Post n°1284 pubblicato il
28 Novembre 2014 da
Vince198
.. è sempre più incipiente, la sua bellezza nei colori della natura lascia lentamente spazio a quel grigiore portatore di malinconia e le foglie si affidano al vento, senza meta..
Qui da me è sempre più palese un’uggiosità deprimente, un’umidità nell’aria che penetra nelle ossa e genera nell’anima una sensazione di tristezza infinita, oltre qualche dolorino fisico.
L’autunno, nella sua coda, non mi è mai piaciuto in quanto prelude alla stagione che, in me (anche se la natura non muore ma riposa sotto quelle coltri), coltiva probabilmente saudade.
Allora cerco rifugio in qualche sonetto dell’amato Neruda se non altro per illudermi che la primavera è dietro l’angolo, lei essenza più importante che vi sia nella mia vita, da sempre.
Apro il libricino dei sonetti e, a caso, leggo..
..
Forse non essere è esser senza che tu sia,
senza che tu vada tagliando il mezzogiorno
come un fiore azzurro, senza che tu cammini
più tardi per la nebbia e i mattoni,
senza quella luce che tu rechi in mano
che forse altri non vedran dorata,
che forse nessuno seppe che cresceva
come l'origine rossa della rosa,
senza che tu sia, infine, senza che venissi
brusca, eccitante, a conoscer la mia vita,
raffica di roseto, frumento del vento,
ed allora sono perché tu sei,
ed allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.
(Sonetto 69° della raccolta di Pablo Neruda, quarta parte - Sera)
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