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Ritrovarsi...

Post n°98 pubblicato il 20 Settembre 2007 da PezziDiVetro_ilFilm
 

Corte Palasio/Lodi, 17-18/09/07



Ritrovare qualcuno, nello specifico i miei amici qui a Corte, 15 anni dopo averli conosciuti e quasi 12 dall'ultima volta che ci siamo visti e sentirti come se fosse passato appena un giorno è qualcosa di rincuorante, che riempie, appunto, il cuore di una bellissima energia, talmente tanta che non puoi fare altro che desiderare che fluisca verso fuori. A dire la verità, ieri (17) i miei due amici non erano a casa. Romo ritornati solo a sera da una serie di impegni a Piacenza. Ma non sono stato abbandonato, anzi. Dopo il primo spaesamento - non li ho infatti avvisati del mio arrivo fino a che non ho raggiunto la piazza principale di Corte Palasio - mi hanno affidato alle cure di Anna, una collaboratrice del loro Centro. La giornata è passata in una piacevole attesa. Scoprire l'evoluzione del loro percorso, senza averli fisicamente lì, mi ha permesso di sintonizzarmi nuovamente sui motivi per i quali ci siamo trovati anni fa.



Anna poi è stata piena di attenzioni, sebbene nello stupore dovuto alla mia abitudine di mangiare solo una volta al giorno, e mi ha permesso di anticipare la sensazione di famiglia che da lì a poco, al loro arrivo, mi avrebbe abbracciato. Nonostante la stanchezza abbiamo parlato a lungo, anche in silenzio a volte, esattamente come un tempo. Poi ho fatto una scoperta: avevo deciso di fare il walkabout già ai tempi. Ricordavano che ne parlavo con convinzione già allora... pensare quanto tempo alcune decisioni possano vivere sopite per poi concretizzarsi con determinazione, ha dell'incredibile, no?



La notte è passata serena, il sonno ristoratore, in un vero letto, si è interrotto alle 7.00 stamattina (18) per accompagnarli al loro Centro.. Altre chiacchiere, altri racconti, analisi delle dinamiche e della relazione col trauma e con il superamento di esso, l'ipotesi che sia possibile un concetto in grado di essere alternativo a quello classico di famiglia, i film di Herzog, la ricerca della consapevolezza di sé, le "coincidenze" e gli specchi infiniti che ci circondano, la costruzione di un metodo che aiuti la realizzazione dei percorsi e infinite altre cose sulle quali ritornerò presto, per fare maggiormente mie, riempiendo i prossimi momenti el cammino, una volta ripreso... oggi mi dedico ancora a loro e sono felice...



I miei amici mi hanno chiesto di fermarmi fino a Sabato, giorno in cui si terrà un incontro di carattere "terapeutico" (metto le virgolette perché non sono sicuro si definisca così) legato alla loro attività. Parteciparvi, osservarlo; confesso che sono molto tentato. La nottata porterà consiglio. Di certo se dovessi decidere di restare ho intenzione di sdebitarmi mettendo a loro disposizione ciò che conosco analizzando un loro scritto e impostando un primo lavoro di revisione, o come si dice nel mondo dell'editoria, di "editing". Non che io sia un editor professionale ma la loro valutazione considera potenzialmente utile il mio intervento, quindi, tanto basta.



19/09/07

Decido di restare. Affascinato dai nostri discorsi, dalla bella energia che sento scorrere e dalla lucidità delle analisi che, col sorriso sulle labbra, riusciamo ad affrontare in relazione ai più disparati argomenti. Questa prima tappa si apre a me come ricca di progetti, di desideri positivi, di aromi sconosciuti e riflessi che illuminano di tinte nuove il mio essere.



Mariasa e Fabio rappresentano per me, da sempre, un mistero fascinoso, rigenerante e intrigante. Fabio ieri sera mi raccontava di quando era piccolo, a fine anni 50 e un amico del nonno giunse a piedi a casa sua per fare tappa lungo un proprio viaggio... un tempo non lontano in cui esperienze come la mia erano concepibili e comuni. Poi trova una definizione per quello che sto realizzando in questo momento, mi definisce "documentarista dell'anima (altrui)" e mi piace, mi ci riconosco.

Sono entrambi psicoterapeuti e il loro lavoro al centro mescola sapientemente la sfera mentale della cura, con quella del corpo, inteso come luogo di equilibrio delle energie vitali di un individuo e tramite del legame con quelle della collettività.

Ascolto con attenzione alcuni "casi clinici anonimi" che mi portano ad esempio del loro modo di operare e ci rendiamo facilmente conto che le dinamiche che sono alla base di traumi con radici familiari agiscono secondo traiettorie che si ripetono anche nei contesti di contrasto sociale e di disequilibrio internazionale. Certo si tratta di un'analisi rapida sul riproporsi delle dinamiche che non vuole ovviamente liquidare con il parallelismo la necessaria contestualizzazione storica, sociale e geografica che rende peculiare ogni problematica e ogni area, così come nel loro ambito, ogni persona. Insomma, un master non pianificato sulle nocività, a differenti livelli.



Racconto loro del lavoro che sta realizzando la nostra amica Lionel W. di cui avrete visto i commenti in queste pagine e Marisa resta colpita e affascinata da alcune "credenze" di una delle popolazione di cui tratta il testo di Lionel. Mi chiede di saperne di più ed io prometto di parlarne con Lionel, di farmi mandare una bibliografia essenziale o addirittura di chiederle in visione l'estratto del testo relativo a quella popolazione.



Tra i vari discorsi affrontati con Fabio, parliamo del co-housing, un modello abitativo che si sta diffondendo soprattutto nel nord Europa che, pur nella preservazione degli spazi necessari allo sviluppo della privacy individuale, vede l'organizzarsi di diversi gruppi familiari in abitazione composte in modo da avere numerosi spazi comuni, generando così, da un lato un'ottimizzazione delle spese e dell'impatto ambientale di ciascun gruppo e dall'altro una costruzione di relazione sociale che, attraverso la condivisione appunto, getta le basi per lo scambio umano, per il mutuo appoggio in caso di necessità, per l'assistenza, la condivisione umana nel senso più ampio. Una proposta, non certo l'unica possibile, per la costruzione o la riscoperta di relazioni orizzontali e non verticalizzate a cui ormai da troppo tempo siamo abituati e che rendono statica e schiacciante la nostra contemporaneità.



Stay Tuned,

Demetrio Loysi

 
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