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Amina Narimi

con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria

 

 

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Mãnana en la batalla piensa en mí

Post n°770 pubblicato il 11 Maggio 2012 da claudia.sogno
 

.. ... Mañana en la batalla piensa en mí
«Forse non è la cosa più sensata, da parte di uno scrittore che scrive soprattutto romanzi, confessare che gli sembra sempre molto strano non soltanto scriverne ma anche leggerne. Ci siamo abituati a questo genere ibrido e flessibile da almeno trecentonovant'anni, da quando nel 1605 usci la prima parte del Chisciotte e ci siamo cosi tanto abituati che consideriamo del tutto normale il gesto di aprire un libro e di cominciare a leggere ciò che non ci si nasconde che è finzione, vale a dire, qualcosa di non accaduto, che non ha avuto luogo nella realtà.
Cioran spiegava che non leggeva romanzi proprio per questa ragione: poiché sono accadute tante cose nel mondo, non poteva interessarsi a quelle che non sono neppure avvenute; preferiva le memorie, le autobiografie, i diari, gli epistolari e i libri di Storia.
Forse Cioran non aveva torto e forse è inspiegabile che persone adulte e più o meno coscienti siano disposte a immergersi in una narrazione di cui sin dal primo momento sanno che si tratta di un'invenzione. È ancora più strano se consideriamo che i nostri libri attuali hanno in copertina, ben visibile, il nome dell'autore, spesso la sua foto e una nota biografica nel risvolto, talvolta una dedica o una citazione, e sappiamo che tutto questo è ancora di quell' autore e non del narratore. A partire da una determinata pagina, come se con quella pagina si levasse il sipario di un teatro, fingiamo di dimenticare del tutto ciò di cui siamo bene al corrente e ci accingiamo ad ascoltare un'altra voce - in prima o in terza persona - che tuttavia sappiamo essere la voce di quello scrittore, impostata o mascherata.
Che cosa ci dà questa capacità di simulare?
Sembra l'uomo abbia bisogno di una certa dose di finzione, dell'immaginario oltre che dell'accaduto e del reale.
C'è da conoscere il possibile oltre che il vero, le congetture e le ipotesi e i fallimenti oltre ai fatti, ciò che è stato tralasciato e ciò che sarebbe potuto essere oltre a quello che è stato,talvolta morbosa curiosità,desiderio psicotico di sapere qualcosa di cui si potrebbe fare a meno.
Quando si parla della vita di un uomo o di una donna, quando se ne traccia una ricapitolazione o un riassunto, quando se ne racconta la storia o la biografia, in un dizionario o in una enciclopedia o in una cronaca o chiacchierando tra amici, si è soliti raccontare ciò che quella persona ha portato a compimento e ciò che è effettivamente accaduto.
Mica solo le diverse fasi della nostra vita ci risultano e ci compendiano,l'accaduto e ciò che abbiamo ottenuto, ciò che abbiamo realizzato,non soltanto costituisce la nostra esistenza.
Le nostre perdite,i nostri rifiuti,le omissioni,e nostri desideri insoddisfatti, ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, tutte quelle numerose possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi - tutte tranne una, alla fin fine-delle nostre esitazioni e dei nostri sogni, dei progetti falliti e delle aspirazioni false o deboli, delle paure che ci hanno paralizzati, di ciò che abbiamo abbandonato e di ciò che ci ha abbandonati. Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati, tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto, indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che sarebbe potuto essere.
Quale moleskine la finzione,forse,ci racconta tutto questo, a servirci da promemoria di quella dimensione che siamo soliti lasciare da parte al momento di raccontare e di spiegare noi stessi e la nostra vita.Si romanza,così
Domani nella battaglia pensa a me
«Vivere nell'inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto».
Si subisce l'inganno,lo si pratica, raccontando soltanto una parte,non l'altra e mai le stesse a che ci circonda.
E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò. E quando scopriamo che qualcosa non era come l'abbiamo vissuto - un amore o un'amicizia, una situazione politica o un'aspettativa comune e addirittura nazionale - ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com'è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell'immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno.
La più completa delle biografie non è fatta d'altro che di frammenti irregolari e di scampoli scoloriti, anche la propria biografia. Crediamo di poter raccontare le nostre vite in maniera più o meno ragionata e precisa, e quando cominciamo ci rendiamo conto che sono affollate di zone d'ombra, di episodi non spiegati e forse inesplicabili, di scelte non compiute, di opportunità mancate, di elementi che ignoriamo perché riguardano gli altri, di cui è ancora più arduo sapere tutto o sapere qualcosa. L'inganno e la sua scoperta ci fanno vedere che anche il passato è instabile e malsicuro, che neppure ciò che in esso sembra ormai fermo e assodato lo è per una volta e non per sempre, che ciò che è stato è composto anche da ciò che non è stato, e che ciò che non è stato può ancora essere.
il romanzo ci racconta quello che non è accaduto,ma ancora e dippiù è vero piuttosto che i romanzi succedono per il fatto che esistono e vengono letti e, a ben vedere, con il passare del tempo ha assunto più realtà Don Chisciotte che qualunque altro dei suoi contemporanei storici della Spagna del xvii secolo; Sherlock Holmes è successo in misura più ampia che non la regina Vittoria perché continua ancora a succedere ininterrottamente, come fosse un rito; la Francia degli inizi del secolo più vera e duratura, più «praticabile», è senza dubbio quella che compare nella Ricerca del tempo perduto
Sapere tutto ciò - credere di saperlo, più esattamente - a volte non risulta sufficiente,talvolta comprendiamo meglio il mondo o noi stessi attraverso quelle figure fantasmali che percorrono i romanzi o quelle riflessioni fatte da una voce che sembra non appartenere del tutto all'autore né al narratore
Oltretutto, credo che sia vero, molto di più di quanto si finisce per dire...
...Tranne i nomi
Marta
Offerta,violata
Emersa a nudo intensa di bianco
Arresa
Trama

 

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Utente non iscritto alla Community di Libero
Franco il 11/05/12 alle 18:55 via WEB
Fantàsia, In quel luogo, gli uomini sono cordiali. Provano il bel bisogno di chiedersi a vicenda se possono vicendevolmente aiutarsi. Non si passano accanto con indifferenza, ma nemmeno si infastidiscono l'un l'altro. Sono affettuosi, ma non curiosi. Stanno vicini gli uni agli altri, ma non si tormentano l'un l'altro. In quel luogo, chi è infelice non lo è per lungo tempo, e chi prova benessere non ne fa un vanto. Gli uomini che vivono in quel luogo, dove vivono i pensieri, non pensano nemmeno lontanamente a trovare piacere nel dispiacere altrui, e a provare una ripugnante gioia quando un altro si trova in difficoltà. In quel luogo, la gioia per le disgrazie altrui è una vergogna. Ciascuno preferisce essere danneggiato in prima persona piuttosto che vedere danneggiato un altro. Questi uomini provano un bisogno di bellezza perché non amano vedere le disgrazie dei propri simili. In quel luogo, tutte le persone augurano a tutti soltanto il meglio. In quel luogo non c'è nessuno che auguri il bene soltanto a se stesso, e che voglia vedere soltanto il buonumore della propria moglie e dei propri figli. Vuole che anche le mogli degli altri e i figli degli altri si sentano felici. In quel luogo, quando un uomo vede qualche infelice, vede rovinata anche la propria felicità, perché in quel luogo, dove vive l'amore per il prossimo, l'umanità è una famiglia, e nessuno può essere felice se non tutti lo sono. In quel luogo, invidia e gelosia sono sconosciute, e la vendetta è un'eventualità impossibile. In quel luogo, nessun uomo è d'intralcio agli altri, nessuno trionfa sugli altri. Se qualcuno rivela una debolezza, non si trova nessuno che ne voglia trarre immediatamente profitto, perché ciascuno ha un bel riguardo nei confronti degli altri. In quel luogo, i forti e i potenti non possono raccogliere ammirazione, perché tutti possiedono forza in egual misura ed esercitano lo stesso potere. Gli uomini danno e prendono in nome di una gradevole reciprocità, che non ferisce né la ragione, né l'intelletto. In quel luogo, l'amore è la legge più importante, l'amicizia la prima regola. Non ci sono ricchi e poveri. In quel luogo, dove vive l'uomo sano, non ci sono mai stati re e imperatori. In quel luogo, la donna non domina sull'uomo, ma allo stesso modo l'uomo non domina sulla donna. Nessuno comanda, se non nella misura in cui ciascuno comanda su se stesso. In quel luogo, tutti servono tutti, e il senso del mondo fa chiaramente in modo che il dolore venga eliminato. Nessuno vuole provare piacere: di conseguenza, tutti lo provano. Tutti vogliono essere poveri: ne consegue che nessuno è povero. In quel luogo, in quel luogo è bello, in quel luogo vorrei vivere. Vorrei vivere tra uomini che si sentono liberi perché si limitano. Vorrei vivere tra uomini che provano stima reciproca. Vorrei vivere tra uomini che non conoscono paure. Questa è finzione? Non accade, Quel luogo non esiste?
 
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 12/05/12 alle 00:24 via WEB
quel luogo è la persuasione,un cuore in ascolto,il nostro accogliemento,la condivisione,come scrivi tu,FrancoOspite,senza la condivisione nulla,credo,di quanto scopriamo,pensiamo,proviamo ha senso,
senza Fantàsia
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
simurg l\'ombra il 11/05/12 alle 19:46 via WEB

Gioco o turbamento, eguale appare
lo spiazzamento che conduce la trama
L'inganno che trasfigura ogni idea di verità
Il bene e il male che sibila e nasconde
Quella parte di noi che si muove nell'ombra
si incontra, spesso, il quel narrare, senza nominare
e resta segreta, sia pur nell'intimo riconosciuta.
Quello che abbiamo finto di dimenticare, riappare
Non importa sia vera o falsa la storia
tanto l'abbiamo sempre fatto quello di ingannarci da soli
E' una delle vie possibili di salvezza, di consolazione.
Il contenuto di verità della menzogna, la sola differenza
Personalmente prediligo fluttuare tra realtà e finzione
E ciò che appare come vero quasi sempre è costruito attorno a finzioni

 
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 12/05/12 alle 00:14 via WEB
camminare tra realtà e rappresentazione,storie hauted,per tutto il tempo..a confonder vita con letteratura e il suo viceversa,sfiorando i paralleli fino all'in_esistenza..diventa forse incidentale la finzione,quasi da doppio sogno schnitzleriano,
La posta in gioco sono le infinite possibilità di abitare gli ambienti, gli spazi, il mondo,fino a non comprendere più quello che succede o non succede
quello che succede davvero, quello che viviamo, il resto, tutto il resto, dov'è?gli scambi di destini,le apparizioni..quali i gradi dell'inganno?
Credo che il dubbio non valga meno di una preghiera
 
wal59ter1
wal59ter1 il 11/05/12 alle 22:35 via WEB
penso che la fantasia o le visioni di chi scrive sia realtà di fatto ....sono state pensate,flash che scorrono nella mente....è reale non solo ciò che è materiale....un racconto può essere una affermazione di principio o messaggi lasciati liberi ........ ...SSSSera....:)
 
 
claudia.sogno
claudia.sogno il 12/05/12 alle 00:30 via WEB
di quella fantasia mi vesto i giorni fino a spogliare la finzione in fantastica realtà
notte a te Wal e ter
 
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