Creato da: rivedelfiume il 26/06/2006
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La faccia oscura della Luna

Post n°8 pubblicato il 05 Luglio 2006 da rivedelfiume
 
Tag: musica

Un pomeriggio qualunque, una domanda a bruciapelo che spiazza ed inorgoglisce, la voglia di "ascoltare" da una ragazza che, tra una tesina da portare alla maturità e l'altra, stupisce il suo antico genitore con una richiesta musicale.
E sul vecchio Thorens finisce il succo di una stranissima busta, il cui nero ospita un prisma triangolare che scompone un raggio bianco nei colori fondamentali. Era il 1973, quando uscì quel disco. L'allora sedicenne liceale rinuncio' ad una settimana di Ciao2001, Autosprint e Panorama, due settimane di merende, tre domeniche pomeriggio a (veder) ballare per comperarselo. Forse non il miglior album dei Pink Floyd, ma, come attestano i 40 milioni di copie vendute, uno dei punti più alti della storia del rock. Un album curatissimo (ci vollero più di due anni per metterlo a punto), in cui ogni canzone è strettamente connessa alla successiva, e tutte sono parte di un unico racconto, un viaggio allucinato in un'atmosfera ora ovattata, ora nebbiosa, ora limpida come un cielo dopo la tempesta, ora buia come se si fosse catapultati nello spazio siderale.
Ma sulla faccia scura della Luna.
Nonostante le apparenze, non è un album di facilissimo ascolto, ma anche se lo fosse, ogni volta che lo si ascolta regala sempre diverse sensazioni.
Erano in quattro, in quel lontanissimo 1973. Il bassista (e leader della band) Roger Waters, il tastierista Richard Wright, il percussionista Nick Mason, il chitarrista David Gilmour. E su tutti e quattro aleggiava, gigantesca, l´ombra di Syd Barrett: il deus ex machina dei primissimi Pink Floyd, naufragato miseramente nell'isola della follia e della schizofrenia, il cui ricordo diventa una specie di spirito-guida nelle composizioni che la band stava mettendo su nastro: "The Dark Side of the Moon", una folgorazione fuori dal mondo e dal tempo, un disco che ha fatto la storia.
723 settimane di permanenza ininterrotta nelle classifiche americane, ed altre 26 dopo il Live8 di questa estate, un successo incredibile ogni volta che viene ristampato. "The Dark Side of the Moon" è un'icona della rivoluzione sonora degli anni 70. Padre putativo è Roger Waters, che, alchimista rock, è riuscito ad imporsi come geniale ed incontrollabile setacciatore di nuove sonorità che renderanno il "Floyd-sound" universale e istantaneamente riconoscibile in ogni parte del mondo.
Waters racconta così l'album: "Se c´è un messaggio è questo: la vita non è un gioco. Abbiamo un solo colpo in canna, e dobbiamo fare scelte basate sulla posizione morale, filosofica o politica che abbiamo adottato. Possiamo rendere il mondo un po´ più luminoso o più buio. Ma a tutti è offerta l´occasione di trascendere le proprie tendenze egoistiche e la propria avidità, lasciando il segno sulla grande tela della vita. Siamo confusi dalla religione come dalla politica...(Il titolo "Dark side of the moon")... ha un significato generico. Vuole suggerire l´idea di un cameratismo fra chi è disposto ad avventurarsi in questi luoghi bui pensando di essere solo. Non è così! Molti di noi sono pronti infatti ad aprirsi a tutte queste possibilità. Perciò intendevo dire che se credete di essere gli unici o vi sembra di essere pazzi perché tutto è follia, non siete soli".
© 2003, The Syndacation-L'Espresso; trad.Mario Baccianini

Waters, Gilmour, Mason e Wright, orfani del genio anarchico e stralunatissimo di Barrett, proseguono il cammino, dando avvio a un percorso, iniziato con un celebre doppio - metà live, metà in studio, "Ummagumma"- capace di toccare vette di sublime e piacevolissima, criptata cerebralità, dando in pasto a un pubblico "spugnoso" le loro ricerche e i loro inusuali connubi di rumori vivisezionati dall' "ingordo" Waters e sapientemente tradotti in accattivanti squarci di quotidianità.
Una quotidianita' in apparente quanto bizzarro contrasto con la complessità, spesso ingovernabile e astrusa, di una mente come quella di Waters, devastata da paranoie e macabre visioni, in eterna oscillazione tra sogno e realtà, schizofrenia e solenni momenti di lucidità.
"The Dark Side of the Moon" viene pubblicato il 24 marzo 1973 e verrà considerato da gran parte della critica come l'insuperato capolavoro musicale dei Pink Floyd. Personalmente, considero come "mio" album "Atom heart mother": ma qui vengano riunite, impareggiabilmente, tutte le contraddizioni ideologiche e simboliche della band. Un battito cardiaco all'inizio, le voci dei quattro che cercano di intonare tra risa e scherno, un urlo lacerante, un'onda sonora che spinge il cono delle casse (perchè nel frattempo viene istintivo alzare il volume...) oltre limiti anche fisici... ed è subito il respiro.
"Breathe", appunto ("Respira, respira nell'aria, non aver paura d'insistere. Parti, ma non lasciarmi, guardati intorno, scegliti il terreno adatto. Per quanto tu viva e in alto voli, e i sorrisi che donerai e le lacrime che verserai, e tutto ciò che tocchi e vedi, e tutto quel che la tua vita sarà") Una breve corsa, "Run" appunto, poi "Time", trascinante nella sua felicissima fusione tra testo e musica, superba prova di lucidità mentale e intellettiva da parte del quartetto, con un indimenticabile assolo di Gilmour alla chitarra: si ha la sensazione che esso voglia accompagnare il viaggio attraverso il tempo di un coraggioso, anarchico, ansioso e curioso esploratore, "Stanco di giacere al calore del sole, di restare in casa a guardare la pioggia. Sei giovane e la vita è lunga, c'è tempo da ammazzare, oggi. E poi un giorno scopri che dieci anni ti hanno voltato le spalle. Nessuno ti ha detto quando correre e ti sei perso il segnale di partenza".
La prima parte del disco si completa con un elogio della follia che è anche la libertà dell'uomo, schiavo di una società che tende a opprimerlo: "The Great Gig in the Sky", dominata da vocalizzi femminili di derivazione soul-gospel, in grado di fondere fiammante liricità e drammaturgia quasi cinematografica. una pulsione eroica ed erotica, quasi, nei confronti della vita. In questo coinvolgente, straziante frammento della sua esistenza, l'uomo sembra librarsi verso il cielo, onde aprirsi un varco, grazie al quale potrà regnare indisturbato e solenne, lontano dai rumori e ingiustizie della realtà terrena.
Ingiustizia che troviamo subito all'inizio della seconda facciata (ecco un aspetto ulteriore che i cd hanno spezzato e spiazzato... ), "Money", ("Soldi") , definiti "un crimine" e l'incitamento : "Dividiamoli tra tutti, ma non toccate la mia fetta. Soldi, c'è chi dice che sono la radice dei mali d'oggi".
Ed "Us and Them", melodia pinkfloydiana al 100% , uno dei capolavori assoluti della band ("ma dopotutto, siamo solo uomini comuni"... . ), i suoni molto psichedelici di "Any colour you like" e le lesioni permanenti di "Brian Damage", perfette comunque nel rendere lo stato di ansia del nostro protagonista, riuscendo a fondere, tra rumori e soluzioni sonore d'avanguardia, momenti di alto contenuto sonico-spaziale, ponendo le coordinate su cui si poggia il pensiero pessimista di un Waters alquanto disorientato, autentico ambasciatore del tema dell'incomunicabilità, di cui "The Dark Side" risulta un compiuto, drammatico spaccato. La cui logica conclusione è l'eclissi, "Eclipse" appunto, il cui testo (che già pubblicai nella bottega d'assenzio) dice: "Tutto quel che tocchi e tutto quel che vedi, tutto quel che assaggi, tutto quel che senti, tutto quel che ami e tutto quel che odi, tutto quel che non ti convince, tutto quel che scegli e tutto quel che dai, e quel che regali, quello che compri, che chiedi, che presti o che rubi, quel che tu crei, quel che distruggi, e tutto quello che fai e che dici, tutto quel che mangi e tutti quelli che incontri, tutto quel che disprezzi e tutti quelli che combatti, tutto il presente e tutto quel che è andato, e tutto il futuro, e tutto quanto sotto il sole è in sintonia. Ma il sole è eclissato dalla luna"
E non si può fare a meno di applaudire a scena aperta l'elaboratissima resa sonora del disco, grazie al lavoro di un ingegnere del suono allora sconosciutissimo, nientemeno che Alan Parsons, il cui contributo alla creazione di una autentica perla musicale è sicuramente una marcia in più.
La faccia della luna è oscura, ma il disco che gira è solare ancora oggi.

 
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