Creato da carmen46c il 27/06/2007

CARMEN AULETTA

I ricordi, certi ricordi, sono come tatuaggi, non vanno più via, sono parte della tua anima, della tua vita.

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Un pezzetto della mia infanzia .....

Post n°42 pubblicato il 03 Agosto 2007 da carmen46c
 

 

Mio nonno

La vita con i miei nonni era bella, anche se avevo ancora gli effetti della depressione posso dire
che almeno quelli furono tre anni sereni, mio nonno, soprattutto, per me era un uomo eccezionale.
Aveva sostituito la figura di mio padre e devo dire che era molto tenero con me, ero la piccola della casa,
mi coccolava spesso prendendomi sulle sue ginocchia e voleva sapere per filo e per segno tutto quello che combinavo a scuola. Allora io gli facevo vedere i miei quaderni disordinati , sporchi e con le orecchie!

Poverino mio nonno, lui ce la metteva tutta per farmi migliorare, ma era una impresa ardua! C’era qualcosa che mi bloccava, a distanza di anni ho capito che quello che mi bloccava era la mancanza di autostima che diminuiva sempre più ogni qualvolta la maestra mi chiamava “asina”, ero convinta che all’insegnante piacesse chiamarmi così e allora perché non accontentarla?

Un giorno accadde un fatto comico, a volte lo racconto alle mie figlie per farle sorridere un po’. Mio nonno, che controllava quotidianamente i miei quaderni della prima elementare mi chiese:

“Ma come mai l’insegnante non ti mette mai il voto? “

A dire il vero, fino ad allora non lo avevo mai notato, pensai che la cosa dovesse essere importante, visto che mio nonno ci teneva tanto. Il giorno dopo andai a scuola, l’insegnante corresse il compito sul quaderno e, come di consueto, non mise il voto, allora io che non conoscevo ancora i numeri e il loro valore chiesi:

“Maestra ... ma ... il voto non me lo mette?”

L’insegnante, guardandomi con il solito disprezzo esclamò:

“ Ah…vuoi pure il voto? Bene, ti accontento subito, ti metto uno perché mi sento buona altrimenti ti metterei zero"!

Non capii al momento cosa volesse dirmi, ero la solita distratta che viveva in un mondo tutto suo, la cosa importante per me era che il voto me lo aveva dato e così potevo fare contento mio nonno!

Appena arrivai a casa, vidi mio nonno che parlava con alcune persone nel cortile ,gli andai incontro tutta entusiasta, ero felice di dargli la notizia e gli gridai davanti a tutti:

“Nonno…nonno…che bello ho avuto uno , finalmente quella mi ha messo il voto!”

Non vi dico l’imbarazzo di mio nonno davanti a quelle persone, per di più, non sapeva come comportarsi con me, non voleva togliermi l’entusiasmo che avevo e nello stesso tempo non aveva il coraggio di dirmi che uno è un pessimo voto!

Ci fu un altro episodio dello stesso periodo che ancora mi fa sorridere.

Tornai a casa da scuola e dissi a mio nonno che quel giorno avevamo imparato a scrivere il nostro nome e cognome.

“Brava! Allora hai imparato a scrivere il tuo nome Auletta Carmela ? Fammi un po’ vedere?”

Vi lascio immaginare l’espressione facciale di mio nonno quando aprì il quaderno e trovò una pagina piena di “Paletta Cacamela”!

Che tenerezza mi faceva mio nonno, io lo vedevo come un gigante buono, con una pazienza infinita,
ogni sera ci raccontava qualcosa davanti al camino della cucina. Altro che televisione! Aveva un’abilità
a raccontare le storie che ci faceva rimanere a bocca aperta per tutto il tempo. Era un contadino
fiero e orgoglioso, amava la cultura, leggeva qualsiasi libro e anche se aveva frequentato solo le scuole
elementari, sapeva molto di più di quello che s’impara a scuola. In particolare conosceva
le Sacre Scritture a menadito, quando me ne parlava, rimanevo affascinata.
Era un uomo con una grande fame di cose spirituali, amava Dio senza ipocrisia, tutte le domeniche andava a Messa con qualsiasi tempo e non gli importava se stava male, si alzava dal letto
con l’affanno, respirava a fatica, ma puntualmente si preparava per andare in Chiesa.

Un giorno, lo vidi in uno stato di salute pietoso,ebbi pietà per lui e gli dissi:

“ Nonno, ma perché non rimani a letto, non vedi che non ce la fai neanche a camminare? Se proprio ci tieni per la Messa, adesso te la dico io “.

Iniziai a recitarla tutta, dall’inizio alla fine, senza dimenticare neanche una parola, mio nonno rimase esterrefatto, mi ascoltò per tutto il tempo a bocca aperta.

“Incredibile!” disse “Chi se lo sarebbe aspettato da te una cosa del genere?”

Entusiasta di ciò, chiamò mia nonna, mia zia, mio zio, i miei cugini e tutte le persone del vicinato , mi chiese di recitare un’altra volta la Messa davanti a tutti.

Questo era mio nonno, gli volevo talmente bene, che un giorno stranamente pensai alla morte, mi vennero i brividi, pensai a come sarebbe stata la mia esistenza senza mio nonno, sentii il bisogno
di pregare Dio chiedendogli di non portarmelo mai via e se proprio doveva morire qualcuno, allora
dovevo morire prima io, così non avrei sofferto per la sua morte. Purtroppo non fu così, mio nonno
morì ed io gridai a Dio tutta la mia indignazione per non avermi fatto morire prima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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