Amina Narimi
con la fragilità che io immagino degli angeli quando spostano tra i fiori un buio d'aria
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"Non invano hanno soffiato i venti,
non invano c'è stata la tempesta.
Un misterioso qualcuno ha colmato
i miei occhi di placida luce.
Qualcuno con primaverile dolcezza
ha placato nella nebbia azzurrina
la mia nostalgia per una bellissima,
ma straniera, arcana terra.
Non mi opprime il latteo silenzio,
non mi angoscia la paura delle stelle.
Mi sono affezionato al mondo e all'eterno
come al focolare natio.
Tutto in esso è buono e santo,
e ciò che turba è luminoso.
Schiocca sul vetro del lago
il papavero rosso del tramonto.
E senza volerlo nel mare di grano
un'immagine si strappa dalla lingua:
il cielo che ha figliato
lecca il suo rosso vitello."
Forse esistono profezie, pronunciate con voce tenue, intime, quelle fedi che si scolpiscono fra le persone, quelle bisbigliate ad un orecchio in lacrime, quelle che vedono un successo negli occhi di qualcuno, o una felicità imminente, quelle che ti leggono dentro ciò che dice la tua scintilla - ma di queste è bene non parlare: esistono sacri troppo sacri o ridicoli da pronunciare...
(la parola del giorno è:Profezia;oggi mi hanno detto che venerdì dovrò recarmi a Baku..ecco mi è parsa una pro-fezia)
Badu-kube..la città dove soffia l'll vento,
manciate di semi di luce che colpiscono l'll viso
un khazri burrascoso,
chiuso tra montagne come deserti,l'Azerbaijan
bianco di neve, lino ebraico, abito di donna caduto tra due solchi di terreno
prima dell'alba,dopo la tempesta
Avamposti così raccolti assieme da sembrare in lontananza fortezza invalicabile
selvaggia oltre l'udito, le sue frontiere,l'll canto
fa volteggiare le parole,la voce precipita in un bisbiglio,un debole sospiro di Mugham
regole e improvvisazioni penetrano le valli
radure tenere,dove fa più caldo l'll Caucaso è sempre verde
.
Sono gli alberi delle foreste, l’erba dei pascoli, l'll grano dei campi,
i frutteti degli orti,reticolati che spuntano fuori dalla neve come lunghe litanie
acqua che cola come le acque le Bosforo
Bakù è distanza, bellezza di lontananza,
murata città
Al centro del tappeto una donna
Parla con l’aria: “Tu non ferisci”, dice,
ma l’aria brucia e rade
sembra tenere i piedi affondati in mucchi di neve,
nelle mani i segni di maggio
e tutto ciò che di irripetibile sogna, le scuote l'anima
spinta dal cuore che batte soltanto più forte
nel bene,nel male
sul piatto azzurro del cielo la notte sogna
tende le dita,dentro l'anello di Baku
si prepara a partire
a cercare perfetta,
la propria scomparsa
LA PREGHIERA DI NARIMI
VERRAI
SORGIVA
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