria di tutti uno degli uomini del K2 per le polemiche che ne seguirono. "Quella notte sul K2, tra il 30 e il 31 luglio 1954, io dovevo morire. Il fatto che sia invece sopravvissuto è dipeso soltanto da me..." scrisse anni dopo l'alpinista.

Nella spedizione italiana capitanata da Ardito Desio, che porterà Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima del K2, Bonatti, coi suoi 23 anni, era il più giovane della spedizione. Il giorno prima che Lacedelli e Compagnoni raggiungessero la vetta, Walter Bonatti scese dall'ottavo campo verso il settimo per recuperare le bombole di ossigeno lasciate lì la sera prima da altri compagni. Risalì con l'Hunza Mahdi verso il nono campo, allestito da Compagnoni e Lacedelli però a 250 metri di dislivello più alto del previsto, rendendo a Bonatti e Mahdi impossibile individuarli e raggiungerli col buio della notte. Ci furono testimonianze non convergenti. Sta di fatto che Bonatti e Mahdi si ritrovano soli a dover affrontare una notte con temperature stimate intorno ai -50 °C senza tenda, sacco a pelo o altro mezzo. Tornati verso il campo 8, Mahdi subì l'amputazione di numerose dita. lI contratto firmato da Bonatti prima della partenza per il K2 gli impedì di rilasciare interviste e resoconti della spedizione per un periodo di due anni. La versione dei fatti secondo Bonatti viene divulgata solo nel 1961, con la pubblicazione del suo libro "Le mie montagne".

Walter Bonatti aveva 81 anni

Walter Bonatti aveva 81 anni

Accusato di non aver fornito l'ossigeno a Compagnoni e Lacedelli, querelò e vinse una causa per diffamazione, fino alla completa riabilitazione solo negli ultimi anni. Da allora scalò quasi sempre in solitaria e dopo il ritiro si dedicò al giornalismo e all'avventura, viaggiando per il mondo e scrivendo libri.

Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Walter Bonatti il titolo di Cavaliere di Gran Croce. Recatosi alla cerimonia di premiazione il 21 dicembre 2004, Bonatti scoprì in quell'occasione di essere stato premiato insieme ad Achille Compagnoni. Offeso per il fatto di essere stato accomunato a Compagnoni, Bonatti restituì l'onorificenza. Non rifiutò però il riconoscimento di Ufficiale della Legion d'onore francese.

E' morto Walter BonattiAlpinismo mondiale in lutto

Uno dei più grandi e una bellissima persona.
Un uomo pulito calunniato per 50 anni

Messner commosso — Reinhold Messner, grande amico di Walter Bonatti, a giugno 2010 aveva organizzato una festa per l'80° compleanno: "Bonatti è stato uno degli alpinisti più grandi della storia, l'ultimo alpinista tradizionale, fortissimo in tutte le discipline. Walter era però soprattutto una bellissima persona, tollerante e amorevole. Walter ci lascia un grande testamento spirituale, quello di un uomo pulito che per le vicende accadute sul K2 è stato calunniato per 50 anni, ma alla fine tutti gli hanno dovuto dare ragione".

Gasport

http://www.gazzetta.it/Sport_Vari/Altri_Sport/Alpinismo/14-09-2011/-morto-walter-bonatti-802875446187.shtml

 

Walter Bonatti - intervista. 1/3

Walter Bonatti - intervista. 2/3

Walter Bonatti - intervista. 3/3

 
 
 

JUVENTUS, IL NUOVO STADIO

Post n°1272 pubblicato il 09 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Questo post è un omaggio a tutti coloro che amano il calcio, e anche agli altri.

Il nuovo stadio della Juventus

Lo stadio che cambia il calcio

Video ufficiale

L'esperienza del tifoso dal suo ingresso
allo stadio fino alle tribune:
un impianto studiato per fare
del pubblico il dodicesimo uomo in campo.

Uno stadio sicuro
I criteri di sicurezza e facilità di
frequentazione che hanno guidato
la progettazione.

I progettisti spiegano la parte di
progetto relativa alle luci, pensate
affinchè il nuovo stadio bianconera
risplenda anche di notte.

Il progetto dal punto di vista dello stile:
eleganza, pulizia e classe al servizio
dell'architettura.

Nel nuovo impianto la partita
sarà soltanto uno dei tanti servizi
offerti agli spettatori:
nasce così il modello Juventus.

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Inaugurazione

Dopo l’attesa dell’ultimo periodo, ieri sera, giovedì 8 settembre 2011, è stato il giorno del “taglio del nastro” ufficiale per il nuovo stadio della Juventus.
L’avveniristico impianto di Torino, che ospiterà appunto le partite della squadra bianconera, è stato infatti inaugurato ieri sera alla presenza delle personalità di spicco del passato e del presente della società della Juventus.

Eventi correlati, spettacoli, luci e fuochi pirotecnici hanno contraddistinto la serata.
Il “manto erboso” dello stadio è stato poi battezzato da una partita amichevole, disputata tra i “padroni di casa” della Juventus, e gli inglesi del Notts Country.
Il match d’apertura si è concluso con un pareggio, per 1 a 1 tra le due formazioni. Il nuovo stadio, che ha chiamato “a raccolta” migliaia di tifosi accorsi da varie parti d’Italia, ha una capienza effettiva di circa 41mila spettatori.

Realizzato nell’innovativo stile “all’inglese”, ossia con gli spalti posti proprio “a ridosso” del rettangolo di gioco, si tratta di un impianto di nuova generazione, che alcuni hanno definico come una vera e propria “arena del calcio”.

 
 
 

ENRICO RUGGERI IN CONCERTO A BRESCIA

Post n°1271 pubblicato il 08 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Concerto di Enrico Ruggeri

in piazza Loggia a Brescia

mercoledì 14 settembre 2011 - ore 21
partecipazione libera

 

Pigra come sono (e stanca per la giornata oggettivamente faticosa) avrei preferito buttarmi sul divano a guardare la TV o a leggere.

E invece, convinta dal più vivace consorte, sono andata al concerto di Enrico Ruggeri. Mi è piaciuto immensamente. Ho riso, pianto, cantato, urlato, ballato, ascoltato, pensato. Tutto in due ore intense e divertenti, una band di primissimo livello, un Ruggeri sempre maledettamente bravo, accogliente e generoso, un bis di ben sette brani a chiudere una serata ricca e coinvolgente.

E poi bravi gli organizzatori, Radio Vera, Radio Bruno, Comune di Brescia.

Grazie Enrico, di tutto, di cuore.

 
 
 

SPORT CONTRO L'ALZHAIMER

Post n°1270 pubblicato il 08 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Due settimane di sport per combattere l'Alzheimer

Brescia

Dal 12 al 21 settembre, due settimane ininterrotte di iniziative ed eventi sportivi per sostenere la ricerca contro il morbo di Alzheimer. E' la 9a edizione di "Fitness e Solidarietà - Millennium contro l'Alzheimer" organizzato proprio da Millennium Sport&Fitness. L'edizione di quest'anno si chiama "Muoviamoci", un invito intendibile nel senso più esteso del termine. Con una quota di 10 euro si potrà partecipare ad una delle moltissime gare in moltissime discipline tra cui, squash, indoor bike, nuoto, kick boxing ma anche calcio, corsi di yoga e di pilates. Gli incassi saranno devoluti ad un progetto di ricerca contro l'Alzheimer condiviso tra l'istituto Fatebenefratelli di Brescia e l'Università. Oltre 160.000 gli euro raccolti dal 2003 ad oggi, come ricordato da Lucio Zanchi e Paolo Cimma, amministratori di Millennium. Fondi più che mai fondamentali in questo periodo dove grandi passi in avanti sono stati fatti sulla diagnosi precoce del morbo. "Sfortunatamente" spiega il neurologo ricercatore del Fatebenefratelli, Giovanni Frisoni, "se oggi siamo avanti con le capacità di diagnosi, siamo ancora molto indietro sul trovare una terapia efficace". La miglior terapia resta, al momento, una regolare attività fisica.

Per gli appuntamenti di "Muoviamoci 2011" è possibile visitare il sito internet
www.millenniumsportfitness.com.

 
 
 

EL GNARO ANCORA SULL'HIMALAYA

Post n°1268 pubblicato il 08 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Il Gnaro sull'Himalaya. Per una foto

7 settembre 2011

Settembre, andiamo. «Si riparte, amici. Si torna finalmente in Himalaya. Dopo una primavera passata interamente in Italia ho preparato i bidoni e comprato i biglietti: il 3 settembre partiremo per il Manaslu, 8.163 metri».

Il 3 settembre è passato, il Gnaro è partito. Ancora una volta. Sono gli spiriti della montagna che chiamano, che invocano. Silvio risponde presente, sempre. Silvio è Silvio Mondinelli, per tutti il «Gnaro». Cinquantatré anni, nativo di Gardone Valtrompia, è uno dei pochissimi scalatori al mondo ad aver raggiunto le quattordici vette più alte del pianeta senza l'uso di bombole d'ossigeno.

Dopo un'estate a casa, proprio in questi giorni ha intrapreso una nuova avventura, anche se nuova si fa per dire. «Il Manaslu - spiega - è stato il mio primo ottomila. All'epoca ero salito dalla via Messner. Ora invece resteremo sulla normale. Ma la vera sorpresa è la compagnia. Con me ci sarà un vecchio amico, Juanito Oiarzabal, che si è aggregato alla spedizione poche settimane fa. Anche lui, come me, ha salito tutti i 14 ottomila ma ora sta cercando di doppiare tutte le cime. Ma non preoccupatevi, io non ci penso nemmeno lontanamente! Ci saranno poi Alberto Magliano e alcuni altri amici».

Uno si chiede: perchè tornare lassù, dove si è già stati ? perchè partecipare a un torneo che s'è già vinto? Per una foto, in questo caso. Una semplice foto. Quella che Mondinelli non è riuscito a scattare nel 1993. «Il Manaslu e il Gasherbrum I - come dichiarato al sito www.montagna.tv - sono gli unici due ottomila su cui sono arrivato in cima da solo - racconta -. Non essendoci nessuno con me ho potuto scattare solo delle foto del paesaggio, senza rientrare nell'inquadratura.

Quest'anno invece voglio andare in vetta e farmi fotografare da qualcuno: così recupero quella foto ricordo che mi manca!». Vien da pensare che una foto, a volte, vale come un tesoro. Soprattutto se non è stata scattata. Forse nel caso di Mondinelli il rimpianto è legato a una coincidenza particolare.

Quello fu il suo primo ottomila: il Gnaro faceva parte di una spedizione formata da alpinisti italiani, «tutti amici conosciuti sul Monte Rosa», come racconta lui stesso sul suo bel sito,
www.gnaromondinelli.it. Non fu una salita facile, così come non fu facile nemmeno la discesa. Oggi, diciotto anni dopo, Silvio torna lassù.
A fermare il tempo, con un clic.

Carlos Passerini

http://www.giornaledibrescia.it/in-provincia/il-gnaro-sull-himalaya-per-una-foto-1.875678

 
 
 

FULVIO ROITER

Post n°1267 pubblicato il 05 Settembre 2011 da amazzoneperforza

Fulvio Roiter

fonte: www.abc-fotografia.com

Fotografie di Fulvio Roiter
Testi di Ignazio Roiter
EDITORE: SiZ
FORMATO: 28,5x28,5 cm - Cartonato con Sovracoperta
PAGINE: 204
ILLUSTRAZIONI: 100 a colori e 50 in BN, su carta Hello Gloss da 170 g
ISBN: 889020231-9

Mi piace iniziare trascrivendo ciò che Fulvio Roiter dice in una clip audio tratta da "RAI Radio 1 - Baobab di notte del 29 Novembre 2006" a proposito della foto di copertina di questo libro:

"L'immagine richiama il mondo pittorico di quel grande inglese che è William Turner. Lì c'è il bacino di San Marco in un momento in cui il sole è già tramontato e lascia una striscia che va dalla Chiesa del Palladio di San Giorgio Maggiore, a sinistra, e continua a pelo d'acqua, come una ferita lacero-contusa rossa, e va fino alla Chiesa della Salute. Il tutto poi che vibra leggermente; è un po' mosso perché ho fatto la fotografia in un momento in cui c'era poca luce ed ero a poppa della motonave che mi conduceva al Lido. Ma io sapevo questo ed ho giocato su questo."

Sempre dalla stessa intervista: "Si vede che avevo la fotografia in corpo. Se mi chiedono quando ho cominciato, dico che ho l'impressione di essere stato geneticamente concepito per fare il fotografo. Mio padre non credeva alla fotografia, soprattutto non poteva immaginare che si potesse vivere o sopravvivere dedicando la vita a quella che chiamo la fotografia come linguaggio; non mi proibiva nulla ma lo faceva pesare. Allora gli ho chiesto di darmi l'ultima chance, andare in Sicilia per scoprire questa terra magica. Ho caricato la bicicletta Mosquito in treno, come bagaglio appresso, cinquanta anni fa; dopo 24 ore arrivai a Messina e per un mese e mezzo sono sparito. Scoprii cose incredibili. Mangiavo una volta al giorno per guadagnare tempo. Venni a casa, sviluppai e stampai, ma non avevo il coraggio di spedire quelle fotografie."

Il coraggio gli viene quando vede che l'editore Guilde du Livre di Losanna pubblica fotografie che Roiter giudica di scarso valore; allora gli spedisce le foto fatte in Sicilia. Piacciono molto. Al momento però l'editore gli chiede un libro su Venezia; Roiter si mette al lavoro, in quanto non ha immagini già fatte. "Partivo alle cinque del mattino, tornavo alle nove e mezzo di sera; mangiavo qualcosa e la mattina dopo ripartivo alle cinque; caffelatte e via, treno per Venezia e tutto il giorno in giro." In treno perché Fulvio Roiter è originario di Meolo, a una trentina di chilometri dal capoluogo.

Per Natale del 1954 esce Venise à fleur d'eau (Venezia a fior d'acqua), il suo primo libro fotografico.
L'anno successivo esce Ombrie. Terre de Saint-François (Umbria. Terra di San Francesco), che riceverà il prestigioso Premio Nadar nel 1956.

Nasce così una delle più fulminanti ed entusiasmanti carriere di grande fotografo dei nostri tempi, diventato emblema di fotografo di Venezia, specialmente dopo il 1977, quando esce Essere Venezia; il libro diventerà il più grande successo editoriale da quando esiste la storia della fotografia: 700.000 copie. Con "Una vita per Venezia" appena uscito, Roiter raggiunge il ragguardevole numero di 44 libri fotografici: quasi una media di uno all'anno.

Questo ultimo lavoro dedicato a Venezia è del tutto particolare, innanzitutto perché è dedicato ai suoi 80 anni, di cui 60 dedicati alla fotografia. All'interno del bel volume ci sono 150 immagini, di cui 100 a colori, in gran parte inedite, e 50 in bianco e nero.

Nel colore vediamo un Roiter sovente documentario, ma con tanta grazia, tanta cura e tanto amore per Venezia da rappresentarla in una livrea sontuosa e impeccabile. Accanto a scorci interni ed esterni della famosa Piazza, della Basilica di San Marco, del Palazzo Ducale e di altre parti della laguna, troviamo momenti memorabili colti con la consueta maestria, tanto naturale da sembrare facile.

Non c'è ostentazione né forzatura né compiacimento estetico, bensì una grande sensibilità per tutto quello che caratterizza l'ambiente lagunare. Momenti di luce inconsueta, eventi atmosferici particolari, contrasti cromatici affascinanti, lampi improvvisi di luce, vele inaspettate nel riquadro di una finestra. Le gondole e i gondolieri in tante occasioni diverse, i turisti fuori e dentro i palazzi e le chiese, l'acqua alta, le nevicate, le nebbie, i tramonti, i bar, i ponti, le margherite sui minuscoli davanzali, i bimbi che giocano, gli innamorati, il carnevale, le riprese aeree; non manca una Marghera minacciosa alle spalle della laguna sempre più in crisi e sempre più bisognosa di questi tributi ammirati, per risorgere dalle acque tremendamente insidiose.

Saper guardare, saper rappresentare, saper raccontare, sapere emozionare perché ci si è emozionati al momento dello scatto. Sembrano automatismi ovvi, ma solo i veri maestri lo sanno fare con tanta naturalezza.

Dice Roiter: "Dopo cinquant'anni di professione sono giunto alla conclusione che la Fotografia sia il linguaggio del nostro tempo; infatti non potrebbe esistere un evento senza l'immagine. E noi fotografi siamo gli interpreti, i narratori speciali dotati di quella sensibilità che ci permette con una sola immagine di poter immortalare l'essenza del fatto. Personalmente fotografo per emozionare, per trasmettere tutto quello che ho dentro, per comunicare il mio stato d'animo."

Non si può trascurare un altro aspetto assai qualificante di questo libro, rappresentato dai testi di Ignazio Roiter, fratello dell'artista. Non un mero testo di accompagnamento, ma documentazione storica minuziosa e orgogliosa, con pagine di inaspettata e intensa ispirazione lirica: la poesia delle parole accompagna così la poesia degli scatti. Alcune pagine, specialmente nella sezione finale, interpretano in maniera mirabile il senso delle immagini; quasi una scuola entusiasmante di lettura della fotografia.

L'emozione unita alla semplicità: è tanto più vero nelle fotografie in bianco e nero, scattate tra il 1953 e il 1975, meraviglioso periodo di reportage umano e ambientale del "cantore di Venezia". Quel fascinoso bianco e nero denso di atmosfere e significati, dalle inquadrature essenziali dove nulla si può togliere e nulla si deve aggiungere; dove quello che si vede può essere soltanto percepito con l'emozione nella mente e nel cuore. Qui emergono gli esseri viventi e i loro gesti.

I gondolieri e i barcaioli che solcano abili le acque, i gatti curiosi ed i piccioni solitari o innamorati, il Caffè Florian dalle atmosfere d'altri tempi, i preti che saltellano al Lido, le suore che fanno da contrappunto ai carabinieri austeri sullo sfondo di San Marco, i bambini che trovano ovunque l'occasione e lo spazio del gioco, perfino con l'aquilone stretto tra le mura del calle fin quasi a soffocare per mancanza d'aria.

Proprio questo aquilone pare l'emblema del volare alto che Venezia vorrebbe e potrebbe ancora fare, nonostante gli interminabili problemi di sopravvivenza. Dopo un terzo di secolo, lo scatto è tanto fresco da invitare al miracolo di un colpo d'ala ritrovato, offrendo una giovane brezza per spiccare un nuovo e alto volo.
"...agli occhi dei bambini l'aquilone si alzerà in volo senza alcuna difficoltà, sorretto dal vento della loro risata, mentre i loro sguardi cancelleranno le mura per dipingere colline..." (dal commento di Ignazio Roiter)

Recensione di Romano Cicognani

 
 
 

SETTIMANA MOTORISTICA BRESCIANA (2009)

Post n°1266 pubblicato il 05 Settembre 2011 da amazzoneperforza

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Da guardare!!!

 
 
 

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