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Post n°212 pubblicato il 02 Giugno 2013 da pantouffle2011
Nel mio personalissimo calendario laico (di santa basto io), queste sono le settimane in cui ricorrono le megaustioni in spiaggia, il terremoto e la protesta di Piazza Tienanmen. Perché? Nel primo caso perchè le raccomandazioni sulle prime esposizioni al sole mi vengono in mente solo quando è troppo tardi. Ma quest’anno, come dire, non ce n’è: c’ho ancora su il golfino. E se non è un filtro solare quello ditemi voi cosa lo sia. Nel secondo caso perchè esattamente un anno fa ho conosciuto una nuova paura: quella del terremoto, dell’evento imprevisto in grado di scompigliare qualsiasi progetto di vita. Che noi al su e giù dell’acqua c’eravamo abituati, ma al traballare della terra proprio no. E forse per questo il ricordo è ancora talmente vivo che ancora adesso alle vibrazioni di un camion appena un po’ più grosso del normale ci guardiamo negli occhi con le pupille a palla. Ho visto che anche l’Enel ricorda che è trascorso circa un anno dall’evento, e infatti molto carinamente ci ha mandato gli auguri; certo, Lei li chiama auguri e noi invece bollette, ma sono solo punti di vista diversi. E poi fine maggio-inizio giugno per me vuol dire Piazza Tienanmen. Sempre. Perché quella foto (questa foto) m’ha colpito dalla prima volta che l’ho vista, per la sua forza, per la sua assurdità. Perché in piazza ci fai il mercato, le feste di paese, ci acclami il nuovo sindaco che offre la porchetta a tutti. Non t’immagini un carrarmato. Figurarsi più di uno. Ed è altrettanto assurdo il ragazzo che si piazza davanti a questo popò di spiegamento: magrolino, con gli abiti che sembrano dismessi dal cugino più grande e una borsa che t’immagini possa contenere al massimo una focaccia con le cicciole per il pranzo, giusto per non arrivare a sera a stomaco vuoto. Certo niente di pericoloso, sicuramente niente di rivoluzionario. E invece tiè. Questi 50 chili d’uomo ti diventano un simbolo: di lotta, di volontà, di incoscienza anche, se vogliamo. E per un momento riesce anche a far credere al mondo che l’impossibile non solo diventi possibile, ma che stia accadendo, lì, in quel preciso istante. Purtroppo sappiamo tutti com’è finita. Ma a dirla tutta, quando guardo la foto, non è a lui che penso. In realtà penso all’autista del carrarmato. Per lui nessuna gloria imperitura nei secoli, niente di niente. Eppure il suo gesto è altrettanto significativo di quello del ragazzo. Voglio dire, avrebbe potuto stamparlo a terra come un cartone animato. Anzi, avrebbe dovuto farlo. Per gli ordini ricevuti, per evitare punizioni inimmaginabili, perché probabilmente gli avrebbero dato una medaglia e una bottiglia di maotai. E invece no, lui sceglie di fermarsi. E la mia simpatia va a lui, perché apprezzo sempre chi non dimentica mai di essere prima un essere umano, e solo dopo ragioniere, boia o segaiolo. Avercene di persone così. Ma adesso vado, prima che mi prendano fuoco le lasagne. Perché dal vedere un filino di fumo uscire dal forno al far diventare questi i giorni in cui i pompieri hanno fatto irruzione a casa mia è davvero un attimo. Ciao guys.
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Gentile omaggio di Alberto9 :-)
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Nel contempo penso che il soldato che ha fermato il carro armato sia stato combattuto dalla volontà di obbedire agli ordini per non subire eventuali punizioni, alla paura (e al rimorso) non solo di uccidere un essere umano come lui, cittadino della sua stessa Patria, ma di provocare forse una protesta ancora più violenta e magari conseguenze ancora più gravi della disobbedinenza.
Noi non sappiamo peraltro se ha agito di testa propria o se ha obbedito ad un consiglio dei suoi superiori, resta però l'immagine che vale più di tante manifestazioni e di milioni di parole, perchè ha scavato nella nostra anima e nel nostro cuore una emozione indimenticabile, tanto è vero che ancora ne conserviamo il ricordo, che è anche una speranza di poter costruire un Mondo migliore di quello attuale....
Ciao....CARLO!