Post n°209 pubblicato il 13 Maggio 2016 da fenormone0
Pensi che per Tobias sia facile ingranellare le tue polveri o sedersi in luoghi che avevano ospitato guerre, dissimulando farneticazioni e plastici di battaglie con la pipa in mano e tante bestemmie a fior di lingua? Credi sia possibile per Lui fare da Profeta e ringraziare stelle, sole e luna per non essere cadute una dopo l'altra a salutare il piglio dei fottuti e l'arroganza dei postulanti? Spero davvero di No. Devi sapere che quest'uomo è raccolto come un pugno di esplosivo e appena gli apri le dita a forza ti esplode in faccia. Con brutalità, morte e una certa rabbia. Così, lascialo spettinare le capigliature degli alberi, correre sopra le staccionate e giocare brutti tiri ai contadini. Ne varrà la pena, perché quando si stancherà di inseguire aquiloni e sondare le vie delle api fino alle colline sottosopra, tornerà a baciarti e a farti dono di intrecci lirici e fiori contorti. Con il suo sudore bagnerà la marcia della banda e riannoderà stralci di vite, le stesse che aveva lasciato tagliare a qualche monello assassino nelle scorse stagioni. Medico dalle qualità terrene e dai saltimbanchi come assistenti, coprirà le fosse e stenderà veli per raccogliere olive. Basterà che tu non gli dia retta e pretenda di forgiarlo a doppia mandata, o di aggraziarlo con dediche scritte da altri sulla sua pelle senza macchie. Solo così, Ti assicuro, rimedierà un bottiglia di succo di mirtillo e la piazzerà accanto alle preghiere. Prima di addormentarsi nel framezzo dei tuoi seni a coppa. (Produzione propria - 25-10-2015) La malinconia è una forma di gloria. |
Post n°208 pubblicato il 06 Maggio 2016 da fenormone0
Wilson stava guidando sull'interstatale 18 vicino Madras quando notò al lato della strada un tizio seminudo con soloun panno bianco stretto intorno alla vita, scalzo e con quella che pareva una ferita abbastanza profonda sul costato. Sulla testa aveva uno strano aggeggio che, quando Wilson rallentò e passò a passo d'uomo a fianco dell'uomo, si rivelò essere una specie di corona di spine, ficcata senza tanti convenevoli sul cranio. Il tipo, dalla morbida barba bionda, teneva in mano un gigantesco cartello che recitava :"Gesù non è morto e risorto a caso". Wilson, che di professione faceva il rappresentante di una ditta di cosmetici, era reduce da un proficuo tour di lavoro ed era di buon umore anche se vagamente rintronato e decise senza pensarci due volte di accostare al lato della strada e di spegnere il motore. Il tizio, conciato in quella maniera, non si diede cura di Wilson e continuava a sporgere il suo cartello alle macchine sfreccianti. Il rappresentante gli si avvicinò accendendosi una sigaretta e ne porse una al tizio che l'accettò sorridendo solo con gli occhi. "Brutta posizione", fece "una vale l'altra" rispose l'uomo schermando la fiamma dell'accendino. "Chi sei?". Interloquì Wilson che trovava inutile i convenevoli. "Mi chiamo Jay Christ e sono qui per mettere in guardia il genere umano dai rischi della perdita dei valori". "Sei pagato per questo? Sei di qualche setta?". Jay Christ sorrise smorzato e gli rispose buttando fuori il fumo dal naso "Rappresento Me stesso, e gli Uomini di buona volontà." Wilson accennò alla ferita sul costato :"Te lo sei fatto Tu quel brutto strappo? perdi sangue." "Oh no me l'ha fatto chi mi voleva male." E sollevò le mani nude mostrando delle piaghe repellenti sulle palme "Anche queste mi sono state fatte da individui che disprezzano la Buona Novella". Wilson stette un po' a riflettere, poi, improvvisamente, e come colto da un subitaneo pensiero, si rivolse al Tizio e gli mormorò :"Hai un altro cartello, per caso? Potrei mettermi dall'altra parte della carreggiata così non ti incasineresti con tutto il lavoro..." Jay Christ si sistemò leggermente la corona di spine e subito qualche rivolo di sangue purpureo gli scorse sulla fronte e giù, lungo le guance. "Guarda dietro a quell'albero, ce n'è uno con scritto GESU HA PERDONATO I SUPERBI, potrebbe piacerti." E schiacciò il mozzicone di cicca fra l'erba con il tallone nudo. Fu così che William Wilson si trovò una nuova attività a tempo pieno a fianco di Jay Christ. Abbandonò moglie e figli e un lavoro sicuro e prese a percorrere le interstatali tra lo stato di Washington e l'Oregon, recando un Messaggio d'Amore e di Pace. (Produzione propria. 17 - 12 - 2014) Lascia o raddoppia. |
Post n°207 pubblicato il 23 Aprile 2016 da fenormone0
Mi ero messo lì come tutte le mattine a fare la mia parte di lavoro. Scrittore, si diceva. E come tale buttavo giù porzioni a volte ispirate, altre noiose e che non avrebbero mai visto la luce su una pubblicazione decente. Stavo sorbendo il mio the quando Lui si decise a entrare e a sedersi senza tante cerimonie accanto alla mia scrivania. Portava un lurido cappellino da baseball, pantaloni corti di jeans strappati in più punti, piedi nudi, maglietta talmente usurata da essere ormai lisa e capelli lunghi e unti, di un colore fra il rugginoso e il verde brillante. Era, efficacemente, la visuale permanente dell'ex narratore di successo, alternativo ed eccessivo, qualcuno che aveva scritto pezzi e romanzi molto ispirati, a metà fra lo steampunk e i neoclassici, in bilico fra Pynchon e Dumas padre; insomma un dono per le cronache di qualche tempo prima, anche grazie ai 4 matrimoni e al ricovero in 2 cliniche per la disintossicazione da crack. Lo fissavo mentre giocherellava con una confezione di biscottini tedeschi e parlottava a bassa voce, discutendo con sé stesso sul tempo e sulle royalties bruciate troppo in fretta. Non avevo il coraggio di affrontarlo; i peli mi si erano drizzati sulla schiena e le mani si erano tolte dal PC per cadere senza forza lungo i fianchi. Alla fine si era deciso a uscire dalle sue stanze dove trascorreva il tempo in una clausura acida, ma mai avrei creduto che avrebbe trovato il coraggio e la sfacciataggine di venirmi a tampinare durante le mie sedute di lavoro. Mai avrei pensato che lo avrebbe fatto in modo squinternato, straccione e impertinente, come stava facendo. Le ciglia incollate alle palpebre per il troppo sonno, le unghie nere e le labbra sottolineate da una strisciolina rosso carminio, quasi avesse sbagliato rossetto prima di uscire per la ricreazione. Io, dal mio canto, non riuscivo ad allungare neppure una riga sotto quello sguardo vacuo e inopportuno e dietro quel blaterare sordo e continuo, praticamente inintelleggibile. Restai qualche minuto immobile e imbarazzato finché mi decisi a borbottare qualcosa in risposta mentre allungavo la mano per prendere il suo gomito e cercavo di sollevarlo per allontanarlo dalla mia stanza. Lo pregai sommessamente di lasciarmi in pace, di andare una volta per tutte e riprendersi in mano la sua vita. Di cercare di mettere insieme i pezzi della sua ormai baraccata esistenza. Ma Lui nemmeno si degnava di farmi un cenno con il capo, continuava spento a giocherellare con l'accendino per la mia sensimilia. alla fine mi arrabbiai di brutto e cominciai ad alzare la voce riempiendolo di contumelie, fui talmente brutale da far accorrere mia moglie, che fece irruzione nel locale con gli occhi strabuzzati. Le urlai di darmi una mano a buttare fuori quel cialtrone seduto alla mia scrivania. "Chi?". Rispose Lei preoccupata. fu allora che mi accorsi del tragico silenzio che si stava posando su tutto. Ero solo, ero sempre stato solo. Mi passai la mano fra i capelli a metà fra il rugginoso e il verde brillante, lisciai i luridi jeans con i buchi e mi passai la mano sulla bocca per togliere la strana linea rossastra. Zoppicando mi sollevai e, passato fianco a mia moglie, mi trascinai in bagno a pigliare i miei antipsicotici. (produzione propria - 21/04/16) Studio matto e disperatissimo |
Post n°206 pubblicato il 14 Aprile 2016 da fenormone0
Non ho alcuna intenzione di spacciare questi romanzi per letteratura immortale (beh, qualche volta lo farò, a dirla tutta); e soprattutto, i loro insuccessi mi interessano tanto quanto i loro successi. Sono convinto che scrivere un cattivo libro sia difficile come scriverne uno buono, e quel che possiamo imparare dalle sue incongruenze e dalla sua inconsistenza è altrettanto importante della luce abbagliante irradiata da opere più straordinarie. (James Sallis - Vite difficili) Si comincia da qui |
Post n°205 pubblicato il 09 Aprile 2016 da fenormone0
Non c'era più nulla in lui della compostezza e della dignità del nobiluomo. Milord, era necessario che il sipario del teatro della vita calasse per un quarto d'ora perché l'attore, stanco di recitare una parte imparata, abbandonasse la maschera per mostrare il volto reale? Peccato per lui che nella stanza non ci fosse nemmeno uno specchio. Forse avrebbe spinto il conte alla riflessione e alla cautela, perché sarebbe bastato che si aprisse una porta per far ricominciare la recita. Ma quel suo stato non era forse testimonianza del suo coinvolgimento? Una maggiore padronanza di sé non sarebbe stata prova di una finzione ancora più grande? Il vero attore resta nel ruolo anche quando è solo, considera spettatori perfino i muri. Nel suo intimo riconosceva ancora il tradimento, infuriavano ancora tempeste, la bestia ottusa che covava nel profondo aveva occhi ancora in grado di percepire i benedetti raggi del cambiamento. (Jakob Wassermann - Caspar Hauser o l'inerzia del cuore) Make up |
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