Creato da DolceA0 il 28/04/2006
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NON E' UN PAESE PER VECCHI
Ethan & Joel COEN
Quattro Oscar portati a casa, o meglio rimasti a casa, per il nuovo film dei famigerati fratelli Coen.
Tratto dal romanzo, che non ho letto, di Cormac McCarthy, il film ha l'andamento di un gioco d'azzardo. Di un poker. E in particolare di un momento della partita, quella del buio e del controbuio.
"L'apertura al buio può essere fatta solamente dal giocatore che siede alla sinistra del mazziere e deve dichiararla prima che le carte siano state distribuite, inoltre deve versare nel piatto una somma uguale al doppio di ciò che già si trova.
In una mano di buio i giocatori dopo aver avuto la prima distribuzione possono dire -vedo il buio- o -non vedo il buio-. Nel caso in cui il giocatore che ha fatto il buio rilancia, gli altri giocatori che non sono passati prima hanno il diritto di riparlare, ed hanno la possibilità di vedere, passare o rilanciare."
Ed ecco che a Llewlynn Moss, (Josh Brolin) cacciatore di antilope ed ex fabbro, in pensione, si trova davanti alla possibilità di fare il colpo grosso.
Immagina, male, le carte dell'avversario e fa buio. Mette in gioco tutto quello che ha. Una casa, una moglie. Si fida del suo istinto, anche quando la voce interiore lo avverte che sta sbagliando. Il suo è un buio totale, un accecamento di ogni ragione, come solo un giocatore incallito e un po' annoiato, una creatura di Dostoevskij, saprebbe fare.
"Chi fa il buio ha alcuni vantaggi nello svolgimento del gioco che sono: per prima cosa solo il giocatore che ha fatto il buio può rilanciare sull'apertura"
Ma il suo avversario Anton Chigurh (Javier Bardem) è furbo. Più furbo e più cattivo di lui.
E fa il controbuio. "Al poker è ammesso il - controbuio -, ovvero chi siede alla sinistra del giocatore che ha fatto il buio può a sua volta fare un altro buio, raddoppiando la somma messa in precedenza. In quest'ultimo caso i diritti che prima erano di chi aveva fatto il buio ora passano a chi ha fatto il controbuio. Però, se il primo dei due ha visto anche il controbuio, sempre prima di guardare le carte, resta a lui il diritto di rilanciare per primo"
In un crescendo thriller il postpost western dei Coen segue le evoluzioni delle mosse dei due giocatori feroci, nn risparmiandoci colpi, altrettanto feroci.
Off e on la crepuscolare saggezza "nel caso che gli altri giocatori, una volta esaminate le loro carte, non vedano il buio il dichiarante vince il piatto." dello sceriffo Bell (Tommy Lee Jones) che si defila, lasciando i due antieroi a duellare tra loro.
Meno visionari dei tempi di Lewboski ma forse più consapevoli, i due registi, confezionano un film denso d'atmosfera e di inquetudini trasversali. Non sfoggiano gli strumenti filmici che hanno sperimentato molto bene in opere più eclettiche di questa. Giocano con la luce. Col buio e con il controbuio, appunto.
Roger Deakins, il direttore della fotografia, ci mostra dei bui taglienti, degli opachi cruenti, dei torbidi iridescenti, che dominano tutta la partita.
Arrivano in soccorso, col contagocce, come a sottolinearci quanto sia effimera la speranza di vittoria, dei chiari evanescenti, ricordo-citazione stoniana, in onore di Carson Wells (un Woody Harrelson nelle intenzioni un natural born killer, ma nei fatti natural die killer). Mentre come incalliti giocatori, i due sfidanti, diventano oltre che l'incubo, il fantasma, l'uno per l'altro. L'uno verso l'altro. L'uno nella mente dell'altro. L'ossessione di vita o morte. Di vittoria o sconfitta. Anche con una monetina.
Il film si sofferma poco e non spiega bene alcuni personaggi di contorno. Ci sono dei passaggi temporali troppo veloci. Ma questo salva il ritmo, molto pauseggiato, ma mai fuori tempo. I personaggi tutti ben tratteggiati, tutti normalmente folli, senza che lo sembrino per esagerazione stilistica, non scendono mai nel bozzettistico. Gli attori tutti molto in parte.
Non è un film per signorine...
Voto 7 e mezzo
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