Merube - Diafisario
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diafiṡàrio 12

 Precludi codeste stigmate, umettile a lenire il cruor-ōris e vediamo come frana il meccanismo fluente del sangue, lascialo sprofondare giù nel ventre dove si rinnova parola non proferita, perdita amorfa di suono senza esternazione a ricominciare.Mai ho visto plica più forte subtus la parola stigmate che collassa e quell'epilogo, quel {te} che strascica all'inferno anzichennò…
 

diafiṡàrio 11

 Pare dilatarsi oltremodo la gabbia toracica, proprio come un cŏr rigurgitante. E quel muscolo cardiaco lo si percepisce nell'esofago, nel mentre. Non fa discrimen no. Ci si sente dilaniare e non si fa nihil per inibirlo, come non s'interdisce al  mare di ansimare mediante i flutti marosi,  perché non avrebbe senso alcuno. Di colpo la…
 

diafiṡàrio 10

 Ha una sagoma aspra il dire quando le ruvidezze repentine di un tempus poris scontornano ogni lemma e tace il titillare convulso della lingua sul palato come uno sbattacchiare d'ali a misurare fiacco il ciglio del vocitus. In girotondo vorticano tutte le parole, prima dello schianto, prima di stramazzare in sincronia con il silenzio incrinandosi…
 

diafiṡàrio 9

 Corpus mea different est. Ed io in esso mi dissipo come fosse un congegno che si rimette a posto da solo, che erra ancora nelle ore di luce, nei suoi strati di subtile pelle, senza tenere conto che all'imbrunire può essere una piena traslucida corroborante a calice sul tuoi zigomi. Il mio, è un corpo…
 

diafiṡàrio 8

 Senza uggia gravidano i silenzi colti in questo mattino spalancato che elegiaco cala e fa a patti con la mera e sola voce che mi rimane, cupida di questo ultimo tempo avvinghiato solo a clichè di vento. Questo presente mi perscruta, agro è il suo addossarsi sotto al mento che mi tiene distante la voce,…
 

diafiṡàrio 7

 Dove, in quale luogo vanno a consumarsi le condense degli impeti così integri, inviolati, superbamente gonfi e inorgogliti. Dove, in quale luogo vanno a stonare i segni pastosi delle loro grida così crude, conciate e pulsanti se non nell'impercettibile al tatto e immaculatum livido che reca l'animo quando cede in ginocchio per abbandonarsi? Le ossa…
 

diafiṡàrio 6

 Nutriamoci di queste crepuscolari e sghembe disarmonie per redimere nervi e poi irrequietezza pupillare, percepire la primavera che sale dalle cosce a sfilare ombre e contraccolpi più umidi per adattarsi ad insoluti dialoghi. Siamo fatti di exsistentia e graffi dove il cruor-ōris porta un peso erculeo il tempo, e mi vibri in lungo e in…
 

diafiṡàrio 5

 Strizzo al midollo la lacunosa voce dei polpastrelli che s'affossano nella letargia gutturale, priva di fonema, senz'accento. Foce d'ultrasuono imbarco raziocinante evanescente epitaffio mai perito se non per dissidium di memoria lasciato qua e là in riserva d'un non esplicare soverchiamente sennò l'effimero prende volto nella sua scipita magia d'essere da cui sorante senza niuna…
 

diafiṡàrio 4

 Quante analogie si possono habēre con le procelle...insinuanti spumano lemme lemme nell'ego, appartengono al sangue come liquido che incede incessante nel deambulo di vita. Unquanco agevole riemergere dalla sua apnea, perturba flemmaticamente nel respiro accorpato di nuovo ritmo e ti spetta senza ricordanza prossima solo con l'imaginifico sguardo di memor-ŏris statiche, un domani dal loto…
 

diafiṡàrio 3

 Ed ora, non dalla cappa dell'empireo, ma dal celeste del tetto, che pressa, una sera come inventata, la sera riagguanta le ossa laide e rachitiche delle parole e se ne va in quel paesaggio forellato delle cose che permangono. Con linguaggio dicèrto da lastricare mostro ora spalle impolverate che scrollo dall'ossuto incastro, insorgente odo il…
 

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