Creato da IndianaOglala il 04/08/2013

FUOCO CHE BRUCIA

LO SPIRITO DI UN LAKOTA NON SI ARRENDE MAI

 

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Nel tempo
le tradizioni si spengono,
i miti si sbriciolano,
e gli uomini, inesorabilmente, dimenticano.
Ma gli Spiriti non dimenticano

Vittorio Zucconi

 

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« UN ARTISTA DI OGGIAI NONNI »

TRIORA, LA SALEM D'ITALIA

Post n°315 pubblicato il 09 Gennaio 2014 da IndianaOglala


Qualche giorno fa ho avuto occasione di ritornare a Triora, suggestivo
paese ligure in provincia di Imperia, chiamato anche la Salem d'Italia.
Già dal suo nome, Triora, che significa Tre Bocche, quindi tre teste,
come la dea Ecate, e il suo stemma il cane con tre teste Cerbero, il guaridano dell'Inferno, si capisce il fascino magico e indiscusso di questo bellissimo posto.

Tra il 1587 ed il 1589 a Triora si svolse il più terribile processo alle
strghe di tutta l'Italia.
Durante la carestia che imperversava in quegli anni, quasi sicuramente
provocata a doc dai proprietari terrieri come manovra economica,
degli ignoranti cittadini non trovarono di meglio da fare che accusare
di tutte le disgrazie che capitavano, dalla pestilenza alla carestia,
grandinate comprese, gruppi di  donne colpevoli addirittura, secondo
le loro menti bacate, di mangiare i neonati!
Fu quindi mandato ad indagare il "geniale" Girolamo del Pozzo, inquisitore
di Genova e Albenga, convinto sostenitore dell'esistenza del maligno:
vedeva il maligno in tutto, a momenti anche nei suoi stessi sandali!
 Ovviamente, quelle più propense a cadere vittime del male oscuro, erano
le povere e stupide donne: lo diceva anche il termine stesso: femmina,
le brillanti menti dell'epoca, voleva dire di fede minore, oltre che
di intelletto e volontà nemmeno minimamente paragonabili agli eccelsi
cervelli maschili! Senza contare che, avendo più orifizi, il diavolo poteva
penetrarci con maggiore facilità! Praticamente il corpo creato per
dare la vita diventava unn contenitore per demoni malvagi!
Secondo loro codeste streghe si ritrovavano per compiere i loro rituali
malefici sotto gli alberi di noce e in diverse località ancora ben note oggi,
come la Cabotina, luogo triste e povero in cui vivevano donne sole e
prostitute, fuori dalle mura della città, in cui addirittura codeste
malefiche signore, invece di riunirsi a bere il tè, si dilettavano con
le streghe della località sottostante lanciandosi i neonati come fossero palle!
Dopo averli sballottati per bene ovviamente se li mangiavano vivi e crudi!
Chissà cosa si fumavano a quei tempi, mah!
Vennero arrestate subito venti donne, poi, dopo le abberranti torture
( create dalle menti eccelse maschili, ricordiamolo) a cui furono sottoposte
altre trenta finirono in cella.
Molti, suggestionati dalla follia dilagante, si autocondannarono.

Vennero addirittura create celle nelle abitazioni private, prima tra
tutte Casa del Meggio, oggi Cà de Baggiure ( casa delle Streghe).
Tra le donne imprigionate si ricordano, in particolare, la sessantenne
Isotta Stella, accusata di portare addosso il marchio del diavolo perchè,
a detta degli inquisitori, grazie alle sue arti magiche durante il supplizio
della tortura non sentiva alcun dolore:  addirittura speso di addormentava
( magari sveniva per la sofferenza...), e la nobildonna Franchetta Borelli, donna bella, ricca, non sposata e, secondo i dati dell'epoca, ex prostituta.
Venne accustata principalmente dalle altre donne del paese,
provabilmente invidiose, e venne sottposta alla tortura del
cavalletto per più di un giorno intero.
Siccome il fratello sborsò parecchi soldi ( già a quell'epoca funzionava così),
venne posta agli arresti domiciliari; decise di scappare ma poi
per non inguaiare che l'aveva difesa; Franchetta decise di tornare a
Triora per affrontare il proprio destino.
La sua dolorosa odissea nelle mani dello Scribani ebbe inizio; ore e ore
di continui tormenti durante cui la presunta strega dirà emblematicamente
“Io stringo i denti e poi diranno che rido”.

In ventuno ore e più di supplizio Franchetta alternò momenti di sconforto
e di silenzio a pensieri innocenti, rivolti al suo amato borgo e ai suoi
familiari. Si offrì di riparare le scarpe rotte a un suo parente che la
assisteva e si preoccupò del vento freddo che soffiava fuori dalla
prigione, nocivo alla maturazione delle castagne.



Ogni roccia, ogni albero, perfino l'acqua, un tempo purificata proprio
dalle streghe, a Triora è intriso del sangue di donne innocenti uccise
dall'ignoranza e dalla stupidità maschile, e dall'eterna paura che hanno gli uomini della Grande Entità Femminile.
Nemmeno ai giorni nostri si può dire che ci sia la parità tra i sessi
e che gli uomini abbiano smesso di temerci e abbiano cominciato ad amarci, rispettarci e ammirarci, come invece accade in tutte le religioni pagane.
Ma noi siamo ancora qui con la nostra forza, la nostra spiritualità, il nostro coraggio, la nostra unica capacità di perdonare e comprendere ( anche troppo secondo me).



NOI NON CI ARRENDEREMO MAI!





 
 
 
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