Amina Narimi
con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria
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Post n°764 pubblicato il 20 Aprile 2012 da claudia.sogno
Allargare l'orecchio sulla pancia dei desideri,dei bisogni,è il Grande Cavallo Blu, quel ventre una stanza del paradiso terrestre che contiene una sia pur minuscola pedana, dove salire sopra fa venir facile il dire, l'll mostrare di sè la combinazione,la soglia fin dove la fronte tocca le ginocchia piegate, a sentire la mano oltre quel muro...juntosss
"Era l'utima domenica di febbraio,limpida e ventosa quando Marco Cavallo tento' di uscire dal laboratorio.Era troppo grande,appesantito dal carico di bisogni e desideri che si portava dentro. Le porte erano strette,provò la porta del giardino,poi la veranda,pensando di saltare la ringhiera.Cercò di piegarsi,di mettersi di taglio,si abbassò,pancia a terra,si ferì.Niente.Restava chiuso dentro. Tutti erano lì a guardarlo:era quello il suo momento. Cominciò a correre nervoso per il lungo corridoio del vecchio reparto "P" trasformato in laboratorio,avanti e indietro,proprio come avevano fatto per anni i malati che lo avevano abitato. Giuliano cercò di calmarlo,dicendo che bisognava aspettare,che forse non era quello il momento,che bisognava avere pazienza.I malati cominciarono a pensare di avere solo sognato,secoli di grigio tornarono nelle loro teste,urla disumane assordarono le loro orecchie.Dino Tinta piangeva Marco Cavallo,fremendo,testa bassa cominciò una corsa furibonda,come impazzito,verso la porta principale e,senza più esitazione,oramai a gran carriera,aggredì quel pezzo di azzurro e di verde oltre la porta. Saltarono gli infissi,i vetri.Caddero calcinacci e mattoni. Marco Cavallo arrestò la sua corsa nel prato,tra gli alberi,ferito e ansimante,confuso all'azzurro del cielo. Gli applausi,gli evviva,i pianti,la gioia guarirono in un baleno le sue ferite.Il muro,il primo muro,era saltato. La prima grande uscita in città,paradossalmente trionfale. Poi,così come era destino,in giro per il mondo."
è l'essere presenti Insieme che fa scappare lo stare male, l'll mondo a ondate arrivare nelle orecchie come quel fungo,che gira fino al clik
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“Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercato al telefono e tu non c’eri, ma li, nella tua lontananza, ti trattano bene? [..] Se cosi non fosse, mandami a dire.
[..] Se solo potessi liberarmi di questa libertà, la scambierei immediatamente con il nosro vecchio casamento: In quel luogo stavamo bene, protetti da mura e portoni pesanti: non potevamo uscire e pochi potevano entrare.
Poi si ricorda di tanti episodi e chiede a lei se si ricora di quella volta:
“Era il piu freddo dicembre che avessimo mai vissuto, tanto che ci costrinsero nelle camere perché il cortile era cosi bianco e liscio che sembrava una pista di pattinaggio: solo al centro doveva esserci un’aiuola, resisteva ancora in piedi un piccolo fiore bianco. Io e te ci guardavamo dalle finestre, quando tu con gesti strani cercavi di farmi capire qualcosa. Impiegai non so quanto tempo prima di afferrare il tuo desiderio, volevi a tutti i costi quel fiore coraggioso. Vestito com’ero del solo pigiama e sfidando la sorveglianza infermiera, mi precipitai giu dalle scale e , attraversando portone su portone arrivai in giardino, dove mi esibii in una danza memorabile. Passo, giravolta e a terra, capriola, fino a cadere cinquanta volte prima di arrivare al tuo desiderio. Quando lo raccolsi lo innalzai al cielo come il trofeo della vittoria. Poi segui il ritorno con la cautela di non rovinare il fiore, e per questo mi misi con la pancia in giù e strisciai come fanno i soldati quando attraversano le trincee. Arrivato, passai il fiore bianco ad una inserviente che ebbe la premura di portartelo. Io riuscii a raggiungere la mia finestra giusto in tempo per vederti., dolce mentre stringevi il mio omaggio delicato sul cuore.: fu un momento da incorniciare e da mettere da parte, perché l’incantesimo subito dopo si ruppe e il ghiaccio bianco si sciolse, lasciando il fiore al suo colore secco. Quella fu l\\\'ultima immagine dell\\\'episodio, subito dopo fui colpito dai pugni potenti dei controllori, offesi per l\\\'affronto della mia disobbedienza. Quindi fui ricoverato in infermeria, non per le contusioni subite ma per una broncopolmonite e una febbre a quaranta e passa che mi regalò quel dicembre incredibilmente freddo al Casamento del San Giovanni di Tieste\\\"
Desti nel campo di zingari e desti in tenda nel deserto
scorre sabbia dai nostri capelli,
la tua, la mia età e l'età della terra
non si misura con gli anni(..)
Devo dirti che con l'ultima neve si è sciolta nel giardino
(..)
Han piaghe i nostri piedi per molte e molte pietre.
Uno è sano. Con lui salteremo,
finchè il re dei fanciulli con in bocca la chiave del regno
non ci prenderà con sé e noi canteremo:
E' una bella stagione, quando il dattero è in fiore!
Chi cade ha le ali.
Purpurea digitale orla il sudario dei poveri,
e il tuo tesoro sul mio sigillo come foglia cala.
Si va a dormire, caro, il gioco è finito.
In punta di piedi. Si gonfiano le camicie bianche,
Papà e mamma dicono che ci sono i fantasmi
quando scambiamo il respiro."
Ingeborg Bachmann, "Il gioco è finito"