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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi di Aprile 2019
Post n°15047 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
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“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
11 febbraio 1917
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Post n°15046 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Ci battiamo da sempre sul fronte ambientale, tra sorrisi di compatimento dei potenti di tutto il mondo e imprenditori criminali di casa nostra. Abbiamo visto nascere e morire partiti e movimenti “verdi”, presto piegati alle logiche di compatibilità del “sistema”, quelle per cui “se vuoi raggiungere le leve di governo ti devi sporcare le mani e fare compromessi con le forze che ci sono”. Alcuni di noi sono invecchiati in questa lotta, altri sono morti, altri ancora hanno pagato e stanno pagando col carcere e con condanne pecuniarie da esproprio (andate a chiedere ai valsusini NoTav). Altri più giovani ci hanno raggiunto e hanno preso in mano le stesse bandiere, vivendo lo stesso ostracismo e pagando gli stessi prezzi. Abbiamo capito che ogni cambiamento, su qualsiasi fronte, richiede conflitto e prezzi da pagare. Perché chi sta ammazzando il mondo, e l’umanità che ci vive, non si fermerà solo perché centinaia di migliaia di scienziati – da decenni – ci spiegano, dati alla mano, che il tempo per invertire la rotta è sempre meno. Poi una mattina il “sistema” scopre e mette una bambina sul palco mediatico, altre decine di migliaia di giovani scendono fortunatamente in strada ancora una volta. Sappiamo benissimo, infatti, che il tema ambientale, e in particolare il dramma del cambiamento climatico, èoggettivamente anticapitalistico. Non si può seriamente perseguire nessun cambiamento su questo fronte senza mettere in discussione un modello di produzione fondato sul profitto privato e senza scontrarsi con le multinazionali che dominano il mondo della politica.
Eppure, intorno a Friday for Future e Greta Thunberg i media mainstream – tranne la ristretta ma rumorosa pattuglia della destra estrema – hanno costruito una narrazione che separa nettamente lotta al cambiamento climatico e critica radicale del capitalismo. Si stempera ogni critica con la melassa dei buoni sentimenti, come se le responsabilità fossero “di ogni essere umano” anziché, fondamentalmente, di chi ha creato e si arricchisce con questo modo di produrre. Si ridicono le stesse identiche cose degli ultimi 50 anni, come se nessuno avesse mai detto e fatto nulla. Azzerando decenni di movimenti reali, di battaglie anche grandiose. Ma tutto viene raccontato in modo più vago, generico, blando, senza colpevoli identificabili. Senza dar fastidio a chi dirige. I quali anzi invitano, si alzano, applaudono, corrono a farsi un selfie, pretendendo il monopolio della “direzione della lotta” che, in teoria, dovrebbe avventarsi contro chi ha diretto finora i paesi avanzati e saccheggiato quelli colonizzati. E’ accaduto spesso su altri temi centrali come lo sfruttamento dei lavoratori e dei migranti, con la repressione di chi organizza le lotte di liberazione dei soggetti collettivi e l’affidamento dei “singoli casi individuali” alle Caritas o al “terzo settore”, ampio universo che comprende ancora gente perbene (come i volontari e i lavoratori sottopagati) e altra molto meno, fino a qualche sosia di Buzzi e Carminati.
In giorni di rarefazione dell’informazione – le feste tacitano un poco persino i Salvini – forse è bene rileggersi qualcosa di assolutamente “nuovo”sul tema ambientale e climatico. Per saper distinguere, se non altro, tra “problema”, soluzioni reali o fittizie, amici e nemici dell’umanità. Per saper distinguere, insomma, tra novità che aprono davvero nuove strade, e fenomeni transitori, pulsioni autentiche, sceneggiature complesse, ecc. Tra realtà conflittuale che richiede partecipazione diretta di tutti e narrazione innocua di contraddizioni mortali, che stimola l’applauso dal divano di casa. Abbiamo conoscenza e storia. Non ci faremo scippare questo argomento dal potere del profitto.
***** «Un’importante specie biologica corre il rischio di sparire per la rapida e progressiva liquidazione dalle sue condizioni naturali di vita: l’uomo. Ora prendiamo coscienza di questo problema quando é quasi tardi per impedirlo. È necessario segnalare che le società consumistiche sono le fondamentali responsabili dell’atroce distruzione dell’ecosistema. Sono nate dalle antiche metropoli coloniali e dalle politiche imperiali che, a loro volta, hanno generato il ritardo e la povertà che oggi colpiscono l’immensa maggioranza dell’umanità. Con solo il 20% della popolazione mondiale, consumano i due terzi dei metalli ed i tre quarti dell’energia prodotte nel mondo. Hanno avvelenato i mari e i fiumi, hanno inquinato l’aria, hanno indebolito e perforato la cappa di ozono, hanno saturato l’atmosfera di gas che alterano le condizioni climatiche con effetti catastrofici che incominciamo già a soffrire. I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile vanno ogni anno a fermare il mare. Numerose specie si estinguono. La pressione delle popolazioni e la povertà conducono a sforzi disperati per sopravvivere, anche a costo della natura. Non è possibile incolpare di questo i paesi del Terzo Mondo, colonie ieri, nazioni sfruttate e saccheggiate oggi da un ordine economico mondiale ingiusto. La soluzione non può essere impedire lo sviluppo di coloro che più ne hanno bisogno. La realtà è che tutto ciò che oggi contribuisce al sottosviluppo ed alla povertà costituisce una flagrante violazione dell’ecologia. Decine di milioni di uomini, donne e bambini muoiono ogni anno nel Terzo Mondo in conseguenza di questo, più che in ognuna delle due guerre mondiali. Lo scambio disuguale, il protezionismo ed il debito estero aggrediscono l’ecologia e propiziano la distruzione dell’ecosistema. Se si vuole salvare l’umanità da questa autodistruzione, bisogna distribuire meglio le ricchezze e le tecnologie disponibili sul pianeta. Meno lusso e meno sperpero in pochi paesi affinché si abbia meno povertà e meno fame su gran parte della Terra. Non più trasferimenti al Terzo Mondo di stili di vita ed abitudini di consumo che rovinano l’ecosistema. Rendiamo più razionale la vita umana. Applichiamo un ordine economico internazionale giusto. Utilizziamo tutta la scienza necessaria per uno sviluppo sostenuto senza inquinamento. Paghiamo il debito ecologico e non il debito estero. Scompaia la fame e non l’uomo. Quando le supposte minacce del comunismo sono sparite e non rimangono più pretesti per guerre fredde, corse agli armamenti e spese militari, che cosa impedisce di dedicare immediatamente queste risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e a combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta? Cessino gli egoismi, cessino gli egemonismi, cessino l’insensibilità, l’irresponsabilità e l’inganno. Domani sarà troppo tardi per fare ciò che avremmo dovuto fare molto tempo fa». [Fidel Castro, Conferenza ONU su ecosistema e sviluppo, 12 giugno 1992]
Post n°15045 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
La partecipazione del PC, l'Italia alle elezioni europee rafforza la lotta comune contro l'UE imperialista e il capitalismo In Italia, il Partito Comunista (PC) haannunciato che il partito è riuscito a superare gli ostacoli per partecipare alle elezioni europee. La legge reazionaria in Italia pone ostacoli a partiti che non hanno una rappresentanza parlamentare, che richiede la raccolta di migliaia di firme (145.000), provenienti da tutte le regioni del paese e con costi significativi per la verifica della loro autenticità. Il CP (I), sfruttando la possibilità offerta dalla legge elettorale per partecipare alle elezioni con il sostegno di un partito che ha eletto deputati, come il KKE , ha presentato una domanda per partecipare a tutte le regioni, senza bisogno per raccogliere le firme. Sul logo delle schede del PC, l'Italia ci sarà anche, oltre al proprio logo, il logo elettorale del KKE, nonché quello dell'Iniziativa Comunista Europea. Come menzionato nella dichiarazione del PC: "Il PC ha ottenuto l'approvazione ufficiale per partecipare alle elezioni europee in tutto il territorio italiano e le schede con la falce e il martello saranno presenti in tutta Italia.La nostra lotta contro l'UE avanzerà insieme ai CP dell'Europa nel suo complesso, per dare voce ai lavoratori e agli strati popolari. Votiamo per il Partito Comunista il 26 maggio ". I compagni italiani in una dichiarazione del PB del CC esprimono il loro ringraziamento per il gesto del KKE, fornendo loro il suo simbolo, come una "dimostrazione di vero internazionalismo" e osservano che "la partecipazione alle elezioni europee non cambia la nostra opinione sulla natura immutata dell'Unione Europea e dei suoi organi istituzionali Come abbiamo fatto nelle elezioni generali del 2018, diremo chiaramente ai lavoratori che un voto per il PC (I) è un voto per rafforzare la prospettiva storicamente importante di demolire la società capitalista e concentrare le forze nella direzione di costruire una società socialista ".
Post n°15044 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Alla fine per sancire la conclusione del quest, cioè la fine dell’avventura che ha segnato questo primo ciclo dell’universo cinematografico Marvel, verrà citato un momento chiave del suo inizio. È l’apice di Avengers: Endgame film che come previsto si nutre dei film precedenti dell’universo Marvel, non solo per tirarne le fila ma anche per usare quelle storie per raccontare la propria trama. In questa grande chiusura c’è molto di prevedibile ma anche un buona dose di sorprese, a tanti livelli diversi. Sorprende innanzitutto che la saga del MCU scelga di non seguire la struttura fondata da Il Signore Degli Anelli (il padre del concetto di franchise moderno), canonizzata da Harry Potter e seguita da tutte le piccole grandi saghe americane: nonostante gli eventi del film precedente, avvicinandosi al suo finale il tono non si fa più dark, più scuro, più disperato, anzi! Endgame contraddice la regola per la quale un franchise deve diventare adulto nel suo finale facendosi più cupo e alzando la posta dei propri temi, mostrandosi vivace, una commedia non priva di macchiette, in cui per tutta la prima ora non c’è azione ma tantissimo dialogo, pura scrittura. È una grande scelta che spiazza e dà al film non il passo della chiusura forsennata ma quello della grande epopea. Dopo la prima ora inizia un po’ di azione, più che altro di suspense, e solo nell’ultimo terzo si marcerà ai ritmi che ci si può aspettare con le proporzioni giganti attese (e finalmente con un ruolo protagonista dello score). Di nuovo: non è un peso, anzi. Endgame ha il coraggio di esplorare, anche se limitarsi a concludere in continuità con il resto sarebbe stato più che sufficiente. Quel che invece il film conferma è che nel mondo Marvel, in cui i sentimenti sono quasi sempre spiegati e raccontati, le parti più oneste e meno didascaliche passano per gli oggetti. È una differenza non da poco con il resto del cinema mainstream. Infinity War era l’apoteosi del parlarsi tramite l’attrezzatura, aiutarsi, modificarla e passarsela per dimostrare stima, rispetto e affezione, qui il momento più sentimentale in assoluto (prima del gran finale) sarà affidato a… un dispositivo di uso comune. Nel mondo degli eroi continuano ad essere gli strumenti, la tecnologia o i gadget i veri conduttori dell’emotività, le parole sono solo dei simulacri (che è poi la dimostrazione che al netto di tutto rimangono racconti che seguono le regole del cinema maschile). Nonostante Endgame, in quanto conclusione, sia fisiologicamente più emozionante di Infinity War ma decisamente meno appassionante (perché la costruzione di una storia è sempre più accattivante della sua risoluzione, la quale inevitabilmente marcia sui sentimenti più scontati), conferma la perfezione formale e tutta la maestria artigianale costruita in questi anni dalla Marvel. Il bilanciamento dei toni, la fusione tra falso e vero, i ringiovanimenti digitali, gli scenari galattici e quelli molto intimi, la radice “americana” e le ambizioni planetarie, c’è tutto. Cinema di produzione pazzesco che lavora benissimo con gli attori e come Ant-Man passa bene dal macro al micro (ma ci sono arrivati, nei primi film non gli riusciva perfettamente). Basta vedere Thor, personaggio diventato con gli anni il più ironico per assecondare la scoperta della vena di commedia del suo interprete e qui apertamente comico, addirittura slapstick. Ora è innegabile: la Marvel al cinema non ha cambiato i suoi personaggi solo in funzione delle trame ma in base alle caratteristiche di chi li ha interpretati (e non viceversa, scegliendo chi poteva somigliargli). A partire da Iron Man per finire con il cambio di Thor in corsa, è stato un modo di mettere al centro gli attori, uno che qui paga più che mai e che non a caso è celebrato nei titoli di coda con le firme degli attori (!). Con Robert Downey Jr. in testa, il più in palla, il più impegnato, il più caricato del peso drammaturgico già nella prima scena, tutto il cast lavora sulla recitazione meglio e con più spazio che in passato. L’aumento di dialogo e diminuzione dell’azione glielo consente, ma è proprio il film che glielo chiede. In una saga in cui l’azione sembra non fermarsi mai ed è stata quasi sempre appassionante, il finale si ferma molto e spesso, trovando l’ultima cosa che mancava al MCU: la capacità di scegliere di non ricorrere all’azione.
Post n°15043 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
COURTESY HBO Nella sua ottava e ultima stagione il Trono di Spade ha modificato sostanzialmente la sua sigla. Quella originale, lo ricorderete bene, era un volo d'uccello da un capo all'altro di Westeros, con le città d'ingranaggi che spuntavano dal suolo. Bella animazione, musica non ne parliamo, e un'idea semplice ma geniale alla base: una mappa, preambolo necessario di tanti fantasy cartacei, che aiuta i lettori a orientarsi in un mondo completamente nuovo. Dalla prima alla settima stagione, questo volo d'uccello sceglieva le sue tappe con regole precise: i presenti nell'episodio, più tre appuntamenti fissi, la Barriera, Approdo del Re e dovunque si trovasse Daenerys in quel momento, anche se non era presente in quel particolare episodio. Con l'ottava stagione queste regole sono diventate inutili e la sigla si è evoluta. Vediamo come, partendo da alcuni dettagli per arrivare poi al vero conflitto nascosto. Avrete notato che le immagini in bassorilievo sulle cinture dell'astrolabio sono cambiate. Nella vecchia sigla, le immagini ripercorrevano tre pagine fondamentali della storia di Westeros: la caduta di Valyria, la ribellione di Robert e il trionfo di Robert. Ora invece gli eventi rappresentati ci sono molto più familiari: la distruzione della barriera ad opera del drago non-morto del Re della Notte; le Nozze Rosse con tanto di testa di lupo; la nascita dei draghi di Daenerys con annessa cometa. Il messaggio è semplice: le prime sette stagioni sono ormai le nuove pagine fondamentali della storia di Westeros, e allo stesso tempo sono soltanto il preludio agli eventi dell'ottava stagione. Ma passiamo alla mappa vera e propria: la camera plana verso il basso e incontra la Barriera, naturalmente infranta. Si parte da qui e non più da Approdo del Re perché questo è il nuovo centro del mondo, il luogo dove si decidono le sorti di tutti. Non vediamo però scritto "The Wall" o "Eastwatch" - o almeno nessuna scritta viene inquadrata. Vediamo solo ghiaccio che avanza. Questa adesso è la terra degli Estranei, che non parlano e non scrivono (se non con i cadaveri) e quindi le cose e i luoghi non hanno più un nome. È un destino impietoso, che ci fa subito temere per gli altri luoghi più a sud. Passata la Barriera sorvoliamo Last Hearth, Ultimo Focolare, già circondato dal ghiaccio. È la prima volta che lo vediamo: viene inquadrato per pochi istanti (come a dire "non vi affezionate troppo"), e poi tiriamo dritti verso Grande Inverno e il suo Albero del Cuore. Con le sue foglie rosso sangue, l'albero è la prima traccia di vita che incontriamo. E qui le cose cominciano a cambiare davvero perché la telecamera si infila all'interno del castello, in un gran serrarsi di porte su porte. È la preparazione per l'assedio, militare ma ancor più psicologica. La sigla si addentra nei corridoi di Grande Inverno, nella sala principale e poi nella cripta di famiglia degli Stark, per ricordarci che il punto della serie non sono i castelli, ma gli ingranaggi che li fanno dispiegare in superficie. Non le battaglie e i grandi eventi, ma le storie dei personaggi e le loro vicende più intime. Su questo piano si combatterà la battaglia finale. Lo stesso trattamento è riservato ad Approdo del Re. La musica raggiunge le sue note più alte mentre la telecamera entra dalla porta della città, si dirige verso la Fortezza Rossa, scende giù per una torre fatta di ingranaggi, esplora i sotterranei e risale fino alla sala del trono. Sul Trono di Spade spicca il leone dei Lannister: scranno e stemma uniti sono l'equivalente di una coppa inquadrata all'inizio di una finale. Hanno letteralmente la stessa forma della Coppa del Mondo ed emanano la Domanda con la D maiuscola: che stemma troveremo nei prossimi episodi? La risposta a questa domanda sembra arrivare subito dopo, quando appare il terzo bassorilievo, quello con la nascita dei draghi di Daenerys (ma chi ci casca?), e infine titolo e chiusura classica. È cambiato molto rispetto alle sigle delle stagioni precedenti, ma una novità sembra essere la più importante: la dimensione verticale. Il mondo non viene più esplorato orizzontalmente, da un continente all'altro, ma verticalmente: dalle torri alle sale del potere fino ai sotterranei. Questa profondità, che la serie ha sempre avuto, viene rimarcata perché è in diretta opposizione con la superficialità degli Estranei, rappresentati dall'avanzare delle lastre di ghiaccio. Il mondo dei morti è piatto e senza vita, non può essere penetrato perché non contiene niente. Ciò che gli Estranei portano è la fine delle trasformazioni, degli scontri, delle complessità che hanno animato la serie. I castelli invece si sviluppano in ogni direzione e nelle loro profondità racchiudono le storie di tutti gli esseri umani che ancora li abitano. Gli Estranei arrivano a cancellarle. Il Ghiaccio e il Fuoco delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco hanno assunto vari significati nel corso delle stagioni: Stark e Lannister, Estranei e Draghi, Jon e Daenerys e finalmente vita e morte. Buona visione.
Post n°15042 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
A più di due anni di distanza dal suo ultimo istrionico progetto discografico d’inediti, Renato Zero è pronto a tornare sulle scene discografiche con un nuovissimo ed entusiasmante album. Ad annunciarlo è stato lo stesso cantautore romano durante la sua ospitata nel corso della quarta puntata del serale di Amici di Maria de Filippi. L’album sarà intitolato Zero il Folle e sarà il trentesimo album d’inediti della voce de I migliori anni della nostra vita. Il disco, ancora in fase di produzione, uscirà il prossimo mese di ottobre con la produzione internazionale di Trevor Horn, produttore britannico già vincitore di un Grammy e collaboratore di artisti come Robbie Williams, Seal e Paul McCartney. Horn non è alla prima esperienza al fianco di Renato Zero: i due già collaborarono per alcuni brani dell’album Amo (2013). Chissà che con un titolo così Zero non scelga di riproporsi al pubblico in una veste più vivace rispetto ai suoi ultimi progetti discografici e maggiormente fedele ad una delle sue ultime apparizioni televisive quando ripropose la sua celebre Il triangolo in una nuovissima versione contemporanea
Post n°15041 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Info e biglietti in prevendita per i concerti di Renato Zero da novembre per il supporto di Zero Il Folle. I concerti di Renato Zero partiranno dal mese di novembre e saranno legati al nuovo disco di inediti Zero Il Folle, che ha intenzione di spedire sul mercato da ottobre. Già annunciato il produttore, che il cantautore romano ha individuato in Trevor Horn. I biglietti per assistere ai concerti sono in prevendita su TicketOne e in tutti i canali abilitati a cominciare dal 9 maggio, con Vivaticket come unica piattaforma ufficiale. Si ripeterà quindi la medesima esperienza di Zerovskij, con i tagliandi di ingresso affidati a Vivaticket. Ancora da stabilire le prevendita esclusive per i soci di Fonopoli, mentre le prevendite generali inizieranno dal 9 maggio. Si attende anche la temuta coda, che consente di entrare sulla piattaforma per soli 15 minuti, quelli utili per l’acquisto dei biglietti per i concerti le cui date sono già state annunciate ma che potrebbero diventare molte di più rispetto a quelle già dichiarate. La consegna dei biglietti tramite Vivaticket è garantita con corriere espresso, al costo aggiuntivo di circa 9-10 € oppure con modalità di stampa da casa. In questo caso, non è previsto il ritiro in cassa invece garantito da altre piattaforme di vendita. I tagliandi saranno anche disponibili nei punti vendita abituali sempre dal 9 maggio. Il disco è invece atteso per il mese di ottobre e sarà di inediti, come ci si aspettava dalle indiscrezioni trapelate negli ultimi mesi e che erano state rilasciate da Phil Palmer in occasione del concerto di Firenze dei Dire Straits Legacy. Come dichiarato da Renato Zero durante l’ultima puntata del serale di Amici di Maria De Filippi, i lavori per il nuovo album si terranno in quel di Londra. Qui di seguito, le date del tour finora annunciate. Roma 1,3,4 e 6 novembre Palazzo dello Sport (Roma) Firenze 14 e 15 novembre Nelson Mandela Forum Pesaro 23 e 24 novembre Vitrifrigo Arena Livorno 7 e 8 dicembre Modigliani Forum Torino 14 e 15 dicembre PalAlpitour Bologna 21 e 22 dicembre Unipol Arena Milano 11 e 12 gennaio Mediolanum Forum Eboli 18 e 19 gennaio Palasele Bari 23 e 25 gennaio PalaFlorio
Post n°15040 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15039 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15038 pubblicato il 24 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15037 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15036 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15035 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15034 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15033 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15032 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15031 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15030 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15029 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Post n°15028 pubblicato il 23 Aprile 2019 da Ladridicinema
Ma cosa ci dice il cervello è un film di genere commedia del 2019, diretto da Riccardo Milani, con Paola Cortellesi e Stefano Fresi. Uscita al cinema il 18 aprile 2019. Durata 100 minuti. Distribuito da Vision Distribution. - DATA USCITA: 18 aprile 2019
- GENERE: Commedia
- ANNO: 2019
- REGIA: Riccardo Milani
- ATTORI: Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Vinicio Marchioni, Lucia Mascino, Claudia Pandolfi, Tomas Arana, Teco Celio, Remo Girone, Ricky Memphis, Emanuele Armani, Giampaolo Morelli, Chiara Luzzi, Alessandro Roia, Carla Signoris
- PAESE: Italia
- DURATA: 100 Min
- DISTRIBUZIONE: Vision Distribution
TRAMA MA COSA CI DICE IL CERVELLO: Ma cosa ci dice il cervello, il film diretto da Riccardo Milani, racconta la storia di Giovanna (Paola Cortellesi) una donna dimessa, addirittura noiosa, che si divide tra il lavoro al Ministero e gli impegni scolastici di sua figlia Martina. Dietro questa scialba facciata, Giovanna in realtà è un agente segreto, impegnato in pericolosissime missioni internazionali. In occasione di una rimpatriata tra vecchi compagni di liceo, i gloriosi “Fantastici 5” (Stefano Fresi, Vinicio Marchioni,Lucia Mascino, Claudia Pandolfi), tra ricordi e risate, Giovanna ascolta le storie di ognuno e realizza che tutti, proprio come lei, sono costretti a subire quotidianamente piccole e grandi angherie al limite dell’assurdo. Con tutti i mezzi a sua disposizione e grazie ai più stravaganti travestimenti, darà vita a situazioni esilaranti che serviranno a riportare ordine nella sua vita e in quella delle persone a cui vuole bene. Dal Trailer del Film: Voce off: Qual è il nostro obiettivo principale? Giovanna (Paola Cortellesi): Proteggere i cittadini senza che se ne accorgano!
Enrico (Giampaolo Morelli): Stai mettendo a repentaglio vent'anni di carriera per vendicare i tuoi ex compagni di scuola?!
Giovanna: Allergie? Donna (Paola Minaccioni): So' allergica ai gamberetti, proprio me sento mori'! Tu damme un gamberetto e io schiatto!
Donna: So' gonfia, c'ho la bocca gonfia, la lingua gonfia, la gola gonfia, so' tutta gonfia!
Bambina: Perché tu e papà vi siete lasciati? Giovanna: Perché mamma e papà fanno tutti due dei lavori troppo impegnativi! Bambina: Lui sì, ma tu calcoli la trattenuta d'acconto! Giovanna: Si dice ritenuta d'acconto! IL CAST DI MA COSA CI DICE IL CERVELLO:
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45