Creato da ugoabate il 31/07/2008
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QUARTULTIMA PARTE ESPERIENZA DI ABATE UGO RIGUARDO LA VITA NELLA COMUNITA' DI MAMMA EBE

Post n°557 pubblicato il 03 Aprile 2013 da ugoabate

Mi sentivo veramente ricco, ma spiritualmente questa volta!

A segnare questo momento, fu anche un “incontro” che feci una notte, proprio lì, nella Villa di Sacrofano, dove quella sera ero rimasto per pernottare, poiché si era fatto molto tardi per far ritorno a Sorrento. Quella notte ero solo. Tutti gli altri erano andati, come sempre, a Roma, in un appartamento di Tor di Quinto, sulla via Flaminia Vecchia, dove, tral’altro, Mamma Ebe aveva i suoi seminaristi, che lei teneva a studiare all’Università Pontificia “Angelicum”, dei Frati Domenicani. Questi ragazzi abitavano nella Canonica della Parrocchia del Preziosissimo Sangue, insieme al Parroco, il fu Don Pier Giovanni Moneta, ed insieme al Padre Spirituale, Padre Roberto (al secolo: Egidio Tognacca), morto quest’anno (2001), a 90 anni, già maestro dei novizi del Convento dei Frati Minori di Milano. Egli aveva scelto l’esclaustrazione per seguire la Mamma Ebe e la sua Pia Unione Opera di Gesù Misericordioso, regolarmente approvata con decreto diocesano e regolarmente iscritta nell’Annuario delle Opere e delle Congregazioni del 1980 (e l’ho letto con questi miei stessi occhi!), 1980, appunto, anno in cui mi sono trasferito anch’io a Roma, dopo aver preso i voti privati, per intraprendere prima gli studi filosofici e, poi, quelli teologici, per poter regolarmente accedere all’Ordinazione Sacerdotale, anche se poi tale opportunità è sfumata nel nulla, per motivi che poi dirò. Per tutti noi, tranne che per uno (che è Sacerdote, ormai da molti anni, nella Diocesi di Rapallo: don M. G.).

Ritornando a quella notte, nel bel mezzo di essa, mi vedo apparire in sogno un frate con la lunga barba e che, subito, riconobbi essere Padre Pio da Pietralcina, che io non avevo mai conosciuto in vita, ma lo avevo visto solo in diverse belle foto fatte da un mio zio, fratello di mio padre, zio Peppe, che era molto devoto del frate cappuccino.

Il frate era vestito in modo solenne, con dei paramenti sacerdotali bianchi, ricamati in oro zecchino e procedeva verso di me. Mi ha rivolto la parola e mi ha detto queste testuali parole: ”Guagliò, mantieniti nella Vita Eterna!” E subito sparì!

Queste parole mi si impressero nella mente e mi illuminarono nelle scelte che di lì a poco avrei fatto ed avrebbero cambiato completamente il tenore della mia vita.

L’indomani, feci ancora ritorno a Sorrento, ma ancora per poco, ormai, per l’esigenza che era nata in me di seguire Mamma Ebe e la sua missione. E così fu! Infatti, sentivo sempre più forte dentro di me un tale desiderio. E così fu che di lì a poco mi sarei trasferito definitivamente in Toscana!

Un giorno dissi a mia zia che andavo in Toscana, dalla Mamma Ebe, appunto, e che, se voleva, per non restare da sola, poteva scegliere di venire con me, in Comunità, dove sarebbe stata in compagnia e non le sarebbe mancato nulla. Al momento, lei non si pronunciò e, anche se a malincuore, mi lasciò partire.

Giunto che fui a Villa Gigliola, trovai un ambiente molto accogliente, fraterno, semplice ma tutto era pulito, ordinato e dignitoso. In casa, purtroppo, non c’era posto per dormire perché, pur essendo alquanto grande, era tutta occupata da alcuni seminaristi (altri dormivano in un piccolo appartamento a pochi metri da lì), da alcune suore ed anche da alcuni loro genitori, poiché, nel Regolamento era scritto che, qualora il Signore avesse chiamato qualcuno alla vita consacrata, i loro genitori non dovevano essere abbandonati a se stessi, ma, se volevano, potevano seguire i propri figli in Comunità e vivere con loro.

Allora, fui sistemato, solo per dormire e studiare, in una stanza di un appartamento di lì lontano poche decine di metri ed in affitto di una coppia di volontari laici, figli spirituali di Mamma Ebe. Per mangiare e per farmi lavare la biancheria andavo alla Villa. Le giornate trascorrevano intense, nel silenzio di quelle colline, tra studio e visita agli ammalati accanto alla Mamma, dalla mattina alle 9,00 alle 10,30 di sera, con una sola breve pausa per il pranzo. Ogni sera veniva celebrata, prima di cena, la S. Messa nella Cappellina della Villa, e, puntualmente, mi comunicavo. In poche settimane riuscii a portare finalmente a termine la preparazione di Patologia Medica e, contemporaneamente avevo ritrovato appieno il mio equilibrio psico - fisico e spirituale ed una voce interiore mi diceva che, ormai, potevo di nuovo decidere liberamente se volermi sposare o seguirLo nella strada della vita consacrata. Non avevo dubbi: quella voce era il Signore! La spinta che Egli, però, mi dava, con quanto mi comunicava di Lui, mi attraeva sempre più, giorno dopo giorno, dalla Sua parte, fino al punto che, un giorno, ho preso la mia decisione definitiva: seguirLo con cuore indiviso!

Era l’inizio dell’Estate 1979. Mamma Ebe, come ogni anno, di quei tempi, si recava a Rimini per qualche settimana di vacanza e di mare, a Viserbella, dove aveva comprato due appartamenti nello stesso condominio e nei quali ospitava, a turno, tutti i suoi seminaristi e tutte le sue suore, con pochi laici, per qualche giorno di sano svago e di mare.

Fu lì, nella Cappellina della casa, che il Vescovo di Rimini aveva dato il permesso di tenere, che feci i miei primi voti privati di castità, povertà, obbedienza e particolare obbedienza al Papa. Il tutto durante la celebrazione di una santa Messa presieduta da un Sacerdote che seguiva la Comunità, don Matteo Folli, che era stato preso ospite dalla Mamma Ebe in quanto infermo.

Mi fu consegnata la divisa blu (pantaloni, giacca, camicia e cravatta blu), una corona del Santo Rosario ed un Breviario Romano e secondo il rito Serafico. Inoltre mi fu consegnato il Regolamento della Comunità di Gesù Misericordioso.

Dopo pochi giorni di permanenza a Rimini, feci ritorno a San Baronto, in Toscana, da dove partii per Napoli per sostenere, finalmente, l’esame di Patologia Medica, che superai con un ottimo voto.

Ritornato dopo pochi giorni in Comunità, stetti lì fino alla fine dell’Estate, per poi recarmi a Roma, dove vi erano altri seminaristi e altre suore, a Roma per iniziare prima gli studi filosofici e, quindi, quelli teologici, per poter accedere poi agli Ordini Sacri.

 
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