Creato da fenormone0 il 14/03/2013

Il Fornaio

Guadagnarsi la Pagnotta

 

 

Self Note

Post n°209 pubblicato il 13 Maggio 2016 da fenormone0

Pensi che per Tobias sia facile ingranellare  le tue polveri
o sedersi in luoghi che avevano ospitato guerre,
dissimulando farneticazioni e plastici di battaglie
con la pipa in mano e tante bestemmie a fior di lingua?
Credi sia possibile per Lui fare da Profeta e ringraziare
stelle, sole e luna per non essere cadute una dopo
l'altra a salutare il piglio dei fottuti e l'arroganza
dei postulanti? Spero davvero di No. Devi sapere
che quest'uomo è raccolto come un pugno di
esplosivo e appena gli apri le dita a forza ti
esplode in faccia. Con brutalità, morte e una certa
rabbia. Così, lascialo spettinare le capigliature
degli alberi, correre sopra le staccionate e giocare
brutti tiri ai contadini. Ne varrà la pena, perché
quando si stancherà di inseguire aquiloni e sondare
le vie delle api fino alle colline sottosopra, tornerà
a baciarti e a farti dono di intrecci lirici e fiori
contorti. Con il suo sudore bagnerà la marcia
della banda e riannoderà stralci di vite, le stesse
che aveva lasciato tagliare a qualche monello
assassino nelle scorse stagioni. Medico dalle
qualità terrene e dai saltimbanchi come assistenti,
coprirà le fosse e stenderà veli per raccogliere olive.
Basterà che tu non gli dia retta e pretenda di forgiarlo
a doppia mandata, o di aggraziarlo con dediche
scritte da altri sulla sua pelle senza macchie. Solo
così, Ti assicuro, rimedierà un bottiglia di succo di
mirtillo e la piazzerà accanto alle preghiere. Prima
di addormentarsi nel framezzo dei tuoi seni a coppa.

(Produzione propria - 25-10-2015)
















































La malinconia è una forma di gloria.











































 
 
 

Pescatori di uomini

Post n°208 pubblicato il 06 Maggio 2016 da fenormone0

Wilson stava guidando sull'interstatale 18 vicino Madras 

quando notò al lato della strada un tizio seminudo con solo
un panno bianco stretto intorno alla vita, scalzo e con quella 
che pareva una ferita abbastanza profonda sul costato. Sulla testa 
aveva uno strano aggeggio che, quando Wilson rallentò e passò 
a passo d'uomo a fianco dell'uomo, si rivelò essere una specie 
di corona di spine, ficcata senza tanti convenevoli sul cranio. 
Il tipo, dalla morbida barba bionda, teneva in mano un gigantesco 
cartello che recitava :"Gesù non è morto e risorto a caso". 
Wilson, che di professione faceva il rappresentante di una ditta 
di cosmetici, era reduce da un proficuo tour di lavoro ed era di
buon umore anche se vagamente rintronato e decise senza pensarci
due volte di accostare al lato della strada e di spegnere il motore.
Il tizio, conciato in quella maniera, non si diede cura di Wilson e
continuava a sporgere il suo cartello alle macchine sfreccianti. Il
rappresentante gli si avvicinò accendendosi una sigaretta e ne porse
una al tizio che l'accettò sorridendo solo con gli occhi. "Brutta posizione",
fece "una vale l'altra" rispose l'uomo schermando la fiamma dell'accendino.
"Chi sei?". Interloquì Wilson che trovava inutile i convenevoli. "Mi chiamo
Jay Christ e sono qui per mettere in guardia il genere umano dai rischi
della perdita dei valori". "Sei pagato per questo? Sei di qualche setta?".
Jay Christ sorrise smorzato e gli rispose buttando fuori il fumo dal naso
"Rappresento Me stesso, e gli Uomini di buona volontà." Wilson accennò
alla ferita sul costato :"Te lo sei fatto Tu quel brutto strappo? perdi sangue."
"Oh no me l'ha fatto chi mi voleva male." E sollevò le mani nude mostrando
delle piaghe repellenti sulle palme "Anche queste mi sono state fatte da 
individui che disprezzano la Buona Novella". Wilson stette un po' a riflettere,
poi, improvvisamente, e come colto da un subitaneo pensiero, si rivolse al
Tizio e gli mormorò :"Hai un altro cartello, per caso? Potrei mettermi dall'altra
parte della carreggiata così non ti incasineresti con tutto il lavoro..." Jay
Christ si sistemò leggermente la corona di spine e subito qualche rivolo di 
sangue purpureo gli scorse sulla fronte e giù, lungo le guance. "Guarda dietro
a quell'albero, ce n'è uno con scritto GESU HA PERDONATO I SUPERBI,
potrebbe piacerti." E schiacciò il mozzicone di cicca fra l'erba con il tallone
nudo. Fu così che William Wilson si trovò una nuova attività a tempo pieno
a fianco di Jay Christ. Abbandonò moglie e figli e un lavoro sicuro e prese
a percorrere le interstatali tra lo stato di Washington e l'Oregon, recando 
un Messaggio d'Amore e di Pace.

(Produzione propria. 17 - 12 - 2014)









































Lascia o raddoppia.


















 
 
 

In Paradiso saremo in tanti

Post n°207 pubblicato il 23 Aprile 2016 da fenormone0

Mi ero messo lì come tutte le mattine a fare
la mia parte di lavoro. Scrittore, si diceva. E
come tale buttavo giù porzioni a volte ispirate,
altre noiose e che non avrebbero mai visto
la luce su una pubblicazione decente. Stavo
sorbendo il mio the quando Lui si decise a
entrare e a sedersi senza tante cerimonie
accanto alla mia scrivania. Portava un lurido
cappellino da baseball, pantaloni corti di jeans
strappati in più punti, piedi nudi, maglietta
talmente usurata da essere ormai lisa e capelli
lunghi e unti, di un colore fra il rugginoso e il
verde brillante. Era, efficacemente, la visuale
permanente dell'ex narratore di successo,
alternativo ed eccessivo, qualcuno che aveva
scritto pezzi e romanzi molto ispirati, a metà
fra lo steampunk e i neoclassici, in bilico fra
Pynchon e Dumas padre; insomma un dono per
le cronache di qualche tempo prima, anche
grazie ai 4 matrimoni e al ricovero in 2 cliniche
per la disintossicazione da crack. Lo fissavo
mentre giocherellava con una confezione di
biscottini tedeschi e parlottava a bassa voce,
discutendo con sé stesso sul tempo e sulle
royalties bruciate troppo in fretta. Non avevo
il coraggio di affrontarlo; i peli mi si erano
drizzati sulla schiena e le mani si erano tolte
dal PC per cadere senza forza lungo i fianchi.
Alla fine si era deciso a uscire dalle sue stanze
dove trascorreva il tempo in una clausura acida,
ma mai avrei creduto che avrebbe trovato il
coraggio e la sfacciataggine di venirmi a tampinare
durante le mie sedute di lavoro. Mai avrei pensato
che lo avrebbe fatto in modo squinternato, straccione
e impertinente, come stava facendo. Le ciglia incollate
alle palpebre per il troppo sonno, le unghie nere e le
labbra sottolineate da una strisciolina rosso carminio,
quasi avesse sbagliato rossetto prima di uscire per
la ricreazione. Io, dal mio canto, non riuscivo ad
allungare neppure una riga sotto quello sguardo
vacuo e inopportuno e dietro quel blaterare sordo
e continuo, praticamente inintelleggibile. Restai
qualche minuto immobile e imbarazzato finché
mi decisi a borbottare qualcosa in risposta mentre
allungavo la mano per prendere il suo gomito e
cercavo di sollevarlo per allontanarlo dalla mia stanza.
Lo pregai sommessamente di lasciarmi in pace, di
andare una volta per tutte e riprendersi in mano la
sua vita. Di cercare di mettere insieme i pezzi della
sua ormai baraccata esistenza. Ma Lui nemmeno si
degnava di farmi un cenno con il capo, continuava
spento a giocherellare con l'accendino per la mia
sensimilia. alla fine mi arrabbiai di brutto e cominciai
ad alzare la voce riempiendolo di contumelie, fui
 talmente brutale da far accorrere mia moglie, che
fece irruzione nel locale con gli occhi strabuzzati.
Le urlai di darmi una mano a buttare fuori quel
cialtrone seduto alla mia scrivania. "Chi?". Rispose
Lei preoccupata. fu allora che mi accorsi del tragico
silenzio che si stava posando su tutto. Ero solo, ero
sempre stato solo. Mi passai la mano fra i capelli
a metà fra il rugginoso e il verde brillante, lisciai i
luridi jeans con i buchi e mi passai la mano sulla
bocca per togliere la strana linea rossastra. 
Zoppicando mi sollevai e, passato fianco a mia moglie,
mi trascinai in bagno a pigliare i miei antipsicotici. 

(produzione propria - 21/04/16)













































Studio matto e disperatissimo




















 
 
 

Dal basso

Post n°206 pubblicato il 14 Aprile 2016 da fenormone0

Non ho alcuna intenzione di spacciare questi romanzi per letteratura immortale (beh, qualche volta lo farò, a dirla tutta); e soprattutto, i loro insuccessi mi interessano tanto quanto i loro successi. Sono convinto che scrivere un cattivo libro sia difficile come scriverne uno buono, e quel che possiamo imparare dalle sue incongruenze e dalla sua inconsistenza è altrettanto importante della luce abbagliante irradiata da opere più straordinarie. (James Sallis - Vite difficili)










































 Si comincia da qui





















 
 
 

A multitasking man

Post n°205 pubblicato il 09 Aprile 2016 da fenormone0

Non c'era più nulla in lui della compostezza e della dignità del nobiluomo.  Milord, era necessario che il sipario del teatro della vita calasse per un quarto d'ora perché l'attore, stanco di recitare una parte imparata, abbandonasse la maschera per mostrare il volto reale? Peccato per lui che nella stanza non ci fosse nemmeno uno specchio. Forse avrebbe spinto il conte alla riflessione e alla cautela, perché sarebbe bastato che si aprisse una porta  per far ricominciare la recita. Ma quel suo stato non era forse testimonianza del suo coinvolgimento? Una maggiore padronanza di sé non sarebbe stata prova di una finzione ancora più grande? Il vero attore resta nel ruolo anche quando è solo, considera spettatori perfino i muri. Nel suo intimo riconosceva ancora il tradimento, infuriavano ancora tempeste, la bestia ottusa che covava nel profondo aveva occhi ancora in grado di percepire i benedetti raggi del cambiamento.

(Jakob Wassermann - Caspar Hauser o l'inerzia del cuore)











































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